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domenica 28 agosto 2022

1987 - GRAVEL CREEK (CANADA)



All'alba del tre settembre 1987 il testimone (anonimo) caricò l’attrezzatura da campeggio sul rimorchio della bici e si diresse verso il Mac Pass. Pedalava di buon grado a circa 10 Mph immerso nel verde delle colline. Dopo un paio di miglia, ebbe bisogno di fermasi. Era in piedi, proprio davanti alla sua bici e guardava le montagne, verso sud. Quando notò con la coda dell'occhio, a sinistra, quello che all'inizio pensava fosse un aeroplano. Era, più o meno a 400/500 metri di distanza e aveva all'incirca le dimensioni di un Dakota (aereo) o di uno scuolabus. Stava viaggiando, a una quota incredibilmente bassa, da nord a sud, a meno 40 metri da terra e si muoveva lentamente (circa 30 km/h). Come un aereo, aveva quelli che sembravano oblò, lungo tutto il lato della “fusoliera”. Non aveva ali, ma la “carlinga”, a forma di sigaro, aveva una striscia grigia al centro e una verde scuro sopra e sotto. Pensò che qualcosa non quadrava, poi capì: non percepiva alcun suono! Se fosse stato un aereo, il rombo del motore avrebbe inondato tutta la valle. Sembrava smaterializzarsi parzialmente per poi tornare alla forma solida, lo fece un paio di volte. A questo punto il testimone lo identificò senza alcun dubbio come un UFO.
Probabilmente non vogliono essere visti – pensò.
Si accovacciò a terra nascondendosi dietro gli arbusti, sul ciglio della strada. Lo vide scomparire dietro una collina.
Si alzò per recuperare la bicicletta e continuare il cammino. Non era turbato, anzi si sentiva eccitato, persino felice per quello che aveva potuto osservare. A questo punto sentì un tonfo metallico alle sue spalle, proveniva da dietro la curva. Il rumore era simile a quello che fa il bagagliaio di un'auto che viene chiuso. Pensò che non era da solo e decise di raggiungere l’altro viaggiatore per condividere quello che aveva visto. Una volta dietro l’angolo, però, vide a meno di 20 metri di distanza, due creature grigie che indossavano delle tute blu! Erano alte circa 1,5 metri, avevano grandi teste e un aspetto da insetti: facce appuntite, occhi grandi, braccia, corpo e gambe molto sottili. Insomma, più che persone, sembravano cavallette. Immediatamente, quello di sinistra portò la mano sinistra all’altezza della vita, dove afferrò una specie di torcia e gliela puntò contro. Vide un lampo di luce. Rimase paralizzato, non vedeva e non sentiva più nulla. Provò a urlare ma tutto ciò che uscì dalla sua bocca fu un grugnito distorto.



Era sul ciglio della strada, in piedi, spaventato, tremante e confuso. Si ricordò di tutto ciò che era appena successo e visto che ora era libero, pensò bene di svignarsela. Si girò per prendere la bici, ma questa non c’era. Poi la vide, era dall'altra parte della strada: non l’aveva lasciata lì. Ancora in preda al panico, la inforcò e solo allora si accorse che era bloccata. Le chiavi non erano nel blocco, eppure le aveva lasciate lì. Come d’incanto, le trovò nella sua mano. Liberò la bici e andò via di corsa. Mentre pedalava, notò che le ombre degli alberi puntavano nella direzione sbagliata, come se il sole invece dell’alba fosse al tramonto. Infatti, mezz'ora dopo era già buio. Com’era possibile? Era uscito di buon mattino solo un'ora prima: cosa stava succedendo? Era davvero confuso.
Si accampò e mise a fare il caffè. Sentì un leggero ronzio sopra la tenda. Avvertiva una leggera vibrazione propagarsi nell'aria, tutt’intorno. Prese la pistola e si preparò ad affrontarli, ma tutto durò solo dieci minuti. Permase la sensazione che lo stessero osservando, ma non ebbe il coraggio di guardare fuori.
Non riusciva a prendere sonno. Mentre beveva il suo caffè, cominciò ad avere dei flashback. Ricordò di essere rimasto, in uno stato di torpore, a guardare dall’alto la scena che sfrecciava sotto di lui, come se stesse volando. Vide montagne, fiumi e foreste passare molto velocemente. Aprì gli occhi, ma non poté vedere nient’altro che l’oscurità. Un nero molto profondo e scuro come l'inchiostro. Poi, l’oscurità si ritirò, rivelando un volto: una creatura di tipo Grigio. Nella mente sentiva una voce che ripeteva: - non c'è niente di cui preoccuparsi.
C'erano tre o quattro di questi individui, ma solo uno di loro parlava. Non c’erano i due insettoidi che aveva visto in strada: quelli, non li ha più rivisti. A questo punto, chiese: - avete intenzione di fare esperimenti?
La risposta fu: - sono già stati fatti.
Rifletté sul fatto che stava bene, solo le mani avevano qualcosa. Continuava a sfregarsi le mani ma non le guardava, perché era più curioso di vedere cosa c’era intorno. Non provò alcun disagio. L'essere più vicino gli chiese se gli sarebbe piaciuto vedere il suo pianeta natio e lui accettò. Si avvicinò, quindi, a un’apertura, dove c'era una macchina che sembrava una grande fotocopiatrice. L’alieno gli raccomandò di non toccarla. Gli indicò una stella bianca e luminosa e disse: - è la tua casa. Non sapeva nulla di astronomia, ma ritenendo che la Terra apparisse blu, pensò che l’alieno stesse mentendo. Continuò a impartirgli nozioni di astronomia, ma erano troppo complicate e il testimone non le capì. Gli chiese se voleva visitarlo, ma lui declinò l’invito dicendo che non era ancora pronto per questo. Desiderava fare quel viaggio, ma sentiva che non era il momento giusto. Gli comunicarono che avrebbe dimenticato tutto, la qual cosa gli provocò una certa delusione. La prima parte dell'esperienza fu spaventosa, ma una volta a bordo, si dimostrarono amichevoli e disponibili. Il loro aspetto non lo infastidiva: in realtà, fu come rivedere dei vecchi amici.
Gli diedero un bicchiere trasparente, pieno per tre quarti di un liquido giallo e lo invitarono a bere. Gli dissero che gli avrebbe fatto dimenticare tutto. Rispose che non voleva dimenticare: un'esperienza del genere andava ricordata! La risposta fu: - è per il tuo bene.
Quindi, bevve tre sorsi e mise giù il bicchiere.
Si ritrovò sulla bicicletta, spaventato a morte: voleva solo andar via da lì.

