Cerca nel blog

domenica 15 luglio 2018

IL CASO WALTON


Questo caso iniziò un mercoledì, era il cinque novembre del 1975. All'età di 22 anni, Walton lavorava per Mike Rogers, che aveva un contratto con il Servizio Forestale degli Stati Uniti. Rogers e Walton erano buoni amici; Walton usciva con la sorella di Rogers, Dana, che in seguito avrebbe sposato. Gli altri uomini della squadra erano Ken Peterson, John Goulette, Steve Pierce, Allen Dallis e Dwayne Smith; vivevano tutti nella piccola città di Snowflake, in Arizona. Rogers fu ingaggiato per sfoltire la boscaglia in una vasta area (più di 1.200 acri) vicino a Turkey Springs, in Arizona. Il lavoro era il contratto più redditizio che Rogers avesse mai ricevuto dal Forest Service, ma la sua squadra aveva accumulato un ritardo, pertanto, stavano facendo del lavoro straordinario per onorare il contratto: lavoravano sodo, dall’alba al tramonto.
Poco dopo le 18:00 quella sera, Rogers e la sua squadra, terminato il lavoro, salirono sul camion per tornare a Snowflake.
Poco dopo, videro una luce brillare dietro una collina. Si avvicinarono e videro un grande disco argentato librarsi sopra una radura, illuminandola a giorno. Era alto circa 8 piedi, con un diametro di 20.
Rogers rallentò e Walton saltò giù dal camion per correre verso il disco. Gli altri uomini gli urlarono, inutilmente, di tornare indietro. Era giunto quasi sotto l'oggetto quando il disco iniziò a emettere un rumore simile a quello di una turbina, cominciò ad oscillare e Walton iniziò cautamente ad allontanarsi.
Uno dei testimoni, Jerome Clark, riferì che Walton si allontanò dal disco, ma gli altri insistono sul fatto che non poté farlo, poiché fu subito colpito da un raggio proveniente dal disco. Clark, invece, insiste nel dire che Travis fu sollevato in aria e spinto indietro di circa tre metri pur rimanendo intrappolato nel raggio di luce. Toccò il suolo con la spalla destra e lì rimase, disteso sul terreno. 
Rogers, convinto che Walton fosse morto, mise in moto e scappò via, guidando come un pazzo sulla strada dissestata: temeva che il disco li stesse inseguendo. Dopo aver percorso un quarto di miglio, il camion derapò sul sentiero sconnesso e Rogers si fermò. Fu così che, dopo una breve discussione, decisero di tornare indietro: si erano fatti prendere dal panico, ma non potevano abbandonare Walton.
Ritornati sul posto, non trovarono più il disco e anche Walton, nonostante un’intensa ricerca, non fu più ritrovato.


Verso le 19:30, Peterson chiamò al telefono la polizia di Herber, in Arizona. Rispose il sostituto sceriffo Chuck Ellison. Peterson, però, al telefono, non gli raccontò tutta la storia, riferì soltanto che avevano perso un uomo della loro squadra. Soltanto in seguito, quando il vice-sceriffo li incontrò nei pressi di un centro commerciale, gli uomini gli raccontarono tutto. Erano sconvolti, due di loro piangevano e sebbene fosse un po' scettico al riguardo di questo racconto, Ellison arrivò alla conclusione che dicessero il vero.
Perciò informò dell’accaduto il suo superiore, lo sceriffo Marlin Gillespie, Il quale gli rispose di portare il gruppetto di boscaioli a Heber e di attendere l’arrivo dell'agente Ken Coplan che li avrebbe interrogati.
In effetti Gillespie e Coplan arrivarono in meno di un ora e ascoltarono tutta la storia. Rogers insisteva affinché tornassero immediatamente sul posto per cercare Walton, servendosi dei segugi, se possibile. Ma i cani non erano disponibili. La polizia giunse sul posto accompagnata da alcuni membri della squadra. Smith, Pierce e Goulette erano troppo scossi: non sarebbero stati di grande aiuto. Scelsero, quindi, di tornare a Snowflake per portare notizie ad amici e parenti.
Giunti sul posto, le forze dell'ordine cominciarono a dubitare della storia, principalmente perché non c'era nessun indizio a sostegno di quella tesi. Di Walton nessuna traccia. Le notti d'inverno, in montagna, sono molto fredde e la polizia era preoccupata perché Walton vestiva solo una giacca di jeans e una camicia: rischiava  l’ipotermia.
Rogers e lo sceriffo Coplan portarono la cattiva notizia a sua madre, Mary Walton Kellett, che viveva in un piccolo ranch a Bear Creek, a circa 16 chilometri di Snowflake. Rogers le disse cosa era successo e lei gli chiese di ripetere il racconto. Poi gli chiese, con calma, se qualcun’altro oltre alla polizia e ai testimoni fosse a conoscenza di questa storia. Coplan rimase sorpreso: cominciò a pensare che la storia dell’UFO nascondesse qualcosa di diverso. D'altra parte, Clark sapeva che Kellett aveva allevato sei bambini da sola e in circostanze spesso difficili: non era il tipo da perdersi d’animo davanti alle avversità della vita.


