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venerdì 27 agosto 2021

L'ANIMALE



Avvenne verso le 21:30 di sabato trentuno luglio 2021. La testimone, F. C. (che, per ovvi motivi, non ha voluto rendere note le sue generalità) in compagnia del marito, del figlio piccolo e dei suoi genitori, provenienti da Gricignano, si recavano a Cancello ed Arnone (CE) per assistere alla sagra locale. La strada di collegamento è un nastro d’asfalto, privo di pubblica illuminazione, che si snoda in aperta campagna. Il traffico era scarso: poche auto, tre delle quali li precedevano. La signora F. C. nota che, improvvisamente, la prima di queste tre auto fa uno scarto e subito dopo anche la seconda compie una brusca manovra e così pure la terza. Poi, tocca a loro scoprire il perché. Al centro della strada c’era qualcosa di indefinibile: un animale, un animale strano, anche perché completamente glabro. Sotto la pelle nuda si intravvedeva un corpo la cui muscolatura ricordava quella umana. Si muoveva su quatto zampe, ma quelle anteriori, sembravano piuttosto delle braccia, con mani dotate di artigli. Il muso prominente aveva lineamenti umani, tranne che per gli occhi che brillavano alla luce dei fari di un tenue colore verde. Delle dimensioni approssimative di un uomo adulto, era provvisto di una lunga coda. Sulla schiena erano ben visibili delle protuberanze. L’essere evitava le auto, dimostrando di essere non solo velocissimo ma anche molto agile. Era impressionante! Si muoveva a balzi, saltando a destra e a sinistra. Con un ultimo salto riuscì a evitare una quarta auto, che giungeva dal senso opposto, provocandone lo sbandamento e lanciandosi nella siepe che costeggiava la carreggiata, si sottraeva alla vista degli osservatori. Tutto durò pochi secondi ma tanto bastò per capire che era un animale fuori dal comune, niente in cui imbattersi percorrendo una strada di campagna. La famiglia, sbigottita, continuava a parlarne, mentre l’auto percorreva la strada per raggiungere il paese ove si svolgeva la sagra: cosa avevano visto?
Giunti a destinazione, per puro caso, s'imbatterono in quattro ragazzi che discutevano tra loro, affrontando lo stesso argomento. Scoprirono, che erano gli occupanti dell’auto che li precedeva e che anche loro non riuscivano a capacitarsi. Cos’era quello strano essere?




È probabile che “l’animale” sia stato visto da altre persone ma, a meno che non giungano ulteriori indizi, la storia rimane un vero e proprio mistero. 
F. C. afferma, però, che in quella zona si è soliti avvistare “cose strane”. Lo ha appreso dai racconti di altre persone, ma riferisce anche di un’esperienza personale. Il 14 febbraio del 2020, alle ore 16:00, mentre con il marito percorreva la Provinciale avvistò, in cielo, in direzione della Domitiana, una sfera di circa 5/6 metri di diametro con sotto quello che sembrava un carrello di atterraggio dotato di tre punti di appoggio. L’oggetto risplendeva alla luce del sole e anzi sembrava amplificarla, mente il lato in ombra appariva metallico, come alluminio. Restò li giusto qualche secondo, poi, con uno scatto netto, si spostò prima in alto e successivamente scartò a destra, per sparire definitivamente oltre l’orizzonte.

