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sabato 4 agosto 2018

NON E' VERO, MA CI CREDO...


La situazione che andrò a descrivere è quella tipica. Quello che succede ai piloti è pressoché identico, il fenomeno si differenzia solo nei dettagli. Il pilota di un jet, così descrisse una missione di pattugliamento.
Raccontò la sua storia con tutta l’angoscia che può provare un uomo di fronte all'ignoto, eppure era un veterano di guerra. 
 

"Eravamo in volo sul Tornado: l’equipaggio comprendeva, oltre al pilota, un navigatore. Eravamo intenti a compiere il solito pattugliamento nel cielo notturno,  quando il Centro Intercettazioni ci chiamò per radio. Il suo radar, di portata maggiore del nostro, aveva avvistato qualcosa. Così, ci diedero i parametri per portarci al "contatto". Il segnale,  sul loro radar, indicava che l’intruso stava compiendo strette virate ed evoluzioni incredibili, a una velocità superiore a qualsiasi altro aereo: era il loro modo di dirci che era un UFO. Da quel momento sapevamo che non si trattava più di una comune intercettazione non c’era da  inseguire un jet. Contro un aereo nemico puoi intervenire e quando è a tiro puoi lanciare i missili oppure puoi sparargli col cannoncino. Con gli UFO è diverso: l'ordine è di intercettare senza sparare. A meno che le loro intenzioni appaiano palesemente ostili. Il problema è come si fa a saperlo? E quale efficacia avrebbero, in tal caso, le nostre armi?
 

D'un tratto vedemmo  una luce  che volteggiava velocissima. Anche il radar di bordo confermò l’avvistamento visivo. Una volta stabilito il contatto, cominciammo a seguire l’oggetto. Nel frattempo l'Ufficio Operazioni ci comunicò che ci vedevano sul loro schermo radar e che vedevano anche l’intruso che ora volava un paio di miglia davanti a noi, un po’ spostato alla nostra destra. Sapevamo di avere a che fare con qualcosa di reale, non si trattava di un riflesso che veniva rilevato dai nostri strumenti per un qualche disturbo o malfunzionamento.
L’ordine era di avvicinarsi: potevamo apprendere qualcosa che il Comando ancora ignorava e poi c’era quella maledetta curiosità che reclamava la sua parte. Così, con il cuore in gola, provai ad accostarmi dando tutta manetta: per esperienza sapevo che, se L'UFO non si fosse fermato, non sarei riuscito ad avvicinarlo.
 

L’oggetto fece una brusca virata nella mia direzione: mi resi conto di essere stato individuato e cominciai a sentire male allo stomaco. A voi sembrerà strano: un pilota, alla guida di un caccia armato di tutto punto, che si spaventa per una luce che brilla nel buio! Ma voi siete a terra, mentre io ero lassù e non sapevo con chi avevo a che fare. Sapevo, invece, che quella luce nascondeva qualcosa di solido, che si riusciva appena a intravvedere. Ci raggiunse in un attimo e cominciò letteralmente ad orbitare intorno all’aereo!
Nessun aereo sarebbe in grado di farlo e nessun pilota (umano) sopporterebbe l'accelerazione di una virata così stretta. La velocità dell'oggetto, infatti, era tale che non riuscivo a seguirlo con lo sguardo!
Certe volte, dietro la luce, è possibile scorgere una sagoma dai contorni definiti, altre volte no. Di una cosa, invece, ero certo: qualcuno dotato di intelligenza guidava quella cosa ed ebbi la netta sensazione di essere osservato. Pensando a una cosa simile a 25.000 piedi,  di notte, si prova una strana emozione. Dareste qualsiasi cosa perché ad un tratto venisse la luce del giorno. Tutto ciò che sapete, è che può spararvi addosso (Dio sa cosa) se solo lo volesse!
Ma  ecco che, ad un tratto,  il disco se ne andò. Partì ad una tale velocità che, per un attimo, mi sembrò di volare all’indietro. Quando atterrammo, il Servizio di intelligence ci fece il terzo grado. L’interrogatorio andò avanti per ore, ma nonostante le domande e le numerose risposte, non riuscii (forse non volli) far trapelare lo spavento che avevo provato.
Così andai al circolo e ordinai da bere."



Succede sempre così: i piloti danno sempre (più o meno) gli stessi resoconti; questi finiscono all'Ufficio Operazioni e tutto va allo SHAPE, a Brusselles e poi negli USA. Quando possono (non era quello il caso) evitano di fare rapporto.  Un mio amico, poi passato con Alitalia, al terzo rapporto si sentì dire: "se vuoi volare ancora stattene zitto..."

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