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sabato 2 gennaio 2016

LE DONNE DE "I FABBRICANTI DI UNIVERSI" - PIAS


Adam, si è sottoposto a un “impianto”, una sorta di chirurgia plastica che, temporaneamente, gli ha conferito le sembianze di Filruo. Non solo, ma tramite un processo a noi sconosciuto gli è stata trasfusa la memoria di quest’ultimo. Scoprirà, suo malgrado, come sia impossibile trasferire dei ricordi privandoli delle relative emozioni. Il brano seguente racconta l’incontro con Pias, l’amante di Filruo. Noterete che il nostro protagonista vive uno stato di apprensione dovuto all’amore che, effettivamente, prova per questa sconosciuta; l’emozione, però, scaturisce unicamente dalla memoria Filruo.
 
Data l’ora, speravo di trovare la sala deserta, ma non era così: fui attratto da una figura familiare. Chiaramente, si trattava di una familiarità fittizia: tutte le cognizioni, i ricordi che riguardavano gli Urani erano stati trafugati dalla mente di Filruo e quindi, semplicemente, riconoscevo le persone che lui conosceva.
In questo caso, si trattava di una donna. Sentii i battiti del cuore aumentare man mano che mi avvicinavo. Cresceva in me un impeto d’ansia. Cosa mi stava succedendo? Quelle non erano le mie emozioni, erano di Filruo! Stavo attingendo direttamente dalla sua memoria e dato che era impossibile estrarre puri e semplici dati da un intelletto cosciente, ciò che ne traevo erano pensieri, ricordi carichi di emozioni.
Emozione, ecco la parola giusta, ero incredibilmente emozionato al pensiero di poter di nuovo parlare con quella donna che, naturalmente, nemmeno conoscevo, ma che per Filruo doveva essere molto importante. Il suo sorriso fu come un invito, spense dei timori che non erano miei. Mi avvicinai a lei.
    -       Cosa ci fai tu, qui? - Ricordai il suo nome: Pias. Stranamente, mi parve bellissima, nonostante non fosse umana.
-          Non lo sapevi? Io vengo qua già da molto tempo. - Mi rispose.
-          Non ti ho mai vista.
-          Io, invece ti ho visto, ma tu non ti sei mai fermato.
Mi sentivo osservato, le posi una mano sulle spalle e con un gesto la invitai a spostarci in un angolo appartato, ma lei non volle.
-          Devo andare - mi disse.
-          Aspetta, ho mille domande da farti.
-          Adesso devo andare. Ne riparleremo.
-          E nel frattempo... Come mi devo comportare?
-          Come sempre, come se non ci conoscessimo.
Si allontanò. La vidi scomparire dietro una porta.
 
Il ruolo di Pias non si esaurisce qui: il suo aiuto sarà decisivo in un altro frangente. In questo brano Adam, nelle vesti di Filruo, si finge un contrabbandiere, con lo scopo recondito di trasmettere un messaggio e far così trapelare i segreti di cui è venuto a conoscenza nel corso della sua missione. Ma cosa si può contrabbandare su di un’astronave? Vi svelo un segreto: gli Urani sanno apprezzare la buona cucina, ma come cuochi lasciano molto a desiderare!
 
