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venerdì 29 settembre 2023

LO STRANO AVVISTAMENTO DI PUDDY MAUREEN



"Le adduzioni possono variare a seconda della razze extraterrestri che le conducono, ma fondamentalmente si distinguono in due tipi principali: l’Adduzione Fisica e Olografica.
Nell’Adduzione Olografica, l’Alieno rimane dentro l’astronave e in qualche modo, cattura l’addotto."





La sera del 5 luglio 1972, dopo aver lasciato il Royal Children's Hospital di Melbourne, dove era stata in visita a suo figlio, vittima di un incidente avvenuto a scuola (gli era caduto un armadio addosso) Maureen Puddy si stava recando a casa di sua madre, a Frankston, per aggiornarla sulle condizioni del nipote e prendere una tazza di tè, necessaria, prima di poter affrontare il tragitto verso casa. Verso le 21:15, Puddy salutò la madre e partì. Poco dopo, notò un improvviso bagliore blu che proveniva dall’alto. Pensando che fosse un elicottero della polizia, pensò che era meglio fermarsi e accostò l'auto sul lato della strada. Si aspettava di ricevere delle istruzioni, magari tramite un altoparlante e invece vide un enorme oggetto blu e rotondo. Aveva la forma di “due piatti sovrapposti”. Stimò che si trovasse a un’altezza pari a quella di “due pali del telefono”. Era indecisa: non sapeva se doveva uscire dalla macchina. Tuttavia, si spostò sul sedile del passeggero per vedere meglio. La struttura dell’oggetto era metallica, non aveva giunture ed era perfettamente liscia. Allo stesso modo, non notò porte o finestre di alcun tipo. Un "intenso bagliore blu" avvolgeva la navetta che proiettava la sua luce brillante su tutta l'area circostante. L'oggetto, sebbene immobile, emetteva un ronzio.



Dopo alcuni secondi, Puddy tornò in sé e si riposizionò rapidamente al posto di guida. Avviò il motore e si allontanò velocemente. Guardando indietro, però, notò che l'oggetto la stava seguendo. Per lo spavento, premette di più sull’acceleratore. Ma, per quanto corresse, lo strano velivolo blu si tenne sempre alla stessa identica distanza. Continuò a guidare per diverse miglia, prima che l'oggetto scomparisse improvvisamente, emettendo una scia di "luce molto brillante" che rigò il cielo notturno.
Tornò a casa confusa per ciò che aveva visto, ma sicura che non si fosse trattato di un sogno o di un'illusione di qualche tipo, tanto che decise di sporgere denuncia alla polizia anche se, sicuramente, non le credettero. La stessa cosa successe quando raccontò la sua esperienza ad amici e parenti. Così, da quel momento in poi, decise di tenere quell'incontro per sé.
Tuttavia, la sera del 25 luglio, mentre tornava dall’ospedale dove si era sottoposta ad alcuni esami, quasi alla stessa ora e più o meno nello stesso punto, ricomparve il grande disco blu. Questa volta, però, decise di non fermarsi: strinse il volante e premette forte sull'acceleratore. Ma l’auto si fermò placidamente sul ciglio della strada. Attraverso il parabrezza, vide l'oggetto sospeso davanti a lei. Poi, sentì una voce direttamente nella sua testa.
- Non aver paura, non intendiamo farti del male. - Queste furono le parole che le passarono per la mente.
A questo seguì: - i tuoi esami saranno negativi. Di ai media che ora hai il controllo.
Cosa intendesse dire con quest’ultima frase rimane un mistero. Quindi il motore dell'auto si avviò da solo. Lei rimase immobile per un attimo, poi si allontanò a tutta velocità.
Denunciò, ancora una volta, l'avvistamento alla polizia, anche se il poliziotto sembrò riluttante.
Quando le chiesero se ci fossero dei testimoni, lei rispose: - pensò che ce ne fosse almeno uno, perché mentre mi stavo avvicinando a un passaggio a livello, ho visto un uomo con una torcia che conduceva una mucca su una delle strade laterali. Sicuramente l'UFO gli sarà passato molto vicino. Successivamente, ebbi modo di parlare con la moglie di quell'uomo e anche con una signora che abitava sul crinale, non lontano dall'autostrada: entrambi avevano visto quella luce!



