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domenica 27 giugno 2021

RETTILIANI?


 

L’esistenza di creature rettiliane è un tema che divide i ricercatori: per alcuni, chiaramente, questi incontri, veri o presunti, con queste entità bestiali sono reali, mentre per altri l'intero argomento è pura assurdità. Non c'è dubbio che qualsiasi affermazione o caso riconducibile a entità rettiliane sarà accolta con un certo scetticismo. Tuttavia, la mole di prove, seppur indiziali, esaminabili dovrebbe spingerci a un giudizio prudente. Dovrebbe farci capire che è in atto un’anomalia, un qualcosa che ancora non riusciamo a spiegarci.
In realtà, gli incontri con rettiliani sono scarsamente documentati in quanto, specie nel passato, vengono identificati come draghi o come creature demoniache e quindi, classificati in un contesto misterico o religioso.



Un incontro con creature sconosciute, probabilmente rettiliane, sembra si sia verificato nel maggio 1951 a Manila nelle Filippine. Un resoconto dell’incidente è apparso su diversi siti Web ed è stato documentato nel libro di John Macklin “A Look Through The Secret Doors”.
Al tempo, c'era già un'atmosfera esplosiva, a Manila, per via dei disordini c'era un’intensa presenza della polizia per le strade della città. Quella sera, in particolare, l’attenzione della polizia venne attratta da un assembramento. Gli agenti pensavano di dover intervenire per sedare una rissa o per arrestare dei rivoltosi e invece hanno assistito a qualcosa di veramente insolito. Là, per terra, circondata dalla folla, c’era una ragazza che si contorceva per il dolore, come se fosse stata aggredita. Infatti gridava frasi del tipo: "tienilo lontano da me" e "qualcuno mi aiuti", ma il suo aggressore non era visibile. Tuttavia, gli agenti di polizia, che osservavano la scena, videro comparire sul corpo della giovane donna i segni lasciati da artigli e da morsi che la creatura gli stava infliggendo sulle braccia e sul collo.
Non sapendo cosa fare, due poliziotti la sollevarono, l’ammanettarono e la caricarono in macchina. Quindi si avviarono verso la stazione di polizia, con la donna a bordo che continuava a lottare con il suo invisibile aggressore.
Una volta giunti alla stazione, gli agenti chiesero a un medico di visitarla: pensarono che avesse assunto droghe. La visita fu condotta dalla Dott.ssa Marianna Lara: a suo parere, la donna era soggetta a un "attacco epilettico".
Decisero di chiuderla in cella, forse sperando che lasciandola tranquilla si sarebbe ripresa. Tuttavia, dopo aver pianto per un po’, ha iniziato di nuovo a urlare. Diceva che quella “cosa” era entrata anche lì: aveva oltrepassato la porta della cella come se non ci fosse!
Descrisse quella “cosa” come simile a un uomo. Aveva grandi occhi sporgenti e sembrava fluttuare a mezz'aria". Ciò nonostante, gli agenti potevano vedere solo lei. Ma, mentre guardavano e facevano del loro meglio per calmare la ragazza, vedevano i segni dei morsi e degli artigli apparire ancora una volta sulle braccia della ragazza. Impotenti e sbalorditi, richiamarono la dottoressa Lara perché esaminasse di nuovo la giovane donna.
La dottoressa si presentò insieme al Sindaco e al capo della polizia. Tutti esaminarono i segni di morsi e di graffi, evidenti su Clarita e tutti concordarono che erano davvero strani. Infatti, molti si trovavano in punti del suo corpo (come la parte posteriore della spalla) tali da scartare l’ipotesi che la ragazza se li fosse auto inflitti.
Clarita, in un modo o nel altro si calmò un po' e alla fine si addormentò. La polizia aveva pianificato di portarla in tribunale, la mattina seguente, poiché era accusata di vagabondaggio. E così fece. Ma quando iniziò il tragitto verso il tribunale, la ragazza fu di nuovo attaccata. La “cosa", a quanto pare, era tornata e la polizia, proprio come la sera prima, assistette impotente mentre ferite da morsi e graffi di artigli ricominciavano a comparire sulla sua pelle. Questo assalto invisibile continuò anche in tribunale, alla presenza di diversi giornalisti e dipendenti che assistettero, così, a un evento tanto bizzarro. La ragazza, alla fine, svenne. Fu subito chiamato un medico che non poté far altro che confermare l’autenticità delle ferite: erano per davvero graffi e morsi, ma non erano auto inflitti.
Con i giornalisti che iniziavano a preparare le loro storie ad uso e consumo del grande pubblico, la polizia decise, finalmente, di portare Clarita in ospedale. Dopo aver assistito agli eventi in tribunale, la Dottoressa Lara e il sindaco Lascon insistettero per salire sull'ambulanza e scortare la donna in difficoltà. Clarita, infatti, affermava che nel veicolo, con loro, ora c'erano ben due creature che non persero tempo e iniziarono subito ad assalirla. La dottoressa Lara e il sindaco Lacson videro con orrore ricomparire i segni dei morsi sul collo e sulle braccia. In seguito, la dottoressa avrebbe affermato che l'intero episodio era un vero mistero, qualcosa che sfidava ogni spiegazione logica. Ammise, anche, che era spaventata a morte.
Inspiegabilmente, gli attacchi cessarono non appena entrarono in ospedale. Per precauzione, la polizia dispose la vigilanza armata alla porta della sua stanza, ma nessuna attività del genere si ripresentò.
Clarita fu dimessa dall'ospedale circa sei settimane dopo l'incidente. Ha delle cicatrici che le rimarranno per il resto della sua vita, ma gode di buona salute.
Chi o cosa ha aggredito Clarita?
Ci sono dei dettagli, nel suo racconto, che suggeriscono l’azione e la presenza di un’entità rettiliana. L'essere, a quanto pare, indossava un mantello: un indumento che, spesso, affiora nei racconti di incontri ravvicinati con creature dall’aspetto di un rettile.
Anche l'invisibilità è un dettaglio che ricorre in questo tipo di incontri. Alcuni ricercatori suggeriscono che queste creature hanno la capacità di rendersi invisibili: sono cioè naturalmente propensi verso una forma estrema e molto efficiente di mimetismo animale. Ma, non si esclude che lo scopo possa essere raggiunto attraverso l'uso di un’avanzata tecnologia.







