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mercoledì 29 giugno 2016

LEGGIAMOCI CHIUDE


Leggiamoci chiude i battenti: riaprirà l’autunno prossimo. La pausa estiva è dovuta oltre a cause puramente climatiche, a ragioni più pratiche: una meritata vacanza dopo tanto lavoro. L’evento è stato salutato, ieri sera, con un simpatico intrattenimento. Hanno illustrato, con un sostanziale riepilogo, tutte le attività già svolte, Raffaele Manco, Maria Pia e Carmine Sgariglia. Prima del buffet, che ha proposto squisiti manicaretti caserecci, c’è stato il classico scambio di libri: ognuno ha donato un libro ricevendone, in dono, un altro. Per concludere, uno sguardo al futuro: Leggiamoci si ripropone, a fine estate, di uscire dal chiuso di una stanza per farsi strada anche fra chi, solitamente, non usa i social. Sono previsti, quindi, tutta una serie di eventi all’aperto; s’intavoleranno contatti e, in sinergia con altre realtà del nostro territorio, Leggiamoci concorrerà a proporre nuove occasioni di carattere culturale, sociale o semplicemente ricreativo.

sabato 25 giugno 2016

PAOLO (SHAUL) DI TARSO




Cari lettori



Hanno suscitato interesse, piuttosto che critiche, alcuni personali accenni ad una Chiesa di Paolo, diversa da quella delle origini e diretta in una direzione non consona a quella indicata da Gesù. Riaffronto qui l’argomento in modo da poterlo esaurire. Non ho la pretesa di conoscere tutti i fatti, ma di esporli, con il solito rigore e con un approccio di tipo scientifico anziché religioso.





Paolo (Shaul) di Tarso, secondo la tradizione, nasce a Tarso, in Cilicia, tra il 5 e il 10 d.C. Paolo è una figura misteriosa perché sappiamo ben poco di lui. Canonizzato come San Paolo Apostolo è, in realtà, relegato a figura marginale nel complesso narrativo Evangelico, apparendo solo negli Atti e nelle Epistole. Apostolo solo per vocazione: non faceva parte del gruppo dei dodici e non fu scelto da Gesù. Il suo ruolo appare quello di ideatore e fondatore del Cristianesimo. Sempre secondo la tradizione, dopo innumerevoli viaggi per il Medio Oriente, predicando la lieta novella, morì martire a Roma nel 67, dopo due anni di prigionia.


Della sua vita abbiamo solo dettagli, provenienti da fonti poco attendibili o addirittura sconosciute. Le sue vicende sono state tramandate soprattutto dai Padri della Chiesa. In particolare, San Girolamo ci riferisce che i suoi genitori erano originari della piccola città di Gischala in Galilea, che il padre era commerciante di tende e che essi si trasferirono con il piccolo, a Tarso quando i Romani conquistarono la città. Tarso era, a quel tempo, una città cosmopolita, dove vi era una fiorente comunità ebraica e, come disposto prima da Marco Antonio e successivamente dall’imperatore Augusto, i suoi abitanti avevano il diritto di ottenere la cittadinanza romana. Saulo, come tutti gli ebrei, ereditò il mestiere del padre, ovvero quello di commerciare tende (probabilmente, tende per le legioni romane o comunque per i ricchi patrizi che potevano permettersele) e a causa di questo lavoro, era sempre in viaggio. Sicuramente entrò in contatto con diversi ambienti, sia ebraici, sia greco-romani e che quindi sia rimasto invischiato in questioni di carattere religioso. È possibile che i suoi famosi viaggi non siano espressione di una vocazione messianica, ma piuttosto che Saulo abbia approfittato della circostanza per svolgere un suo personale progetto a sfondo politico-religioso, visto che politica e religione, nel mondo semitico, erano legati in modo indissolubile. Una volta entrato in contatto con il messianismo-giudaico Paolo, essendo fondamentalmente ebreo, divenne sempre più legato ad esso, pur mantenendo sempre un certo distacco dalla sua parte più rivoluzionaria. Non bisogna dimenticare che, oltre ad essere un ebreo, era anche un cittadino Romano. Questa sua dualità fece si che rielaborasse le teologie messianiche, adattandole al mondo dei gentili. Paolo capì che il movimento giudaico-messianico, dotato di una forte connotazione nazionalista, si sarebbe autoannientato se si fosse protratta l’esplicita convinzione che la teologia fosse destinata soltanto agli Ebrei. Fu questa la vera conversione di Paolo, che iniziò a modificare la dottrina, sostituendo al Gesù storico un Gesù divinizzato, proprio per poter proporre la dottrina messianica ai cittadini Romani. Gli stessi Atti degli Apostoli, pur essendo stati redatti per promulgare il suo nuovo cristianesimo, finiscono per mostrarci il grave conflitto che era in atto tra la corrente giudaica e la sua corrente, riformista, aperta anche ai gentili.