Verso le 3 del mattino, Kellett telefonò a suo figlio, Duane il quale Lasciò rapidamente la sua casa guidò fino a Snowflake.
La mattina del 6 novembre, alcuni poliziotti e un gran numero di volontari iniziarono a perlustrare la zona in cui Travis era scomparso, ma di lui non fu rivenuta alcuna traccia. Intanto s’insinuava il sospetto che la storia dell’UFO fosse stata inventata di sana pianta solo per coprire un incidente o addirittura un omicidio. Sabato mattina, Rogers e Duane Walton arrivarono nello studio dello sceriffo Gillespie e andarono su tutte le furie perché la polizia aveva interrotto le ricerche. Le ricerche ripresero, quindi, nel pomeriggio, anche con l’ausilio di alcuni elicotteri, uomini a cavallo e pattuglie alla guida di jeep.
Il sabato, la notizia della scomparsa di Walton si era diffusa. Giornalisti, ufologi e curiosi iniziarono ad arrivare a Snowflake. Tra quest c'era Fred Sylvanus, un investigatore UFO di Phoenix che, quel sabato, intervistò Rogers e Duane Walton. Erano preoccupati per Travis e criticando gli sforzi della polizia, che ritenevano insufficienti, finirono per rilasciare dichiarazioni di cui in seguito ebbero a pentirsi.
Duane, infatti, riferì che lui e Travis avevano già avuto a che fare con gli UFO. Raccontò che circa dodici anni prima avevano assistito all’avvistamento di un UFO simile a quello osservato dal gruppetto di boscaioli. Duane aggiunse che, entrambi, erano decisi, se si fosse ripresentata quella possibilità, ad avvicinarsi per vederlo più da vicino. Duane continuò, dicendo che era sicuro che Travis stesse bene, perché gli alieni non fanno del male alle persone. Senza volerlo, Rogers e Duane Walton con le loro dichiarazioni, posero le basi per una diversa interpretazione del caso.
In seguito a queste incaute dichiarazioni, il marshall di Snowflake, Sanford Flake, annunciò che l'intera faccenda era uno scherzo progettato da Duane e Travis. Avevano ingannato la squadra di boscaioli illuminando un pallone e rilasciandolo al momento opportuno. Fu sconfessato dalla sua stessa moglie, che ritenne la sua storia "altrettanto inverosimile di quella di Duane Walton".
Lunedì, 10 novembre, tutta la squadra di Rogers si sottopose all’esame della macchina della verità. L’interrogatorio fu portato a termine da Cy Gilson, un impiegato della Pubblica Sicurezza. Gilson chiese se qualcuno degli uomini avesse arrecato danno a Travis (o sapesse chi lo aveva fatto) se sapessero dove era e se avessero davvero visto un UFO. Gli uomini negarono di aver fatto del male a Travis (o di sapere chi gli avesse fatto del male) negarono di sapere dov'era il suo corpo e insistettero sul fatto che avevano effettivamente visto un UFO.
Gilson concluse che tutti gli uomini (a parte Dallis, che non aveva completato l'esame) dicevano la verità. Scrisse testualmente nel suo rapporto: "Questi test dimostrano che questi cinque uomini sono fermamente convinti di aver visto un UFO e che Travis Walton non è stato ferito o ucciso da nessuno di loro ". Aggiunse, però, che il gruppo poteva essere stato, inconsapevolmente, vittima di una bufala.
Dallis, in seguito, ammise di aver abbandonato l’esame con la macchina della verità poiché non voleva si sapesse che aveva la fedina penale sporca: temeva di perdere il lavoro.
Dopo i test, lo sceriffo Gillespie affermò pubblicamente che era convinto che la storia dell’UFO era vera e che gli uomini dicessero la verità.
Flake, invece, non era convinto. Continuò con i suoi accertamenti a casa di Kellett servendosi anche di una troupe televisiva sempre sperando di scovare Travis che si nascondeva lì.