venerdì 26 agosto 2022

2014 - KELOWNA (BRITISH COLUMBIA)



Erano le 20:45 del ventisei maggio 2014. Il nostro testimone (anonimo) decide di fare quattro passi: una passeggiata intorno all'isolato che lo avrebbe impegnato per mezz'ora. Stava attraversando un vicolo buio tra due edifici residenziali che finiva nei pressi di una vecchia scuola posta di fronte al liceo il quale era dotato di vaste zone destinate a campi sportivi. Mentre era nel vicolo, sulla via del ritorno, ebbe modo di parlare con un gruppo di ragazzi che sostenevano di aver visto un UFO e che, se si fosse affrettato, avrebbe potuto vederlo anche lui. Gli indicarono il luogo dell’avvistamento, ma non lo accompagnarono poiché dovevano andarsene. Si recò sul posto, ma non notando nulla di strano pensò che le indicazioni fossero errate o forse, aveva sbagliato strada e ora si trovava su un altro campo. Tuttavia, dopo qualche minuto, osservò nel cielo delle luci che comparvero dal nulla. Vide cinque luci che componevano una formazione a V, delineando la sagoma di un oggetto a forma di boomerang. l'UFO divenne perfettamente visibile in quanto, non solo si trovava a una quota inferiore, ma anche perché le nubi che lo circondavano si dissolsero rapidamente lasciando uno spazio tutt'intorno all’oggetto. Ebbe paura, ma provò altrettanto stupore e curiosità alla vista di quell’oggetto strutturato che si spostava verso est e in seguito verso sud, salendo di quota. Osservò le luci ridursi mentre si allontanavano. Infine, l'UFO scomparve in una striscia di luce che sembrava una stella cadente, solo che continuava a volare invece di cadere. Poi, all’improvviso, un’evoluzione: la luce scattò all’indietro e mentre si muoveva a super velocità verso di lui, diventava un po' più luminosa. Si fermò di colpo. L'avvistamento durò una decina di minuti e tutto avvenne poco dopo le 21:00. Quando lasciò il campo, l’UFO era ancora lì.

Tornò a casa eccitato per quello che aveva appena osservato e decise di riferire al suo coinquilino che, se voleva, anche lui avrebbe potuto vedere un UFO. Salì al piano di sopra, bussò alla sua porta ed entrò nella stanza. Fu subito investito da una raffica di vento che fece alzare le tende fino al soffitto. Si sentì male, stava per svenire, gli sembrò di essere sotto l’effetto di una droga o sopraffatto da una presenza tenebrosa. Vide una creatura, un’ombra oscura avvicinarsi e rimase paralizzato dalla paura.
Trovando la camera vuota ebbe il timore che avessero preso il suo coinquilino. Scese giù in soggiorno e in quel preciso istante ebbe una percezione di tempo mancate: era certo che fossero trascorsi solo venti secondi ma, in realtà, erano passati quaranta minuti. Trovò il suo coinquilino: era fuori. Quando gli raccontò ciò che aveva visto e ciò che gli era successo, lui non mostrò alcun interesse: era stranamente apatico e indifferente.

Il nostro testimone, ora, temeva che sarebbe stato rapito e pensò bene di allontanarsi, poiché non voleva che qualcun altro venisse coinvolto. Usci di casa e camminò per circa un'ora raggiungendo un luogo isolato in prossimità di un piccolo ruscello dove era solito organizzare dei picnic. Nel silenzio più assoluto, iniziò a calmarsi e a riflettere su ciò che gli era successo. Non del tutto poiché sobbalzava ad ogni minimo fruscio dell’erba alta. In effetti, qualcosa venne fuori dai cespugli: un cane era venuto ad abbeverarsi al ruscello per poi continuare per la sua strada.
Verso l'una di notte, convinto che il percolo fosse passato, recuperò lo zaino e stava per dirigersi verso la strada, quando sentì di nuovo qualcosa muoversi tra i cespugli. Pensò che il cane fosse tornato e che stava bevendo al torrente. Si diresse verso l’acqua nel tentativo di accarezzarlo: sentiva il bisogno di un approccio amichevole. Ma si sbagliava: non era il cane!
Vide due piccole creature umanoidi, alte circa quattro piedi e di corporatura molto snella. Erano di colore scuro ma non proprio nere. Avevano grandi occhi neri ed erano completamente glabri. Vide gli “ET” scappare e dirigersi verso un autolavaggio. Uno dei due saltò su un'auto con estrema facilità, continuò la sua corsa sul tetto per poi saltare giù, continuando a seguire l'altro e scomparire, entrambi, nel buio della notte. Pensò di scappare anche lui, ma in direzione opposta. Perciò si diresse verso l'autostrada che, tra l’altro, era illuminata: tutto ciò che voleva, in quel momento, era sentirsi al sicuro e quelle luci infondevano una certa sicurezza.

