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domenica 19 dicembre 2021

LE PIETRE DEL CIELO




Pensiamo sempre che gli antichi siano stati capaci di tagliare, trasportare, sagomare e mettere in opera con incredibile perizia, grandi blocchi di pietra per erigere edifici monumentali. Tuttavia, si affaccia l’ipotesi che questi monoliti potrebbero avere un origine artificiale: siano, cioè dei blocchi, costituiti da una sorta di cemento, ricavati in loco. È questo il caso delle Sky stone: questa antichissima pietra azzurra è così misteriosa proprio perché sembra essere artificiale.

Ci sono degli studiosi che, nonostante abbiano fatto delle scoperte sensazionali, spesso vengono dimenticati poiché ci sono note solo le loro scoperte. Singolari, invece, sono i casi in cui addirittura ci si dimentica sia di loro sia delle loro scoperte. È senza dubbio il caso del professor Angelo Pitoni, un esploratore che, tra l’altro, scoprì qualcosa che, teoricamente, non dovrebbe nemmeno esistere.
Il professor Angelo Pitoni viene definito come un geologo della FAO, botanico, scopritore di miniere di smeraldi, esperto in pietre rare, esploratore di luoghi remoti e scopritore di reperti archeologici unici. Medaglia d’oro della resistenza e commando nelle Special Force inglesi e dell’Oss americano (un precursore della CIA). Pertanto, La credibilità di Pitoni è spesso messa in dubbio e proprio per i suoi trascorsi, viene ritenuto più un avventuriero che uno studioso.
Tra le sue innumerevoli scoperte ritroviamo delle statuette arcaiche e un’antica città Maya. Ma il suo nome è legato principalmente alla scoperta delle Sky Stone e della Dama del Mali.
Nel 1990 si recò in Sierra Leone, nell'Africa occidentale, in cerca di diamanti. Nel distretto di Kono s’imbatté in un'incredibile scoperta. Gli fu mostrata da un capo locale (Fullah) una misteriosa pietra blu. Il capo gli raccontò di un'antica leggenda che spiegava la presenza delle pietre. Secondo tale leggenda, le pietre non erano altro che angeli che dal cielo vennero espulsi sulla Terra a causa delle loro malefatte. Qui si trasformarono in statue e rimasero sepolti nel sottosuolo. Precipitando, trascinarono giù una porzione di cielo e di stelle: per cui la zona è ricca di minerali e di diamanti.
Pitoni, incuriosito dalla struttura di quelle pietre, ne portò dei campioni in Europa per farli esaminare. Li consegnò sia all'Istituto di Scienze Naturali di Ginevra, sia all'Università La Sapienza di Roma. In realtà, credeva che fossero dei turchesi, ma si sbagliava: le analisi dimostrarono che le pietre non corrispondevano a nessun minerale conosciuto.
Le “Pietre del cielo” di Pitoni furono sottoposte a ulteriori esami presso l'Università di Utrecht dove furono esposte agli acidi nel tentativo di alterarne la composizione, ma non successe nulla. Furono, allora, riscaldate fino a 3000 gradi Celsius, ma la loro composizione rimase invariata. È interessante notare che, osservando i campioni al microscopio, questi non sembravano avere una colorazione naturale.
Le pietre furono analizzate anche in Germania e a Tokyo: risultarono composte da oltre il 77% di ossigeno e dal 20% di carbonio. La parte rimanente era composta da silicio, calcio e sodio, con tracce di altri elementi. Tale composizione rende le “Sky Stone” simili a una sorta di cemento o di stucco, colorato artificialmente.
Gli indigeni conoscevano tale pietra poiché, a volte, veniva estratta occasionalmente quando effettuavano degli scavi nel terreno. Erano rintracciabili anche fuori dalla Sierra Leone: grazie alla loro composizione misteriosa e all'aspetto unico, le pietre acquisirono un certo valore, tanto che furono rinvenute anche in Marocco, dove erano vendute come “Kryptonite”. Furono analizzate a Londra ottenendo gli stessi risultati, poi però finirono nel dimenticatoio, come avviene per molti reperti archeologici che non trovano spiegazione. La datazione al carbonio rivelò che la loro età era compresa tra 2.500 e 17.000 anni.





La scoperta di tali pietre ci giunge tramite l'artista e designer americano Jared Collins che nel 2013, intraprese un viaggio in Asia alla ricerca di gemme e minerali rari. Prese contatto con un commerciante di gemme a Hong Kong, il quale lo invitò a casa sua per mostrargli la sua collezione. Tra centinaia di gemme, la sua attenzione cadde su una pietra di forma irregolare con venature bianche. Il commerciante gli raccontò la storia degli angeli caduti dal cielo. Incuriosito, Collins inviò un campione al GRS Swisslabs dove fu testato dal Dr. Preeti. Attese i risultati per mesi, ma il ricercatore non fu in grado di dirgli molto: le sue conclusioni furono che il campione apparteneva a un materiale non identificato. Collins intendeva acquistare il pezzo, ma il commerciante non voleva venderlo.
Dopo aver lasciato Hong Kong, Collins continuò ad interessarsi delle Sky Stone. Provò a rintracciare le pietre in altri luoghi senza però riuscirci. Venne però a sapere che nel museo di Erich Von Daniken, il Mystery Park, di Interlaken, in Svizzera, erano custodite due grandi pietre. Decise di contattare il museo confidando che gli avrebbero permesso di acquistare un frammento delle pietre conservate in loco, ma ricevette un netto rifiuto.
Collings, dispiaciuto, si rivolse ancora una volta al commerciante di gemme di Hong Kong nel tentativo di ottenere almeno quel frammento che era già in suo possesso. Dopo un intenso scambio di E-mail e di telefonate il venditore gli permise di acquisire quel piccolo frammento di Sky Stone che, in precedenza, aveva inviato al Dr. Preeti. Il commerciante aggiunse, in una sua missiva, che aveva ricevuto quel frammento da un italiano di nome Vijay. Secondo lui, Vijay aveva ricevuto alcune pietre direttamente dal prof. Pitoni e lui le aveva acquistate e rivendute tutte, tranne due: quelle che Collins aveva visto a casa sua.
Collins riuscì a rintracciare Vijay e a contattarlo tramite E-mail. Vijay gli confermò che la pietra era stata scoperta da Angelo Pitoni quando si era recato in Sierra Leone. Uno sciamano locale lo aveva portato in un luogo dove, sparsi per terra, c’erano diversi pezzi di questo materiale blu. In seguito a scavi, ne furono trovati molti altri per un totale di oltre 200 kg. Le “rocce” sembravano disposte in formazione casuale, bensì erano accatastate a formare una sorta di piramide. Vijay sostenne che il materiale non aveva un’origine naturale poiché aveva letto il rapporto di un geologo il quale affermava che il materiale non era identificabile. 
In effetti, dopo anni di studio da parte di università, scienziati indipendenti e vari laboratori, nessuno è riuscito ancora a spiegare l’origine delle Sky Stones. Resta comunque una domanda: chi nell'antichità era capace di sintetizzare tali pietre seguendo un processo a noi ancora sconosciuto?

giovedì 9 dicembre 2021

RETTILIANI: SOLO LEGGENDE?

La letteratura ufologica non contempla molte storie che avvallano l'esistenza di alieni rettiliani. Ma, come ho già accennato in un post precedente, esistono molti sedicenti esperti che, per riceverne notorietà, sfruttano queste storie.
Però, gli uomini rettile o uomini serpente sono creature già molto presenti nella mitologia e nel folclore: basti pensare alle numerose storie dei draghi. Sono anche rappresentati nella fantascienza, nei racconti dei rivelazionisti e nelle teorie del complotto paventate da John Rhodes, David Icke e Riley Martin, che per descriverli usano anche i termini di "dinosauroide" o "uomo lucertola". Ne abbiamo già parlato in un precedente post (Cfr. Rettiliani?) riferito a un presunto caso rettiliano.
L’idea è che la Terra sia abitata da stirpi di "rettiliani", di origine extraterrestre, in grado di mimetizzarsi tra gli umani. Secondo queste teorie tali alieni, provenienti dalla costellazione del Drago, sarebbero le "eminenze grigie": i comandanti degli alieni noti come Grigi, provenienti dal sistema di Orione, Zeta Reticuli e Bellatrix.
Di extraterrestri rettiliani racconta Herbert Schirmer, il quale sostiene di essere stato rapito ad Ashland nel 1967 da esseri umanoidi, che vestivano una tuta aderente, dotati di una testa sottile e allungata. La pelle era chiara, tendente al grigio, gli occhi apparivano inclinati e la bocca, simile a una fenditura, non si sarebbe mai mossa mentre parlavano. Sulle tute Schirmer avrebbe visto un emblema a forma di "serpente alato". Secondo lui, tali esseri proverrebbero da un'altra galassia ma avrebbero impiantato basi sul nostro pianeta. Anche in Italia vi sono persone che hanno affermato di aver visto dei Rettiliani: precisamente vicino al delta del Po, tra Rovigo e Ferrara.
John Rhodes raccolse un insieme di testimonianze sui presunti contatti tra esseri umani e rettili umanoidi. Fondò nel 1997 un apposito centro di ricerca ed è apparso in televisione e alla radio per illustrare le sue teorie: Rhodes afferma che i rettili umanoidi sarebbero i discendenti dei dinosauri, quindi un sottoprodotto dell'evoluzione terrestre. Per avvalorare le proprie tesi cita le teorie di Dale Russel che, negli anni ’80 descrisse con minuzia di particolari come i dinosauri si sarebbero potuti evolvere in specie intelligenti. Sia chiaro: si tratta solo di una speculazione, tra l’altro criticata dal mondo scientifico, fatta dallo studioso su come sarebbero potuti sembrare i dinosauri della specie Troodon se si fossero evoluti secondo le linee dell'evoluzione umana.



Rhodes, tra l’altro, era convinto che l'attenzione degli umani sarebbe stata intenzionalmente deviata dai mondi sotterranei allo spazio profondo, al solo scopo di mantenere segrete le dimore dei popoli sotterranei e la loro antica civiltà. I rettiloidi descritti nelle teorie di Rhodes trovano delle somiglianze nelle entità descritte da alcuni addotti.