IL RITORNO DI WALTON 
Poco prima di mezzanotte, di lunedì 10 novembre, Grant Neff, che era sposato con la sorella di Travis Alison, ricevette una telefonata da Taylor, in Arizona, a poche miglia da Snowflake. Chi chiamava affermò di essere Travis. “Sono in una cabina telefonica – aggiunse - alla stazione di servizio Heber e ho bisogno di aiuto, vieni a prendermi".
Inizialmente, Neff pensò ad uno scherzo di cattivo gusto. Tuttavia, prima che potesse riagganciare, udì un’altra frase: "Sono io, Grant ... Sono ferito, e ho bisogno di aiuto. Sto male, vieni a prendermi".
Neff allora si convinse che, chiunque fosse, era in difficoltà: la sua paura sembrava genuina. Insieme a Duane Walton si recarono alla stazione di servizio.
Trovarono lì Travis, accasciato in una delle tre cabine telefoniche. Indossava gli stessi abiti di quando era scomparso e faceva davvero freddo! Sembrava più magro e aveva la barba lunga.
Sulla via del ritorno a Snowflake, Travis sembrò spaventato, scosso e ansioso. Ripetutamente borbottò qualcosa su degli esseri con occhi terrificanti. Pensava che fosse stato via solo poche ore. Quando apprese che la sua assenza durava da una settimana rimase allibito e non parlò più.
Duane Walton, preoccupato per le condizioni del fratello, non né rivelò immediatamente il ritorno. Un fatto grave, che insospettì la polizia che arrivò ad accusarlo di depistaggio.
A casa di sua madre, Travis fece un bagno cado e provò anche a mangiare qualcosa, ma fu subito in preda a conati di vomito. Duane, ricordanto quanto gli era stato suggerito dal Dr. Spaulding, riuscì ad ottenere da Travis un campione di urina.
Fu un dipendente della compagnia telefonica che alle 2:30 del mattino, avvisò la polizia che qualcuno aveva chiamato la famiglia Neff da un telefono pubblico della stazione di servizio Heber. Gillespie mandò due agenti della Scientifica alle cabine telefoniche per i rilievi del caso. Come previsto, trovarono tante impronte, ma nessuna era di Travis. Questo fatto, una volta noto, sarebbe servito agli scettici per dimostrare che l'intera faccenda fosse solo uno scherzo. Altri erano propensi a credere che gli agenti della scientifica, ispezionando le cabine alla luce delle sole torce avessero fatto un pessimo lavoro.


LA VISITA MEDICA 
Duane si ricordò che il Dr. Spaulding gli aveva promesso che, nel massimo riserbo, avrebbe sottoposto Travi a visita medica. Questa venne eseguita prima dell’intervento delle autorità, che ancora non sapevano del ritorno di Travis. Duane lo portò a Phoenix, in Arizona, il martedì di mattina presto, dove si sarebbero incontrati con il dottor Lester Steward.
I Waltons rimasero delusi nell'apprendere che il Dr. Steward non era un vero medico, ma un ipnoterapeuta. Spaulding e Steward avrebbero poi riferito che i Walton erano rimasti con loro per più di due ore, mentre i Waltons insistevano che erano rimasti nell'ufficio di Steward, al massimo, per 45 minuti, la maggior parte dei quali impegnati in una discussione atta a determinale la qualifica del Dr. Steward. Il tempo preciso trascorso con Steward sarebbe poi diventato un problema per la risoluzione del caso.


TRAPELA LA NOTIZIA 
Martedì pomeriggio, la notizia del ritorno di Travis era trapelata. Quel giorno Duane ricevette una telefonata da Spaulding e gli disse di non disturbare più la sua famiglia. Clark scrive che dopo questa telefonata, "Spaulding divenne chiaramente avverso."
Tra l’altro ci fu anche  una telefonata da parte di un certo Coral Lorenzen, dell'APRO, un gruppo di ricerca civile sugli UFO. Promise a Duane che avrebbe potuto organizzare, in casa sua, un serio esame per Travis da parte di due medici molto competenti: il dottor Joseph Saults e il dottor Howard Kandell. Duane fu d'accordo e l'esame iniziò il giorno stesso, verso le 15:30.
Clark riferì che un’altra telefonata finì per complicare tutta la storia: Un impiegato del National Enquirer, un giornale scandalistico americano noto per il suo tono sensazionalistico, chiamò Lorenzen. L’impiegato dell'Enquirer promise di finanziare le indagini, in cambio della cooperazione e dell’accesso ai dati dell'APRO. Sappiamo che Lorenzen accettò l'accordo.
La visita medica rivelò che Travis era essenzialmente in buona salute, a parte due caratteristiche insolite: una piccola macchia rossa alla piega del gomito destro che faceva supporre l’uso di una siringa. I medici notarono anche che l’ago non aveva intercettato alcuna vena.
L'analisi dell'urina di Travis rivelò una mancanza di chetoni. Questo era insolito, poiché se Travis era stato via per cinque giorni nei quali, sicuramente, aveva mangiato con poco o niente, come lui stesso ammetteva (e come suggeriva la sua magrezza), il suo corpo avrebbe dovuto iniziare a scomporre i grassi per sopravvivere e questo avrebbe comportato livelli molto elevati di chetoni nelle urine. Gli scettici sostennero che questa incoerenza è una prova che la storia raccontata da Travis sia falsa.