Passarono diversi mesi prima che i ricercatori UFO, Paul Norman e Judith Magee, si interessassero al caso. Puddy parlò coi ricercatori ma, su loro consiglio, non rivelò niente a nessuno. In verità, Puddy aveva già tentato di contattare i media ma poi, temendo il ridicolo, aveva deciso di lasciar perdere.
Comunque, continuava a ricevere messaggi. Una sera, dopo aver di aver ricevuto per l’ennesima volta il messaggio di “tornare sul luogo dell'incontro”, contattò Magee e Norman perché aveva deciso di andarci, ma aveva paura e non voleva farlo da sola. Così stabilirono di vedersi, alle 21:00, vicino a una sottostazione elettrica, fuori dall'autostrada. Magee e Norman arrivarono un po’ prima, pertanto, videro Puddy arrivare in macchina. Non appena parcheggiò, corse immediatamente dai due ricercatori e li informò che aveva corso il rischio di andare fuori strada! Magee e Norman scesero dalla macchina e tutti insieme si avvicinarono alla station wagon di Puddy, chiedendole di raccontare cosa le fosse successo.
Magee entrò nell'auto e avvertì una strana sensazione: era come se qualcosa non quadrasse anche se non capì bene cosa. Puddy li informò che, mentre stava andando da loro, una strana figura con un abito laminato d'oro le apparve dal nulla nell'auto. Lo shock per l'improvvisa apparizione le fece quasi perdere il controllo. Entrambi i ricercatori notarono quanto fosse scossa.
Arrivarono al luogo dell'incontro, un posto tranquillo fuori dalla strada principale e fermarono la macchina. Mentre erano seduti e discutevano, Puddy, all'improvviso, allungò la mano e afferrando il braccio di Magee esclamò: - Eccolo! Non lo vedi?
I due ricercatori guardarono nella direzione indicata, ma non videro nulla. Puddy, invece, sembrava essere caduta in una sorta di trance e affermava che si stava avvicinando. Secondo lei, l’entità arrivò così vicino che se qualcuno avesse allungato la mano sarebbe riuscito a toccarla. Adesso era in piedi accanto al faro anteriore. Quindi Judit chiese a Paul di fare un giro intorno alla macchina. Quando arrivò al punto in cui si trovava l'entità, questa si spostò indietro per consentirgli di passare tra lui e l'auto. A questo punto, l'entità fece cenno a Maureen di seguirlo, ma lei dichiarò categoricamente che non lo avrebbe fatto. Judit le disse che sarebbe andato con lei e cercò di farla uscire delicatamente dalla macchina, ma lei si aggrappò al volante e non si mosse. L’essere le stava dicendo di seguirlo, ma lei non voleva. Rimase al suo posto, nell'auto, vedendo qualcosa che i ricercatori non riuscivano a scorgere. Poi, rimanendo al suo posto e ancora in una sorta di trance, iniziò a descrivere l'interno della navicella spaziale.
Si trovava – disse - in una grande stanza circolare. L'entità era di fronte a lei e le indicava un "oggetto simile a un fungo" posto al centro della stanza. Questo oggetto era alto circa tre metri e oscillava “come se fosse fatto di gelatina”. Alla base di questa forma a fungo c'erano dei simboli simili a numeri romani. All'improvviso divenne estremamente agitata e sbottò: - Non riesco ad uscire. Non ci sono porte o finestre: non posso uscire.
Magee poi affermò che per tutto il tempo Puddy aveva pianto lacrime vere: se si trattò di un’allucinazione, fu molto realistica. Preoccupato, il ricercatore chiese all’entità di avere pietà di quella povera ragazza.
- Vuole che chiuda gli occhi - disse Puddy all'improvviso.
Magee le disse di farlo e lei lo fece: sembrò rilassarsi immediatamente. Puddy, intanto, continuava a descrivere ciò che vedeva dentro la navicella. Poi, sembrò destarsi ma, prima che potessero prendere fiato, lei tornò in trance affermando: - Sono di nuovo lì. Riprese a descrivere l’interno della navetta ma, questa volta, con più calma, prima di affermare: - Se n'è andato. Questa volta se n'è andato davvero. Posso raccontare.
Puddy è “ritornata”, si fa per dire, in macchina. Adesso sembrava del tutto normale, così ne approfittarono e decisero di mangiare qualcosa mentre discutevano del "fungo" e cercavano di capire cosa fosse. Le fu chiesto se potesse trattarsi di un giroscopio, ma Maureen non aveva familiarità con quel termine, quindi le chiesero se potesse essere una bussola. Allora lei prese un piccolo gadget dal cruscotto della macchina e rispose che quello era simile al "fungo": una piccola bussola su una ventosa.
Non se la sentirono di farla tornare a casa da sola, né lei lo desiderava. Così la accompagnarono fin lì.

 

La foto rappresenta Puddy Maureen accanto alla sua macchina, nel luogo esatto dell’incidente. 

sabato 23 settembre 2023

7 AGOSTO 1968 - LAKE CHAMPLAIN (VERMONT)


 

Nel tardo pomeriggio del 7 agosto 1968, due dipendenti del campo estivo di Buff Ledge, il sedicenne addetto alla manutenzione, Michael Lapp e la diciannovenne maestra di sci d’acqua, Janet Cornell, si stavano rilassando sul bordo del molo delle barche guardando il sole che tramontava lentamente rispecchiandosi sull'acqua. Il campo estivo si trovava sulle rive del lago Champlain, nel Vermont, appena a nord di Burlington dove, quella sera, la maggior parte dei campeggiatori partecipava a una gara di nuoto. Quindi il campeggio era quasi deserto. Mentre il sole salutava il giorno e la notte prendeva il sopravvento, Michael notò una strana luce in lontananza. All'inizio, pensando che fosse una stella o addirittura il pianeta Venere, rimase a guardare appagato. All'improvviso, però, la luce si mosse: scese molto più in basso, poi iniziò a spostarsi verso di loro a una velocità impressionante. Mentre i due osservavano il fenomeno luminoso, tre luci si staccarono dal primo, grande bagliore. Queste tre luci si diressero verso il lago, mentre la luce più grande sembrò risalire piuttosto rapidamente e scomparire. Le tre sfere luminose zigzagavano e danzavano tra loro sopra le acque scintillanti, eseguendo manovre che nessun velivolo convenzionale era in grado di compiere. Sotto il loro sguardo, i tre oggetti luminosi si avvicinarono ancora di più. Poi formarono i vertici di un triangolo e rimasero immobili per un secondo prima che due di loro si allontanassero leggermente. Mentre lo facevano, si udì un suono “simile al diapason”, ma molto forte che infastidì i ragazzi. L'oggetto rimanente balzò improvvisamente verso l'alto prima di tuffarsi direttamente nel lago e svanire sotto la superficie. Riapparve e scivolò sull'acqua, dirigendosi dritto verso di loro.

Mentre l'oggetto continuava ad avvicinarsi, Michael notò che aveva una "cupola trasparente". All'interno di questa cupola poteva distinguere "due piccole creature" con colli allungati e teste grandi. Notò anche i loro grandi occhi che si estendevano fino ai lati della testa. Emerse dall'acqua e librandosi direttamente sopra gli adolescenti spaventati, scagliò un raggio verso di loro. Michael afferrò Janet trascinandola a terra: rotolarono via per sottrarsi a quella strana luce. In seguito avrebbe riferito di aver gridato all'oggetto "Non vogliamo venire!" mentre paura e storie di rapimenti alieni gli riempivano la mente. Ricordò anche che poté vedere le ossa delle sue mani come se osservasse una radiografia, tale era la luminosità del raggio. I due ricordano che il passaggio del raggio provocò in loro la sensazione di fluttuare: come se fossero immersi in una luce “liquida”. Poi, si ritrovarono seduti tranquillamente sul molo delle barche. La luce intensa era scomparsa e lo strano oggetto, ora, era molto più lontano e si stava allontanando da loro. Il cielo, adesso, era completamente nero, suggerendo ai due che era molto più tardi. Quando Michael si rivolse a Janet, lei sembrava essere in trance. Ma, anche lui si sentiva alquanto disorientato e confuso. Quando lo strano oggetto finalmente scomparve dalla vista, i due riuscirono a sentire gli altri campeggiatori che tornavano dalla gara di nuoto.