Riley Martin, autore di “The Coming of Tan” e assiduo ospite del programma di Howard Stern, sostiene di aver conosciuto personalmente un certo "Targissiano", appartenente a una pericolosa razza di rettiliani che, insieme ad altre sei razze di alieni, sono presenti su di una nave madre in orbita attorno a Saturno.
Paul Shockley, fondatore della "Chiesa acquariana del servizio universale", ritiene di essere un individuo in grado di canalizzare la ‘consapevolezza cosmica’, attraverso quella che descrive come una ‘rivelazione di consapevolezza’. Riferì dell'esistenza di una pericolosa razza di rettiliani tra i quali, tuttavia, ci sarebbero anche individui ben disposti nei confronti degli esseri umani.
Secondo David Icke, come pubblicato nel suo libro “The Biggest Secret: The Book That Will Change the World” (in italiano - Il più grande segreto: Il libro che cambierà il mondo) i rettiliani sarebbero una forza occulta che manipolerebbe e controllerebbe l'umanità. Questi esseri, alti 2,13 m, bevitori di sangue, proverrebbero dal sistema stellare Alpha Draconis. Ad essa apparterrebbero molti leader mondiali (la famiglia reale inglese, William Jefferson, Bill Clinton, Hillary Rodham Clinton, Barack Obama, George W. Bush). Le opere di Icke hanno un discreto successo di pubblico, poiché attinge a concetti estratti dal filone New Age.
Zecharia Sitchin afferma di aver individuato in tavolette sumere il riferimento a una razza aliena (gli Annunaki) che avrebbe creato la razza umana, mischiando i propri geni con quelli di un primordiale primate terrestre, allo scopo di utilizzare gli uomini come minatori impegnati nell’estrazione dell’oro. Secondo Sitchin le tavolette attesterebbero che il popolo Sumero ‘quelli dalla testa nera’ (gli Annunaki erano biondi?) sarebbe stato creato da questi esseri mescolando ‘l'essenza di vita’ e il ‘Popolo dalla testa nera’ sarebbe stato creato attraverso tutta una serie di tentativi ed esperimenti biologici mal riusciti, sfocianti nella creazione di ibridi uomo-bestia. Secondo Sitchin, sarebbe pure confermata l’esistenza di una Dea serpente, ma sembra riferita a un individuo di sesso femminile dal volto emaciato chiamata 'Sir'.
È singolare notare come alle teorie di Sitchin si sia riallacciato Laurence Gardner, secondo il quale sarebbe esistita una discendenza: una ‘Linea del Sangue dei Dragoni’, molto simile a una variante del racconto del Graal (inteso come: Sang real) ma collocata nell'antica Sumeria.
Insomma, quella dei rettiliani è, in presenza di prove per lo più indiziali, poco più di una leggenda, che si è diffusa anche grazie a una famosa serie televisiva, Visitors, dove, per l’appunto, compaiono alieni malvagi che assumono aspetto umano, tanto da potersi confondere tra le persone.

martedì 7 dicembre 2021

I DANNATI DELL’UFOLOGIA


 

L'ufologia non è una scienza, anzi per molti è considerata una sorta di fantascienza, nonostante ci siano degli aspetti degni di essere approfonditi. È anche vero che spesso vengono spacciate per vere delle notizie false. Questo può essere fatto in tutta onestà (anche il ricercatore più bravo può incorrere in una cantonata) ma il sospetto è che spesso venga fatto in piena consapevolezza: si divulgano notizie sapendo che sono false oppure le si inventa di sana pianta. Insomma c’è chi propende al sensazionalismo, oggi tanto in voga.
Il fatto è che con gli eventi UFOlogici e/o misterici non si sbarca il lunario né tantomeno ci si arricchisce, a meno di non barare comportandosi in maniera poco professionale, ingannando la gente e approfittando della sua buona fede.
Ma, se ti sei fatto un nome, se sei un ufologo famoso, che tu dica il vero oppure no, esiste un ampio pubblico disposto a prendere per oro colato tutto quello che affermi. Quindi, per guadagnare soldi e popolarità qualcuno si adatta alla richiesta di mercato fornendo una informazione spazzatura, che contribuisce sempre di più a rovinare la serietà della materia. Si tratta di persone molto furbe, oppure di veri e propri ciarlatani che, in veste di autorevoli divulgatori avvallano delle notizie palesemente false.
Molti di questi ufologi si presentano come detentori di verità assolute e finiscono per rappresentare l’intera categoria anche agli occhi della scienza, dove purtroppo rivelano avere una credibilità nulla, gettando discredito su tutta la classe e finendo inevitabilmente per affossare ogni credibilità riguardo al fenomeno.
Spesso esorto i lettori a diffidare degli ufologi famosi e ho le mie buone ragioni. Bisogna considerare che i vari Mr X, dall’ufologia, hanno tutto da guadagnare. Spesso leggo frasi del tipo: - lo dice anche Mr X - o peggio: - io credo solo a ciò che dice Mr X. Solo perché Mr X è comparso in TV, ha scritto un libro e tiene conferenze. Ma questo non vuol dire che ne sappia di più: la risoluzione del fenomeno non è in mano nostra. Il mistero è nelle mani di una civiltà non umana che lo svelerà (se lo svelerà) in tempi e in modi consoni alla propria volontà. Dalla quale, proprio perché non umana, non dobbiamo aspettarci dei comportamenti logici.
Detto questo, ora passo a presentarvi una carrellata di ufologi famosi: in questo primo articolo sono solo tre (stranieri) ma, probabilmente ne citeremo anche altri. Tutto dipende dal gradimento e dall’interesse (o meno) che susciterà questo primo post.



Timothy Good

È considerato uno dei "migliori" ufologi al mondo. Noto divulgatore e studioso di ufologia, Timothy Good è nato a Londra nel 1942 e ha cominciato a occuparsi di UFO già dal 1955. Grazie alla sua notorietà, ha tenuto conferenze in tutto il mondo e ha scritto numerosi libri sull’argomento che hanno avuto un grande successo di pubblico. Gli ufologi appassionati stravedono per lui: basta farsi un giro nei loro siti e forum per scoprire che è così. Però, poi, afferma di parlare telepaticamente con alieni, di ricevere incredibili rivelazioni dai militari e che i servizi segreti, per lui, non hanno segreti. Afferma di credere alle storie dei contattisti (quindi di ritenere attendibili personaggi come Adamski etc.). Quindi, Timothy Good è davvero una persona così credibile? Apparentemente ci troviamo di fronte a uno dei massimi esperti di ufologia, ma è proprio così? Oppure siamo noi a tributargli questa superiore esperienza?



Wendelle Stevens

Wendelle C. Stevens, ex tenente colonnello dell’USAF, sedicente massimo esperto di ufologia al mondo (ma secondo l’ufologo canadese Stanton Friedman è solo un buon collezionista di foto ufologiche). Ciò nonostante, gode della considerazione di gran parte della comunità ufologica e ha ottenuto numerose attenzioni da parte dei media. Ha promosso moltissimi falsi, in particolare quello del contattista Meier. Anzi, fu proprio grazie al suo sostegno che Meier ottenne fama e visibilità. Peccato, che poi ne sia stata dimostrata più volte l’inattendibilità.
Wendelle venne a conoscenza del caso Meier nel 1976 coinvolto dall’ufologo inglese Timothy Good e dell’ufologa svizzera Lou Zinstagg, la quale gli mostrò sedici foto scattate da Meier. Stevens, probabilmente, rimase impressionato dalle fotografie e dal caso in sé. Pertanto, nell’ottobre dell’anno successivo si recò in Svizzera per incontrare Meier e quello fu solo il primo di una lunga serie di viaggi. Infatti, tornò l’anno successivo, questa volta in compagnia degli amici Brit e Lee Elders e tutti insieme, decisero di pubblicare in un libro le informazioni che avevano raccolto. Per farlo fondarono una piccola società, insieme a Tom Welch, che fu battezzata GENESIS III Productions Limited. Lee Elders firmò un accordo con Meier: quest’ultimo avrebbe fornito il materiale, mentre GENESIS III lo avrebbe promosso e diffuso, agendo come unico distributore esclusivo. Nel 1979 uscì il primo libro, “UFO - Contact from the Pleiades” (tradotto anche in italiano, nel 1990), presto esaurito e ristampato in un’edizione riveduta e corretta l’anno successivo. Nel 1983 Stevens e GENESIS III produssero, separatamente, altri due titoli: “UFO - Contact from the Pleiades - A Preliminary Investigation Report” e “UFO - Contact from the Pleiades - Vol. II”. Altri libri seguirono negli anni successivi. Oltre alla produzione libraria, GENESIS III produsse e/o distribuì anche dei documentari, uno dei quali, girato nel 1979, fu presentato anche in Italia nell’ambito della serie prodotta dalla Columbia Tristar con la supervisione e “consulenza” del Centro Ufologico Nazionale e di Roberto Pinotti in particolare.
Peccato che W. C. Stevens e gli altri componenti del gruppo GENESIS III furono sconfessati e allontanati da tutti i maggiori gruppi americani, MUFON in testa. Jim Lorenzen, direttore dell’APRO, si dissociò completamente (il suo nome era citato nel primo libro), accusando i componenti del gruppo, fra l’altro, di avere “censurato” alcune dichiarazioni e promosso le foto più assurde, in modo da rendere il tutto maggiormente credibile. Non solo: Stevens aveva collaborato con l’APRO in relazione a qualche inchiesta locale, ma fu scoperto mentre sottraeva del materiale fotografico di proprietà dell’APRO. Lorenzen lo dichiarò persona “non gradita” e troncò ogni contatto con lui.
Quello di GENESIS III, quindi, non può certo essere considerato un gruppo di investigatori bensì di biografi, amici di Meier. Non fu condotta un’investigazione imparziale e critica, anzi era tesa solo a dare conferme là dove non ce n’erano.
Il 16 Febbraio 1993 Wendelle C. Stevens si dichiarò volontariamente colpevole di fronte a una corte di giustizia dello stato dell’Arizona, al fine di ridurre i capi di imputazione che pendevano su di lui. Era accusato di molestie su bambini, di aver fornito articoli osceni o pericolosi a minori e di essere in possesso di riprese video e foto di minori impegnati in atti sessuali. Il 15 Marzo dello stesso anno fu condannato a sette anni e incarcerato il 1° giugno successivo. Ovviamente, Stevens fu presentato come un “martire” dell’ufologia, incastrato dalla CIA perché ormai troppo vicino alla verità: egli stesso contribuì a diffondere tali dicerie, ma senza peraltro produrre mai alcuna prova e raccontando frottole al solo fine di discolparsi. Tuttavia, si diffuse ugualmente la voce secondo la quale sarebbe stato messo a tacere perché era un “ufologo scomodo”.