In seguito, dirà agli investigatori del MUFON:

“Sinceramente non ho idea di cosa avrebbero potuto farmi o del perché siano scappati. Ho persino pensato che, forse, venivano per bere l'acqua dal torrente o ancora, che stavano cercando quel cane randagio che era venuto a bere prima di loro. Ad ogni modo, oggi mi è più facile accettare l’idea che non siamo soli e non mi stupisco più del fatto che ci siano così tante testimonianze di strane luci nel cielo né dell’esistenza delle creature note come alieni Grigi: li ho visti con i miei occhi!”





L’immagine a corredo del post è evocativa

martedì 23 agosto 2022

L'ALIENO BLU


   Joseph Stillwell fu svegliato da uno strano rumore, un "pop" a bassa frequenza: aprì immediatamente gli occhi. Era sdraiato sul letto, in posizione supina. Notò subito la biancheria da letto tirata verso l'alto a formare una sorta di piramide che non gli permetteva di vedere la parete ai suoi piedi. Nulla sosteneva questa struttura che sembrava essere rigida. Fissò con meraviglia un riverbero di luce azzurro cielo che si stagliava sul soffitto. Questo, infatti, era illuminato da un debole bagliore blu pulsante e la sorgente di questa luce era ai piedi del letto, oscurata alla sua vista dal bizzarro cumulo di coperte. Sollevò entrambe le braccia, afferrò il cumulo e lo tirò giù mentre alzava la testa: non oppose alcuna resistenza. Il soffitto sembrava la superficie dell’acqua di una piscina, caratterizzata da quei motivi luminosi intrecciati che sembrano rispecchiarsi sul fondo della vasca. Era tridimensionale e sporgeva dal piano del soffitto. Era come se ci fosse un fluido, ben visibile al di sopra del punto in cui avrebbe dovuto esserci la volta. Sembrava che la parte interessata del soffitto fosse sparita, sostituito da questo “fluido” che copriva tutta l'ampiezza della stanza con una nitida terminazione sulle tre pareti dove Il bordo appariva sfocato. Non emetteva alcun suono anche se sembrava vibrare. Joseph rimase ipnotizzato da questo strano fenomeno.
C'era qualcuno ai piedi del letto.
La luce blu sul soffitto svanì e la testa dell’individuo, che stava in piedi, iniziò a brillare di blu. Era grande circa il doppio di quella di un uomo e aveva enormi occhi neri. L’essere era alto, più di un metro e ottanta e indossava un mantello scuro con un colletto che aveva una scollatura a "V" sul davanti che si alzava fino alla mascella su entrambi i lati. Il mantello copriva l'intero corpo, era ampio e aveva numerose pieghe verticali. Insomma, sembrava proprio che fosse fatto di stoffa. Stava guardando alla sua destra, ma quando il testimone si alzò, si voltò per guardarlo. Quella fu l'unica volta che lo vide muoversi.
Ad un certo punto la fascia blu sul soffitto riapparve ed era molto più grande di prima. Dal bordo del soffitto pendeva una cortina verticale, trasparente, che sembrava fatta di luce. Appariva come una gigantesca lastra di vetro che si estendeva per tutta l'ampiezza della stanza, da parete a parete e dal soffitto al pavimento. Raggi di luce blu e bianca ondulavano, riflettendosi su questo piano, tanto da farlo sembrare in movimento (come in una bandiera mossa dal vento). Il soffitto si muoveva in modo molto diverso rispetto a prima e non riproduceva l’increspatura delle onde, bensì una fila di tubi blu di circa un pollice e mezzo di diametro. I bordi di ciascun tubo erano ombreggiati e l'intera area era leggermente sfocata. C'erano decine di file di questi tubi, apparentemente ondeggianti. Nascevano dalla parete sinistra e scomparivano nella parete destra. Appariva come un display, ma era tridimensionale, con i tubi che si curvavano sotto il piano del soffitto e anche oltre, poiché superavano il punto in cui il soffitto doveva trovarsi. In effetti, il soffitto era scomparso di nuovo.
Il nostro testimone era in apprensione e continuava a pensare: "devo ricordare tutto".
Dato che la stanza era così intensamente illuminata, ora, era facile vedere i dettagli della creatura che stava davanti a lui. Si trovava proprio dietro la "cortina di luce" e non l'attraversò mai. La sua faccia aveva una forma umanoide: la bocca era stretta, senza labbra: una fessura dritta. Il naso era piccolo, dotato di due narici. Le orecchie erano piccole e appiattite contro i lati della testa. I suoi occhi erano enormi, nerissimi e sebbene apparissero umidi e lucidi non vide mai battere le palpebre, né notò delle palpebre. Quando si girò, l’occhio destro catturò la luce in modo diverso da quello sinistro: si poté vedere attraverso la membrana esterna la parte interna dell'occhio. C'era una striscia verticale, una striatura d'argento che sembrava essere parte del suo occhio interno. Quando alzò la testa e per la prima volta, lo vide di profilo, poté notare che la parte posteriore del cranio, era prominente: sporgeva a sbalzo sulla parte posteriore del collo. Non aveva capelli ma, sulla fronte, là dove doveva esserci l'attaccatura dei capelli c'era, invece, una grinza che correva tutta intorno alla testa. Infatti, la sommità della testa era appiattita e dove quella superficie piatta incontrava i lati curvi del cranio formava una cresta, un bordo che raccordava le superfici. Non cambiò mai espressione, non emise alcun verso.
Joseph si sdraiò sul cuscino, senza mai distogliere lo sguardo. Non aveva particolari sensazioni: non provava neanche paura. La creatura non si mostrò mai aggressiva.
Ad un certo punto la "cortina di luce" e il soffitto aumentarono notevolmente di luminosità. Quest’ultimo divenne così luminoso che Joseph dovette socchiudere gli occhi per continuare a guardare. Stava cercando di vedere il vero colore della creatura attraverso la luce blu e bianca che, a questo punto, vorticava intorno all'essere. Un "ciclone" di luce circondava la creatura. Una miriade di lampi di luce bianca e blu creavano una cascata di scintille mentre si incrociavano casualmente, circondando questo essere in un bozzolo di luce scintillante. La luce lampeggiante e vorticosa, gli permetteva di scorgere nuovi dettagli. La pelle della creatura non era blu, ma di un grigio molto chiaro, screziato di porpora. Il colore gli ricordava l'aspetto di un individuo cianotico. Notò dei vasi sanguigni sulla sua faccia e sulla testa, alcuni eccezionalmente grandi, specie sulla fronte. Erano blu, con molte biforcazioni. Ce n’era uno particolarmente grande sopra il suo occhio destro che correva verticalmente, diviso dalla piega del cranio, con la sezione più grande che correva sulla sommità della testa e un ramo più piccolo, ma molto prominente, che deviava a sinistra appena sotto la piega. Sembrava che la luce scaturisse da quell’essere e l'effetto "scintillio" divenne quasi accecante mentre i vortici ciclonici che circondavano questa creatura aumentavano di velocità. Non c'era alcun suono.
La creatura, avvolta nella luce, si alzò da terra. Ora, mostrava il suo lato sinistro. Non lo vide alzarsi e non notò quando si girò ma, in qualche modo, lo fece. La creatura era ai piedi del letto, dietro la “cortina” (non avendola mai attraversata) quando il testimone ebbe un'improvvisa consapevolezza che i suoi piedi stavano quasi toccando la superficie verticale trasparente, cercò di ritrarsi, ma non fu in grado di farlo. Fino a quel momento non aveva avuto paura, solo un senso di stupore e di meraviglia. Ma, ora che si sentiva paralizzato, era letteralmente in preda al terrore: ebbe la strana sensazione di andare incontro a una morte imminente. Era disperato: percepiva che gli sarebbe successo qualcosa di terribile. Con uno sforzo immane, riuscì a muovere le braccia e rotolò sul fianco sinistro. I suoi occhi si chiusero: non capì il perché.
Rimase sdraiato lì per circa un minuto. Poi riaprì gli occhi e guardò oltre la spalla, dove si trovava la creatura. Non c'era più. Era sparita così come pure la “tenda” trasparente e la luce azzurra.
Era disorientato, confuso. Non sembrava essere nella sua stanza: quella non era la sua stanza, non era buia come doveva essere. I muri non erano dove dovevano essere: erano troppo lontani. Si alzò a sedere: non riconosceva quella la stanza, era troppo grande. Soffriva di vertigini e non sapeva dove fosse. Si appoggiò all'indietro sul braccio sinistro e si sentì cadere. La ragione gli suggeriva che non si era mosso e continuava a guardarsi intorno. Il muro alla sua sinistra e quello ai piedi del letto sembravano allontanarsi da lui. Non riusciva a spiegarsi come un istante prima fosse cosciente e lucido e subito dopo, intontito, disorientato e debole. Cadde sulla schiena e si sentì leggerissimo. Tutto sembrava diverso, estraneo.
Si svegliò ed era mattina.