Michael e Janet non riferirono dell'avvistamento e dopo l’estate i due testimoni tornarono a casa loro e alle loro abitudini. Tuttavia, nel corso degli anni, Michael iniziò a soffrire di incubi sempre più intensi. Erano sempre gli stessi: venivano rapiti e “non volevano andare con loro”. Alla fine, questi sogni ricorrenti gli fecero pensare sempre di più all'incidente di Buff Ledge finché, dieci anni dopo l'incontro, contattò il Centro Studi UFO per fare un rapporto. Il ricercatore UFO, Walter Webb, si occupò del caso.
Suggerì la regressione ipnotica per sondare quegli incubi e scoprire cosa fosse successo sul molo, quell'estate del 1968. Sotto ipnosi, i ricordi emersero con facilità: Michael ricordò immediatamente l’incidente. Webb non era estraneo a questo tipo di indagini, aveva già una certa esperienza poiché, come abbiamo già detto, lavorava per il Centro studi sugli UFO di J. Allen Hynek al momento della prima chiamata di Lapp. Tuttavia, era scettico riguardo al suo resoconto, venuto fuori dieci anni dopo l’avvistamento e che si presentava come il più classico dei casi. In altre parole: la storia sembrava troppo bella per essere vera.
Michael affermò che la luce li afferrò entrambi e li sollevò fino a portarli a bordo della navetta. Ricordava "flussi di luci colorate" e un lamento che diventava più forte man mano che si avvicinava alla navetta. Una volta all'interno, poté vedere Janet sdraiata su un tavolo operatorio: molte piccole entità la stavano esaminando. Le puntarono delle luci negli occhi e prelevarono campioni di pelle, di capelli e di sangue. Vide tutto questo da una sorta di "ponte superiore" con una delle creature aliene che gli stava accanto.

Guardando in alto, verso la cupola trasparente, poté vedere chiaramente la Terra, la Luna e alcune stelle sullo sfondo scuro dello spazio. Notò anche un'enorme vascello “a forma di sigaro” che presumeva fosse una “nave madre”. Quelle creature erano tutte uguali e i loro corpi avevano un aspetto "umido e viscido". Stimò che fossero alti circa un metro e mezzo con braccia e gambe lunghe e sottili. La loro pelle era di uno strano “blu-verdastro”, un colore simile avevano i loro abiti attillati che li facevano sembrare nudi. Avevano “dita sottili, tridattili, simili a ragnatele”. Durante questo tempo, l'entità gli comunicò telepaticamente che la loro missione era “portare la vita in altri posti”. La definizione di questa frase, secondo Michael, era che volevano far diventare la Terra come il loro pianeta: un posto pacifico, senza violenza. Ricorderebbe anche che l'entità era “sorpresa” dal fatto che fosse vigile e facesse domande. Con un certo rammarico o forse per puro cinismo, la creatura gli comunicò che questo “gli avrebbe reso più difficile metabolizzare questa esperienza”. Per ragioni che non capiva, Michael affermò di avere una “grande affinità” con questa particolare entità. La creatura condusse Michael giù per una serie di gradini al livello che alloggiava il tavolo su cui giaceva Janet. Quindi, lo condusse su un altro tavolo, lo inclinò leggermente per permettergli di sdraiarsi e poi riportò il tavolo in posizione orizzontale. Michael ricordò che era rimasto, con lo sguardo rivolto verso l’alto, a guardare fuori dalla cupola trasparente: poteva vedere la grande nave a forma di sigaro, ora molto più vicina. Poi perse conoscenza.

Nel corso delle indagini, che durarono ben cinque anni, Webb riuscì a rintracciare Janet (ormai ventinovenne e sposata) e a convincerla a sottoporsi a regressione ipnotica. Sotto ipnosi non fece altro che confermare la versione di Michael, descrivendo gli stessi eventi. Ricordava di essersi sdraiata sul lettino chirurgico: la cosa le provocava una sensazione di freddo interiore. Ricordava anche qualcosa che le tirava i capelli e le pizzicava il collo. Inoltre, come Michael, ricordava di aver seguito una particolare entità che lei chiamava la sua "guida" e che rimase, durante tutta l’esperienza, “la sua unica fonte di conforto”.

Webb condusse indagini approfondite: interrogò numerosi ex dipendenti del campo estivo e alcuni degli ospiti presenti nel campo in quell'estate del 1968. Venne fuori che alcuni dipendenti di Buff Ledge avevano assistito a strane luci e visti oggetti misteriosi sul lago Champlain la stessa sera in cui Michael e Janet avevano affermato di essere stati rapiti. Inoltre, due di quei dipendenti riferirono di sospettare che anche loro sarebbero stati vittime di rapimento, all'inizio dell'estate, diverse settimane prima dell'incidente di agosto accorso a Michael e Janet. I loro racconti erano quasi speculari a quelli dei nostri due testimoni: iniziavano con l’avvistamento di strane luci sull’acqua seguite dall'apparizione di una navetta a forma di disco. Webb eseguì anche delle valutazioni psicologiche dei vari testimoni. Per quanto concerne Michael e Janet, li ritenne credibili: non avevano alcun motivo di inventarsi una storia del genere. C’è da aggiungere che, nei dieci anni successivi i due non erano rimasti in contatto e quindi, secondo Webb, "non avevano avuto alcuna possibilità di accordarsi”: avevano realmente vissuto un evento fuori dal comune di origine sconosciuta.