Jim Dilettoso

È considerato, da gran parte della comunità ufologica, come un grande esperto nell'analisi del materiale fotografico e video e gli si attribuisce anche la qualifica di consulente della Nasa. Tuttavia, contrariamente a quello che afferma, non ha mai lavorato per la Nasa, si è solo servito e in modo ambiguo, della carta intestata dell’agenzia spaziale americana.
Ha anche affermato di aver lavorato per la produzione del film Titanic ma, da verifiche effettuate, emerse che nessuno degli addetti alla produzione ha mai sentito parlare di lui. Infatti il suo nome non compare nei titoli di coda.
Analizzò e certificò come autentico il filmato del cerchio nel grano di Oliver Castle.
Di particolare interesse il suo coinvolgimento nell'affare Meier. Lavorò per GENESIS III per organizzare delle pretestuose analisi scientifiche sui vari tipi di prova presentate dal contattista, rappresentandolo come un esperto particolarmente degno di fede. Millantò, fra l’altro, conoscenze in microscopia elettronica che, assolutamente, non possedeva. Dichiarò di aver avuto contatti con specialisti che, però, non si ricordano affatto di lui o che, intervistati da terze parti, hanno rilasciato pareri ben diversi da quelli da lui riportati. La società De Anza Systems prese seriamente in considerazione la possibilità di fargli causa per le affermazioni che le attribuì e che furono pubblicate in un libro.
Dilettoso dichiarò di avere conseguito una laurea presso l’università McGill di Montreal, la quale, però, in un fax del 17/11/1994 precisò di non saperne assolutamente nulla.



L’articolo continua.

sabato 27 novembre 2021

CONTATTO


 



Un famoso scienziato americano, recentemente, ha cercato di spiegare il problema del mancato contatto e lo ha fatto in modo efficace. Se mentre passeggiate in un bosco – ha detto – vedete degli scoiattoli, di solito non cercate di comunicare con loro. In verità, qualcuno potrebbe anche provarci, ma dopo un po’ perde l’interesse poiché gli scoiattoli continuano la loro normale attività (quella di raccogliere noci) e vi ignorano completamente.
Succede lo stesso per gli alieni?
Esattamente quarantaquattro anni fa si è verificato uno strano evento, qualcosa che ci induce a pensare che un contatto ci sia stato. Una trasmissione televisiva in diretta fu “sequestrata” da una presunta intelligenza aliena per ben sei minuti e trasmise un messaggio diretto a tutta l'umanità. Questo misterioso evento è rimasto irrisolto: ancora oggi non trova una spiegazione plausibile.





Il 26 novembre 1977, intorno alle 17:00, il notiziario dell'Independent Broadcasting Authority sulla rete Southern Television, nel sud dell'Inghilterra, fu interrotto da una voce che sembrava generata da un apparato elettronico. Quando il conduttore del telegiornale, Andrew Gardner, stava elencando i titoli delle principali notizie, la sua voce fu distorta e l'immagine televisiva risultò mossa. A quel punto, i telespettatori udirono uno strano ronzio metallico e poi una voce profonda e cupa, echeggiante, che sembrava essere stata mascherata elettronicamente. Chi parlava affermava di essere un alieno e di provenire da un altro mondo.
Disse di chiamarsi Vrillion e che rappresentava un gruppo noto come "The Ashtar Galactic Command". Il messaggio trasmesso non fu per niente enigmatico: anzi, ricalca i soliti messaggi di pace e amore universale. Chiedeva agli umani di abbandonare i modi bellicosi e di votarsi alla pace prima che fosse troppo tardi.
L'intero messaggio recita:

“Questa è la voce di Vrillon, un rappresentante dell'Ashtar Galactic Command, che vi parla. Per molti anni ci avete visto come luci nei cieli. Vi parliamo ora in pace e saggezza come abbiamo già fatto ai vostri fratelli e sorelle sparsi in tutto il mondo. Veniamo ad avvertirvi del destino della vostra razza e del vostro mondo, in modo che possiate comunicarlo ai vostri simili. È il corso che dovete seguire per evitare il disastro che minaccia il mondo e gli esseri sui (nostri) mondi, intorno al vostro.
Tanto, per poter condividere il grande risveglio, mentre il pianeta passa nella Nuova Era dell'Acquario. La New Age può essere un momento di grande pace ed evoluzione per la vostra razza, ma solo se i suoi governanti saranno consapevoli delle forze del male che possono oscurare i loro giudizi.
Ora ascoltate, perché questa occasione potrebbe non ripresentarsi. Tutte le armi del male devono essere rimosse. Il tempo del conflitto è ormai passato e la razza di cui fate parte può procedere agli stadi superiori della sua evoluzione, ma solo se vi mostrerete degni di farlo. Non c’è più tempo: dovete imparare a vivere insieme in pace e buona volontà. Piccoli gruppi in tutto il pianeta lo stanno già facendo ed esistono per trasmettere a tutti voi la luce dell'alba della New Age. Siete liberi di accettare o rifiutare i loro insegnamenti, ma solo coloro che imparano a vivere in pace passeranno ai regni superiori, all’evoluzione spirituale. Ascoltate: questa è la voce di Vrillon, un rappresentante dell'Ashtar Galactic Command, che vi parla. Sappiate anche che ci sono molti falsi profeti e guide che operano nel vostro mondo. Succhieranno la vostra energia, l'energia che chiamate denaro e la useranno per scopi malvagi e vi daranno in cambio inutili scorie.
Il Sé divino e interiore vi proteggerà da questo. Dovrete imparare a essere sensibili alla voce interiore che può dirvi cos'è la verità e cos'è la confusione, il caos e la menzogna. Imparate ad ascoltare la voce della verità che è dentro di voi e questa vi condurrà sulla via dell'evoluzione. Questo è il nostro messaggio per voi, cari amici. Vi abbiamo visto crescere per molti anni come anche voi avete guardato le nostre luci nel cielo.
Ora sapete che siamo qui e che ci sono più esseri sulla Terra e intorno a voi di quanto i vostri scienziati possano ammettere. Siamo profondamente preoccupati per voi, per il vostro percorso verso la luce e faremo tutto il possibile per aiutarvi. Non abbiate paura, cercate solo di conoscere voi stessi e vivete in armonia con le vie del vostro pianeta Terra.
Noi dell'Ashtar Galactic Command vi ringraziamo per l'attenzione. Stiamo ora lasciando il piano della vostra esistenza. Possiate essere benedetti dall'amore supremo e dalla verità del cosmo”.



Durante l'intera trasmissione, il video fu interessato solo da una leggera distorsione. Il messaggio si concluse e la trasmissione riprese con un cartone animato dei Looney Tunes. Andrew Gardner rimase in silenzio: da bravo professionista, si comportò come se nulla fosse successo. Questo contribuì a far credere alla gente che fosse solo uno scherzo.
In seguito, la stazione televisiva si è scusata con i telespettatori per l'inconveniente ed effettivamente ha etichettato l'intera questione come uno scherzo di cattivo gusto. Tutti i media britannici pubblicarono la notizia che subito attirò l'attenzione dei media internazionali. La società ITV, la cui trasmissione è stata interrotta dal messaggio, ha cercato a lungo e con dedizione il colpevole dell'incidente: un probabile burlone, sicuramente un tecnico geniale, visto che è riuscito a violare le loro apparecchiature, ma non sono mai riusciti a rintracciare il colpevole. Sono riusciti solo a scoprire che il segnale fu inviato dall'antenna trasmittente di Hannington situata a Connington Hill, che trasmetteva al Berkshire e al North Hampshire. L'antenna televisiva UHF di Hannington era uno dei pochi trasmettitori che, invece di ricevere direttamente il segnale via cavo, fungeva da ripetitore per il segnale ricevuto da un altro trasmettitore, in questo caso il trasmettitore Rowridge della Southern Television dell'Isola di Wight. Ciò lo rendeva particolarmente vulnerabile a qualsiasi tipo di intrusione, anche di potenza relativamente bassa, generata da una fonte molto vicina al ripetitore, consentendo a una trasmissione non autorizzata di essere amplificata e ritrasmessa in una zona più ampia.
Due giorni dopo la pubblicazione della notizia sul Times, una lettera al direttore pubblicata il 30 novembre 1977 chiedeva come la IBA - o chiunque altro - potesse essere così sicura che si trattasse di una bufala? Un editoriale pubblicato sul quotidiano locale Eugene Register-Guard commentava: "nessuno sembra considerare che 'Ashtar' potrebbe essere reale.”