Ha un ricordo vivido e dettagliato di quanto è successo. Della strana creatura dei tubi che si muovevano e della cortina, ma il susseguirsi degli eventi come gran parte di quello che è successo quella notte, non è coerente. Vi sono dei vuoti, la memoria risulta scomposta e non sa spiegarsi perché. Eppure è certo di non aver mai distolto lo sguardo.
Non ha spiegazioni per quei vuoti.



Ero nel dubbio. Dovevo pubblicare questa storia? Una storia che inizia e finisce in un letto, con il testimone che si sveglia riscontrando che ormai è mattina, di dubbi ne lascia, eccome! Non potrebbe essere stato tutto un sogno?
Alcune persone soffrono di un disturbo chiamato “paralisi del sonno” e corrisponde all’incapacità di muoversi quando ci si risveglia durante una fase di sonno REM, ossia quella fase dove avvengono i sogni vividi. In questa fase delicata, il cervello normalmente attiva un meccanismo che paralizza il corpo: quindi si è incapaci di muoversi. In teoria è un meccanismo di sicurezza che dovrebbe impedire di farci del male. Tuttavia, per qualche ragione, a volte questo meccanismo non è del tutto efficiente e il soggetto ancora immerso nell’attività onirica si sveglia. Una volta aperti gli occhi inizia un incubo vero e proprio: secondo il nostro cervello siamo ancora nella fase REM per cui i nostri muscoli sono del tutto bloccati ma contemporaneamente osservando attorno a noi vediamo la nostra stanza, i nostri oggetti e non capiamo perché siamo incapaci di muoverci. In poco tempo l’ansia e la paura invadono i nostri pensieri, così dal subconscio più profondo richiamiamo i nostri peggiori incubi. A volte nell’ambiente si manifestano luci brillanti e si avverte la presenza di altri esseri. Il soggetto si sente osservato. Spesso vive sogni lucidi particolarmente intensi: cieli dal colore innaturale o l’interno di sale dalle pareti metalliche dotate di apparecchiature futuristiche. Spesso si sognano esseri le cui fattezze variano dallo stereotipo del classico grigio, a spettrali figure alte e incappucciate.




