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venerdì 20 novembre 2020

LE MISTERIOSE MUMMIE DI NAZCA

 

Si è scomodato persino un membro del Congresso di Cuzco, Armando Villanueva Mercado e il suo movimento politico “Acción Popular”, che ha presentato una proposta di legge per considerare formalmente l’importanza storica e culturale dell’indagine archeologica e tecnica delle Mummie umanoidi di Nazca. La proposta di legge raccomandava al Ministero della Cultura e al Consiglio Nazionale della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione Tecnologica, di continuare la ricerca per determinare con assoluta certezza la peculiarità delle mummie umanoidi presenti nella piana di Nazca. 

Anche il giornalista peruviano Jois Mantilla, uno dei pochi reporter che bada al sodo, presentò fatti concreti  chiedendo agli scienziati locali di intervenire, soprattutto per scoprire se questi reperti fossero dei falsi oppure delle autentiche mummie aliene.

L’Archeologo Cesar Soriano incontrò allora Leandro Benedicto (alias “Mario Peruano”) la guida turistica che trovò in una grotta chiamata La Citadella, nell’agosto 2018, i corpi umanoidi mummificati (che rimasero sotto la sua custodia) per chiedergli di poterli portare in laboratorio. La custodia, secondo alcuni spetterebbe alle comunità di Nazca e Palpa che potrebbero trarne vantaggio se ne assumessero il Patrocinio culturale. In tal modo si potrebbe promuovere il turismo locale e creare un sito in cui gli scienziati potrebbero lavorare. Si auspicava anche il sostegno dello Stato che avrebbe potuto così liberare il signor Leandro Benedicto dalle implicazioni legali.

Una conferenza stampa dell’equipe di ricercatori che aveva già studiato le mummie (supportati da GaiaTV e Jaime Maussan) si tenne a Lima, in Perù,  nel 2018. Furono esposti i risultati, incerti, sul DNA, l’aspetto medico legale e le prime conclusioni degli antropologi.

Intanto, l’archeologo Cesar Soriano affermava di aver trovato un sito in cui si trovavano altri piccoli corpi umanoidi. La zona è conosciuta come “La Millonaria”. Affermò di aver scattato fotografie di una piccola creatura umanoide rinsecchita, ma non poté procedere allo scavo perché non ne aveva il permesso e temeva di danneggiare il sito archeologico. Rivelò che giacevano in alcune gallerie artificiali dove, sembra, siano stati rinvenuti anche dei manufatti. Tuttavia, la scoperta non sembrò attirare l’attenzione del Ministero e dell’Instituto Nacional de Cultura.



L’università S. Luigi Gonzaga, di Ica, che ottenne in custodia le mummie tridattile (erano visibili in apposite teche) verso la fine del 2019 ha accettato di collaborare con i ricercatori per rivendicare (o smentire) l’autenticità e la straordinarietà di questi resti biologici, mummificati naturalmente, scoperti dai tombaroli locali vicino a Nazca, famosa in tutto il mondo per le sue enigmatiche linee visibili solo dall’alto. Thierry Jamin, direttore dell’Istituto Inkarri-Cusco e promotore del cosiddetto “Alien Project”, patrocinato dal giornalista messicano Jaime Maussan e dal gruppo di Gaia.com insieme a un numeroso team di medici e biologi, hanno effettuato svariati test dai risultati sconcertanti, le cui credenziali sono però state più volte contestate da chi crede che si tratti solo di una truffa ben congeniata. La consegna dei reperti all’Università di Ica è coincisa con una conferenza (“Le mummie di Nazca: frode o evento storico?”)  nella quale sono stati sintetizzati i punti centrali della ricerca scientifica condotta finora in centri e laboratori privati, visto l’ostracismo e la chiusura dimostrati dagli enti di ricerca nazionali e dal Ministero della Cultura di Lima che, senza neanche esaminarle, ha subito definito le mummie dei falsi creati solo a fini di marketing. Eppure, per i tre relatori principali - lo stesso Jamin, il medico russo Galetsky Dmitri Vladislavovich (professore di odontoiatria e chirurgia maxillo-facciale dell’Università di San Pietroburgo) e il biologo messicano José de la Cruz Ríos Lópe - non c’è invece alcun dubbio che si tratti di autentiche creature viventi con caratteristiche molto diverse da quelle umane

