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domenica 16 maggio 2021

AVIACO: VOLO 502


 



Sembra che uno dei più grandi enigmi dell’aviazione accadde 42 anni fa (sembra: poiché negli annali dell’aviazione non ne ho trovato traccia n.d.r.) precisamente il 31 gennaio del 1978, quando il volo #502 della compagnia aerea #Aviaco incappò in “un’anomalia temporale”: l’equipaggio e i passeggeri persero, inspiegabilmente, diciassette minuti, della loro esistenza. 
Quel giorno, i passeggeri del volo 502, operato dalla compagnia aerea spagnola Aviaco, s’imbarcarono sull’aereo, un Caravelle 10R, all’aeroporto Manises (Valencia) diretti all’aeroporto di Sondika a Bilbao. Le procedure di imbarco, carico e decollo procedettero senza alcun inconveniente. 
Nell’ultima fase del volo, però, il comandante Carlos García Bermúdez e il suo equipaggio individuarono un denso banco di nuvole situato sulla traiettoria di discesa, a circa 3.000 piedi, l’equipaggio decise quindi di mantenere l’altitudine di 12.000 piedi, anche perché la torre di controllo di Sondika li informò che non avrebbero potuto atterrare lì, in quanto l’aeroporto era soggetto a condizioni di scarsa visibilità a causa delle avverse condizioni meteo. Il volo fu, quindi, dirottato verso l’aeroporto di Santander, distante circa 100 km, poiché lì vi erano le condizioni meteo favorevoli per l’atterraggio. Così il volo proseguì per Santander, dove sarebbero atterrati circa quindici minuti più tardi. A parte questo inconveniente, tutto andava bene e tutte le procedure erano state rispettate.







Improvvisamente, però, l’equipaggio rilevò qualcosa di anormale: in pratica, un’enorme e densa nuvola avvolse l’aereo. La formazione era di tipo lenticolare che, di solito, si associa alle turbolenze; solo che questa era così compatta e luminosa da costringere i piloti a indossare gli occhiali da sole. Volarono in IFR, cioè secondo le regole del volo strumentale. Ma pochi secondi dopo gli strumenti di bordo impazzirono, le comunicazioni radio andarono completamente perse e gli sforzi dell’equipaggio per cercare di risolvere le avarie e comunicare con la base a terra, risultarono vani. 
L’orizzonte artificiale, che è lo strumento con cui, in condizioni di scarsa visibilità, i piloti vedono se l’aereo vola livellato, era completamente rovesciato. Gli indicatori di posizione non si muovevano: per sette minuti indicarono che l’aereo era fermo nello stesso posto. Le bussole, sia quella giroscopica, sia quella magnetica, giravano senza sosta, come impazzite. Il capitano Bermudez era, chiaramente, in apprensione poiché aveva perso il controllo dell’aereo: non sapeva dov’era né dove stava andando, non conosceva l’altitudine e nemmeno se volava livellato. La cosa peggiore era che non sapeva in cosa fosse incappato: aveva alle spalle 11.500 ore di volo, ma non aveva mai vissuto, né avrebbe mai immaginato di vivere, un’esperienza così terrificante. 
Alla fine, però, superata la strana nuvola, nello stesso modo in cui tutto era cominciato, tutto tornò alla normalità: improvvisamente gli strumenti di bordo ricominciarono a funzionare correttamente. Funzionava anche l’indicatore di posizione che, sorprendentemente, segnava che l’aereo si trovava nella stessa posizione cui era sette minuti prima, ovvero al momento in cui erano incappati in quella strana nuvola. L’indicatore è uno strumento estremamente affidabile e se indicava che in quei sette minuti l’aereo non si era mosso, c’era da credergli. Ma l’aereo, proprio per le sue peculiari caratteristiche, non poteva rimanere sospeso in aria in volo stazionario: ci riescono alcuni aerei da combattimento moderni, non un vecchio Caravelle. 
Pochi minuti dopo il volo 502 atterrò all’aeroporto di Santander senza alcun inconveniente e una volta a terra, il comandante, ancora scosso per via dell'evento, fece rapporto dell’accaduto sia alla compagnia aerea, sia alle Autorità competenti. 
L’indagine che ne seguì, portò a ulteriori sorprese: confrontando i dati di volo dell’aereo con quelli rilevati dalla torre di controllo, le autorità aeroportuali rimasero sbalordite, in quanto scoprirono che la torre di controllo aveva perso i contatti con l’aereo per ventiquattro minuti e non per sette, come riportavano gli orologi a bordo dell’aereo. Praticamente, tutti a bordo del volo 502 avevano inspiegabilmente perso un frammento di tempo, precisamente diciassette minuti. Nessuno, ad oggi, è mai riuscito a spiegare questa discrepanza. Dove era stato l’aereo in questo arco di tempo?

lunedì 3 maggio 2021

LA STRANA ESPERIENZA DI GERRY ANDERSON


 