Joseph Stillwell Joellstone

giovedì 18 agosto 2022

PAROLA D’ORDINE: PARLARE




I social hanno sostituito cortili e strade, dove una volta si lasciavano gli adolescenti liberi di sperimentare e di crescere.
Ma come stanno gli adolescenti dopo la pandemia?
Diciamo subito che è un errore considerare la pandemia come prima causa del disagio giovanile. L’aspetto più preoccupante, invece, è che gli adulti cercano la normalità di prima. Ad esempio, la scuola che riapre e che, dopo aver obbligato i ragazzi a stare a casa davanti allo schermo, ora ritorna con l’idea che si debbano spegnere cellulare e internet, piuttosto che integrare queste esperienze, ormai parte della vita di tutti. Questo dimostra quanto gli adulti siano più concentrati a difendere la propria idea di normalità che a identificarsi con i ragazzi e soprattutto con la società che loro stessi hanno creato, in cui la rete è al centro di ogni attività.
La salute mentale dei ragazzi dipenderà molto da come scuola, famiglia e politiche giovanili si conformeranno. Le nuove generazioni hanno già sulle spalle un futuro incerto di cui si vedono già le propaggini: la crisi economica, lo scioglimento dei ghiacci, il disboscamento del pianeta e la plastificazione dei mari. Una cultura adulta poco propensa a confrontarsi contribuisce alla loro assenza di prospettive: il vero problema degli adolescenti è, dunque, dovuto a una fragilità degli adulti.



Ben prima della pandemia abbiamo chiuso cortili e giardini, dove una volta i ragazzi potevano muoversi liberamente e testare esperienze e amicizie.
Chiunque non fa esperienze con i coetanei accumula ritardi evolutivi. Ci vorrebbe il controllo degli adulti.
Gli adulti però hanno paura. C’è un’informazione che dice: il mondo è pericoloso!
Così, preferiscono che i figli stiano a casa, davanti al cellulare, perché altrimenti dovrebbero lasciarli andare. Purtroppo i ragazzi non hanno valide alternative. I figli sono, in qualche modo, sotto sequestro.
Troppo comodo dare la colpa a internet. Viviamo ormai in una società interconnessa attraverso la rete ed è un cambiamento voluto dagli adulti: i giovani si sono solo adattati e lo hanno fatto alla grande. Social e videogame rappresentano, ormai, i loro spazi di autonomia.



Non ci resta che accettare che noi adulti abbiamo creato una vita dove reale e virtuale si intrecciano e quindi che stare in relazione con i figli significa anche interessarsi alle scelte che fanno in internet.
Non abbiate paura di chiedere se stanno male. Dietro la colpa che si dà a internet si cela tutta la paura dei genitori di chiedere ai figli come stanno! Chiedete se soffrono, se hanno paura della vita, della morte, se temono di deludervi.
Solo così i ragazzi saranno stimolati a parlare. Altrimenti non lo faranno mai: temono di deludervi e temono che non siete pronti ad ascoltare la loro verità.

lunedì 15 agosto 2022

FENOMENO LUMINOSO ASSOCIATO ALLA SCOMPARSA DEL CANE




Baton Rouge, sei maggio del 1991. Verso sera, il nostro testimone stava guardando il telegiornale, in casa, con lui c’era il cane. L'ABC World News era appena iniziato quando il suo cane iniziò a ringhiare. Non l'aveva mai fatto: era, per natura, molto buono e persino giocoso. All'improvviso drizzò i peli del dorso fino a formare una sorta di cresta lungo la schiena. Guaiva e ringhiava allo stesso tempo. Saltò giù dal letto e andò alla porta-finestra che si apriva sul cortile. Non zampettò per uscire, ma si sedette e continuò a ringhiare e guaire col pelo dritto. L’uomo si alzò per vedere cosa lo spaventasse. Quando arrivò alla porta udì un suono stridulo. La TV comincio a lampeggiare e anche le luci fecero lo stesso. Stava iniziando a imbrunire, in lontananza, appena sopra le cime degli alberi, nel bosco dietro la casa, si vedeva una luce tonda. Era sospesa a mezzaria: non era la luna o qualcosa di riconoscibile, poiché oscillava mentre si librava. Il cane la fissava e ringhiava ferocemente. Cominciò a fissarla anche lui e non riuscì più a distogliere lo sguardo. Poi capì che sia lui che il cane non potevano più muoversi. Era terrorizzato: voleva correre via, ma non poteva. Quella luce scese tra gli alberi e imboccò un sentiero attraverso i boschi, diretta verso la casa. Si snodava tra gli alberi e diventava sempre più grande e luminosa. È arrivata dritta davanti alla porta, sospesa a circa sei piedi da terra. La luce, a quel punto, era così intensa da far male agli occhi. Poi, all’improvviso, se n'è andata. Il cane rimase lì: sbavava e ringhiava, ma ora sembrava più calmo. L’uomo, invece, era stordito e disorientato.

"Era – disse in seguito - come se quella luce mi avesse attraversato."