ALL’INTERNO DELL’UFO 
Travis raccontò che, dopo essersi avvicinato all'UFO, fu colpito dal raggio ed è l’ultima cosa che ricorda. Quando si svegliò, si ritrovò su di un letto inclinato. Una luce brillava sopra di lui e sentiva che l'aria era pesante e umida. Era dolorante e aveva qualche problema a respirare, ma pensava di trovarsi in ospedale.
Quando fu in se, si rese conto di essere circondato da tre figure, ognuna con indosso una sorta di tuta arancione. Le figure non erano umane. Travis descrisse quegli esseri come i tipici Grigi: gli alieni protagonisti di molti racconti di abduction: un metro e mezzo di altezza, con grandi teste a cupola, molto grandi, sembravano feti. Occhi enormi, di color marrone, uniformi, non si distingueva alcuna pupilla. La cosa più inquietante – raccontò - erano quegli occhi. Le orecchie, il naso e le bocche sembravano davvero piccole, forse perché al confronto, i loro occhi erano veramente enormi.
Travis che temette per la sua incolumità, si alzò in piedi e gridò al quelle creature di stare alla larga. Afferrò un cilindro di vetro da uno scaffale vicino e cercò di romperlo per ottenere un oggetto appuntito e tagliente, ma trovò che l'oggetto era indistruttibile, così lo agitò come se fosse una clava davanti a quei tre individui. Il terzetto abbandonò la stanza.
Travis lasciò la "stanza degli esami" attraverso un corridoio, che lo condusse in una camera sferica completamente spoglia, eccetto che per una sedia dallo schienale alto posta proprio al centro della stanza. La sedia era vuota, ma al suo avvicinarsi il soffitto si illuminò. Travis si sedette sulla sedia e cominciò ad osservare tutte quelle luci che brillavano, come stelle, sul soffitto. Ebbe l’impressione di trovarsi in un planetario.
La sedia era equipaggiata con dei braccioli. Su quello sinistro c’era una corta leva di foggia un po’ strana di un materiale marrone scuro. Sul bracciolo di destra, c'era un piccolo schermo illuminato, di colore verde lime, che mostrava delle linee nere che s’intersecavano tra loro.
Travis spinse la leva e notò che le stelle ruotavano attorno a lui lentamente. Quando rilasciò la leva, le stelle si fermarono, rimanendo nella loro nuova posizione. Abbandonò la sedia e le stelle scomparvero. Travis aveva intravisto una sagoma rettangolare stagliarsi sul muro arrotondato, pensò che si trattasse di una porta, e andò a cercarla.
In quel momento, Travis sentì un suono alle sue spalle. Si voltò e rimase piacevolmente sorpreso nel vedere una figura umana in tuta blu che portava un elmetto di vetro. Solo in seguito si rese conto di quanto fossero strani gli occhi dell'uomo: più grandi del normale e di un brillante color oro.
Travis raccontò di aver posto all'uomo una serie di domande, ma lui rispose con un sorriso e gli fece cenno di seguirlo. Travis ammise che l’uomo, anche a causa dell'elmetto, avrebbe potuto non sentirlo. Tuttavia, lo seguì lungo un corridoio che portava a una porta e ad una ripida rampa, scesi dalla quale si ritrovarono in un vasto ambiente che Travis descrisse: "simile a un hangar". Comprese di essere sceso da un oggetto a forma di disco simile a quello che aveva visto nella foresta e di trovarsi all’interno di uno scafo molto grande. In quel che lui definì come un hangar c’erano, infatti, molte altre navicelle a forma di disco. L'uomo lo condusse in un'altra stanza, dove incontrò altri tre umani: una donna e due uomini. Somigliavano all'uomo con l’elmetto. Visto che queste persone non indossavano elmetti, Travis iniziò a porre delle domande, ma nessuno rispose. Si limitarono a sorridere, lo presero per un braccio e lo condussero a sedersi vicino a un tavolino. Una volta seduto la donna prese un dispositivo simile a una maschera per l’ossigeno e glielo appoggiò sul viso. Travis svenne prima che potesse reagire.
Quando si svegliò si ritrovò all’aperto, nella stazione di servizio di Heber. Una delle navicelle a forma di disco era sospesa sopra l'autostrada. Il velivolo spari rapidamente e Travis chiamò suo cognato, sempre pensando che dall’inizio del suo rapimento fossero trascorse soltanto poche ore.