Usando le parole di David Donnini: “Paolo preferì offrire un’alternativa all’idea della salvezza nazional-religiosa e si adoperò per creare un messianismo più convincente di quello che, pur solleticando l’orgoglio etnico, che è il tratto distintivo di ogni ebreo, metteva tutti quanti di fronte al timore che i romani ricorressero alla soluzione definitiva e che Israele precipitasse nella più sventurata delle catastrofi”.
Donnini continua spiegandoci che questa riforma di Paolo, ai danni del messianismo giudaico, ha portato alla nascita del Cristianesimo come lo vediamo oggi, con un Gesù, apolitico e pacifista. Gli Ebrei colpevoli per la sua morte, l’eucarestia, la resurrezione e via dicendo, sono tutte dottrine inserite da Paolo nella sua nuova catechesi de-giudaizzante e aperta ai gentili. Difatti, ogni cristiano crede fermamente che, alla base della vicenda del processo, della condanna e dell’esecuzione mediante crocifissione, ci sia un clamoroso equivoco giudiziario, da cui Pilato, vittima dei raggiri dei sacerdoti del tempio, esce praticamente scagionato e con lui tutti i romani. Ora, qualcuno potrà pensare che io ce l’abbia con San Paolo, con il cristianesimo o addirittura con tutti i credenti; niente affatto. Voglio solo dimostrare, specie ai credenti e per quanto è possibile, che ciò in cui credono risulta falsato. C’è un passo delle Epistole che mi ha lasciato estrefatto: Paolo, in definitiva, dice ai fedeli che l’autorità è istituita da Dio e che bisogna obbedirgli. Se l’autorità, che al tempo era quella romana, ti chiede di pagare le tasse tu, fedele, “devi” pagare le tasse! Io non credo che Gesù non possa aver visto o possa aver ignorato le condizioni del popolo, che era ridotto allo stremo e che a causa dell’oppressione e dell’immane tassazione cui era sottoposto, faceva letteralmente la fame. L’aveva visto e ne era rimasto indignato: a dimostrarlo c’è la sua profonda avversione per chi era ricco e potente. Quando leggiamo i Vangeli non abbiamo davanti agli occhi l’immagine storica di Gesù Cristo, bensì l’immagine costruita artificialmente dalla revisione paolina come base della catechesi. I Vangeli, in definitiva, non ci mostrano le idee di Gesù, ma quelle di Paolo e dei suoi seguaci, ovverosia di colui che, ricordiamolo, è stato fra i nemici più accaniti del Cristo storico.