Si sedette per terra per controllare il suo cane e questo si sdraiò, ansimando come se avesse corso. L' evento parve durare solo pochi secondi, ma quando guardò la TV, Wheel Of Fortune stava finendo: era passata un'ora e mezza! Il World News, il Local News e la Ruota della fortuna erano già andati in onda. Non aveva la più pallida idea di cosa fosse successo in quel lasso di tempo.
Esattamente un mese dopo il cane scomparve. Lo aveva lasciato fuori, in giardino. Tornò a casa verso le nove di sera e il cane era sparito. Il cortile era protetto da una staccionata di legno alta di cinque piedi e il cancello era chiuso con un lucchetto. Non c’erano segni di scavo: il cane non è passato sotto la staccionata. Difficile credere che qualcuno avesse scavalcato la recinzione, portandosi in braccio un cane da sedici Kg.

"Mi manca il mio cane – afferma l’uomo - ma soprattutto mi dà fastidio non avere idea di cosa gli sia successo. Ho forti mal di testa e faccio strani sogni: spesso, la notte, non dormo. Ho una strana eruzione cutanea su tutto il corpo. Non so cosa mi sia successo, ma mi è stato riferito che sono state rilevate tracce di radioattività nel bosco dietro casa mia. Vorrei tanto sapere cos’era. E cosa è successo durante quell’ora e mezza di cui non ricordo assolutamente nulla?"


ARCHIVIO DEL MUFON

domenica 14 agosto 2022

INCONTRO INASPETTATO A CIPRO


 

Per quanto ci è dato di sapere, il nostro testimone (anonimo) era un soldato britannico in servizio a Cipro, nel 1958. Con un ufficiale e un autista aveva ispezionato un campo di prigionia per gli uomini dell’EOKA (un'organizzazione nazionalista che aveva la finalità di liberare Cipro dal giogo britannico) sui monti Troodos. Dopo aver concluso l’ispezione, continuarono a salire percorrendo una strada sterrata a bordo di un Landrover fino a quando questa non divenne impraticabile. Mentre l'autista invertiva la marcia, l'ufficiale scese per sgranchirsi un po’ le gambe e lui ne approfittò per espletare i suoi bisogni. Così si arrampicò sulla scarpata per raggiungere un gruppo di cespugli. Quando arrivò nella vegetazione, degli arbusti alti circa un metro e venti, guardò oltre e vide che si trovava sul crinale di una conca. A sette o otto metri di distanza, sul lato opposto della conca, notò due individui, chini, intenti a guardare con interesse un masso. Entrambi si rialzarono e cominciarono a fissarlo. Erano molto pallidi, bianchi come cera, con pochissime caratteristiche morfologiche. Di loro si vedeva solo la parte superiore del busto e sembravano avere degli occhi, ma quella che doveva essere la testa, non aveva collo e sembrava essere un’escrescenza del corpo. Continuarono a fissarlo: ebbe il presentimento che fossero ostili. Spaventato, corse giù, verso il veicolo, gridando all'autista di partire immediatamente. 
Non raccontò ai suoi compagni di viaggio quello che aveva visto perché non riuscì a dargli un senso. Quelle cose, qualunque cosa fossero, non somigliavano per niente agli alieni o almeno all’idea che noi abbiamo di loro.

lunedì 8 agosto 2022

A PROPOSITO DI BRUNO BORGES


Ho sentito il dovere di pubblicare questo post dopo aver ricevuto la segnalazione dell’utente Dario Sanfilippo che, su Facebook, mi ha ragguagliato sull’esito della vicenda. Pertanto, si ritorna a parlare di Bruno Borges.
Per chi non lo sapesse, Bruno Borges è uno studente in psicologia nato a Rio Branco, Acre, Brasile. Al ritorno da una vacanza, il 27 marzo 2017, i genitori scoprirono che il giovane non si trovava più in casa e che la sua stanza era completamente trasformata: i mobili furono portati via e al loro posto c’era solo una gigantesca statua di Giordano Bruno oltre a quattordici libri criptati, ognuno scritto a mano e contrassegnato da un numero romano. Sulle pareti, grandi fogli bianchi su cui furono copiati brani di quei libri, diagrammi misteriosi e alcune immagini inquietanti (tra cui quella che raffigura Bruno in compagnia di un alieno).
Il 2 Giugno dello stesso anno pubblicai sul mio blog un post che narrava (tra l’altro) della sua inspiegabile scomparsa (Cfr. https://francocacciapuoti.blogspot.com/2017/06/e-sparito.html). Intanto, La polizia aveva già iniziato le indagini.
Fu rintracciato l’autore della statua, che affermò di averla venduta allo stesso Borges per 10,000 R$ (circa € 2.600,00). A maggio, le indagini ebbero una svolta: venne arrestato Marcelo Ferreira, amico dello studente, per false dichiarazioni. In particolare, aveva taciuto sull’esistenza di due contratti, ritrovati in casa sua, in cui Bruno Borges gli accordava una percentuale sulle vendite dei quattordici libri, in cambio dell’aiuto nella realizzazione del progetto. I mobili della stanza del giovane vennero invece trovati a casa di un altro amico, Bruno Gaiote. Questi ammise di aver aiutato Borges a spostare i mobili, ma dichiarò di non sapere dove si trovasse e di non avere nulla a che fare con la sua sparizione.
Sulla base dei messaggi e delle mail scambiati con i due amici, la polizia stabilì che non si trattava di rapimento o di omicidio, ma di allontanamento volontario. All’oscuro di tutto, molti appassionati di misteri trattarono la vicenda come un X-File, alcuni addirittura come un caso di abduction: la strana sparizione del giovane fu messa in collegamento con la sua passione per l’ufologia. Ricordiamo che, in un’intervista, la madre raccontò che il figlio aveva lavorato ai libri fin dal 2013 e che era convinto che “avrebbero cambiato il destino dell’umanità”. E c’era chi vedeva in queste parole la conferma che Bruno Borges sarebbe stato fatto sparire, magari dai servizi segreti, per proteggere qualche inviolabile segreto.
Nel frattempo, i messaggi in codice furono decrittati: si trattava di un cifrario molto semplice (a ogni lettera era stato sostituito un simbolo). La famiglia decise di far pubblicare il primo libro e il 20 giugno uscì “TAC: Teoria da Absorção do Conhecimento” (Teoria dell’assorbimento di conoscenza), 191 pagine in cui Bruno presenta la propria visione della vita e dell’universo. Furono vendute circa 20.000 copie e il libro entrò nella classifica dei testi più venduti in Brasile.