Questo incidente fu studiato a fondo da vari ricercatori di fenomeni anomali e ufologi. Particolarmente famoso è il lavoro di John Reppion, un collezionista di casi misterici.
Reppion ha affermato che la persona che sta dietro il misterioso messaggio si era preparata a fondo e aveva scelto accuratamente l'ora, attendendo il telegiornale del tardo pomeriggio per iniziare la trasmissione, in modo da ricevere il massimo ascolto. Reppion ha continuato la sua indagine esaminando diversi casi, anche successivi, in ​​cui dei burloni hanno tentato, a volte con successo, di interferire con le trasmissioni televisive americane e ha scoperto che i contenuti erano fondamentalmente diversi dal "messaggio di Ashtar".
Tutti i burloni americani inviavano in TV messaggi volutamente umoristici, mentre il messaggio di Vrillon era serio e non diceva nulla che potesse indicare qualcosa di divertente. Anche il modo in cui risuonava la sua voce era qualcosa di completamente diverso. Non era esattamente una voce umana, ma qualcosa di strano, elettronico (siamo negli anni 70 e la tecnologia per manipolare i suoni non esisteva o perlomeno non era alla portata di tutti) extraterrestre. Alcune (presunte) registrazioni reali di questa trasmissione possono essere trovate in rete, ma potrebbero essere solo tentativi di ricostruzione tardivi.
Molti ufologi oggigiorno credono che il messaggio di Ashtar sia stato un vero tentativo da parte degli alieni di stabilire un contatto con i terrestri e cercare di convincerli a non iniziare la terza guerra mondiale. Si ritiene che alla fine degli anni '70, con la guerra fredda in atto, i rapporti tra l'Occidente e l'URSS fossero particolarmente tesi e molte persone temettero per davvero che potesse iniziare una guerra nucleare.

domenica 14 novembre 2021

LA PRIGIONE


 



Ritorniamo a parlare di Roswell. L’incidente, negli ultimi decenni, è stato fonte di numerosi articoli riguardanti alieni e UFO. Ufficialmente, non è mai stato confermato che un’astronave aliena si sia schiantata nel New Mexico nel lontano 1947, tuttavia, molti testimoniarono che, quel giorno, a terra c’era davvero un'astronave aliena e non un pallone sonda. Dozzine di testimoni raccontarono che c’erano i corpi degli alieni e che alcuni fossero ancora vivi. Comunque sia, il Governo lo ha sempre negato, ma dagli estratti delle note e dei documenti del Sergente Maggiore Capo Matilda O'Donnell McElroy, (Corpo femminile) dell’Air Force Medical Corp, ci risulta che fu possibile intervistare uno di loro.
Matilda aveva solo ventitre anni quando incontrò l'alieno e comunicò con lui mediante l’uso della telepatia. Sembra che fosse l'unica persona in tutta la base che avesse tale capacità o forse, era l’unica con cui l’alieno voleva interloquire. Matilda apprese che l'alieno si chiamava Airl, che non era un essere biologico, che era una femmina della sua specie e che non era rimasto ferito a causa dell'incidente.
Airl aveva le dimensioni di una bambina ed era l'unica sopravvissuta tra i tre membri dell'equipaggio della navetta che si era schiantata nel New Mexico. Il suo corpo era sintetico: era un robot controllato da un entità di ordine superiore.
Secondo il libro "Alien Interview", che si basa sulle note documentate di Matilda O'Donnell McElroy, l'UFO e il corpo dell’alieno erano fatti dello stesso materiale ed era manovrato mentalmente dall’equipaggio. L'autore del libro, Lawrence R. Spencer, ha affermato di aver ricevuto una lettera da Matilda in cui gli rivelava tutta una serie di informazioni frutto delle interviste con Airl. Pertanto, sembra che Airl fosse un membro del Domain Expeditionary Force, una sorta di confederazione galattica che, negli ultimi 10.000 anni aveva condotto operazioni anche nel sistema solare, utilizzando la cintura di asteroidi come base interplanetaria.



Matilda, che aveva il ruolo di infermiera nel 509th Bomb Wing, pose diverse domande ad Airl, riguardanti la sua civiltà, il sistema stellare di provenienza nonché sulla sua storia personale. Dalla loro conversazione, si evince che Airl proveniva da un regione chiamata "Dominio": quel luogo era una concentrazione di pianeti posta al centro della galassia. Il suo pianeta (dov’era nata) era un luogo pieno di energia, conoscenza e saggezza. Aveva due soli e tre lune.
Matilda ammise che Airl non le fornì ulteriori informazioni sulla posizione del suo pianeta. Non conoscendo le intenzioni dei suoi superiori, lei non insistette e non chiese ulteriori informazioni. L'infermiera, aggiunse, in tono serio, che se gli alieni non fossero stati al sicuro sulla Terra, avrebbero rappresentato un grosso problema per gli umani. Airl definì la sua civiltà come molto potente, estremamente antica e soprattutto, governata da un unico obiettivo: il progresso.
Quando l’infermiera le chiese da quanto tempo la sua specie visitava la Terra, la sua risposta fu: “da molto prima dell’avvento degli umani”.
Nelle sue note, Matilda ha scritto:

“Apprendo che la Terra è solo un piccolo pianeta di una stella posta sul bordo esterno della galassia. È isolata dalle altre civiltà planetarie, per lo più concentrate verso il centro della galassia. Questo la rende adatta all'uso di giardino zoologico e botanico o come prigione.
Prima del 30.000 a.C. la Terra venne usata come prigione per gli IS-BE, gli intoccabili, ovvero i criminali o gli anticonformisti. Gli IS-BE venivano catturati, incapsulati in trappole elettroniche e trasportati sulla Terra da varie parti del "Vecchio Impero". Questi soggetti venivano sottoposti ad amnesia in stazioni sotterranee allestite su Marte, ma pure sulla Terra: nelle montagne del Rwenzori in Africa, nei Pirenei, nel Portogallo e nelle steppe della Mongolia."

La storia raccontata da Matilda somiglia a un libro di fantascienza (Senza tempo), in cui si narra di Confederazioni di pianeti e di viaggi intergalattici. Ma ancor di più a un cortometraggio postato su YouTube nel 2009 da ESMA movies "The ex-Esma 2008" nel quale un bambino (alieno) con comportamenti devianti viene trasformato in un umano ed esiliato sulla Terra poiché disturbava l’armonia del suo pianeta. Il video esprime un concetto insolito ma, in qualche modo, riprende la storia raccontata da Matilda: la Terra è una prigione per gli IS-BE.

venerdì 5 novembre 2021

LO STRANO CASO DEL CAPITANO SCHAFFNER


Al tempo della Guerra Fredda, la Royal Air Force (RAF) aveva il compito di sorvegliare il Mare del Nord per rilevare velivoli eventualmente ostili. I militari avevano degli aerei pronti al decollo stanziati sulla costa orientale del Regno Unito per intercettare eventuali intrusi. Infatti, durante quel periodo, gli aerei sovietici sorvolavano spesso il mare del Nord per testare la reazione della NATO. La notte dell'otto settembre 1970, un operatore radar rilevò un contatto sconosciuto a Saxa Vord, diretto a sud-ovest, sul Mare del Nord. L'oggetto continuò a cambiare direzione e altitudine prima di scomparire dallo schermo radar. Fu poi intercettato dalla RAF della base di Binbrook, nel Lincolnshire. Il  ventottenne statunitense William Schaffner, pilota dell'aeronautica di stanza nella base militare britannica, decollò con un jet da combattimento Lightning F6 (XS894). Sorvolando Grimsby, era diretto sul Mare del Nord in rotta verso Flamborough. Verso le 22:30, dopo aver percorso solo poche miglia, il suo aereo precipitò in mare a sud di Flamborough. Fu effettuata un'operazione di ricerca e soccorso, ma solo quattro settimane dopo i sommozzatori della Royal Navy ritrovarono l'aereo sul fondo del mare. Del pilota non c'era traccia. L'aereo fu ripescato solo a dicembre e cosa molto strana, trovarono che il tettuccio della cabina di pilotaggio era chiuso, mentre l’abitacolo era vuoto! Nonostante l’assenza del cadavere, il capitano Schaffner fu dichiarato morto. I suoi figli, Glenn e Mike Schaffner, non sono convinti della morte del padre: lo considerano disperso e da anni, cercano invano risposte che chiariscano la strana vicenda. L'incidente appare alquanto insolito e la scomparsa del corpo del pilota da una cabina chiusa hanno fatto nascere disparate ipotesi; tra queste, anche quella di un rapimento alieno.


Nell'ottobre 1992, la storia finì sui giornali: una serie di articoli dell'assistente editore Pat Otter furono pubblicati sul quotidiano britannico "Grimsby Telegraph". Si sostenne che erano emerse nuove prove, che la ragione dello schianto del caccia britannico e la scomparsa del pilota statunitense erano connesse all'UFO. Otter dichiarò di aver ricevuto tali informazioni da fonti militari, rimaste ignote, operatori che tracciarono il percorso di questo oggetto lungo tutta la costa ed anche oltre. Quella che segue è conosciuta come la trascrizione della conversazione tra il Capitano Schaffner e la base radar di Staxton Wold:


  • Staxton: - Riesci a identificare il tipo di aeromobile?
  • Schaffner: - Negativo, niente di riconoscibile… Contorni chiari. C'è una luce bluastra. Diavolo, è luminoso, molto luminoso.
  • Staxton: - I tuoi strumenti funzionano, 94? Controlla la bussola. Passo.
  • Schaffner: - Affermativo GCl. Ora l’ho affiancato, forse è a 600 piedi dal mio... È una forma conica. Cavolo, è luminoso, mi fa male agli occhi guardarlo per più di qualche secondo.
  • Staxton: - Quanto sei vicino adesso?
  • Schaffner: - Circa 400 piedi, è ancora a ore tre… Ehi! Aspetta, c'è qualcos'altro. È come un grande pallone da calcio, è come se fosse fatto di vetro.
  • Staxton: - Fa parte dell'oggetto o è indipendente? Passo.
  • Schaffner: - È... no, è separato dal corpo principale, la forma conica. È all'estremità posteriore, l'estremità appuntita della forma. Continua a saltare su e giù e ad andare da un lato all'altro, lentamente. Potrebbe essere la fonte di energia. Non sembra percorrere una traiettoria balistica.
  • Staxton: - Ti sembra pericoloso? Passo.
  • Schaffner: - Negativo, niente.
  • Staxton : - Puoi valutare il rateo?
  • Schaffner: - Il contatto è in leggera discesa. Sto scendendo anch’io con lui... 50, no circa 70 piedi. Ora è livellato.
  • Staxton: - La palla è ancora lì? Passo.
  • Schaffner: - Affermativo. In realtà non è collegato, ma dev’essere attratto magneticamente dalla forma conica. C'è una foschia di luce. Sì, è all'interno di quella foschia… Aspetta un secondo, sta girando, sta venendo dritto verso di me. Merda! Sto intraprendendo un'azione evasiva, un po'... Ce la faccio a fatica...
  • Staxton: 94? Rispondi 94. Foxtrot 94, stai ricevendo? Passo. Rispondi 94.
Le comunicazioni si sono interrotte all’improvviso.