Nel 1994 Webb pubblicò un libro, che non ebbe un grande successo. Racchiudeva il risultato della sua lunga e accurata indagine quinquennale, un dossier di 300 pagine relative all’avvistamento di Buff Ledge Camp.

lunedì 18 settembre 2023

LA TERRIFICANTE AVVENTURA DI CRISTA TILTAN


 

Crista Tiltan non aveva idea di cosa le fosse successo. Si rese conto, però, che non riusciva a ricordare nulla di un intervallo di circa tre ore, accorso in una notte di luglio del 1987. Col tempo, di quella notte, emersero strani ricordi: “due piccoli alieni” la trascinavano per le braccia, prelevandola dalla sua stanza per portarla in uno insolito velivolo. Poi perse conoscenza. Quando si svegliò, era su un tavolo all'interno della navetta, che si stava muovendo. Era estremamente intontita e disorientata. Una strana entità che lei percepiva come la sua "guida" le si avvicinò e le porse da bere, indicando che doveva farlo subito. Lei lo fece e quasi immediatamente l'intontimento la abbandonò. Fu poi condotta fuori dalla navetta che, ora, si era fermata alle pendici di un’altura. Era estremamente buio, ma c’era una debole luce proveniente da una caverna, verso la quale si stavano dirigendo. Mentre si avvicinavano a questa apertura, Crista poté vedere un uomo che indossava una tuta rossa, di tipo militare. Portava anche un fucile automatico. Camminarono per un po' all'interno del tunnel prima che un altro uomo li fermasse. Indossava la stessa uniforme militare dell’uomo all'ingresso.

Mentre la “guida” e l’uomo parlavano, lei notò un “grande solco”. Era una pista sulla quale si muoveva un veicolo che li avrebbe portati nel cuore della misteriosa montagna. Dal lato opposto si estendeva un corridoio lungo, solitario, quasi minaccioso che, a giudicare dal numero di porte, ospitava molte stanze o uffici. Fu fatta salire a bordo del veicolo che poggiava parzialmente sulla scanalatura e partirono per un viaggio che a lei sembrò molto lungo. Quindi il veicolo si fermò a un altro posto di blocco. Questa volta le fu chiesto di salire su un “dispositivo simile a una scala” posto di fronte a un grande schermo. Non appena lo fece, una frenesia di luci lampeggianti e di rumori interni le confermarono che il computer era entrato in funzione. Qualche istante dopo sporse una carta. Vi furono praticati due fori e fu data a Crista come documento di identificazione. A questo punto ripresero il viaggio all’interno della struttura. Quando chiese dove stavano andando, la sua guida le rispose che erano al "Livello Uno". Prima che potesse fare altre domande, salirono su uno strano dispositivo, del tutto simile a un ascensore, che scese fino al livello successivo. Lì altre due guardie aspettavano il loro arrivo, solo che avevano una divisa di colore diverso. Furono condotti lungo un altro corridoio. Mentre camminavano, lanciava occhiate all'interno delle stanze poste ai lati. Vide file di computer e dispositivi elettronici montati lungo le pareti. La cosa più strana, però, era l'illuminazione: non si riusciva a vederne la fonte. La luce sgorgava direttamente dalle pareti.

Crista cominciò ad accorgersi di tante altre persone che se ne andavano in giro. Poi individuò quello che sembrava essere il cuore della struttura: un grande spazio aperto. Un “gigantesco open space” che somigliava a un grande magazzino industriale. In questo spazio erano ubicati diversi “velivoli alieni”. Sotto di loro operavano alieni di tipo grigio che, apparentemente, eseguivano riparazioni o manutenzioni. Mentre saliva su un altro ascensore, notò le telecamere: erano posizionate in tutti gli angoli e scrutavano in tutte le direzioni. Quando scesero dall'ascensore un cartello indicava che si trovavano al livello cinque. Continuò a seguire la sua guida ma cominciò ad avvertire un sentimento di disagio e di paura. Come se lo percepisse, la guida la informò che finché fosse rimasta con lui non le sarebbe stato fatto alcun male. Nonostante questa rassicurazione, le guardie di quel particolare piano non erano per nulla gentili. Le porsero degli indumenti e con modi spicci, le chiesero di cambiarsi.

Mentre slacciava il fagotto, poté vedere che l’indumento era una sorta di camice da ospedale, solo che era allacciato su entrambi i lati lasciandola completamente coperta. Mentre si cambiava, notò che le guardie nella stanza facevano il saluto alla guida che l’aveva accompagnata: era chiaro che lì aveva una certa autorità. Mentre le guardie avevano un emblema o un'insegna sulle loro uniformi, la sua guida si adornava di un semplice abito verde. Le fu, quindi, chiesto di salire su un altro dispositivo simile a una bilancia. Ancora una volta, si attivò il suono e le luci lampeggianti. Questa volta, però, “i toni e le frequenze erano diverse” e i suoni risultarono fastidiosi. Quando l'attività s’interruppe, la guida le si avvicinò e le chiese ancora di seguirla: si avviarono lungo un altro corridoio. Più scendevano e più si avvertiva forte un odore di formaldeide. All'improvviso il corridoio si aprì in una grande stanza. Mentre Crista scrutava il nuovo ambiente notò immediatamente “grandi serbatoi dotati di indicatori digitali”. A questi serbatoi erano collegati dei tubi e c’era un “enorme dispositivo simile a un braccio”. Crista li stimò alti circa quattro piedi. C’era qualcosa al loro interno, ma dall'angolazione in cui si trovava, Crista non riusciva a vedere. Quando si avvicinò a quello più vicino, la guida improvvisamente la prese per il braccio e la tirò indietro. Affermò, minacciosamente, che avrebbe "complicato le cose" se avesse visto cosa c'era là dentro. Lasciarono frettolosamente la stanza e si avventurarono in un enorme laboratorio.

Crista si guardò intorno stupita. C’erano “macchine che non aveva mai visto prima”. Inoltre, accanto a un tavolo c'era un alieno grigio che le dava le spalle. Sentì il rumore di oggetti metallici che venivano sistemati sul tavolo. Il tintinnio metallico le ricordava qualcuno che preparava degli “strumenti chirurgici” per prepararsi a un intervento. La guida le disse di sedersi sul tavolo vicino all'entità grigia, ma lei, questa volta, rifiutò di farlo. Allora la guida, assumendo un atteggiamento minaccioso, la informò che sarebbe stato "molto più facile" se avesse collaborato. Poi, un'altra persona entrò nella stanza: era un uomo vestito da chirurgo. Lei, cominciò ad avere davvero paura! La guida si avvicinò al nuovo arrivato. Crista vide che aveva una carta d'identità come quella che era stata rilasciata a lei. Mentre osservava, con orrore sempre crescente, la guida si voltò verso di lei e affermò che avrebbe aspettato fuori. Fu allora che notò quanto facesse freddo nella stanza. Il dottore chiamò e un altro alieno grigio arrivò nella stanza. Senza rendersi conto di come o perché, Crista cominciò ad avvertire sonno: era l’effetto di un sedativo. Poi, tutto diventò nero.