Ma, l’11 agosto, Bruno Borges riapparve, per la gioia della sua famiglia. Alcino Júnior, l’ufficiale di polizia che indagò sul caso, dichiarò alla stampa che il giovane non sarebbe stato perseguito per il suo gesto: l’allontanamento volontario non è un reato. Bruno raccontò di aver passato in isolamento gli ultimi mesi pur non avendo mai lasciato lo Stato e in un’intervista affermò che lo scopo del suo “progetto” era quello di spingere le persone verso la ricerca della conoscenza.
Pertanto, era prevista l’uscita di un suo secondo libro, “Caminho para a Verdade Absoluta” (Cammino verso la verità assoluta).
A questo punto, forse a qualcuno sarà rimasta la curiosità di sapere cosa contiene il primo dei libri che dovrebbero “cambiare il destino dell’umanità”. Secondo Por Cauê Muraro, che l’ha recensito per il giornale locale Globo, si tratta di un saggio in cui il ragazzo di Acre spiega qual è lo scopo della vita, in uno stile tutto suo: lo scopo delle nostre esistenze sarebbe quello di accumulare la maggior conoscenza possibile, traendola dai saggi che ci hanno preceduti, ovvero da un elenco piuttosto curioso di “filosofi” in cui compaiono, tra gli altri, Leonardo da Vinci, Gesù Cristo, Platone, Nikola Tesla, Michael Jackson (solo uomini, peraltro). Questo percorso di conoscenza è possibile se si segue il metodo TAC (Teoria da Absorção do Conhecimento), che consiste nel liberarsi di pessime distrazioni tra cui in primo luogo il sesso, che ruba tempo prezioso e che rischia di avere un altro effetto collaterale: i figli (ulteriore perdita di tempo).
Per poi poter aumentare il proprio “tasso di assorbimento di conoscenza” è importante mangiare nel modo corretto: seguendo una dieta vegetariano/crudista, da alternare a periodi di digiuno. Ovviamente si raccomanda pure l’astensione da droghe e bevande inebrianti e si prescrivono periodi di isolamento totale. A seguire: disciplina e determinazione, secondo l’esempio di saggi come Kurt Cobain, Martin Luther King, Sigmund Freud e perfino Adolf Hitler!
Ultimo consiglio presente nel libro è quello di dormire poco: Borges suggerisce il sonno polifasico, pratica che, a suo dire, sarebbe stata adottata da numerosi dei suoi saggi preferiti, tra cui anche Gesù Cristo. Questo non assicurerà ai praticanti del metodo TAC una maggior felicità, anzi, li farà sicuramente soffrire. Ma li renderà più creativi. È questo ciò che egli definisce come “il vero scopo dell’intelligenza umana”.





Resta da chiedersi se tutto questo fosse necessario. Lo scopo era la promozione del libro?
In quest’epoca spingere la gente a leggere e magari a sborsare dei soldi per comprare un libro è un’impresa a dir poco titanica, che può far sembrare lecito ogni sotterfugio, specie se poi funziona. Peccato che questa vicenda provochi un grosso danno all’ufologia, in quanto fornirà ai suoi detrattori un valido elemento atto a mettere in dubbio tutte le altre scomparse e le morti misteriose.

domenica 7 agosto 2022

INCONTRO RAVVICINATO A BOLTON


Winter Hill, nei pressi di Bolton (Inghilterra) la data è incerta, ma conosciamo l’anno: il 1959.
Reg Chapman, di pomeriggio, aveva l’abitudine di uscire per passeggiare nel verde e godersi un po’ di pace e di tranquillità. Un giorno, mentre era seduto su una panchina, praticamente da solo, alzò lo sguardo e come dal nulla, gli apparve un essere circondato da un’aura maestosa. Questo essere non parlava, ma comunicava con lui telepaticamente (Reg non vuole condividere le informazioni che gli ha trasmesso).
Dopo questo primo contatto, Reg aveva il presentimento che avrebbe rivisto questo “visitatore”, ma non sapeva né quando né dove. Quindi, più tardi, quello stesso giorno, tornò a Winter Hill aspettandosi un’altra visita. In effetti notò un oggetto a una distanza di circa 150 metri. Aveva la forma di un ferro di cavallo e si librava a pochi centimetri dal suolo.




Da un'apertura della nave è apparso un individuo. Era vestito in modo simile al precedente visitatore, ma aveva capelli e barba neri, occhi scuri e una pelle molto pallida.
La comunicazione avvenne sempre per via telepatica e durò diversi minuti.
Per ritornare alla nave, il visitatore non si voltò, ma scivolò all'indietro come se fosse la proiezione di un'immagine che gradualmente si rimpiccioliva, dando l’impressione che si allontanasse. Rientrato nello scafo, l’apertura si chiuse e la navetta iniziò a muoversi emettendo una nuvola di vapore che non sembrava essere collegata alla propulsione. L'oggetto fece un mezzo giro intorno a Reg, poi se n'è andò, lasciandosi alle spalle una piccola onda di vapore e un uomo attonito.