-          A cosa debbo questa visita, signor?
-          Filruo, mi chiamo Filruo.
-          Cosa posso fare per lei, signor Firuo?
-          A dire il vero, sono io che posso fare qualcosa per voi.
-          Per noi? Si spieghi meglio. - Con un gesto, il vecchio m’invitò a sedermi.
Si sedette anche lui. Pias, da perfetta donna urana, si ritirò nella stanza attigua. Il discorso non la riguardava.
-          Per questioni di salute, sono stato per un po’ su questo pianeta.
-          Comprendo. - Disse il vecchio.
-          Come le dicevo, durante la mia permanenza ho avuto la possibilità di conoscere delle persone.
Feci una breve pausa per capire se il mio interlocutore si mostrava attento a quel che dicevo.
-     Insomma, sfruttando le mie, come dire, conoscenze, potrei mettere le mani su alcuni generi che a bordo sono molto ricercati.
Rispose con tutta calma, assumendo un’aria offesa: - Mi sta forse proponendo di acquistare merci distribuite dal monopolio? Mi dispiace ragazzo mio - aggiunse, dandomi del tu - ti hanno dato un’informazione sbagliata. Non sono più nel giro, da molto tempo. Ho pagato il mio debito con la società e adesso rigo dritto. -
Nonostante avesse assunto un’aria incredibilmente innocente, non mi convinceva.
- Sei fuori dal giro? - Adesso anch’io gli davo del tu - e quest’ufficio allora a cosa ti serve? Hai finanche una segretaria!
-          Quale ufficio? Questa è casa mia! E la donna che hai visto mi è stata assegnata per assistermi. Cosa vuoi, sono solo, vecchio e malato: ho bisogno di un aiuto.
Chinò il capo in un gesto di rassegnazione. Era un attore nato.
-          Cento razioni di cibo, prelibatezze che solo gli umani sanno cucinare. Le pietanze migliori, a tua scelta.
Mi fermai in attesa di una risposta, ma non ci fu. Eppure poteva farci una fortuna.
-          Te l’ho detto, non m’interessa.
Come per tutti quelli della sua specie, i soldi avevano un’importanza relativa, non lo avrei convinto in questo modo. Ma Serel mi aveva dato una carta migliore da giocare.
-          Allora, che ne dici di questo?
Avevo tirato fuori un indumento di biancheria intima, preso in prestito da Serel, per l’occasione.
-          Toccalo, senti com’è fine, morbido, confortevole. Le donne stravedono per queste cose.
Lo sapeva, eccome se lo sapeva! Era quel genere di cose che gli uomini erano soliti portare al ritorno dai loro viaggi e che le donne dimostravano di apprezzare. Era raro trovarli nei normali centri di distribuzione e il loro prezzo era alto a causa del monopolio. In pratica, si tentava di scoraggiarne l’acquisto. Tuttavia, se non venivano comprati, non era tanto per il loro costo, ma perché acquistare un simile vezzo era ritenuto indecente. Molto meglio comprarli sul mercato parallelo che, tra l’altro, garantiva la riservatezza dell’acquisto. Vidi una luce negli occhi del vecchio e decisi di continuare a stuzzicarlo.
-          Ho anche una bevanda che fa impazzire dal piacere le donne!
Mi scrutò con interesse, la merce era di suo gradimento e per un lungo istante sembrò indeciso. Ma non mi conosceva e quindi, anche se l’affare era buono, non poteva fidarsi. A testa bassa ripeté: - non m’interessa. -
Avevo tentato. Lo guardai mentre si rigirava quel capo fra le mani e allungai la mia per farmelo restituire. Alzò lo sguardo, fece un profondo respiro e mi porse l’indumento.
-          Garantisco io per lui.
Pias, era comparsa all’improvviso sull’uscio della porta interna. Evidentemente, anche se le donne non possono prendere parte alla trattativa, niente può impedir loro di origliare.
Il vecchio la guardò stupito, poi guardò me e poi, di nuovo lei. Sul suo volto comparve un sorrisetto furbo.
Pias si portò alla mia destra, allungai il braccio per cingerle i fianchi in un gesto simbolico, ma molto eloquente.
-          Per me va bene. - Disse il vecchio, continuando a sorridere - rivediamoci, ti metterò in contatto con le persone giuste.
-          Perché non adesso?
-          Che fretta c’è ?- Rispose cambiando espressione - hai forse dei problemi con la Sicurezza?
Ora fissava Pias che, per tranquillizzarlo, fece un cenno di diniego. In fondo, per quel che ne sapeva, Filruo non era il tipo da cacciarsi nei guai.
-          Va bene, si può rimandare – dissi - ma ho bisogno di trasmettere un messaggio al mio contatto al suolo: debbo assicurarmi che la merce resti disponibile.
Al vecchio questa storia cominciava a non piacere.
-          Questo succede a lavorare con i dilettanti – rispose - ma sono gli incerti del mestiere. In fondo, sarà abbastanza facile accontentarti. Abbiamo i nostri canali, possiamo fare in modo di trasmettere il tuo messaggio ma non dovrà essere in chiaro: devi criptarlo altrimenti…
-          L’avevo previsto.
-          Bene. Allora, andiamo.
Prima di uscire, feci scivolare la mia mano su quella di Pias. Non so perché lo feci, ma mi piaceva: mi piaceva sentirmi amato. Capivo che Filruo o almeno le sue emozioni avevano preso il sopravvento: non doveva più succedere. D’ora in avanti sarei rimasto alla larga da Pias. Il vecchio sorrise, in fondo era un saluto formale, troppo formale, visto il nostro rapporto.

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