Riprese conoscenza mentre era ancora sdraiata sul tavolo operatorio. Quando tentò di sollevare la testa, vide due grandi occhi neri che la fissavano: appartenevano a uno degli alieni grigi. Avvertì un dolore lancinante e si voltò per vedere il medico accanto a lei che stava eseguendo un intervento sul suo addome, completamente insensibile al suo dolore. Lei non si rendeva minimamente conto di quello che le stavano facendo, ma il dottore e gli alieni grigi erano veloci e precisi nel fare il loro lavoro. Quando ebbero finito, le fu detto di andare in una piccola stanza laterale dove avrebbe trovato i suoi vestiti. Fece come le era stato detto e dopo essersi vestita ritornò nella stanza. Anche la sua misteriosa guida era tornata e ora parlava tranquillamente con il dottore. Mentre si avvicinava a lei, liquidò ogni cosa affermando semplicemente che la procedura "era necessaria". Crista seguì la sua guida che la condusse lungo un altro corridoio dove incrociarono un gruppo di alieni grigi diretti nella direzione opposta. Mentre procedevano porse alla guida molte domande, ma non ottenne alcuna risposta. Salirono su un veicolo come quello con cui era entrata nella base e si diressero verso un'altra parte della struttura. Crista dirà più tardi: “Fu lì che vidi le cose più inquietanti”.

Quando entrò nella parte successiva della struttura, si trovò di fronte a uno spettacolo al quale semplicemente non era preparata. Lungo i lati del muro c'erano file e file di camere mediche alte e chiare, ciascuna contenente una persona. Le persone erano in piedi e immobili, sembravano statue di cera. Alcune camere contenevano degli animali. Eppure, ne era certa, anche se sembravano tali, non erano affatto statue di cera: erano vive!

Salirono su un ascensore che era già in attesa. Questa volta, mentre salivano, lei rimase in silenzio. La sua mente, prossima al punto di rottura, cercava disperatamente di dare un senso a ciò che aveva visto. Ben presto fu a bordo di uno dei velivoli alieni che la riportò a casa.

Questi particolari affiorarono durante una seduta di ipnosi regressiva alla quale Crista si sottopose dopo i primi vaghi ricordi. Ricordò pure che questi eventi erano accaduti anche prima e non solo quella volta: era successo molte altre volte. Affermò che, dopo questo incidente, continuò ad avere incontri con “entità extraterrestri”, ma furono comunque meno traumatici.

Per gli esperti questi racconti, resi sotto ipnosi, sono veri. Nel senso che il soggetto non mente: è fermamente convinto che ciò che sta testimoniando sia vero. Per chi, invece, raccoglie la testimonianza, resta il beneficio del dubbio. Tuttavia, questa storia è simile a molte altre. Sono storie che si riallacciano a una base sotterranea, quella di Dulce (Cfr. Base di Dulce) e di un accordo stipulato tra gli alieni e gli umani…


L'immagine è solo indicativa

martedì 12 settembre 2023

1965 - SHREWSBURY SHROPSHIRE (REGNO UNITO)


 
Mentre guidava sulla A5 verso casa, proveniente da Shrewsbury, la 20enne Diane Foulkes fu testimone di eventi affascinanti e ultraterreni. Erano circa le 02:00 e mentre si avvicinava al ponte Montford Bridge che si estendeva sul fiume Severn, all'improvviso, l'intera area intorno a lei si illuminò. La fonte di questo improvviso bagliore di luce era un oggetto circolare che si trovava quasi sulla sua verticale. Osservò l'oggetto solo per un secondo, prima che la paura e l'adrenalina entrassero in azione. Premette con forza sull'acceleratore: ora, non vedeva l’ora di giungere a casa. Ma, quell'oggetto brillante la seguì. Mentre inseguiva il veicolo, rimase sempre alla stessa altezza e distanza. Quando finalmente arrivò a casa, scese dall'auto e allertò i suoi genitori. Sia sua madre che suo padre ebbero modo di vedere lo strano velivolo a forma di disco dal giardino di casa loro. La navetta non emetteva alcun suono e brillava di un colore giallo pallido. Dopo trenta minuti cominciò rapidamente a diventare sempre più piccola. Mentre lo faceva, cominciò a cambiare colore in arancione e poi in rosso finché alla fine scomparve. Tutti e tre i testimoni presunsero che l’oggetto non si fosse rimpicciolito e che quello fosse solo un effetto ottico dovuto al fatto che si era allontanato velocemente da loro. Diane e i suoi genitori avrebbero preferito tenere per sé l'avvistamento ma, come vedremo in seguito, credendo di aver visto volare un prototipo della Difesa, decisero di interpellare i militari.

Quasi esattamente due anni dopo, l'otto novembre 1966, Diane incontrò quella che sembrava essere la stessa navetta e per di più, l'incontro ebbe luogo quasi nello stesso luogo. Poco prima di mezzanotte, mentre si avvicinava allo stesso ponte, l'oggetto rotondo e luminoso apparve nel cielo sopra di lei. Questa volta, però, era molto più in basso rispetto a prima. Diane, in seguito, riferì di aver potuto distinguere dei “raggi di luce” emanati dal veicolo. Come aveva fatto due anni prima, anche se con più calma, proseguì il viaggio verso casa. E come prima, l'oggetto la seguì, mantenendosi sempre alla stessa distanza. Ma, dopo diversi minuti, lo strano velivolo si avvicinò improvvisamente all'auto in movimento. Mentre la sorpassava, le sue luci penetrarono il veicolo. Diane avvertì “l’urto contro la fiancata dell'auto”, mentre nello stesso momento sentì una sensazione simile a una scossa elettrica sul collo. Contemporaneamente, si spense anche il faro anteriore sinistro. L'oggetto si allontanò per riposizionarsi a distanza, per poi svanire definitivamente.
Quando arrivò a casa, però, Diane iniziò a sentirsi male ed il malore persistette fino al mattino seguente.