La stessa morte di Paolo, da martire, è messa fortemente in discussione. La storiografia degli atti degli apostoli ha portato alla luce fatti nuovi, molto interessanti ed ha permesso di ricostruire un quadro della sua vita molto più attendibile. Durante i suoi viaggi, Paolo di Tarso aveva fatto tappa nelle città di Filippi e Salonicco, in entrambe, rimediando l’accusa di esercizio della magia da parte sia dei capi delle comunità ebraiche sia delle autorità romane, le quali non dettero seguito alla denuncia. Anche a Corinto, venne portato in giudizio da Sostene, capo della comunità israelita, per rispondere delle accuse di “religione non permessa”. Infatti i culti dovevano essere riconosciuti dai Romani per essere “legali” ed il suo cristianesimo non rientrava nella lista. Infatti, dicevano: “Costui persuade la gente a rendere un culto a Dio in modo contrario alla legge” (At 18,13). Il proconsole Junio Anneo Gallio si rifiutò di procedere ritenendo che la giustizia romana non fosse interessata a questioni puramente religiose (At 18,12-17). Gli Atti raccontano di come il capo della sinagoga venne malmenato dal popolo che reclamava attenzione: “Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale, ma Gallione non si curava affatto di tutto ciò.” (At 18,17). Forte della protezione delle leggi di Roma, Paolo era tornato a Gerusalemme nel 58 e contro il parere dei capi della comunità cristiana, si era recato nel tempio ebraico per predicare, scatenando una prevedibile reazione. Paolo sarebbe stato, quindi, non arrestato, ma salvato a stento dalla lapidazione, dal pronto intervento dei soldati romani agli ordini del tribuno Claudio Lissa, i quali lo sottrassero alla folla inferocita. Il tribuno Lissa convocò il Sinedrio, che non fu in grado di prendere una decisione. Allora, temendo altri disordini, organizzò il trasferimento Paolo, con una scorta armata (duecento fanti, duecento arcieri e settanta cavalieri) a Cesarea, sede del governatore Antonio Felice e della più importante guarnigione romana in Giudea. Anche il governatore rimandò la decisione, ma fece restare Paolo all’interno del castrum in “custodia militaris“, ovvero sotto protezione. Secondo l’ordinamento Romano, la custodia militaris era una misura ben diversa dalla “custodia publica” (ovvero l’arresto) e lasciava la possibilità al “custodito”, di ricevere chiunque volesse e condurre una vita pressoché normale, ovviamente, con il divieto di lasciare la città. Paolo rimase in questa condizione per due anni. Ad una sola settimana dal suo insediamento, il nuovo governatore decise di risolvere la situazione riconvocando il Sinedrio e, ascoltata la richiesta di condanna a morte, esternò la propria incompetenza giuridica: “Se si trattasse di qualche ingiustizia o di qualche malvagia azione, io vi ascolterei come di ragione, o Ebrei. Ma si tratta di discussioni su una parola, su dei nomi e sulla vostra legge: io non voglio dover giudicare di cose come queste.” (At 25, 18-20; 18, 14-15)


In teoria aveva dato ragione a Paolo, ma in pratica la liberazione l’avrebbe esposto alla vendetta dei Giudei. D’altro canto, mantenerlo all’infinito in “custodia militaris” significava ammettere implicitamente l’inefficacia dell’autorità di Roma. A trarre d’impaccio il governatore è Paolo stesso che, in qualità di cittadino romano, si appella al giudizio dell’imperatore Nerone. Occorre precisare che, pochi anni prima (57), Paolo aveva proferito che “l’autorità (imperiale) è istituita da Dio”, raccomandandone l’obbedienza ai cristiani dell’Urbe! (Se vi è difficile crederlo, leggete: Paolo, Epistola ai Romani 13,1-2). L’apostolo viene dunque imbarcato nel porto militare di Cesarea e scortato a Roma dal centurione Giulio. Qui giunto nel 60, in attesa del giudizio imperiale viene posto agli “arresti domiciliari”, da dove tuttavia poté predicare in assoluta libertà e senza ostacoli (Atti degli apostoli 21, 27-36). Infine, nel 62, venne giudicato dal tribunale di Roma presieduto dal “prefectus urbis“ Afranio Burro, stretto consigliere di Nerone, ed assolto.
 

domenica 19 giugno 2016

CONFIDENZIALMENTE

 
Cari lettori
 
È vero, un libro non si giudica dalla copertina, ma i lettori, a mio parere, abbinano ad un libro scialbo un contenuto altrettanto banale. Insomma, anche il libro deve sapersi presentare e la copertina ne rappresenta il biglietto da visita. È per questo che le ho dedicato grandi attenzioni. La copertina de "I FABBRICANTI DI UNIVERSI" risalta per i suoi colori accesi e per un immagine che ha tutto da raccontare. Ha però un grosso difetto: costa troppo. Per abbassare il prezzo del libro, dovrei rinunciare alla copertina rigida, ai colori patinati alla quinta etc. Sì, valutando i vostri pareri, sto seriamente pensando che la prossima ristampa avverrà in edizione economica. Non temete: avrà una copertina più semplice, ma un identico contenuto.
 