Mostrando foto e riproduzioni in 3D, i tre hanno presentato i loro studi basati sul Carbonio 14, oltre che su esami istologici, antropologici e anatomici effettuati su quei corpi dotati ancora di organi interni, conservati grazie alla polvere di diatomee, un’alga fossile molto ricca di silicio che ne ha impedito decomposizione. Ma è il test del DNA a dare l’idea della peculiarità di questi resti: a detta dei ricercatori, le mummie (alcune sono di piccole dimensioni, ma quella denominata “Maria” è grande come un essere umano adulto) condividerebbero con l’uomo solo il 15-25% del patrimonio genetico. Un’affermazione che lascia a bocca aperta!

Per quanto riguarda la fisiologia e l’anatomia, poi, i corpi mostrano crani più larghi, assenza di padiglioni auricolari, cavità oculari più ampie e vertebre cilindriche che avrebbero permesso loro di ruotare il collo quasi di 180 gradi. Anche la particolare conformazione dei piedi (dotati di tre lunghe dita, esattamente come le mani), del tallone e della pianta comportava una deambulazione diversa dalla nostra, ma comunque eretta. Non solo: di diverso rispetto agli umani, le bizzarre creature alte poche decine di centimetri avevano anche la clavicola, il bacino, la bocca, le articolazioni e le impronte digitali. Le narici sembravano in grado di respirare “aria satura”.

D’altronde, affermano sempre i ricercatori di Alien Project, quegli esseri non erano neppure mammiferi, ma ovipari, visto che in uno dei corpi di dimensioni minori, soprannominata “Josefina”, è stato trovato un uovo fecondato con all’interno un embrione. Al di là dell’aspetto umanoide, quelle creature avevano piuttosto le caratteristiche dei rettili e una pelle a squame che le rendeva adatte a vivere nell’ambiente desertico. Sorprendentemente, nell’intestino di uno degli esseri sarebbe stato trovato anche un seme d’uva, a riprova che nel continente sudamericano questo frutto esisteva prima dell’arrivo degli Spagnoli. Anzi, molto prima: gli esami avrebbero permesso di datare alcuni reperti addirittura a 1800 anni fa.

Jaime Maussan sostiene altresì che c’è un nesso tra le pietre di Aztlàn e il ritrovamento delle Mummie Aliene di Nazca. I volti delle Mummie Aliene somigliano tanto ai disegni che si trovano nelle ceramiche di Ojuelos e mostrano creature aliene con occhi e testa molto grandi, che interagiscono con le popolazioni locali. Insomma, nel II-III secolo d.C., a Nazca e Palpa, in mezzo alle comunità precolombiane, sarebbero vissute anche queste strane creature dalle caratteristiche assurde.

Da dove provenivano?

Jamin, Vladislavovich e Ríos López non si sono avventurati in ipotesi: hanno piuttosto spiegato che servono indagini più approfondite, per cercare di stabilire quali rapporti potessero intercorrere tra quegli individui tridattili e gli esseri umani dell’epoca e se questi esseri abbiano avuto un ruolo nella realizzazione delle celebri Linee. A rendere ancora più intricata la matassa, l’annuncio del ritrovamento di un nuovo geoglifo, ovvero un grande disegno tracciato nel terreno, scoperto nella regione cilena di  Tarapacá,  che raffigura un essere umano con tre dita.

Maussan, sicuro di se, afferma l’origine extraterrestre dei reperti. Le analisi, specialmente quelle del DNA sui corpi più piccoli, dimostrano che si tratta di reali esseri viventi che non somigliano a nessun altro essere vivente sulla Terra - ha detto il giornalista, citato dalla televisione Eco Peru. Maussan ha a sua volta esortato le autorità competenti in ambito archeologico a fare nuovi scavi e a intensificare le ricerche, perché a suo avviso, nascosti in altre tombe ancora da scoprire, potrebbero esserci molti altri esemplari di questi umanoidi. Un invito che il vicerettore dell’Università San Luigi Gonzaga, Martín Alarcón, ha fatto suo: le mummie rimarranno nell’ateneo per essere sottoposte a minuziosi esami, allo scopo di verificarne l’autenticità. E forse alla fine di questo nuovo ciclo di studi sapremo se abbiamo a che fare con la frode meglio orchestrata degli ultimi decenni oppure con la scoperta più incredibile del XXI secolo.

