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mercoledì 2 gennaio 2013

LA STELE DI GABRIELE


E' uno dei reperti storici più controversi e la sua dubbia interpretazione, da circa un decennio, causa interminabili dibattiti tra insigni studiosi internazionali. Si tratta di una tavola di pietra lunga circa 90 cm, scoperta una diecina di anni fa vicino al Mar Morto. Su di essa sono iscritti ottantasette versi in ebraico che, tra l’altro, narrano la storia di un Messia che sarebbe risorto tre giorni dopo la sua morte. Niente di nuovo se si pensa alla storia di Cristo narrata nei Vangeli ma, vi è un particolare davvero singolare: il reperto storico risalirebbe a un’epoca antecedente alla nascita di Gesù. 

Fu scoperta da un antiquario giordano e in seguito (tra il 1990 e il 2000) comprata da un collezionista svizzero di origini ebraiche: David Jeselshon. David, esperto di antichità, fece analizzare la pietra ad Ada Yardeni che è una delle maggiori autorità del mondo per quanto riguarda antiche lingue semitiche, paleografia ed epigrafia. In base alla forma della scrittura e del linguaggio, Yardeni ha confermato che il testo, risale alla fine del primo secolo a. C. 

Anche Yuval Goren, un professore di archeologia dell'Università di Tel Aviv ha analizzato la struttura chimica della pietra e ha commentato che non ha motivo di dubitare la sua autenticità, anche se il suo studio non è stato ancora pubblicato. 
Secondo alcuni studiosi questa tavola di pietra metterebbe seriamente in discussione l’originalità del Cristianesimo e della resurrezione di Cristo. 
Gran parte del testo riporterebbe passi dell’antico Testamento, specialmente i libri dei profeti Daniele e Zaccaria, in cui l’angelo Gabriele presenta una visione apocalittica della storia di Israele. Secondo gli archeologi tra le iscrizioni presenti sulla tavola vi sarebbe anche un passo in cui è raccontata la storia di un Messia risorto dopo tre giorni. 


"Il mio servo Davide, chiederà di Efraim, il luogo del segno, questo io chiedo a voi." 
"My servant David, ask of Ephraim (that he) place the sign; (this) I ask of you." 


Da notare che quando questa frase fu impressa sulla pietra, Davide era morto ormai da un millennio: il testo, ovviamente, non fa riferimento a Davide. Tuttavia, nei passaggi profetici della Bibbia (ad esempio, Isaia, Geremia, Ezechiele), il testo si riferisce spesso a "Davide mio servo", come al discendente del re Davide, al Messia che verrà. Secondo Geremia, il Messia è il "germoglio giusto" di Davide: è al Messia che si riferisce il testo precedente. 
La linea 80 inizia con la frase "In tre giorni" seguito dalla parola "vivere" o "essere resuscitato" e il nome del messaggero "Io, Gabriele" . A causa della cattiva conservazione del testo, l'oggetto del comando non è chiaro. Tuttavia, la riga successiva contiene la frase "principe dei principi" . Altrove nei passaggi profetici dell'Antico Testamento, il Messia è noto come "Principe della pace". 
Daniele definisce il Messia come "Messia Principe" e fa riferimento direttamente a lui come il "principe dei principi". Data la rilevanza di natura messianica del testo e la giusta posizione di "principe dei principi" al comando di Gabriele, non sarebbe irragionevole pensare alla frase come un messaggio comunicato al Messia per risorgere. 
Se fosse così, la traduzione sarebbe: "in tre giorni, io Gabriele, ti comunico, principe dei principi, risorgerai...". 



Ciò confermerebbe che una vicenda simile a quella della Resurrezione di Cristo era presente nella cultura ebraica quando questi non era ancora nato (oppure, secondo alcuni, aveva solo pochi anni) ed era ben conosciuta dagli antichi abitanti d’Israele. Successivamente sarebbe stata ripresa dai seguaci di Gesù e riadattata per diffondere la nuova fede. L’idea non è nuova. Già nel 2000 il professor Israel Knohl della Hebrew University aveva presentato una dettagliata e originale interpretazione sulla contiguità tra la resurrezione di Cristo e un precedente racconto ebraico che aveva come tema il Messia risorto. Nel libro intitolato “Il Messia prima di Gesù” Knohl asseriva che il protagonista della resurrezione di cui parla la tavola di pietra era un certo Simone, un condottiero ebreo che avrebbe scatenato una rivolta all’indomani della Morte di Erode per liberare Israele dal giogo romano. Tale vicenda sarebbe presente anche nel Talmud, uno dei testi sacri dell’Ebraismo. Secondo lo studioso, la tradizione narrava di questo condottiero, che sebbene ucciso, sarebbe risorto tre giorni dopo la morte. Ciò risulta chiaro nei versi 19-21 presenti sulla tavola di pietra nei quali si può leggere: “In tre giorni tu saprai che il diavolo sarà sconfitto dalla giustizia”. Infine, come abbiamo visto, nei versi successivi, difficili da decifrare, Knohl sostiene che vi siano scritte le testuali parole: “Dopo tre giorni tu rivivrai, Io, Gabriele, te lo comando” (Gabriele è l'arcangelo che secondo la religione ebraica era il messaggero di Dio. Nel Vangelo di Luca è lui ad annunciare a Maria che partorirà il figlio di Dio). 



Altri studiosi sono più cauti: essi sottolineano come, sulla pietra, molte parole appaiono illeggibili, in alcuni punti sono addirittura scomparse, rendendo impossibile stabilire la verità. 
La stessa Yardeni sostiene che, sebbene la tavola di pietra metta seriamente in discussione l'originalità del tema della resurrezione, è tuttavia discutibile affermare che il personaggio storico di Simone sia il Messia da cui poi i cristiani avrebbero tratto ispirazione. Anche il professor Moshe Bar-Asher, docente emerito di Ebraico e Aramaico all'Università Ebraica di Gerusalemme appare scettico: “In passi cruciali del testo mancano troppe parole”.