Nel frattempo, sensibile alle vostre richieste offro, innanzitutto, la possibilità di comprare il libro direttamente da me, così da risparmiare le spese di spedizione; inoltre, sempre per chi lo compra da me, la possibilità, a chi ne compra due, di avere uno sconto del 50% sul secondo libro.
 
 
Voglio approfittare di questo spazio per ringraziate tutti quelli che mi hanno scritto: è stato un piacere dialogare con voi. 

domenica 12 giugno 2016

LEGGIAMOCI

 
Per quanto possa sembrare incredibile, a Qualiano, esiste un caffè letterario. L’ho scoperto per puro caso e volli proprio vedere cosa c’era di vero. Così, il giorno stabilito, mi recai in Via Salomone per conoscere questi ragazzi. A dire il vero non erano e non sono tutti "ragazzi" (qualcuno, come lo scrivente, annovera qualche anno in più) ma la differenza di età, lì non si nota.
 
LEGGIAMOCI, così si chiama, nasce per iniziativa della Casa del Popolo che ha all’attivo anche altre iniziative, tutte encomiabili, tese al "risveglio" culturale. Sì, culturale: per i muscoli c’è la piscina!
 
È bene che lo sappiate: il caffè è ottimo e la letteratura varia: c’è ne per tutti i gusti. Così, se siete stufi di bighellonare, di sentire sempre quei discorsi, gli stessi da decenni, insomma, se non ne potete più, fate come me: cambiate aria! Venite in Via Salomone 28: accoglieranno tutti, belli e brutti.
Fa pure rima! :-)

sabato 11 giugno 2016

IL VANGELO, SECONDO... ME

 
Voglio iniziare questo post con un ringraziamento a tutti coloro che mi hanno scritto. Ho notato, anche, che alcuni hanno avuto difficoltà a rintracciare il mio indirizzo E-mail: tanto vale postarlo subito qui -  cacciapuoti.franco@gmail.com
Un argomento che ha suscitato molta curiosità e un vivace dibattito, riguarda quei ripetuti accenni ad una chiesa di Paolo, diversa da quella che avrebbe voluto l’apostolo Pietro. È un argomento, di carattere religioso che come al solito, tratterò in breve e con le dovute cautele anche se non mancherà di suscitare interrogativi e perplessità.
 
Da più parti, si ritiene che il tredicesimo apostolo abbia modificato radicalmente i Vangeli che parlano del Messia, creando una figura di Gesù del tutto diversa da quella reale. Infatti Gesù diventa un mistico, apolitico, pacifista e soprattutto, degiudeizzato. A questo punto Paolo di Tarso fa in modo di diffondere questa versione del Vangelo nel mondo antico, creando la Chiesa sulle basi di questa figura mistica, senza dimenticare di aggiungervi elementi che incitano a fare proselitismo, tramite la predicazione a tutte le persone del mondo. Si crea, quindi, una vera e propria religione paolina che nel secondo secolo decide definitivamente che il Nuovo Testamento deve essere formato da quattro Vangeli, scritti sicuramente molti anni dopo gli eventi di cui narrano e opportunamente corretti.
L'analisi storica ed oggettiva del Nuovo Testamento ne mette in luce la presenza di successive redazioni, di tantissime censure e contraddizioni, fino ad arrivare a svelare la strategia paolina di riscrivere totalmente il Cristo. Vengono eliminate le informazioni riguardanti la sua famiglia, i suoi fratelli e sorelle (di cui vi sono tracce storiche), viene eliminato qualsiasi riferimento alla sua condizione di uomo coniugato, vengono eliminati eventuali riferimenti ad attività antiromane. Si arriva al punto di togliere a Roma qualsiasi responsabilità della condanna di Gesù (Pilato se ne lava le mani) per scaricarla in modo esplicito sul popolo ebraico. Inoltre, vi si aggiungono eventi presi sfacciatamente dalla mitologia e dalla ritualità pagana. Tutto porta alla creazione di una figura mitologica di Gesù, probabilmente slegata dalla realtà storica, ma fondamentalmente adatta ad essere la base di una nuova religione.