lunedì 23 agosto 2021

L'UFOLOGIA: OGGI

La mediocrità che diventa valore. I video scaricati da youtube. I like. L’ufologia e il mistero hanno imparato a nutrirsi del nulla. Una lezione che non hanno più dimenticato. Dicesi presentimento quella sensazione indefinita di qualcosa che sta per accadere. Qualcuno, a onor del vero, avverte sottopelle quel brivido di catastrofe imminente alla vista di cotanta banalità ma, evidentemente, non se ne cura abbastanza. E il disastro si srotola, come un tappeto rosso di un festival di risulta. È da tempo che Fb si riempie di voci che hanno ben poco da dire, di gruppi capaci di convincere il pubblico di un esempio vivente e trionfante del valore della mediocrità. Tanto quel che conta è l’emozione basica: il sensazionalismo, dell’immagine soprattutto. Sembra di assistere a una sorta di pubblicità nella quale il prodotto  è accarezzato, venduto e in quanto tale, amato. Si condisce con l’assenza di contenuti, in cui la forma viene lucidata come un gadget, inutile e vistoso, per essere specchio sì, ma anche allodola. Così il vuoto, protagonista di certi post, avanza con sfacciataggine e la lezione è semplice: se per fare un tavolo ci vuole un albero per fare ufologia basta il nulla. E se oggi siamo assediati da “vip” sconosciuti, resi eroi dal sacro mondo del web lo dobbiamo esattamente a una brigata gongolante di individui ai quali non è richiesta alcuna competenza. Agitatori di acque dell’inutile entusiasmo. Adulatori dell’immagine, che sovrasta il contenuto, mentre il giudizio del pubblico diventa l’unica meta a cui prestare attenzione, stante l’assenza sistematica della discrezione. Ce li ritroviamo tra i piedi mentre commentano con prepotenza, in una roboante identificazione di punti di vista di chi si limita a guardare senza mai comprendere. 

 

venerdì 13 agosto 2021

1973 SOMMERSET (UK) - IL RAPIMENTO DI GABRIELLA VERSACCI


 



Il sedici ottobre del 1973, alle ore 2:00 la signora Versacci, allora 43enne, stava guidando in autostrada e aveva appena superato l'uscita Langford Budville (Sommerset - Inghilterra). L'autostrada era deserta, ma in lontananza vide il bagliore di un faro, uno solo, che sembrava appartenere a un veicolo fermo. Quando si avvicinò si rese conto che era troppo luminoso per essere il fanale di un autoveicolo ma fu distratta dal motore della sua auto che iniziò a perdere colpi. I fari tremolarono, si affievolirono per poi spegnersi definitivamente. Infine, anche il motore si spense. Sebbene in preda allo sconforto, la signora Versacci riuscì a fermare l’auto accostandola al bordo della strada: era nella più completa oscurità. Per un po’ rimase nell’auto non sapendo bene cosa fare, poi scese e aprì il cofano della macchina per dare un’occhiata al motore. Udiva un ronzio, prima debole poi sempre più forte, ma non riusciva a capire da dove provenisse quel rumore che, di certo, aveva a che fare con l’avaria del motore. Mentre era lì, di fronte all'auto, una mano pesante calò sulla sua spalla e la spinse a terra. Lottò per affrontare il suo assalitore che si presentava come una figura metallica, alta e di colore scuro. Gabriella Versacci vide anche delle tremolanti luci multicolori poi, sopraffatta dallo spavento, svenne. Quando si riprese, era in piedi in un campo. Il "robot" era accanto a lei e davanti a loro c'era uno strano oggetto luminoso. Era a forma di mezzaluna: arrotondato in alto e piatto in basso. Di colore grigio argento, poggiava su grossi sostegni; Lei, in verità, ne vide due, ma sicuramente erano tre o quattro. Era alto circa 20 piedi, largo quaranta e aveva grandi finestre oblunghe da cui usciva una luce gialla. Gabriella riuscì a rendersi conto che il ronzio proveniva da quell’oggetto, poi svenne una seconda volta.