Liberamente tratto da: Humanoid Encounters - di Albert S. Rosales

giovedì 4 agosto 2022

UFO PROVOCA UN ALLARME ROSSO IN CINA



Il 7 luglio del 2010, all'alba, nell'area urbana di Hangzhou (Cina orientale) un oggetto cilindrico, dalle proporzioni stimate di un aereo cargo, apparve in cielo. Secondo le autorità cinesi, l'oggetto appariva e scompariva sia alla vista che dai radar, sottraendosi a ogni possibilità di essere intercettato. L'oggetto era affusolato e faceva pensare a un missile, pertanto aveva attirato l’attenzione della difesa aerea. Si è diretto verso l'aeroporto di Xiaoshan, scatenando il panico tra i controllori del traffico aereo: diciotto voli sono stati cancellati per motivi di sicurezza.
È scomparso definitivamente dai radar alle 05:10 dopo un lungo raid in territorio cinese.
Il giorno dopo, la vicenda è finita sui media, non solo in Cina, ma in tutto il resto del mondo. Un portavoce dell'Amministrazione dell'Aviazione Civile cinese dichiarò apertamente ai giornalisti di ABC News che si stava investigando sul caso. Alcuni giorni dopo, i giornali sostennero che ci fosse un implicazione di tipo militare, anche se non seppero spiegare quale nazione avesse una tale tecnologia e l’ardire di invadere lo spazio aereo cinese.
Lo stesso oggetto o uno assai simile, fu avvistato e filmato nel cielo della Francia, il 04 maggio 2017. Era qualcosa che, immobile, si stagliava sul cielo nuvoloso ed emetteva fasci di luce provenienti dal corpo del velivolo. Sì, poiché si notavano altri piccoli punti luminosi che vi orbitavano intorno. All'inizio erano solo due, ma poi se ne avvicinò un terzo.




In Cina, all'epoca dei fatti, in certi ambienti, si ipotizzò che potesse trattarsi di un qualche tipo di arma segreta statunitense, ma non fu possibile provarlo, altrimenti la cosa avrebbe provocato un grave incidente diplomatico. Prevalse, così, l’ipotesi, seppur estrema, che si trattasse di qualcosa di un altro mondo.
Sembra che in tempi più recenti, in Australia, un oggetto simile sia stato rilevato da una telecamera di sorveglianza posta su una spiaggia.
La natura di tali oggetti rimane tutt’ora inspiegabile.

martedì 2 agosto 2022

1972 - INCONTRO RAVVICINATO A DEMING




Accadde di giugno o forse era luglio, in una limpida notte d'estate del 1972. La signora Hilda McAfee e sua madre stavano tornando a casa, a Deming, da Las Cruces (New Mexico). L'interstatale 10 era relativamente priva di traffico: viaggiavano veloci, a 100 Km/h verso ovest. A circa ventitré miglia ad est di Deming, il buio della notte fu interrotto da un fascio di luce blu che brillava su di loro: sembrava aver inquadrato la macchina e proveniva da una fonte vicina, posta davanti a loro. Infatti c’era un oggetto sulla carreggiata: era grande come un camion e la signora McAfee cominciò a decelerare per capire come deviare per superare l'ostacolo e continuare il viaggio.

Nella luce blu brillante intravidero due individui. Parevano di corporatura media e piuttosto robusti. Indossavano una tuta blu, molto voluminosa, priva di elementi distintivi. La madre della signora McAfee notò che portavano larghe cinture che si abbinavano alla tuta. Portavano anche dei guanti e calzavano degli stivali scuri che arrivavano al polpaccio. Le due donne concordano sul fatto che quei due erano vestiti in modo identico: indossavano caschi simili a quelli dei motociclisti, dotati di una visiera scura che nascondeva i tratti del viso. Non si preoccuparono della presenza delle donne: parlavano tra loro mentre "riparavano" il veicolo ed era questo che emetteva quella intensa luce blu. Uno voltava loro le spalle e sembrava stesse lavorando, in quanto armeggiava con un congegno situato sopra le loro teste. L'altro era di fronte a lui e sembrava che gli stesse parlando. Entrambi erano in piedi sul marciapiede, accanto o forse sotto l’oggetto che, inondando la strada con la sua luce blu accecante, appariva dai contorni completamente sfocati.

Dopo aver superato l'ostacolo, le donne guardarono indietro, ma tutto era buio: dell’oggetto e dei due individui nessuna traccia. Evidentemente, qualsiasi cosa fosse, aveva usato la luce per evitare una collisione e l'aveva spenta dopo che l’auto era passata.
Nei giorni successivi, entrambe le donne accusarono forti dolori al petto e alle braccia: persino le ossa sembravano far male. Attribuirono il dolore all’esposizione di quella luce: una luce così potente da penetrare le fiancate dell’auto come se fossero trasparenti, illuminando a giorno persino il pavimento.

Nessuna delle due aveva mai avuto un'esperienza con gli UFO e non conoscevano affatto l’argomento. Il caso fu investigato da Patti Norris - dell’A.P.R.O. – che ne pubblicò un resoconto (bollettino) nel dicembre del 1975. Rimase favorevolmente colpito dalla sincerità delle due donne, ansiose di raccontare la loro singolare esperienza.