 
È probabile che Paolo, figura storica molto controversa, fuse le religioni misteriche con il giudaismo e la passione di Gesù, fino a formare una nuova religione, centrata sulla morte di Cristo come sacrificio contemplativo. Paolo modificò molti concetti chiave del cristianesimo ed i Vangeli, così come li conosciamo, tendono a riflettere il suo pensiero, non l'autentica vita e gli insegnamenti di Gesù.
D'altronde, è evidente come lo stesso Dio del Nuovo Testamento sia, senza alcun dubbio, un Dio diverso da quello del Vecchio Testamento: non si adira, non fulmina nessuno, non divide le acque. Tanto, per rendere l'idea che non si tratta del Dio biblico fino ad allora conosciuto. Tutto ciò è il risultato di un processo che partì da Gesù, passò da San Paolo e terminò con la Chiesa, nel tentativo, ben riuscito, di creare una nuova religione che attecchisse e attirasse quante più persone possibili. È importante sottolineare come il Vangelo odierno sia il frutto delle aggiunte e delle modifiche non solo di Paolo ma sopratutto dei vari Santi Padri della Chiesa (Ireneo, Epifanio, Girolamo ecc.). I Vangeli (sia quelli apocrifi che ufficiali) si rifanno ad una fonte a noi non pervenuta, che raccoglieva i vari detti ed i vari eventi associati al Messia. Si trattava di racconti narrati e tramandati che riferivano le vicende attribuite a Gesù. Da questa fonte orale nacque il “Vangelo secondo Marco”, che riportava alcuni eventi della vita di Gesù, mentre mancava tutta la parte riguardante la natività. Da questo Vangelo fu estrapolato il “Vangelo secondo Matteo”, completato con l'aggiunta della natività, nel secondo secolo d. C.

 
A quanto pare, i Vangeli, rimasero ignoti quantomeno fino al IV-V secolo quando Ireneo, per la prima volta, iniziò a parlare di quattro vangeli. Invero, prima di questi scritti "ufficiali" ne circolavano molti che, in seguito, la chiesa ha dichiarato "spurii". Il modo in cui questo avvenne, ha del singolare: il "canone" fu decretato scartando quei libri che caddero dall'altare sul quale era stata riposta una pila di volumi!
I Vangeli contengono anacronismi ed imprecisioni: non è noto chi li abbia  scritti. È chiaro che, chi li compilò, visse molto tempo dopo la morte degli apostoli; si servì di un schema di base condiviso, verosimilmente impostato su supporto storico.
Quanto alla loro genuinità, basandoci sulle testimonianze dei cosiddetti padri apostolici Papia e Policarpo, che vissero a diretto contatto con gli apostoli, apprendiamo che gli "evangelisti" scrissero raccogliendo delle testimonianze di seconda mano, cioè "per sentito dire”, per poi stabilire, a modo loro, un ordine cronologico: una metodologia piuttosto anomala, per una biografia tanto importante.
Luca, considerato erroneamente testimone oculare, asserisce di sua penna (ma anche questo è dubbio) di non esserlo stato. Lo scritto è sicuramente posteriore a quello di  Marco, e  potrebbe contenere in sé la prova della sua datazione: è dedicato ad un compaesano di Luca, chiamato Teofilo, che nel 168 sarebbe stato vescovo di Antiochia. Si può concedere che questa possa essere quantomeno la datazione della redazione finale dell'opera, dato che il più antico manoscritto risale al 170 d. C.