Dopo aver ascoltato questa storia, Gillespie ipotizzò che Travis potesse essere stato colpito alla testa, tramortito, drogato e poi portato in un ospedale dove aveva confuso i dettagli di un esame di routine con qualcosa di più spettacolare. Travis gli fece notare che non aveva segni di traumi alla testa e l’esame medico non aveva rilevato tracce di droga nel sangue. Disse allo sceriffo che era disposto a sottoporsi alla macchina della verità, al siero della verità o all’ipnosi pur di sostenere il suo racconto. Gillespie disse che si sarebbe accontentato della macchina della verità e promise di organizzarne una sessione, in segreto, per evitare l’interrese crescente dei media.
Duane e Travis, in seguito si incontrarono con il consulente dell'APRO, James A. Harder. Harder sottopose Travis a una seduta ipnotica, nella speranza di scoprire ulteriori dettagli. Ma, sulla sua vicenda non fu possibile sapere altro. C’era come un blocco mentale impenetrabile.
A questo punto entrò in scena il Dr. Spaulding che annunciò ai quattro venti che sia lui, sia il Dr. Steward avevano interrogato Walton per ben due ore e avevano scoperto una serie di incongruenze nel resoconto. La Phoenix Gazette pubblicò le sue affermazioni secondo le quali i Waltons avevano elaborato un’assurda bugia e non si esponevano perché temevano di essere scoperti.
Lo sceriffo, intanto, era pronto l’esame  con la macchina della verità, ma quando Duane apprese che la notizia era trapelata rifiutò di sottoporsi, pensando che Gillespie avesse infranto la promessa di mantenere il test segreto. Il fatto è, che caso era ormai diventato clamoroso e non c’era più modo di mantenere il segreto.
Il National Enquirer chiedeva pubblicamente che Travis si sottoponesse, il prima possibile, al test della macchina della verità.
Nell'intervista prima dell'esame, Travis ammise di aver fumato, qualche volta, la marijuana ma che non faceva uso abituale di droghe. Il test fu condotto in modo aggressivo e poco professionale da McCarthy che cercò in tutti i modi di trarre in inganno Travis. D’altro canto, McCarthy insisteva nel dire che Travis non aveva superato il test perché la sua storia era tutto un imbroglio.
I Waltons, l'APRO e il National Enquirer non accettarono mai il risultato di questo esame ed espressero seri dubbi sui metodi e sull'obiettività di McCarthy. Sostenevano che McCarthy era prevenuto, che aveva posto a Travis domande imbarazzanti e irrilevanti nel tentativo di innervosirlo e creare le condizioni propense a produrre un risultato negativo. Otto mesi dopo, Travis avrebbe sostenuto e superato due ulteriori test, anche se i risultati del primo esame pesarono molto e pesano ancora, sull’intera vicenda.
Klass e altri hanno anche notato che il film “The UFO Incident” era andato in onda su NBC poche settimane prima della scomparsa di Travis. Questo film per la televisione era tratto dal romanzo di Hill “Abduction”, che narra del primo caso di rapimento alieno. Klass e altri ipotizzarono che Walton si fosse ispirato al programma televisivo. Walton negò di aver mai visto quel programma, ma Klass fece notare che Mike Rogers vide almeno una parte del film. Clark sostenne che il resoconto di Walton è diverso dal racconto di Hill anche se, ammette, i racconti di abduction si somigliano un po’ tutti.


Nel 1978, Walton ha pubblicato The Walton Experience, in cui ha delineato la propria storia narrando sia l’evento che le successive conseguenze.
Lo stesso anno, Bill Barry ha pubblicato The Ultimate Encounter, in cui sostiene che le incongruenze, in particolare quelle rilevate da Klass, rendono il caso poco credibile.
In un'intervista del 2011, Walton ha riferito che ancora soffre di stress post traumatico.

1 commento:

  1. Travis pensava che fosse stato via solo poche ore. Quando apprese che la sua assenza durava da una settimana rimase allibito e non parlò più.

    RispondiElimina