Era il 1953: Gerry Anderson aveva solo dodici anni ed era in vacanza in un campo estivo. Mentre giocava a nascondino con altri ragazzi della sua età, si era appartato nel bosco, in una zona tranquilla, per rilassarsi un po’ e fumare, di nascosto, una sigaretta. Mentre era lì, si addormentò.
Al suo risveglio, però, dovette subire il rimprovero dell'insegnante responsabile del gruppo, il signor Rice, che insisteva per sapere dove fosse stato per tutto questo tempo. Gerry non capì subito, ma presto scoprì che era scomparso per ben sette ore: ormai erano le 20:00.
Il signor Rice gli stava dicendo che l’avevano cercato per diverse ore. Che lo avevano cercato, invano, anche nel luogo in cui si trovava. Gerry, tuttavia, non capiva: era sicuro di non essersi mai mosso da quel posto: si era semplicemente addormentato.
Fu visitato da un dottore. A causa di un arrossamento della parte posteriore del collo e di una sensazione di generica spossatezza, si sospettò che avesse preso un lieve colpo di sole.
Molti anni dopo: nel 1978, in cerca di una spiegazione per quanto gli era successo in quel giorno d'estate, cercò aiuto nell’ipnosi. Un medico lo sottopose a ipnosi regressiva: le rivelazioni furono intriganti.
Dopo aver acceso la sigaretta, Gerry non si era subito addormentato. Aveva, invece, notato una strana luce che si muoveva nel cielo. Continuò a seguirla, notando che atterrava nel bosco. Alcuni istanti dopo, avrebbe notato "due strane figure" che, facendosi strada tra gli alberi, si dirigevano verso di lui. Ebbe paura. Specie quando si rese conto di non potersi più muovere. Quando si avvicinarono, percepì una voce (non la udì) che lo rassicurò dicendogli di non aver paura. Le due strane creature, intanto, si erano avvicinate e lo portarono via, senza sforzo apparente, facendolo fluttuare nell'aria. Era in grado di vedere le luci intense dell’oggetto che era atterrato poco prima e quando l’ebbero raggiunto, si accorse che era di nuovo in grado di camminare. Gli fu detto di salire la scala che sporgeva dalla navicella. Prima di farlo, esaminò i suoi rapitori. La descrizione che ne fece, ricalca perfettamente quelli che definiamo i grigi: bassi, con la pelle grigio chiaro e gli occhi grandi.
Fu allora che sentì, improvvisamente, una pressione sulla parte posteriore del collo. Non sapeva cosa fosse, ma sentiva che era intenzionale e anche se non capiva in che modo, era applicata dalle creature che lo avevano portato fin lì. Si ritrovò in una stanza rotonda. Sebbene fosse ben illuminata, non riusciva a capire da dove provenisse la luce: non c’erano lampade o punti di illuminazione. Qualche istante dopo, fu condotto in un'altra stanza, al cospetto di un altro essere. Questo indossava un abito rosso e lo chiamava con l’appellativo di “figlio mio”. Gerry, in seguito, affermò che quest’essere era il comandante e che sembrava più vecchio degli altri.



La figura vestita di rosso gli fece notare uno schermo, sul quale appariva un piccolo globo. Stava guardando la Terra e vedendola così lontana fu preso dal disagio e dalla paura. Come se percepisse questa angoscia, la figura in rosso gli pose una mano sulla testa: fu pervaso da un'immediata sensazione di calma. Fu allora che notò che la navicella sembrava essersi fermata. La figura in rosso gli fece segno di seguirlo. Lo fece e si ritrovò di fronte a una lunga rampa in discesa, in fondo alla quale c’era un'enorme porta che si aprì rivelando una stanza a forma di cupola. Era, incredibilmente, piena di bambini!
Fissava, ancora incredulo, l’interno della stanza a cupola, quando la figura in rosso gli porse un oggetto sferico. Mentre lo prendeva, percepì le parole: "per capire, per imparare".
Scoprì di essere solo: la figura in rosso si era allontanata, ma notò che c’era una donna nella stanza. Lei si avvicinò e gli prese la croce che portava al collo appesa a una catenina. La figura in rosso, intanto, era riapparsa: ora anche lui guardava la croce e percepì una voce che gli suggerì: "è sbagliato adorare".
Infine, gli fu chiesto di guardare uno schermo. Cosa che, in effetti, fece, ma non ricorda cosa vide. Ricorda solo che si addormentò. Al risveglio, si sarebbe ritrovato nel bosco dove era andato a fumare la sigaretta: le creature provvidero a ricollocarlo nel punto in cui l'avevano prelevato. Lo avrebbe svegliato il signor Rice per chiedergli dove fosse stato.



Il racconto di Gerry Anderson è sicuramente uno dei più dettagliati. Tuttavia, non si discosta più di tanto dagli altri casi riportati e catalogati nel corso degli anni.
Si possono anche fare diverse considerazioni, forse la più interessante verte sul fatto che "è sbagliato adorare". Mentre ci sono diversi addotti che rivelano l’esistenza di un "Essere supremo" o se vogliamo, di una "Divinità"; in questo caso c’è un netto contrasto con le motivazioni dovute a questioni di culto o di religione. È possibile che una civiltà così avanzata sia andata oltre l’adorazione degli idoli?
Potremmo giustamente ipotizzare un’esistenza guidata solo da principi scientifici.
Ci sono, inoltre, indizi che ci portano a credere all’attuazione di un programma di ibridazione che coinvolge i bambini di tutto il mondo: la stanza piena di bambini, il fatto che la carismatica figura in rosso si rivolge a Gerry chiamandolo con l’epiteto "Figlio mio".