domenica 5 giugno 2016

NON ESITATE A FARMI DOMANDE


Cari lettori

Mi rivolgo, in particolare, a quelli di voi che hanno partecipato alle serate di presentazione, ma anche a chi mi segue sul blog e sui social. Rivolgo l’invito anche a tutti quelli che hanno già il libro, poiché vi voglio offrire quella possibilità che, sia per questioni di tempo, sia per motivi organizzativi, purtroppo, è mancata. Parlo del confronto con l’autore, prassi alla quale ho sempre riservato l’ultima parte delle serate di presentazione ed è quindi sempre stata penalizzata. Mi sono reso conto di come l’articolo, "Obiezioni" uscito di recente sul mio blog e contemporaneamente, su facebook, abbia attirato l’attenzione di un gran numero di fautori. Eppure, anche se trattava di temi consueti era, semplicemente, un articolo d’opinione. Questo mi ha spinto a cercare un confronto "attivo" con i miei lettori: non solo potrete leggermi, ma potrete anche scrivermi! Mi prendo la libertà, pertanto, di invitarvi al dialogo. Potreste cominciare dicendomi cosa ne pensate dei miei libri. Se siete curiosi, sarò lieto di approfondire un tema che vi sta a cuore, rivelarvi cosa ha innescato una ricerca, dato vita a un personaggio, a un fatto o a una situazione particolare: insomma, non esitate a farmi domande.

Cordialmente
Franco Cacciapuoti

sabato 4 giugno 2016

ARMAGEDDON


Secondo alcuni, dalla cime di Armageddon, la mitica collina che sovrasta la piana di Megiddo a Israele, si può vedere la fine del tempo, perché è qui che verrà combattuta l’ultima battaglia, quella che metterà fine a tutte le guerre (in ebraico, har significa "montagna" e mageddon è una derivazione di Megiddo). La profezia dell'Apocalisse vi colloca lo scontro finale tra il bene e il male o più precisamente, tra coloro che hanno accettato Gesù Cristo e coloro che non l'hanno fatto. Armageddon domina una valle lunga trecento chilometri che in quel giorno fatidico sarà costellata di cadaveri; da due a tre miliardi, secondo l'estrapolazione di alcuni commentatori. Una scena davvero impressionante!
Infatti, ai piedi di Armageddon si combatterà la grande guerra totale tra i popoli della terra, al termine della quale si attende il cataclisma naturale/sovrannaturale profetizzato nell'Apocalisse. Di tutti i potenziali cataclismi, Armageddon è l'unico per cui numerosi gruppi di cristiani pregano e fanno progetti. Ed è l'unica profezia che l’umanità ha il potere di evitare o di far accadere.

Marx ha osservato che, quando una teoria afferra le masse, diventa una forza materiale: le teorie di Marx hanno fatto proprio questo effetto. La dottrina di Armageddon ha afferrato molti gruppi, piccoli ma estremamente motivati e molto potenti, negli Stati Uniti, in Israele e nel mondo musulmano, e sta diventando una forza potente, forse inarrestabile, nella politica globale. La storia non è fatta dalla maggioranza: in genere, le maggioranze subiscono e sono pochi fanatici che muovono il motore della storia. E' solo una minoranza di fanatici che può prendere un luogo venerabile e trasformarlo in un massacro assai poco santo!
È molto pericoloso il richiamo che Armageddon esercita trasversalmente in tutto il mondo. The Late Great Planet Earth, di Hal Lindsey, che profetizzava la battaglia di Armageddon per il 1988, fu uno dei bestseller degli anni settanta. Ardenti cristiani dagli Stati Uniti, dall'Europa e da ogni angolo del mondo accorsero sul luogo e le agenzie turistiche israeliane videro quadruplicare il loro giro d'affari. Un recente sondaggio del ministero israeliano del turismo indica che, dei due milioni di turisti che visitano annualmente Israele, più della metà sono cristiani, e più della metà di questi ultimi appartengono a movimenti evangelici.