Due giorni dopo, il dieci novembre 1966, suo padre contattò il tenente Williams, pilota della RAF, di base a Shrewsbury. Voleva sapere se i militari potevano far luce su di un oggetto volante che, lungo la A5, aveva spaventato sua figlia. Avrebbe riferito, anche di "segni di bruciatura" sul lato sinistro del veicolo per dimostrare che, quella sera, qualcosa aveva realmente interferito con l’auto della figlia.
La RAF rispose con una lettera, datata 11 novembre: sinteticamente, affermava che “nessun aereo stava volando in quella zona al momento dell’incidente”.

Esclusa la pista militare, Diane cominciò a sospettare che la vicenda avesse qualche collegamento con Mr. Griffin. Secondo alcune voci, a cui Diane sembrava credere, si diceva che il signor Griffin fosse entrato in contatto con gli alieni. Altri, addirittura, sostenevano che fosse entrato in uno di questi strani velivoli. I contatti del signor Griffin, si diceva, erano avvenuti sullo stesso ponte dove Diane aveva assistito al fenomeno luminoso.





La fonte di questo incidente è da ricercarsi nei Provost and Security Services della Royal Air Force britannica, un braccio d'élite della RAF che fino al 1998 aveva il suo quartier generale presso la base di Rudloe Manor e che, per molti anni, è stata il presunto hub per le indagini ufficiali sugli UFO.
In un rapporto minuziosamente dettagliato, un certo caporale R. A. Rickwood della sezione investigativa speciale della P&SS, riferì ai suoi superiori:

"Il 10 novembre 1966 fu ricevuto un messaggio telefonico dal tenente Williams, pilota della RAF a Shawbury. Ci informava che un certo signor Foulkes, di Shrewsbury, si era lamentato che sua figlia era stata spaventata da un oggetto nel cielo. Ciò era avvenuto mentre era alla guida della sua auto lungo la A5, vicino a Great Ness, alle 23:55 dell'8 novembre 1966.
Questo oggetto aveva emesso luci brillanti e fasci di radiazioni. Al suo arrivo a casa sua figlia era in condizioni di disagio e aveva scoperto segni sull'auto, che considerava segni di bruciatura.
Il 14 novembre 1966, la signorina Diane Foulkes, di 22 anni, una dattilografa impiegata a Shrewsbury, fu interrogata a casa sua alla presenza dei suoi genitori. Dichiarò di aver ricevuto una lettera datata 11 novembre 1966 dalla RAF Shawbury firmata dal tenente Penny che la informava che nessun aereo di servizio stava volando in quella zona al momento dell'incidente.
Ora è convinta che l'incidente non sia in alcun modo collegato alla Royal Air Force o alle Forze Armate.
Ha poi continuato raccontando le sue esperienze legate a questa indagine. C'erano stati due incidenti simili. Il primo avvenne due anni fa, nel novembre del 1964, mentre stava guidando da Shrewsbury a casa sua lungo la A5…"

Il rapporto continua descrivendo l’incidente così come sopra esposto. Poi aggiunge:

"La signorina Foulkes ha inoltre affermato di ritenere che gli oggetti potessero essere associati a un certo signor Griffin che viveva nella zona e che si ritiene abbia preso contatto con questi oggetti, sia effettivamente entrato in uno di essi e abbia incontrato uno degli occupanti.
Si presume anche che abbia stabilito contatti con loro a Montford Bridge.
La polizia non ha informazioni o segnalazioni di avvistamenti di oggetti nel cielo. Non ci sono prove per associare gli incidenti lamentati alla Royal Air Force e la denunciante, Miss Foulkes, è ora convinta che gli incidenti siano inspiegabili e non siano in alcun modo collegati alle Forze Armate."


L'immagine è solo indicativa. 

sabato 9 settembre 2023

AGOSTO 1993 – BELGRAVE (AUSTRALIA)


Nell'agosto del 1993, la 27enne Kelly Cahill, suo marito e i suoi tre figli, stavano tornando a casa dopo una visita a un amico. Il loro viaggio li avrebbe presto portati al cospetto di strani esseri inconsistenti. Le colline di Dandenong, vicino a Belgrave, Victoria, Australia, sarebbero state lo scenario di uno degli avvistamenti più insoliti tra tutti quelli presenti negli archivi di ufologia. Ma procediamo con ordine.

Dopo la mezzanotte, i Cahill erano in viaggio verso casa quando notarono le luci di un oggetto rotondo dotato di finestre. Si librava silenziosamente, proprio sopra la strada. Sulla parte inferiore dell'oggetto erano chiaramente visibili delle luci di diversi colori. L'UFO era così vicino al suolo che Kelly pensava di poter vedere delle persone attraverso le aperture delle finestre. Urlando, iniziò a descrivere a suo marito quello che vedeva. Nel contempo, l'oggetto sfrecciò alla loro sinistra, scomparendo rapidamente.
I testimoni ripresero il viaggio verso casa con un occhio particolarmente attento al cielo. All'improvviso si imbatterono in una luce così brillante da esserne praticamente accecati. Proteggendosi gli occhi con le mani, Kelly chiese a suo marito: - Cosa hai intenzione di fare?"
Suo marito, spaventato a morte, rispose: - Non ho intenzione di fermarmi.
Tutto sembrò durare per un secondo o due. Kelly, ora, era ora molto rilassata: si era improvvisamente calmata. La sua paura fu sostituita da una strana calma che poi sfociò in una sensazione di torpore. Un attimo dopo, le luci si affievolirono e scomparvero a est di Melbourne, a quel punto Kelly si riprese.
- Cos'è successo – disse - ho perso conoscenza?
Suo marito non rispose poiché, pur avendo vissuto la stessa esperienza, non ricordava più nulla. Per quanto ne sapeva, aveva solo guidato e continuò a farlo finché non arrivarono a casa. Al loro arrivo, Kelly percepì un odore sgradevole, come di vomito e avvertì che mancava qualcosa. Guardando l'orologio, Kelly ebbe un'ulteriore conferma dei suoi sospetti, rimase infatti sconvolta nell'apprendere che era passata un'ora in più di quanto pensasse.
La sera stessa, Kelly cominciò a perdere sangue dall'area vaginale (il suo ciclo mestruale era finito una settimana prima) tanto copiosamente da dover lavare i propri vestiti. Mentre si svestiva, si accorse con stupore di avere un segno triangolare rosso proprio sotto l'ombelico (il segno scomparve dopo alcuni mesi, ma la cicatrice è tuttora presente). Cominciò a sospettare che fosse tutto connesso all’avvistamento ma, dato che aveva sofferto di problemi ginecologici fin dall'età di sedici anni decise, per il momento, di non rivolgersi al proprio medico. L'emorragia tuttavia continuò, al che, Kelly decise di andare in ospedale. Grazie a ulteriori analisi alla fine conclusero che aveva un'infezione uterina. Anche il marito, Andrew, era turbato sebbene continuasse a insistere che non fosse accaduto nulla.