Si risvegliò in una strana stanza circolare. Era nuda, legata a un tavolo. Su di lei era stesa una coperta azzurra. Era assicurata al tavolo tramite dei "grandi elastici" che le immobilizzavano i polsi e le caviglie. Avvertiva la superficie fredda del tavolo. Anche l'interno del velivolo era gelido. Diede un'occhiata in giro e accostato a una parete vide il robot che rimaneva inattivo. Alla sua destra c'era una console ricoperta di pulsanti e quadranti. Il pavimento pareva ricoperto da una stuoia di gomma di colore nero. Pochi istanti dopo, tre individui entrarono nella stanza. Due si posizionarono alla sinistra del tavolo mentre il terzo andò ai suoi piedi e prese delle scatole o dei cubetti. Posò tre di questi oggetti su un binario, che correva per tutta la lunghezza del tavolo, uno vicino alla testa, uno ai suoi piedi e uno al centro. Non appena i cubi furono posizionati, iniziarono a brillare. I tre erano tutti più o meno della stessa altezza, che stimò dai cinque ai sei piedi. Di carnagione chiara e corporatura snella, indossavano tutti gli stessi indumenti chirurgici. Uno zucchetto, legato dietro la testa, che terminava appena sopra gli occhi. Avevano delle mascherine che gli coprivano il naso e la bocca, quindi erano visibili solo gli occhi e la fronte. Non si notavano capelli, ma riuscì a distinguere delle protuberanze sotto le cuffie. Gli occhi erano più rotondi del normale e non esprimevano alcuna emozione. Indossavano una tunica con una bordatura di colore grigio, guanti lunghi che arrivavano ai gomiti e grembiuli lunghissimi che arrivavano fino alle caviglie. Calzavano stivali dalla suola spessa. Ogni capo di abbigliamento era rigorosamente azzurro. Per tutto il tempo nessuno di loro parlò. Si guardarono spesso e ogni tanto annuivano. Pareva che neanche respirassero. Durante l'esame nessuno dei tre uomini la toccò. Quello in fondo al letto prese una serie di strumenti di colore grigio, che usò uno alla volta: un piccolo coltello per tagliare un'unghia dal dito indice della mano destra; una bottiglietta, che sembrava di plastica, da cui pendevano dei tubi e dei fili, con la quale eseguì un prelievo di sangue. La coperta fu rimossa e un oggetto sottile, simile a una matita, fu utilizzato per pungolarla e sondarla, mentre un dispositivo aspirante, apparentemente fatto di gomma nera, fu utilizzato nell'area inguinale. Presto l'esaminatore la ricoprì con un'altra coperta, che le fornì il calore di cui aveva assolutamente bisogno.




Notando i suoi frequenti sguardi verso il robot, ormai inattivo, l'esaminatore iniziò a parlarle in perfetto inglese. Il robot - le disse - era un dispositivo di recupero. Ha fatto tutto il lavoro manuale all’esterno dalla nave: ha portato gli esemplari per l'esame e lo studio. Era semplicemente un'intelligenza artificiale programmata per svolgere determinati compiti. L'esaminatore le parlava con una profonda voce maschile, anche se Gabriella non vide la sua bocca muoversi sotto la maschera. I suoi occhi non sbatterono mai le palpebre, nemmeno una volta. I suoi movimenti apparivano pratici, deliberati e precisi. Terminata la visita, tutti e tre, insieme, lasciarono la stanza. Fu a questo punto che Gabriella vide il robot illuminato da una luce lampeggiante, color porpora: non si mosse, continuò a rimanere vicino alla parete.
Ma le sorprese non erano finite. Ben presto uno degli uomini rientrò e si diresse ai piedi del tavolo. Sollevò l'estremità della coperta e cominciò a fissare il suo corpo. Lei avvertì un forte disagio e capì che stava per succederle qualcosa di terribile: Gabriella lottò disperatamente per liberarsi dai suoi legami. L'essere prese un piccolo spillo, glielo inserì nella coscia e lei smise immediatamente di agitarsi. Il dispositivo le causò un completo intorpidimento dei muscoli: riusciva solo a muovere la testa. L'uomo salì lentamente sul letto e senza mostrare alcuna emozione la violentò.
Gli alieni tornarono per liberarla dal tavolo. Gabriella riuscì a vedere i suoi vestiti a terra prima di svenire ancora una volta. Quando riprese conoscenza, era in piedi, completamente vestita, accanto alla sua macchina in una strada di campagna, deserta. Nonostante fosse provata e sconvolta, riuscì a tornare casa.

Il caso fu investigato dal ricercatore Thomas Eddie Bullard del CUFOS.

domenica 8 agosto 2021

INSEGUIMENTO NEI CIELI DI VALENCIA


   È Considerato l'incidente UFO più famoso avvenuto nei cieli della Spagna, il caso del volo JK-297 riporta, per la prima volta la necessità, per un aereo di linea, con 109 passeggeri a bordo, di dover effettuare un atterraggio di emergenza come risultato diretto di un incontro UFO. 
Come al solito si assiste allo sforzo delle autorità di minimizzare l'incidente, offrendo delle spiegazioni semplicemente assurde, inaccettabili per i testimoni coinvolti nell’evento, così come per la maggior parte di coloro che hanno indagato sul caso.
L'incidente è uno dei tanti che ha coinvolto, in qualità di testimoni, operatori dell'aviazione, che sono sicuramente esperti nell’identificare oggetti volanti e luci nei cieli. Come vedremo, nella notte in questione c'era una presenza militare degli Stati Uniti nella regione. 
Potrebbero essere coinvolti in questi strani eventi? 