A indagini concluse, ulteriori articoli di giornale affermarono che la vera causa dell'incidente aereo fosse stata deliberatamente nascosta. Nel luglio 1994, il Grimsby Telegraph pubblicò un articolo su una gran massa di avvistamenti UFO, veri o presunti che fossero, avvenuti nella regione nel 1970. È stato affermato che un'operazione top secret denominata "Operazione Aeneid" fu lanciata nel tentativo di tracciare, fotografare ed eventualmente, riconoscere la natura del fenomeno.
Nel 2002, i figli del capitano Schaffner, Mike e Glenn, chiesero di esaminare i file ufficiali inerenti la scomparsa del padre. I file erano stati desegretati, ma i documenti non chiarivano affatto la natura dell'incidente. Non c’era nulla che spiegasse come William fosse uscito da una cabina di pilotaggio chiusa ermeticamente, visto che il tettuccio era integro quando l'aereo fu ritrovato sul fondo del Mare. È chiaro che, per ovvie ragioni, il caso di William Schaffner è ancora oggetto di ipotesi da parte degli ufologi che non sono soddisfatti della interpretazione ufficiale dell'incidente.

lunedì 18 ottobre 2021

L’INCONTRO RAVVICINATO CON UN DISCENDENTE DI ANTICHI ASTRONAUTI DI A. COE


Nel giugno 1920 Coe, in vacanza con la sua famiglia, partì da solo per esplorare il territorio montano, lungo le rive del fiume Mattawa, in Ontario. Dopo aver camminato lungo il fiume, si sarebbe riunito alla sua famiglia per proseguire in canoa. Mentre era da solo sulla riva del fiume, sentì una voce che chiedeva aiuto. Si guardò intorno ma non vide nessuno. Tuttavia, attirato dalle grida, camminò per alcuni metri fino a intravedere una fenditura nella roccia. Lì c’era un uomo biondo intrappolato in fondo alla spaccatura. Era gravemente ferito e con un solo braccio libero, non riusciva a venirne fuori.
Coe, con l’uso delle corde, riuscì a tirarlo su dall’anfratto. Notò che si era ferito a una gamba e non poteva camminare. L’uomo gli chiese dell'acqua e Coe usò il suo cappello per raccoglierne dal fiume. Lo straniero bevve, mentre lui gli fasciava la ferita con il suo fazzoletto. Fu così che notò qualcosa di strano: indossava uno strano indumento grigio argento, attillato, tipo maglione, che aveva appena sotto il petto un piccolo pannello degli strumenti. Incuriosito dallo strano abbigliamento chiese, molto educatamente, chi fosse e cosa ci facesse lì. L'uomo rispose che era lì per pescare: ci era arrivato in aereo e che il velivolo era parcheggiato nelle vicinanze. Coe, infatti, notò una canna e degli attrezzi da pesca nelle immediate vicinanze. Lo sconosciuto, alzandosi in piedi, lo ringraziò per l’aiuto e disse che era arrivato il momento di partire. Albert insistette per accompagnarlo al suo aereo, ma lo sconosciuto apparve a disagio e rifiutò la sua offerta. Purtroppo, ben presto si rese conto che non era ancora in grado di camminare senza alcun aiuto. Quindi Coe rinnovò la sua offerta e lo sconosciuto si vide costretto ad accettare, ma lo fece a una condizione: gli fece promettere che non avrebbe mai rivelato nulla, a nessuno, del loro incontro e di ciò che avrebbe in seguito visto.
Coe promise e lo sconosciuto lo condusse al suo aereo. Gli disse che era stato costruito da suo padre. Era un disco rotondo, color argento, di circa sei metri di diametro, che poggiava su tre gambe. Non c’era elica, né ali e neanche una fusoliera. La “navetta” non aveva finestre e Coe si chiese come facesse a vedere all'esterno per poter governare il velivolo e per navigare. Lo sconosciuto gli disse che la navicella era un prototipo in fase sperimentale e il progetto era ancora coperto dal segreto. Gli era permesso di usarla, ma solo occasionalmente.
La parte inferiore della navicella, che si trovava a non più di quattro piedi da terra, era divisa in tre scomparti, che furono notati non appena lo sconosciuto premette un pulsante e fece calare una corta scaletta. Coe lo aiutò a salire sulla scala e quando gli fu chiesto, lo spinse letteralmente dentro.
Lo sconosciuto lo ringraziò per l’aiuto e promise che si sarebbero incontrati ancora, in futuro. Quindi gli chiese di allontanarsi poiché era pronto al decollo.
Il velivolo cominciò a emettere un suono basso che diventava via via più acuto, fino a superare le capacità uditive di un orecchio umano. Da quel momento Coe iniziò a percepirlo come una sensazione pulsante piuttosto che uditiva: avvertiva come una sorta di compressione. La navetta si sollevò di qualche metro, leggera come una piuma. Quindi si fermò a mezz’aria e ripiegato il carrello in appositi alloggiamenti, si alzò rapidamente senza sforzo apparente, quasi fosse il fiore di un cardo selvatico catturato da una corrente ascensionale. Poi, accelerando in modo repentino, scomparve.
Coe rimase confuso: era ormai certo di aver assistito a qualcosa di veramente insolito.





Sei mesi dopo, ebbe modo di nuovo modo di incontrare l'uomo misterioso. Ricevette una missiva con la quale un certo Zretsim chiedeva incontrarlo al McAlpine Hotel di Ottawa. Si chiese se non fosse lo stesso uomo che aveva incontrato sulla riva del fiume: e infatti, era lui. Quando si strinsero la mano, Coe provò una strana sensazione che gli fu trasmessa da un piccolo dispositivo che lo sconosciuto portava con se. In seguito spiegò al Dr. Berthold Schwarz che il dispositivo registrava la frequenza con cui vibrava il suo corpo, i cui dati venivano mostrati, altrove, su uno schermo simile a un televisore. Era convinto che lo monitorassero per controllare ogni sua mossa e assicurarsi che mantenesse la promessa.
Durante questo secondo incontro, gli fu rivelato che l'uomo si chiamava Zret. Albert era ansioso: desiderava porgli numerose domande, ma Zret rimandò tutto a un incontro successivo che sarebbe potuto avvenire solo dopo diversi mesi. Si incontrarono di nuovo a maggio dell’anno successivo e poi s’incontrarono ancora, per i successivi cinque decenni. Nel corso quegli incontri, Zret fece consistenti rivelazioni. Disse di appartenere a un piccolo gruppo di extraterrestri venuti per osservare i progressi scientifici degli umani. Sulla Terra, lavorava come ingegnere elettronico. La storia del suo popolo è antica, risale a migliaia di anni or sono. Ma questa particolare “missione” iniziò nel 1904 quando un centinaio di persone come lui si infiltrarono in tutte le principali nazioni del pianeta, in piccoli gruppi, per osservare e valutare i progressi dell'umanità.
“Nello standard del tempo terrestre – disse - ho esattamente trecentoquattro anni più di te, ma non li dimostro. È un requisito fondamentale: per stabilire la nostra identità come terrestri, è necessario essere accettati e sembrare come voi.
Zret gli raccontò che quando cadde nel crepaccio, il pannello sul suo petto si guastò e non fu più in grado di inviare un segnale di soccorso. In ulteriori incontri, Coe apprese altri dettagli sulla civiltà di Zret. Gli fu detto che provenivano da un pianeta chiamato Norca che orbitava intorno a Tau Ceti, situato a una distanza di 12 anni luce dal sistema solare. Il pianeta divenne inabitabile circa 14.000 anni fa, quindi iniziarono a esplorare lo Spazio alla ricerca di altri pianeti abitabili e fortunatamente, li trovarono nel sistema solare. Durante la loro visita, si incontrarono con gli umani Cro-Magnon (i primi esseri umani), ma stabilirono anche delle basi su Venere (?) e Marte.
Evacuarono dal loro pianeta usando sessantadue enormi astronavi da trasporto che potevano trasferire migliaia di Norcan nella loro nuova dimora. Il viaggio fu un disastro: persero diverse navi, morirono in migliaia e alla fine, furono costretti a un atterraggio di fortuna su Marte. Nonostante le dure condizioni imposte dall’ambiente marziano, riuscirono a sopravvivere per migliaia di anni. Intanto, inviarono due navi alla ricerca di un posto migliore. Una era diretta su Venere e l'altra puntò sulla Terra dove, effettivamente, sbarcarono la maggior parte di loro. Sulla Terra - ci racconta – tutti gli umani avevano tutti i capelli scuri e gli occhi scuri. La mutazione si verificò quando i Norcan iniziarono a incrociarli e così apparvero individui dagli occhi blu o verdi, biondi e di carnagione chiara. (Tutto questo non ci ricorda i racconti sumeri che definivano se stessi come “gli uomini dai capelli scuri” in netta contrapposizione con gli Dei biondi venuti dal cielo? N.d.r.)
Zret affermò che avevano anche una base su Venere e che continuavano a condurre regolarmente esperimenti su Marte che, a causa della sua atmosfera sottile, era un laboratorio ideale.