I cristiani evangelici sono il movimento più impaziente di scatenare la battaglia di Armageddon, in ardente aspettativa del "rapimento", il mistico momento precedente alla battaglia in cui i veri cristiani verranno letteralmente sollevati in aria e portati in cielo per unirsi a Dio. Non c'è dubbio che, almeno per loro, sarà un momento entusiasmante, perché dall'alto dei cieli e al sicuro, potranno guardare in basso e assistere alla battaglia in corso tra le due fazioni: da una parte i cristiani che, a causa di qualche imperfezione nella loro fede o di un destino guerriero, non erano stati inclusi nel "rapimento", e dall'altra i seguaci dell'Anticristo, un carismatico falso messia che, secondo loro, comprenderanno laici, pagani, induisti e buddhisti, oltre a cristiani, ebrei e musulmani. Nella teologia dei movimenti evangelici ci si aspetta che un gran numero di ebrei si converta al cristianesimo per stare dalla parte giusta al momento della battaglia.
Più gente si reca ad Armageddon, più questa collina diventa un luogo mistico e più è probabile che qualche incidente, casuale o voluto, faccia scoppiare davvero una guerra.
Una curiosità: qui venne scoperta quella che potrebbe essere la più antica chiesa cristiana di tutto il mondo. Avvenne per caso, a Megiddo, nel 2005, ad opera di Ramil Razilo, un musulmano che scontava due anni di pena per reati contro il codice della strada e che, assieme ad altri reclusi, era impegnato nella costruzione di un nuovo impianto di detenzione per palestinesi. La chiesa di Armageddon, come viene chiamata, risalirebbe al III o al IV secolo, epoca in cui i riti cristiani si celebravano ancora in segreto. Al centro del mosaico di sette metri quadri, al centro del pavimento, c'è un cerchio che contiene due pesci. Il pesce è un antico simbolo cristiano, l'acrostico delle iniziali della parola greca per pesce significano che Gesù Cristo è Dio e il salvatore. I cristiani dei primordi non si riconoscevano attraverso il simbolismo della croce, bensì attraverso quello del pesce; era la chiesa dell'apostolo Pietro, il "pescatore di uomini".
Benché nella Bibbia non ci sia nessun accenno al riguardo, questa scoperta fu acclamata come un altro segno che la fine è vicina. Intanto, è passato in sordina più di un decennio…

mercoledì 1 giugno 2016

LA PESTE



Il mondo conobbe, nel XIV secolo, una delle più tremende catastrofi che si ricordi, la Peste Nera. Partendo dall'Estremo Oriente, passando per l'Asia, coinvolse l'Europa intera. Gli effetti furono devastanti: si stima che in sei anni, a partire dal 1346, ci furono dai 25 ai 45 milioni di morti. Furono anni terribili, anni tribolanti e apocalittici, anni in cui strani segni apparivano nel firmamento.
Ma, prima di affrontare l’argomento, vediamo di quali tipi di peste si è attualmente a conoscenza. E' generalmente suddivisa in due grandi tipologie, quella bubbonica e quella polmonare.
La peste "bubbonica" è quella più comune. E' caratterizzata da gonfiore dei linfonodi. I gonfiori sono chiamati "bubboni" e sono accompagnati da vomito e febbre. La morte (se la malattia non è trattata) arriva in pochi giorni. Non c’è possibilità di contagio diretto, infatti, per diffondersi ha bisogno di un vettore, come ad esempio una pulce. Per questo motivo, molti storici credono che roditori infestati da pulci abbiano causato la peste bubbonica.
La peste polmonare, invece, è molto contagiosa. È caratterizzata da brividi, rapida respirazione e tosse con fuoriuscita di sangue dalla bocca, temperatura corporea alta. La morte arriva, di norma, tre o quattro giorni dopo che la malattia è stata contratta. Questo tipo di peste è quasi sempre fatale e si trasmette meglio in condizioni di freddo e di scarsa ventilazione.
Oggi, alcuni medici sostengono che la peste polmonare sia stata la responsabile della maggior parte di vittime della Peste Nera a causa del sovraffollamento e delle pessime condizioni igieniche allora prevalenti in Europa.
Ma è davvero spiegata in "toto" quella immane catastrofe? E' davvero stata causata da pulci, roditori e scarsa igiene? Probabilmente si, ma in quel periodo si sentivano strane storie, cronache riportate su testi datati, parlano di misteriosi fenomeni avvenuti prima dell'apparizione della catastrofe.
In molti notarono strane "nebbie", misteriose "comete" ed enigmatici "uomini in nero".