La sera dell'11 novembre 1979, dopo un ritardo di quattro ore, l'aereo di linea TAE Super Caravelle, identificato come volo JK-297, lasciò Salisburgo in Austria alla volta di Las Palmas. Dopo il rifornimento a Maiorca, l'aereo decollò verso la sua destinazione finale.
Verso le 23:00, l'equipaggio ricevette una trasmissione dalla torre di controllo di Barcellona: chiedevano di passare sulla frequenza di emergenza poiché avevano rilevato un’anomalia nell'area. Rendendosi conto che doveva essere successo qualcosa di insolito, il capitano Javier Lerdo de Tejada, passò alla frequenza richiesta. Nel contempo, il secondo pilota segnalava "qualcosa” a sinistra dell'aereo.
L'equipaggio, quindi, rivolse la propria attenzione al lato sinistro dove si notavano due strane luci rosse nel cielo che sembravano dirigersi nella loro direzione.
Il Capitano chiese, subito, delle informazioni relative a quelle misteriose luci ma, il radar militare di Torrejón de Ardoz (Madrid) e il centro di controllo di volo presso Barcellona, non riuscirono a fornire alcuna spiegazione in merito.
In apprensione,  il capitano Tejada decise di cambiare rotta per evitare la collisione. Decise anche di scendere a una quota leggermente inferiore. In seguito, contattò la Torre di controllo del vicino aeroporto di Manises (Valencia) per chiedere il permesso di effettuare un atterraggio di emergenza.
Per tutto il tempo, l'equipaggio del volo JK-297 mantenne il contatto visivo con le luci rosse. Queste, in seguito alle manovre elusive, cambiavano continuamente direzione e continuavano a inseguire l'aereo. A 50 chilometri dalla pista di Manises, le luci interruppero l’inseguimento. Tuttavia, ora che i piloti non le vedevano più, il radar dell'aereo iniziò a rilevare altri tre eco anomali. Verso le 23:45 l'aereo effettuava l’atterraggio di emergenza. Il volo JK 297 si fermò sulla pista e i passeggeri scesero a terra: il viaggio sarebbe ripreso il giorno dopo. 
Molti altri testimoni riferirono di aver visto le luci, inclusi diversi dipendenti dell'aeroporto, che avrebbero acceso le luci della pista, convinti che fosse un altro aereo in procinto di atterrare.


L'aeronautica spagnola, nel frattempo, venuta a conoscenza della misteriosa attività, si preparava a intervenire.
Dalla base aerea di Los Llanos, poco dopo la mezzanotte, un Mirage F1 si dirigeva alla ricerca di questi oggetti non identificati. Il capitano Fernando Camara era ai comandi del caccia. Probabilmente non dimenticherà più quel volo.
Avvicinandosi rapidamente al suo obiettivo a velocità supersonica (Mach 1.4) avrebbe confermato l’avvistamento delle luci. Queste sembravano far parte di un oggetto a forma troncoconica, che si presentava di un colore estremamente brillante. Ma, prima che Camara riuscisse ad avvicinarsi tanto da scorgere ulteriori dettagli, l'oggetto accelerò scomparendo alla sua vista, dimostrandosi fin troppo veloce per il Mirage F1.
Poco tempo dopo, però, fu rilevato un altro segnale radar. Ancora una volta, ottenne la conferma visiva dello stesso oggetto o di uno simile. Tuttavia, mentre si avvicinava, si rese conto che gli  strumenti di volo erano fuori controllo. Ancora una volta lo strano oggetto svanì in lontananza, mentre gli strumenti del jet da combattimento ritornavano a funzionare.
Camara rimase in volo per circa 90 minuti poi, a corto di carburante, abbandonò la missione per tornare alla base. L'oggetto fu ancora rilevato mentre si dirigeva verso la costa nord del continente africano. 