domenica 15 novembre 2020

L'AEREO CHE ATTERRO' DOPO 35 ANNI


Basandosi sulla teoria della relatività generale, che descrive le interazioni tra massa, spazio e tempo, i fisici cercano di scoprire se una distorsione in queste variabili possa generare qualcosa come un tunnel temporale, una sorta di "wormhole", ma responsabile del collegamento tra due punti nel tempo. È solo un'ipotesi, quindi non sappiamo se il fenomeno sia fattibile. La storia del volo 513 è sicuramente una leggenda metropolitana: non ne ho trovato traccia negli annali dell’aviazione. Ho trovato, invece, tante storie simili che però si distinguono nei particolari (aeroporto di partenza o di arrivo, compagnia aerea, identificativo del volo, date in cui sarebbe iniziato il volo, quella in cui è terminato etc.). Una storia poco credibile, quindi, ma che ha appassionato i lettori di questo genere. Se la pubblico è solo per dare completezza a un blog che ormai è divenuto un compendio di tutto ciò che è insolito o misterioso.


Il 4 settembre 1954 il volo 513, della compagnia aerea Santiago, partì dalla Germania Est, diretto a Porto Alegre, in Brasile. Il decollo avvenne in modo del tutto normale ma, una volta sull’Oceano Atlantico si perse il contatto radio con l’aereo. Allora, come oggi, la scomparsa di un aereo causa una gigantesca mobilitazione tesa alla ricerca degli eventuali sopravvissuti o almeno dei resti dell'aereo. Tuttavia, nonostante le intense ricerche, l'aereo non fu più trovato. Ma il 12 ottobre 1989, un vecchio aeroplano  apparve sopra l'aeroporto di Porto Alegre.Seguendo la procedura, ma senza attendere l’autorizzazione della Torre di controllo, con la quale non vi fu alcun contatto radio, l’aereo inizio le fasi di atterraggio, provocando scompiglio tra i controllori del traffico aereo che dovettero liberargli la pista (in qualche versione alternativa si palesa addirittura una quasi collisione in volo con un altro aereo). Quando l’aereo si fermò, fu inviata una squadra per investigare sull’accaduto. L'aereo era un vecchio modello (in molte versioni un lockheed costellation L-049/149) ma appariva in buone condizioni. Ciò che catturò l'attenzione della squadra, furono le insegne della compagnia, che aveva chiuso le attività nel lontano 1956. Le guardie aeroportuali fecero irruzione a bordo, ma ciò che videro li lasciò esterrefatti. In cabina c’erano novantadue scheletri, tutti seduti correttamente nelle loro poltrone. Come se ciò non bastasse, anche i membri del'equipaggio erano al loro posto, i motori erano accesi e il pilota aveva ancora le mani scheletriche sui comandi. Sebbene il caso fosse qualcosa di clamoroso non ebbe alcuna ripercussione. La storia venne alla luce solo grazie a un giornale americano il “Weekly World News”, noto per le sue pubblicazione che riguardano spesso argomenti soprannaturali o paranormali. Ciò ha fatto sì che in pochi fossero propensi a credere a questa storia. Tuttavia, c’è chi è propenso a credere che sia stata messa in atto una copertura.

L’ottimo aspetto dell'aereo, dopo trentacinque anni, potrebbe essere la prova che fosse davvero incappato in una fenditura dello spazio-tempo proprio mentre attraversava l'Atlantico. A sostenere questa tesi fu il Dr. Celso Atello, uno studioso del paranormale. Però secondo questa teoria, i passeggeri e il rispettivo equipaggio sarebbero dovuti rimanere in vita. Il motivo per cui i passeggeri sono morti, ha spinto i ricercatori a considerare l'ipotesi che il volo potrebbe avere avuto un contatto con degli alieni che avrebbero ucciso i passeggeri. Una volta che i passeggeri e l'equipaggio furono "soppressi" gli alieni avrebbero deviato l'aereo conducendolo fino all'atterraggio in un aeroporto del Sud America scelto in maniera casuale. Un’ipotesi fantasiosa e del tutto priva di fondamento. Insomma, ci sono molti dubbi sull'evento, anche considerando che la storia coinvolge questioni che vanno al di là delle nostre conoscenze.