Coe non rivelò i suoi incontri con Zret fino alla fine degli anni '50, quando lo disse a sua moglie. Lei, all'inizio, stentava a crederci.
In effetti, non c'è alcuna prova che possa avvalorare la storia di Albert Coe. Di certo, da quei resoconti non ha mai ottenuto alcun tornaconto. Il suo libro, auto pubblicato (nessun editore volle mai pubblicarlo) racconta le sue esperienze. Il suo contenuto è ancora fonte di studio per i ricercatori UFO.
Tra l’altro, Il suo caso fu menzionato anche dal ricercatore Timothy Good che lo pubblicò nel suo libro intitolato "Alien Base – The Evidence For Extra-Terrestrial Colonization Of Earth", pubblicato nel 1998. La sua storia supporta la teoria degli antichi astronauti.

domenica 10 ottobre 2021

LE STRABILIANTI RIVELAZIONI DI PADRE CORONERO



Durante i lavori di restauro della chiesetta del Comune di S. Giorgio (BN), fu rimosso l’altare maggiore, ormai in evidente stato di degrado. Venne così alla luce una piccola nicchia nascosta contenente un cofanetto di legno. All’interno vi trovarono un diario un po’ ammuffito, ma ancora perfettamente leggibile. Il parroco, Don Raffaele, che insieme a due operai fu testimone del ritrovamento, riconobbe, nel manoscritto, la stesura del suo predecessore. Dopo aver letto il diario, si è deciso a consegnarlo a un nipote di Don Pietro Coronero, ritenendo che il manoscritto fosse di proprietà del suo parente più prossimo. Sia chiaro che il suo contenuto non è stato ancora divulgato a mezzo stampa (forse per non contrariare Don Raffaele) ho ottenuto il permesso di diffonderlo, solo per motivi di studio, sui gruppi ufologici e quindi rappresenta una sorta di anteprima in senso assoluto. Per tale motivo, in corsivo virgolettato, vengono riportate le impressioni di padre Coronero esattamente come sono riportate nel diario.


La prima pagina è datata il 15 marzo del 1960. È tarda sera, Don Pietro Coronero è rinchiuso in camera intento alla lettura di un libro. Siamo negli anni ’60 in un piccolo centro agricolo. A quell’ora tutti sono già rientrati in casa: il prete rimane l’unico testimone di questa vicenda. Dalla sua finestra, notò un oggetto discoidale discendere “leggero come un palloncino”, senza produrre alcun rumore, per poi posarsi proprio sul tetto della chiesa. Stimò che avesse le “dimensioni di un automobile”: era grande, lucido, compatto: “somigliava a una grande lenticchia metallica.”
L’oggetto, per alcuni secondi, emise un lieve ronzio e fu proprio quel rumore ad attirare l’attenzione del prete. All’udire quel suono si affacciò sul davanzale ove poté scorgere l’oggetto circondato da una debole luce azzurrina. Poi si spense anche quella. L’apertura di uno sportello provocò, in lui, un senso di apprensione, mitigato dal fatto che, appesa al muro, a portata di mano, c’era la sua doppietta.
Dal disco uscirono due “esserini esili”, alti poco più di 1,10 m. A una testa e un torace molto ampi corrispondevano membra estremamente piccole, addirittura striminzite. I “capelli” erano come paglia tanto erano spessi e irti sulla testa. Parlottarono, tra loro a bassa voce: il loro dialogo somigliava a un cigolio. Si arrampicarono sul tetto, che ha una modesta pendenza e raggiunsero la croce in cima alla facciata. Ci girarono intorno, la toccarono: sembrava facessero dei rilievi. Fu a questo punto che Don Pietro richiamò la loro attenzione gridando: “Ehi! Giù di lì. Chi siete?” I due si avvicinarono con un’andatura saltellante che al prete ricordava quella dei passeri. Poi il più alto dei due cominciò a parlargli. Si espresse nella loro lingua ma, ora, stranamente, il parroco comprendeva ogni parola (telepatia?).


“Ce ne andremo subito. È da molto tempo che vi osserviamo: di voi sappiamo quasi tutto. Se parli, io ti capirò. Solo una cosa non abbiamo mai decifrato ed è proprio per questo che siamo scesi: a cosa servono quelle antenne? – Indicò la croce – Ne avete dappertutto: in cima alla torri dei campanili, in vetta alle montagne, chiuse dentro le case e alcuni le portano persino appese al collo. A cosa servono?”
Don Pietro spiegò ai “marziani” (a quel tempo si pensava che provenissero da Marte n.d.r.) che erano croci e aggiunse: “servono alle nostre anime. Sono il simbolo di nostro Signore Gesù, il Cristo, il figlio di Dio che è morto in croce per noi.”
Queste parole sembrarono suscitare nei marziani un certo interesse, tanto che ne vollero sapere di più.
Sono convinto che nel cuore di Don Pietro balenò l’idea o forse la speranza di poter convertire gli abitanti di un altro pianeta. Sarebbe stato un evento di portata storica e lui ne avrebbe avuto gloria eterna. Fatto sta, che, con la promessa di raccontargli tutto, invitò i due a entrare. Gli disse di accomodarsi pure sul letto, ma quelli parvero non capire. Alle sue insistenze, saltarono sul materasso e vi rimasero in piedi, saltellando leggermente sulle molle, dando così l’impressione che fossero incapaci di stare seduti. Il prete presa una Bibbia cominciò a raccontare. Arrivati al punto in cui Dio, avendo posto l’uomo nel giardino dell’Eden, gli proibì di mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, fu interrotto.
“L’avete mangiato, vero? Non avete saputo resistere. È andata veramente così?”
Il prete ammise che ne mangiarono, ma aggiunse: “avrei voluto vedere voi! Se fosse cresciuto sul vostro pianeta un albero simile.”
“Certo - ammise l’alieno – è cresciuto. Fu piantato milioni e milioni di anni fa e adesso è ancora verde.
“E voi i frutti non li avete mai, dico mai, assaggiati?”
“Mai! – rispose il marziano – una legge divina lo proibisce!”
Il diario riporta le conclusioni di Don Pietro: “quei due esseri erano puri come angeli, non conoscevano il peccato, non sapevano cos’era la cattiveria, l’odio, la menzogna.”
“Sì, per quel frutto ci siamo rovinati – rispose – ma il Figlio di Dio si fece uomo e scese qui, tra noi…”
“ E voi che gli avete fatto? Se ho ben capito è morto sulla croce: lo avete ucciso?!
“Da allora sono passati quasi duemila anni. Proprio per noi è morto, per la nostra vita eterna.”
Da alcuni passi del diario, a questo punto, si evince il turbamento e la profonda costernazione che affligge Don Pietro, costretto a confessare le colpe di un’intera umanità.
“E tutto questo – domandò il marziano – è poi servito?”
Don Pietro ci racconta che cadde in ginocchio, si coprì il volto con le mani e così rimase per un lasso di tempo che non riuscì a definire. Quando li riaprì scorse i marziani che erano già sul davanzale, in procinto di andarsene.
“Uomo – chiese uno dei due – cosa stavi facendo?
“Pregavo – si giustificò il parroco – voi non pregate mai?
“Pregare noi? E perché dovremmo?
Il diario, a questo punto, racconta la compassione di Don Pietro per quelle creature pure, incontaminate dal peccato originale e da tutte le sue implicazioni. Dalle sue parole si capisce che sente un certo sollievo.
Saliti a bordo della navicella, questa cominciò a riemettere quel lieve ronzio e a illuminarsi della luce azzurrina. Infine si staccò dal tetto con la “leggerezza di una farfalla” per poi schizzare via verso il cielo, in direzione della costellazione dei Gemelli.
Il caso ufologico finisce qui, il diario, invece, raccoglie le ultime considerazioni del parroco che esprime la sua volontà di non rendere nota la vicenda, almeno finché è vivo (Don Pietro è morto il 15/12/2019) il suo timore di non essere creduto e la possibilità di essere addirittura deriso.


Questa è una fake news.

domenica 3 ottobre 2021

IL PREDATORE





Il 25 ottobre 1974, il 41enne Carl Higdon, che lavorava nell'industria petrolifera, andò a caccia per passare un week end nella Medicine Bow National Forest, nella contea di Carbon, Wyoming (USA). Higdon era un cacciatore esperto, ma non era mai stato in una foresta del genere: una zona remota e completamente disabitata. Finché poté, percorse gli impervi sentieri della foresta in auto, quindi s’incamminò su una piccola collina boscosa. Quando fu dall'altra parte della collina, avvistò subito un branco di Alci, uno dei quali era un grosso maschio con corna ramificate. Prese la mira, sparò, ma non udì alcun suono né il contraccolpo del fucile. Higdon osservò con stupore il proiettile del fucile che volava al rallentatore. Era così lento, che percorse solo per pochi metri per poi cadere improvvisamente a terra, come se avesse colpito qualcosa di invisibile. Il cacciatore, sbalordito per questi avvenimenti, entrò in apprensione: i suoi sensi, acuiti, ora percepivano un silenzio irreale e l’aria carica di elettricità statica, come dopo un violento temporale.
Raccolse il proiettile e notò che era appiattito. Era come se avesse colpito qualcosa e vi si fosse spiaccicato contro: non poteva essere l’Alce, poiché era fuggita. Fu in quel momento che si rese conto di non essere solo. Sentì scricchiolare dei rami e quando si voltò, alla sua destra, all'ombra degli alberi scorse una figura umana. 
Abbassò subito l’arma, poiché all’apparenza si trattava di un uomo, seppur molto alto. Indossava una tuta nera, attillata, simile a una muta da sub, corredata da un paio di cinture di sicurezza e una cintura di metallo con una fibbia a forma di stella gialla, in vita. La testa della creatura non era affatto umana: non aveva orecchie, i suoi occhi erano piccoli e infossati, la sua bocca era una fessura aperta in cui erano visibili tre grandi denti, dalla fronte gli spuntavano due corte antenne. I suoi capelli erano come paglia e stavano dritti. Non aveva un mento: la faccia, priva di mascella, sembrava proseguire con la gola. Le braccia erano molto lunghe. A un braccio aveva qualcosa di simile a uno scalpello attaccato al polso, mentre l'altro era monco: finiva nettamente al polso.
Questa strana entità fissò Higdon per alcuni istanti, poi si avvicinò di qualche passo e gli chiese, in inglese: "Come stai?" Higdon, sbalordito, rispose: "Okay", ma ci mise un paio di secondi per farlo. La creatura annuì e si avvicinò ancora di più. Non sembrava minaccioso, tant’è che chiese a Higdon se avesse fame. Senza aspettare la sua risposta, tirò fuori un sacchetto di plastica da qualche anfratto e glielo inviò facendolo levitare nellìaria come se fosse in grado di usare la telecinesi. Higdon afferrò il pacchetto, lo aprì e vi trovò dentro quattro pillole. La creatura affermò che le pillole lo avrebbero nutrito e si sarebbe sentito sazio per l’intera giornata. Il cacciatore ne estrasse una e la inghiottì, mettendo il sacchetto in tasca. A questo punto, la creatura si presentò: il suo nome era "Ausso One". Poi gli indicò qualcosa che si trovava alle sue spalle. Higdon vide un oggetto trasparente a forma di cubo: una navicella a forma di scatola con i lati di 1,5 m. Non vide alcun ingresso, nessuna finestra, nessun carrello di atterraggio. L'astronave poggiava direttamente a terra.
Ausso chiese a Higdon se voleva fare un giro e prima che il cacciatore potesse rispondere, in qualche modo, si ritrovò all'interno dell'astronave, come se fosse stato teletrasportato. Fu subito preso dal panico in quanto si avvide di essere legato, braccia e gambe, con una sorta di nastri. Quando si è calmato un po', ha realizzato che era immerso in un di campo di forza; insieme a lui, in quello spazio ristretto, che ora appariva grande quanto una stanza, “galleggiavano” cinque Alci. Erano congelati ed era sicuro che fossero le stesse Alci che aveva visto nella radura. Poi vide un'altra creatura, della razza di Ausso, nell'astronave. Questa si avvicinò al cacciatore e gli mise un elmo in testa. A questo punto, la nave decollò e Higdon poté vedere attraverso le pareti trasparenti la sua ascesa. Notò anche la sua macchina in fondo alla collina. In pochissimo tempo furono in orbita, quindi si avviarono nello spazio profondo fino a raggiungere un pianeta che, dalla forma, gli ricordava un pallone da basket. Scendendo, la nave si avvicinò a un'enorme torre. Intorno alla torre, molte luci colorate ruotavano come potenti riflettori, erano così luminose che Higdon dovette chiudere gli occhi. Quello che è successo dopo, Higdon lo ricorda appena. Ad un certo punto vide un gruppo di persone, ma non capì cosa facessero lì e chi fossero. Ausso gli riferì che la sua gente veniva regolarmente sulla Terra, distante 163.000 anni luce, per cacciare. Quindi l’uomo fu portato in una stanza, dove fu sottoposto a una scansione: una sorta di esame effettuato con uno strano dispositivo a forma di scudo. A questo punto, Ausso gli rivelò che non era adatto al loro scopo e che lo avrebbero riportato a casa.