Poco tempo dopo, ripercorrendo casualmente la stessa strada che era stata teatro dell'avvistamento, Kelly ebbe dei flashback. La sua mente si sbloccò e poco dopo iniziò a ricordare tutto spontaneamente, ricostruendo l'accaduto.
Quella notte Andrew accostò la macchina al lato della strada e Kelly scese, cominciando a camminare verso l'UFO che era atterrato in un campo vicino.
L'oggetto aveva un diametro di circa 50 metri e emanava una luce blu. A quel punto, Kelly notò due persone che attraversavano la strada provenienti da una macchina posteggiata. Dopo pochi secondi, dall'UFO uscì un essere scuro, emaciato, alto circa due metri e dalla testa insolitamente grande. Non era nero: fu descritto come una sagoma vuota. Kelly pensò che fosse possibile comunicare, in qualche modo, ma qualche secondo dopo udì una frase che suonava come "uccidiamoli" e fu presa dal panico. Arrivarono sette o otto altri esseri simili al primo e Kelly avvertì delle ondate di energia in tutto il corpo. Cominciò ad urlare: "loro... Non hanno l'anima!" E solo allora almeno gli occhi di quegli esseri divennero visibili: erano grandi, rotondi e rossi.
Le entità "scivolarono" velocemente sulla strada e si divisero in due gruppi: il primo si diresse verso gli altri testimoni, il secondo, si mosse in direzione di Kelly e Andrew. All'improvviso, lei avvertì un forte colpo allo stomaco e cadde supina sull'erba. Si mise seduta e prese a chiamare Andrew ad alta voce, scoprendo allibita di aver perso la vista. Cominciò a vomitare e avvertì dei fastidiosi fischi nelle orecchie.
A quanto pare, le entità informarono Kelly che non le avrebbero fatto del male, al che, Andrew replicò: - e allora perché l'avete colpita?
Dopo qualche istante svenne e quando riprese i sensi era ancora cieca.
La paura cedette il posto alla rabbia e si mise ad urlare…
L'ultima cosa che rammenta fu quella di essere seduta nuovamente in macchina.

Nell’intento di capirne di più, nel mese di Ottobre Kelly riuscì a contattare John Auchettl, uno dei ricercatori UFO più stimati di tutta l'Australia. Quando si incontrarono, la donna gli espose l'accaduto.
Le ricerche seguenti di Auchettl stabilirono che il luogo dell'abduction si trovava sulla statale Belgrave-Hallam. In quella zona furono eseguiti test chimici e fisici del suolo. Vennero riscontrati dei segni sul terreno, lasciati probabilmente dal carrello dell'oggetto. Inoltre, i livelli di magnetismo sul luogo del presunto atterraggio erano superiori alla media e il suolo risultava compattato. Auchettl scoprì che il terreno in questione aveva subito una forte disidratazione, forse dovuta al calore.
Kelly era più che sicura che, sul posto, fossero presenti anche altre persone al momento dei fatti. Così, Auchettl mise degli annunci sui giornali, invitando tutti quelli che credevano di aver visto un UFO a telefonargli.
Ricevette molte chiamate, ma nessuna connessa al caso di Kelly, fino al 17/11/1993, quando gli giunse conferma che altre tre persone si trovavano lì, quella notte. I coniugi Jane e Bill (di cui non è noto il cognome) e la loro amica Glenda, affermarono di aver viaggiato sulla statale Belgrave-Hallam l'otto Agosto 1993 e di aver visto un oggetto simile a quello segnalato da Kelly. Fermarono la macchina e videro numerose entità nel campo e un'altra macchina dietro la loro. Si scoprì che anche questo gruppo arrivò a casa con circa due ore di ritardo, un vuoto temporale di cui non avevano alcun ricordo.
Glenda e Jane ricordarono di aver visto un UFO nel campo, la macchina di Kelly e un'altra vettura dopo la loro (la terza), con un uomo alla guida.
Una volta scesi dalla macchina, Bill, Glenda e Jane si incamminarono verso l'UFO.
Descrissero un grande oggetto poggiato a terra su tre sostegni e diverse entità scure tutte intorno. Si poteva sentire un forte ronzio.
Poi, il nulla: le donne ricordavano solo di essersi risvegliate in macchina.
Bill, invece, come Andrew, aveva pochissimi ricordi dell'avvenimento. Fu lui che non volle rivelare la propria identità ai giornalisti (nel timore di perdere il lavoro).

Auchettl sottopose allora i tre testimoni a ipnosi regressiva.
Le donne ricordarono di essere state legate a un tavolo, alla presenza di un'entità che le osservava. Poi, delle creature le sottoposero a un esame vaginale con l’ausilio di particolari "strumenti".
Bill non fu in grado di fornire alcuna informazione, sebbene ricordasse che attorno a lui ci fosse "molta attività".
Dopo l'evento, Glenda scoprì un brutto ematoma da legaccio sulla caviglia e decise di andare dal medico. Le due donne riscontrarono tre punti rossi all'interno delle gambe e un segno triangolare rosso sotto l'ombelico, Mentre Bill notò la perdita di un cerchio di capelli sulla nuca.

