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domenica 28 agosto 2016

PREVIDE I TERREMOTI



Il devastante sisma in Giappone, il terremoto che sconvolse l’Aquila, lo tsunami del 2004 a Sumatra e quello avvenuto nel Reatino, hanno portato tragicamente alla luce uno dei fenomeni più distruttivi della natura. Ma i terremoti si possono prevedere? Uno dei metodi utilizzati dai geologi è la rilevazione del radon, un gas sprigionato dal decadimento dell’uranio presente in grandi quantità nel nucleo terrestre.
Ma ci sono anche metodi più sofisticati. In Giappone alla regione di Tohoku, quella colpita dal devastante sisma dell'11 Marzo, era stato applicato un algoritmo per la valutazione del rischio di terremoti con magnitudo superiore a otto. L'elaborazione è stata fatta dal computer in base a dati geologici presi sul terreno, e nel Luglio del 2010 aveva previsto un allarme elevato nella zona a nord-est dell'arcipelago. Purtroppo, pochi mesi dopo, uno dei parametri utilizzati era sceso di poco sotto la soglia e l'allarme era rientrato a Gennaio del 2011, esattamente due mesi prima del sisma.



Uno studioso italiano, Raffaele Bendandi, già agli inizi del Novecento sosteneva di aver trovato un metodo per prevedere i terremoti. Bendandi nacque a Faenza nel 1893, dopo la licenza elementare diventò falegname e studiò da autodidatta geologia, astronomia e sismologia. L’evento che lo iniziò alla sismologia fu il terremoto della città di Messina del 1908. Nel 1915 a soli 22 anni allestì un Osservatorio Astro-Geodinamico e un laboratorio artigianale dove costruiva i suoi sismografi, apprezzati soprattutto all’estero. La sua teoria riguardo i terremoti, formulata intorno al 1919, si basa sull’attrazione che la Luna e gli altri corpi celesti esercitano sulla crosta terrestre, deformandola a seconda delle posizioni in cui si trovano. Dall’analisi dei terremoti passati e dall’osservazione del moto dei pianeti Bendandi era arrivato a postulare l’esistenza di ben quattro pianeti extra nettuniani di cui aveva calcolato distanza e massa. Per eseguire le sue predizioni sfruttava le efemeridi astronomiche, cioè calcolando la posizione dei pianeti sviluppava un poligono delle forze in atto da cui ricavava una risultante.
Bendandi, per la sua formazione assolutamente extra accademica, fu fortemente osteggiato dalla comunità scientifica.
 
Fece una sua prima involontaria previsione per il terremoto della Marsica il 13 gennaio 1915, quando si accorse che il 27 ottobre dell'anno precedente aveva lasciato un appunto al riguardo. Il 23 novembre 1923 davanti al notaio di Faenza decise di far scrivere una sua previsione: il 2 gennaio 1924 si verificherà un terremoto nelle Marche. Il terremoto effettivamente si verificò, ma due giorni dopo. Anche il terremoto del Friuli nel 1976 fu previsto dalla sua teoria; inutilmente lui cercò di avvisare le autorità competenti, le quali lo trattarono come un ciarlatano e lo diffidarono.


La sua vicenda di Cassandra ricorda da vicino quella di Giuliani, il sismologo che predisse il terremoto de l’Aquila e non venne ascoltato. Ad alimentare l’alone di mistero intorno alla sua figura, si aggiunge il fatto che Bendandi fu trovato morto, c’è chi dice in circostanze misteriose, nel suo studio, nel 1979 e che aveva volontariamente dato fuoco a tutti i suoi appunti. I pochi appunti superstiti sono raccolti presso l’associazione "La bendandiana", presieduta da Paola Lagorio. Si tratta di fogli di difficile comprensione, a dir poco sibillini che, a detta di alcuni, predicono una serie di terremoti a macchia di leopardo che avrebbero devastato il pianeta nel 2012. Predizione non molto originale, in quanto si conforma a quella dei Maya.

Bendandi fu davvero in grado di predire i terremoti? Tra mille difficoltà, c’è chi ancora si cimenta per cercare di scoprirlo, attingendo ad una raccolta storica di dati, registrati in modo alquanto sporadico e lacunoso.

1 commento:

  1. Il 23 novembre 1923, Bendandi, davanti al notaio di Faenza decise di far scrivere una sua previsione: il 2 gennaio 1924 si verificherà un terremoto nelle Marche. Il terremoto effettivamente si verificò, ma due giorni dopo.

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