Arrivarono sulla Terra con la stessa rapidità con cui ne erano volati via. Prima di rilasciarlo, Ausso si riprese il pacchetto con le pillole e avrebbe voluto prendere anche la sua pistola, che aveva osservato con molto interesse durante il breve viaggio ma, a quanto pare, qualche legge del suo pianeta gli proibiva di farlo o almeno così disse. Aggiunse che nelle acque del suo pianeta non c’erano pesci ed era un vero peccato perché gli abitanti li avrebbero graditi. Dopodiché, gli alieni scomparvero e Higdon si ritrovò nella foresta, completamente disorientato e spaventato.
Vagò in giro finché non trovò un mezzo di trasporto: solo dopo un po', si rese conto che era la sua macchina. Usò la radio per inviare un segnale di soccorso, poi si sedette in attesa dei soccorritori.
Quando la squadra di ricerca lo raggiunse, si scoprì che la sua auto era parcheggiata in fondo a un profondo canyon, a cinque miglia da dove l'aveva lasciata. Non capivano come fosse giunto fin lì: non c'erano strade nei paraggi e non c'erano tracce di pneumatici nella gola. Higdon, era così confuso che farfugliava: continuava a ripetere la storia del proiettile, che si era appiattito quando aveva colpito qualcosa di invisibile. A causa del forte stress, non fu in grado di riconoscere subito sua moglie. La maggior parte dei suoi ricordi vennero ottenuti solo in seguito, tramite sedute di ipnosi regressiva a cui lo sottopose lo psicologo Ronald Leo Sprinkle. Emersero altri particolari: su altri pianeti non ci sono animali, quindi gli alieni verrebbero sulla Terra per approvvigionarsene e allevarli. Higdon era convinto di “non essere adatto” poiché era stato sottoposto a vasectomia diversi anni prima. Si sottopose al test del poligrafo e lo superò senza problemi. Nel tempo, si presentarono diversi testimoni i quali affermarono che in quella zona, alla vigilia del suo rapimento, avevano visto strane luci nel cielo.
Fu effettuata una visita medica e si scoprì che le cicatrici lasciate dalla tubercolosi erano scomparse dai polmoni del cacciatore, così come i calcoli che affliggevano i suoi reni. L’analisi del sangue rivelò che era ricco di sostanze nutritive, vitamine e oligoelementi.
Il proiettile appiattito fu rinvenuto nella tasca della sua giacca e le analisi del materiale dimostrarono che avrebbe potuto subire un tale danno solo se avesse colpito una superficie dura, più dura del legno o della pietra.

sabato 11 settembre 2021

IL MUTUAL UFO NETWORK




Il MUFON, Mutual UFO Network, è la più grande organizzazione mondiale di ricerca e studio del fenomeno ufologico. 
Con migliaia di iscritti in tutto il mondo e centinaia di investigatori certificati, indaga e analizza le migliaia di segnalazioni pervenute annualmente, ricorrendo rigorosamente al metodo scientifico.
Sbarca ufficialmente in Italia nel 2012 e diventa operativo con la costituzione della filiale italiana MUFON ITALIA nel novembre del 2014.



Il MUFON nasce ufficialmente il 31 maggio 1969. A quel tempo era conosciuto come UFO Network Midwest.
Diventato troppo grande per il solo confine degli stati del Midwest il nome fu cambiato in Mutual UFO Network, ora la più grande organizzazione di studio, investigazione e ricerca del fenomeno ufologico al mondo.
Allen Utke, Professore Associato di Chimica presso l'Università del Wisconsin fu il primo direttore del MUFON. L’associazione è gestita da un Consiglio Direttivo, il cui Direttore Esecutivo è attualmente David MacDonald



GLI SCOPI DEL MUFON SONO:
  1. INDAGARE sugli avvistamenti UFO e raccogliere i dati in un database mondiale che sia di utilità per gli studiosi;
  2. PROMUOVERE la ricerca sugli UFO per scoprire la vera natura del fenomeno, con un’ottica scientifica;
  3. EDUCARE l’opinione pubblica sul fenomeno UFO e sul suo potenziale impatto sociale.
L’organizzazione conta oltre 3.000 membri in 40 diverse nazioni, la maggior parte dei quali negli Stati Uniti d’America e la sua spina dorsale è costituita attualmente da oltre 600 investigatori accreditati (Field Investigator) che hanno seguito un corso di formazione e superato un esame, sulla base dell’apposito Field Investigator’s Manual (arrivato oggi alla quinta edizione).



Il Mutual UFO Network ha una propria rivista mensile (il MUFON UFO Journal), inviata a tutti gli iscritti, che ha superato i 600 numeri e pubblica indagini, ricerche e articoli, accessibile agli associati in forma elettronica o cartacea (quest’ultima con un modesto costo supplementare).
Dal 1970 il MUFON organizza un convegno annuale che fa il punto sulla ricerca ufologica con relatori da tutto il mondo.



IL METODO SCIENTIFICO
"Gli altri parlano, noi investighiamo..."

Questo il motto del MUFON, inderogabile impegno a favore della ricerca scientifica che rifugge ogni desiderio di popolarità o di protagonismo.
Il metodo scientifico richiede una spiccata apertura mentale nella raccolta e nell’analisi dei dati.
Tutto ciò viene infatti acquisito senza pregiudizi e senza alcun tentativo di indirizzare le informazioni raccolte verso una conclusione arbitraria, mantenendo le opportune distanze da ciò che l’investigatore può personalmente credere relativamente alla questione ufologica.
I dati e le osservazioni devono essere esaminati oggettivamente e scientificamente per assicurare che siano stati raccolti in modo appropriato e non pregiudizievole.
Una volta acquisite una quantità significativa di informazioni può essere formulata una ipotesi per tentare di spiegare il fenomeno.
Tutto ciò nel pieno rispetto delle leggi, della privacy e della protezione dei dati personali dei testimoni che a noi si affidano.




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venerdì 27 agosto 2021

L'ANIMALE



Avvenne verso le 21:30 di sabato trentuno luglio 2021. La testimone, F. C. (che, per ovvi motivi, non ha voluto rendere note le sue generalità) in compagnia del marito, del figlio piccolo e dei suoi genitori, provenienti da Gricignano, si recavano a Cancello ed Arnone (CE) per assistere alla sagra locale. La strada di collegamento è un nastro d’asfalto, privo di pubblica illuminazione, che si snoda in aperta campagna. Il traffico era scarso: poche auto, tre delle quali li precedevano. La signora F. C. nota che, improvvisamente, la prima di queste tre auto fa uno scarto e subito dopo anche la seconda compie una brusca manovra e così pure la terza. Poi, tocca a loro scoprire il perché. Al centro della strada c’era qualcosa di indefinibile: un animale, un animale strano, anche perché completamente glabro. Sotto la pelle nuda si intravvedeva un corpo la cui muscolatura ricordava quella umana. Si muoveva su quatto zampe, ma quelle anteriori, sembravano piuttosto delle braccia, con mani dotate di artigli. Il muso prominente aveva lineamenti umani, tranne che per gli occhi che brillavano alla luce dei fari di un tenue colore verde. Delle dimensioni approssimative di un uomo adulto, era provvisto di una lunga coda. Sulla schiena erano ben visibili delle protuberanze. L’essere evitava le auto, dimostrando di essere non solo velocissimo ma anche molto agile. Era impressionante! Si muoveva a balzi, saltando a destra e a sinistra. Con un ultimo salto riuscì a evitare una quarta auto, che giungeva dal senso opposto, provocandone lo sbandamento e lanciandosi nella siepe che costeggiava la carreggiata, si sottraeva alla vista degli osservatori. Tutto durò pochi secondi ma tanto bastò per capire che era un animale fuori dal comune, niente in cui imbattersi percorrendo una strada di campagna. La famiglia, sbigottita, continuava a parlarne, mentre l’auto percorreva la strada per raggiungere il paese ove si svolgeva la sagra: cosa avevano visto?
Giunti a destinazione, per puro caso, s'imbatterono in quattro ragazzi che discutevano tra loro, affrontando lo stesso argomento. Scoprirono, che erano gli occupanti dell’auto che li precedeva e che anche loro non riuscivano a capacitarsi. Cos’era quello strano essere?