L'avvistamento non passò inosservato. Nonostante i tentativi di mantenere un basso profilo e di chiedere a tutto il personale aeroportuale di mantenere un rigoroso silenzio, la notizia trapelò ugualmente. Tanto che meno di un anno dopo, nel settembre 1980, il parlamento spagnolo chiese apertamente un'indagine che potesse spiegare la natura dell'incidente.
Il giornalista, autore del libro “Incidente en Manises”, J. J. Benitez, ebbe l’opportunità di intervistare il capitano Tejada. Asserì che il pilota appariva turbato, ovviamente a causa del fori programma. Non seppe dire cosa fosse quell'oggetto: di sicuro non era un aereo, affermò. Tejada aveva all’attivo più di 8.000 ore di volo e di conseguenza, era in grado di distinguere cosa fosse un aereo e cosa no. Il fatto che l’avvistamento fosse stato confermato dal radar gli suggeriva che l’oggetto fosse metallico. Dichiarò che la sicurezza dei passeggeri è una priorità, per questo aveva preso la decisione di atterrare il prima possibile. L'aeronautica spagnola nel tentativo di indagare  per dare una spiegazione a quanto era successo, tenne a terra il volo JK-297 fino al giorno successivo.
Il secondo pilota, Ramon Zuazo, confermò la versione del capitano Tejada. 
Il giornalista si rese conto di come i giornali avrebbero diffuso la notizia e cioè in modi completamente diversi a seconda delle #fonti. Tutto dipendeva dal fatto che la fonte delle informazioni fosse civile o militare.
A peggiorare le cose furono le lamentele dei passeggeri, per nulla contenti del “fuori programma” che li aveva costretti a interrompere il viaggio. I più cominciarono a sospettare che la storia dell’UFO fosse solo una scusa per coprire una diversa mancanza. Speravano di ottenere un risarcimento dalla compagnia aerea. Probabilmente, fu per questo che nessuno dei passeggeri ammise di aver assistito allo strano fenomeno. Le autorità aeronautiche, trascurando le richieste dei passeggeri, avrebbero appoggiato l’operato del Comandante  per la sua azione decisiva in una situazione così insolita.
Il rapporto sulla bizzarra attività su Manises non fu declassificato fino all'estate del 1994, quasi quindici anni dopo l'incidente. E come ci si potrebbe aspettare, i risultati furono lacunosi e inconcludenti. Tutto puntava sulla possibilità che il Capitano Tejada - un pilota di grande esperienza - e il Comandante Camara, si fossero "sbagliati" riguardo a ciò che avevano visto quella sera. La spiegazione era che avevano confuso delle "stelle” per qualcosa di  molto diverso o che avessero travisato le luci lontane di un complesso industriale. Entrambi gli uomini, per inciso, respinsero  queste affermazioni.
Ancora più ridicole furono le asserzioni che spiegavano l'interferenza sperimentata da Camara (che non figuravano nella relazione originale) l’anomalia strumentale venne attribuita alla Sesta flotta degli Stati Uniti che, effettivamente, era di stanza al largo della costa spagnola ed era dotata di apparati di guerra elettronica. Camara respinse con fermezza queste affermazioni, sostenendo che la Sesta Flotta era troppo lontana. L’interferenza, secondo quanto affermò il comandante, coincise con il momento in cui si preparava a lanciare un missile contro il bersaglio.
Per gli ufologi, il malfunzionamento degli apparati di bordo non sono una novità e neanche il fatto che un UFO possa aver disattivato le armi di un caccia mente questo si apprestava a fare fuoco. Sembra ovvio che le autorità spagnole erano impegnate  a minimizzare se non addirittura a insabbiare l’avvenimento. In caso contrario dovremmo prendere in qualche considerazione le affermazioni che imputano alla Sesta Flotta degli Stati Uniti il malfunzionamento dei sistemi del Mirage. 
Potrebbe essere il risultato di qualche tipo di armi elettroniche sperimentali? E, in tal caso, c'è stato un test sull'inconsapevole pilota dell'aeronautica spagnola quella sera di novembre?
Spingendoci al limite, potremmo anche ipotizzare che tutto l’avvistamento non fosse altro che una sorta di esperimento militare, ma mi riesce difficile credere che un progetto segreto militare possa mettere a rischio la vita di un equipaggio e di oltre cento passeggeri.