Kelly e la sua storia attirarono l'interesse della stampa australiana.
Tra i ricordi di Jane emergeva spesso quello di un "drago rosso fluorescente passatole vicino nell'oscurità". Auchettl tenne questo particolare segreto fino all'Ottobre 1996 e inoltre, non fece incontrare i vari testimoni fino al Giugno 1994.
Ma, il primo Ottobre 1996, durante un'intervista al periodico australiano Who, Auchettl e Kelly fecero cenno alla terza macchina e all'uomo alla sua guida.
Dopo qualche tempo, il giornalista ricevette una lettera dalla moglie del presunto conducente dell'auto in questione, contenente dettagli sul caso che andavano oltre la semplice coincidenza. Tra l'altro, la signora (rimasta anonima) diceva: - So che non c'è modo di provare la presenza di mio marito sul luogo, ma posso fornire un particolare: sulla parte posteriore della sua macchina (un fuoristrada) è montata una ruota di scorta protetta da una copertura di tela, su cui spicca il disegno di un drago rosso. L'ho fatto io, a mano e non si trova in commercio: è unico. Potrebbe chiedere ai testimoni se l'hanno notato?
È chiaro che si trattava proprio dello stesso drago visto da Kelly Cahill, un dettaglio che allora non era ancora noto. L'automobilista non si fece mai vivo.
Benché la maggior parte dei casi di incontri ravvicinati del quarto tipo, riguardano soggetti prelevati dalle loro camere da letto, le esperienze notturne, per strada o a bordo di veicoli sono alquanto frequenti. Vale rammentare, che i casi di Barney e Betty Hill (Cfr. Il caso dei coniugi Hill), di Travis Walton (Cfr. Il caso Walton), o dell'italiano Fortunato Zanfretta, sono avvenuti in condizioni simili.

Kelly pubblicò un libro nel quale raccontò la sua esperienza: “Encounter”, che è stato accolto con favore nel suo paese. Da allora Kelly iniziò a occuparsi di UFO.

lunedì 4 settembre 2023

1973 - DOUGLASVILLE (GEORGIA)



Il testimone oculare che chiameremo "WA" (ha voluto restare anonimo) riferisce di un incidente avvenuto nel lontano 1973 a Douglasville, in Georgia.

Una sera, verso il tramonto, WA, seduto sul sedile posteriore dell'auto di sua madre con suo fratello, stavano viaggiando sulla Powder Springs Highway diretti a Douglasville, Georgia. Cominciarono a notare le auto che li superavano che guidavano in modo alquanto spericolato: un'auto finì fuori strada per arrestarsi in un campo vicino. I ragazzi guardando fuori, attraverso il lunotto, osservarono un enorme velivolo a forma di disco che si librava dietro di loro: la madre premette sull'acceleratore. Arrivati a casa, in Hickory Rd, nelle Hickory Estates, a Douglasville, scesero rapidamente dall'auto e si precipitarono dentro. La madre disse loro di andare al piano di sopra e di restarci. Poi chiamò la polizia per denunciare l'accaduto. La polizia risultò impegnata a gestire molteplici chiamate che segnalavano un velivolo volante sopra il quartiere.
Quando riattaccò, udì forti rumori provenire dal tetto. Gridò ai ragazzi di scendere giù, temendo che potessero essere in pericolo. Riunitosi, tutti e tre corsero fuori e videro, in piedi sul tetto, tre individui di bassa statura vestiti con tute spaziali bianche "simili a quelle della NASA", ma senza caschi. WA affermò che questi esseri sembravano "perfettamente umani", con tratti facciali regolari e "occhi a mandorla". Questi individui rimasero immobili: si limitarono a fissare WA e la sua famiglia, mentre questi ultimi si rifugiarono in casa, aspettando la polizia.

Quando arrivò la polizia, gli agenti chiesero agli abitanti del quartiere di rimanere in casa mentre loro svolgevano le indagini. A quanto pare, gli agenti avrebbero riferito alla madre del ragazzo di aver visto i tre esseri e di aver allertato le autorità federali.
Nel frattempo WA e suo fratello, che si erano rinchiusi nella loro camera, videro uno degli esseri "attraversare il muro della camera da letto". Non disse nulla, ma WA riferì di aver percepito una strana sensazione. I fratelli rimasero paralizzati e durante l'incontro non poterono reagire. Quando l'essere uscì, riattraversando il muro, lui si riprese e urlando, corse giù per raggiungere la madre e la polizia al pian terreno. Uno degli agenti salì rapidamente le scale, ma non trovò nulla.

Poche ore dopo, le autorità federali arrivate sul posto iniziarono a interrogare tutti gli abitanti del quartiere. WA ricorda che suo padre, che era al lavoro e non aveva assistito all'incidente, fu infastidito da questo fatto: era convinto che l'intera faccenda fosse una sorta di isteria di massa. Nel tempo, continuò a punire i suoi figli quando menzionavano l'incidente.
WA riportò una ferita all'orecchio che non guariva e anzi, col tempo, iniziò a peggiorare finché, un anno dopo, il suo organismo espulse un "piccolo oggetto simile a una scheggia". Mostrò quella strana scheggia a suo padre, ma questi lo gettò subito nella spazzatura e alle rimostranze del figlio, lo punì severamente perché collegava l’oggetto a quella storia che lo irritava tanto.
Più o meno nello stesso periodo (WA ricorda che era estate), lui e suo fratello passarono la notte fuori, coricati nel retro del camioncino del padre. Quella notte, videro la stessa navicella a forma di disco scendere dall'alto e librarsi sopra di loro. A suo dire, questi incontri occasionali con gli UFO si sono ripetuti nel corso degli anni.

Attualmente, WA vive a Fort Lauderdale, in Florida. Ha assistito, in diversi momenti, all’emersione dall'oceano di grandi "navi” a forma di imbuto capovolto. Riferisce anche che sono stati avvistati "umanoidi" in tutta la zona di Fort Lauderdale.