È probabile che “l’animale” sia stato visto da altre persone ma, a meno che non giungano ulteriori indizi, la storia rimane un vero e proprio mistero. 
F. C. afferma, però, che in quella zona si è soliti avvistare “cose strane”. Lo ha appreso dai racconti di altre persone, ma riferisce anche di un’esperienza personale. Il 14 febbraio del 2020, alle ore 16:00, mentre con il marito percorreva la Provinciale avvistò, in cielo, in direzione della Domitiana, una sfera di circa 5/6 metri di diametro con sotto quello che sembrava un carrello di atterraggio dotato di tre punti di appoggio. L’oggetto risplendeva alla luce del sole e anzi sembrava amplificarla, mente il lato in ombra appariva metallico, come alluminio. Restò li giusto qualche secondo, poi, con uno scatto netto, si spostò prima in alto e successivamente scartò a destra, per sparire definitivamente oltre l’orizzonte.

lunedì 23 agosto 2021

L'UFOLOGIA: OGGI

La mediocrità che diventa valore. I video scaricati da youtube. I like. L’ufologia e il mistero hanno imparato a nutrirsi del nulla. Una lezione che non hanno più dimenticato. Dicesi presentimento quella sensazione indefinita di qualcosa che sta per accadere. Qualcuno, a onor del vero, avverte sottopelle quel brivido di catastrofe imminente alla vista di cotanta banalità ma, evidentemente, non se ne cura abbastanza. E il disastro si srotola, come un tappeto rosso di un festival di risulta. È da tempo che Fb si riempie di voci che hanno ben poco da dire, di gruppi capaci di convincere il pubblico di un esempio vivente e trionfante del valore della mediocrità. Tanto quel che conta è l’emozione basica: il sensazionalismo, dell’immagine soprattutto. Sembra di assistere a una sorta di pubblicità nella quale il prodotto  è accarezzato, venduto e in quanto tale, amato. Si condisce con l’assenza di contenuti, in cui la forma viene lucidata come un gadget, inutile e vistoso, per essere specchio sì, ma anche allodola. Così il vuoto, protagonista di certi post, avanza con sfacciataggine e la lezione è semplice: se per fare un tavolo ci vuole un albero per fare ufologia basta il nulla. E se oggi siamo assediati da “vip” sconosciuti, resi eroi dal sacro mondo del web lo dobbiamo esattamente a una brigata gongolante di individui ai quali non è richiesta alcuna competenza. Agitatori di acque dell’inutile entusiasmo. Adulatori dell’immagine, che sovrasta il contenuto, mentre il giudizio del pubblico diventa l’unica meta a cui prestare attenzione, stante l’assenza sistematica della discrezione. Ce li ritroviamo tra i piedi mentre commentano con prepotenza, in una roboante identificazione di punti di vista di chi si limita a guardare senza mai comprendere. 

 

venerdì 13 agosto 2021

1973 SOMMERSET (UK) - IL RAPIMENTO DI GABRIELLA VERSACCI


 



Il sedici ottobre del 1973, alle ore 2:00 la signora Versacci, allora 43enne, stava guidando in autostrada e aveva appena superato l'uscita Langford Budville (Sommerset - Inghilterra). L'autostrada era deserta, ma in lontananza vide il bagliore di un faro, uno solo, che sembrava appartenere a un veicolo fermo. Quando si avvicinò si rese conto che era troppo luminoso per essere il fanale di un autoveicolo ma fu distratta dal motore della sua auto che iniziò a perdere colpi. I fari tremolarono, si affievolirono per poi spegnersi definitivamente. Infine, anche il motore si spense. Sebbene in preda allo sconforto, la signora Versacci riuscì a fermare l’auto accostandola al bordo della strada: era nella più completa oscurità. Per un po’ rimase nell’auto non sapendo bene cosa fare, poi scese e aprì il cofano della macchina per dare un’occhiata al motore. Udiva un ronzio, prima debole poi sempre più forte, ma non riusciva a capire da dove provenisse quel rumore che, di certo, aveva a che fare con l’avaria del motore. Mentre era lì, di fronte all'auto, una mano pesante calò sulla sua spalla e la spinse a terra. Lottò per affrontare il suo assalitore che si presentava come una figura metallica, alta e di colore scuro. Gabriella Versacci vide anche delle tremolanti luci multicolori poi, sopraffatta dallo spavento, svenne. Quando si riprese, era in piedi in un campo. Il "robot" era accanto a lei e davanti a loro c'era uno strano oggetto luminoso. Era a forma di mezzaluna: arrotondato in alto e piatto in basso. Di colore grigio argento, poggiava su grossi sostegni; Lei, in verità, ne vide due, ma sicuramente erano tre o quattro. Era alto circa 20 piedi, largo quaranta e aveva grandi finestre oblunghe da cui usciva una luce gialla. Gabriella riuscì a rendersi conto che il ronzio proveniva da quell’oggetto, poi svenne una seconda volta.





Si risvegliò in una strana stanza circolare. Era nuda, legata a un tavolo. Su di lei era stesa una coperta azzurra. Era assicurata al tavolo tramite dei "grandi elastici" che le immobilizzavano i polsi e le caviglie. Avvertiva la superficie fredda del tavolo. Anche l'interno del velivolo era gelido. Diede un'occhiata in giro e accostato a una parete vide il robot che rimaneva inattivo. Alla sua destra c'era una console ricoperta di pulsanti e quadranti. Il pavimento pareva ricoperto da una stuoia di gomma di colore nero. Pochi istanti dopo, tre individui entrarono nella stanza. Due si posizionarono alla sinistra del tavolo mentre il terzo andò ai suoi piedi e prese delle scatole o dei cubetti. Posò tre di questi oggetti su un binario, che correva per tutta la lunghezza del tavolo, uno vicino alla testa, uno ai suoi piedi e uno al centro. Non appena i cubi furono posizionati, iniziarono a brillare. I tre erano tutti più o meno della stessa altezza, che stimò dai cinque ai sei piedi. Di carnagione chiara e corporatura snella, indossavano tutti gli stessi indumenti chirurgici. Uno zucchetto, legato dietro la testa, che terminava appena sopra gli occhi. Avevano delle mascherine che gli coprivano il naso e la bocca, quindi erano visibili solo gli occhi e la fronte. Non si notavano capelli, ma riuscì a distinguere delle protuberanze sotto le cuffie. Gli occhi erano più rotondi del normale e non esprimevano alcuna emozione. Indossavano una tunica con una bordatura di colore grigio, guanti lunghi che arrivavano ai gomiti e grembiuli lunghissimi che arrivavano fino alle caviglie. Calzavano stivali dalla suola spessa. Ogni capo di abbigliamento era rigorosamente azzurro. Per tutto il tempo nessuno di loro parlò. Si guardarono spesso e ogni tanto annuivano. Pareva che neanche respirassero. Durante l'esame nessuno dei tre uomini la toccò. Quello in fondo al letto prese una serie di strumenti di colore grigio, che usò uno alla volta: un piccolo coltello per tagliare un'unghia dal dito indice della mano destra; una bottiglietta, che sembrava di plastica, da cui pendevano dei tubi e dei fili, con la quale eseguì un prelievo di sangue. La coperta fu rimossa e un oggetto sottile, simile a una matita, fu utilizzato per pungolarla e sondarla, mentre un dispositivo aspirante, apparentemente fatto di gomma nera, fu utilizzato nell'area inguinale. Presto l'esaminatore la ricoprì con un'altra coperta, che le fornì il calore di cui aveva assolutamente bisogno.




Notando i suoi frequenti sguardi verso il robot, ormai inattivo, l'esaminatore iniziò a parlarle in perfetto inglese. Il robot - le disse - era un dispositivo di recupero. Ha fatto tutto il lavoro manuale all’esterno dalla nave: ha portato gli esemplari per l'esame e lo studio. Era semplicemente un'intelligenza artificiale programmata per svolgere determinati compiti. L'esaminatore le parlava con una profonda voce maschile, anche se Gabriella non vide la sua bocca muoversi sotto la maschera. I suoi occhi non sbatterono mai le palpebre, nemmeno una volta. I suoi movimenti apparivano pratici, deliberati e precisi. Terminata la visita, tutti e tre, insieme, lasciarono la stanza. Fu a questo punto che Gabriella vide il robot illuminato da una luce lampeggiante, color porpora: non si mosse, continuò a rimanere vicino alla parete.
Ma le sorprese non erano finite. Ben presto uno degli uomini rientrò e si diresse ai piedi del tavolo. Sollevò l'estremità della coperta e cominciò a fissare il suo corpo. Lei avvertì un forte disagio e capì che stava per succederle qualcosa di terribile: Gabriella lottò disperatamente per liberarsi dai suoi legami. L'essere prese un piccolo spillo, glielo inserì nella coscia e lei smise immediatamente di agitarsi. Il dispositivo le causò un completo intorpidimento dei muscoli: riusciva solo a muovere la testa. L'uomo salì lentamente sul letto e senza mostrare alcuna emozione la violentò.
Gli alieni tornarono per liberarla dal tavolo. Gabriella riuscì a vedere i suoi vestiti a terra prima di svenire ancora una volta. Quando riprese conoscenza, era in piedi, completamente vestita, accanto alla sua macchina in una strada di campagna, deserta. Nonostante fosse provata e sconvolta, riuscì a tornare casa.

Il caso fu investigato dal ricercatore Thomas Eddie Bullard del CUFOS.