Le "nebbie" cui trattasi erano, generalmente, colorate di rosso oppure bluastre e maleodoranti. Si manifestavano in seguito o durante l’apparizione di strane luci nei cieli. Le umide nebbie pestilenziali precedevano l'epidemia. Molti medici del tempo davano per scontato che queste nebbie causavano la peste.
Secondo Nohl, la peste in Cina (altra piaga, che avvenne prima della Peste Nera) iniziò ad imperversare già nell'anno 1333, "dopo che una terribile nebbia emise un puzzo terribile e infettò l'aria".
Rapporti inerenti mortali "nebbie" e "nebbie pestilenziali" arrivarono da tutte quelle parti del mondo infestate dalla terribile piaga. Nel libro scritto da Deaux George dal titolo "The Black Death, 1347", si afferma che le persone erano convinte di aver contratto la malattia dal puzzo o addirittura, come talvolta descritto, vedevano realmente la peste passare attraverso le strade come una pallida nebbia.
Numerosi episodi similari arrivarono da ogni dove. Cosa era questa nebbia? Sinceramente, non lo sappiamo, può darsi anche che sia trattato di un fenomeno naturale, reso più drammatico dagli eventi dell'epoca. Ma i testimoni non avvistarono solo strane e maleodoranti "nebbie". In cielo apparivano delle comete!

Per onor di cronaca, in quel periodo storico qualunque fenomeno strano nei cieli era identificato come una "cometa". Un esempio è quello rappresentato, con una raffigurazione, nel libro scritto da Lycosthenes Conrad dal titolo "Prodigiorum ac Ostentorum Chronicon", dato alle stampe nel 1557, si legge di una cometa che fu vista in Arabia che aveva la forma di una trave di legno appuntita. Il disegno dell'avvistamento (qui riprodotto), avvenuto nel 1479, non lascia dubbi: si nota che non ha l'aspetto di una "cometa", bensì di una sorta di missile "antelitteram", quello che oggi chiameremmo un UFO.

 
 
Nei secoli precedenti alla Peste Nera, furono avvistate strane comete, che portarono pestilenze e sventure. Si citano avvistamenti in Italia, nell'anno 984. Nel 1019 ne fu testimone l'imperatore Ottone III, che nel mese di giugno avvistò delle travi ardenti. Nel 1316 quando a Costantinopoli furono viste "tre lune" e "tre comete", nei tre mesi successivi, la fame e la peste fecero un gran danno. E gli esempi potrebbero continuare all'infinito. Queste comete o presunte tali, interagivano attivamente con l'ecosistema circostante. Sempre nel libro scritto da Deaux George, citato in precedenza, si legge che "le prime relazioni (della peste) arrivarono dall'Oriente... i rapporti provenienti da quella parte del mondo... descrivevano meteore e comete che emanavano gas nocivi, che uccisero gli alberi e distrussero la fertilità della terra".
A quanto pare, strani oggetti volanti stavano "spruzzando" diserbanti chimici nell'aria.
Per quanto incredibili, episodi simili si perdono nella notte dei tempi. Anche nell'antica Mesopotamia veniva descritta la defogliazione ad opera di antichi "Dei". Forse, nasce così il mito secondo il quale l'apparizione delle comete porta cattivi presagi. Da parte mia, ritengo plausibile che qualcosa, proveniente dallo spazio esterno, possa causare, periodicamente, immani catastrofi.

E che dire degli avvistamenti degli "uomini in nero"? Naturalmente non parliamo dei fantomatici MIB di cui parla la letteratura ufologica moderna, ma di strani esseri che venivano avvistati poco tempo prima che si propagasse la peste.
Queste misteriose figure umanoidi venivano, avvistate in periferie cittadine, nei campi o nei villaggi e la loro presenza avrebbe preannunciato lo scoppio di un’epidemia.
Ci è stato tramandato un esempio di queste apparizioni, è quella che sarebbe avvenuta in Germania, a Brandeburgo, nel 1559. Vennero avvistati dodici esseri "orribili", muniti di attrezzi identificati come lunghe falci, intenti (apparentemente) a tagliare l'avena. Immediatamente dopo, una grave epidemia colpì la città tedesca.
Altri avvistamenti furono riportati in varie altre zone d'Europa. Esseri "demoniaci", vestiti di nero e muniti di "falci". Solo leggende? Resta il fatto che da quelle storie nacque l'icona popolare della "morte", immagine vista come un demone o uno scheletro provvisto di falce.