Come abbiamo già detto, in passato, creature simili a rettili sono state scambiate per demoni.
Un incontro particolarmente intrigante si è verificato alla fine degli anni '80, anche se è venuto alla luce solo nel 1998. Il nostro testimone (che ha voluto rimanere anonimo) era solito effettuare viaggi d'affari a Pittsburgh, in Pennsylvania. Quella mattina, in particolare, era in auto, fermo al semaforo, quando fu affiancato da una limousine nera. Il finestrino posteriore dell’auto venne abbassato, rivelando due figure sedute sui sedili posteriori del veicolo. Notò subito quanto fossero pallide. La pelle, inoltre, aveva una tonalità tendente al verde. Erano vestite di scuro e portavano occhiali scuri sul viso. Tuttavia, quando un attimo dopo, una delle due tolse gli occhiali, il testimone potè notare degli occhi molto strani: "gli occhi di un rettile"!
Egli afferma che la strana creatura gli fece cenno di seguirlo ma, non appena scattò il verde, premette sull'acceleratore e scappò via il più velocemente possibile. Quando si convinse di essere abbastanza lontano, guardò nello specchietto retrovisore, ma la limousine era letteralmente svanita!







Un altro bizzarro incidente si è verificato qualche anno dopo, alla fine del 1999 nel Connecticut (USA) dove cinque testimoni avrebbero assistito a dei fatti che, in seguito, avrebbero descritto come "demoniaci". Ne parlò il Courant-Connecticut Notizie Hartford in un articolo di Christine Dempsey.
Nella notte in questione, cinque ragazzi: Jeremy Sander, Shaun Cyr, Paul Poniatowski, Joseph Robinson e Todd Silber si erano avventurati nel Devil's Hopyard State Park per allenarsi alle arti marziali. Avevano scelto il parco per via degli spazi aperti che gli avrebbero permesso di muoversi liberamente lontano da altre persone. All'improvviso, Poniatowski disse di aver sentito "sussurrare" il suo nome. Chiunque o qualunque cosa fosse, gli aveva anche detto che avrebbero dovuto andar via subito o unirsi a loro, per sempre!
Quando anche un secondo ragazzo udì gli strani avvertimenti, decisero che era meglio andar via e mentre si allontanavano dal parco, Silber disse di aver sentito risate strane e agghiaccianti.
Robinson, addirittura, affermò di aver visto un demone simile a una bestia, seduto su una staccionata vicino al luogo dove si erano esercitati solo pochi istanti prima. Poniatowski no lo vide, ma affermò di aver scorto un'ombra inquietante.
A quel punto, Silber fu avvinghiato da potenti braccia invisibili e scagliato contro un albero. Quando corse via spaventato, per cercare rifugio dai suoi amici, aveva i segni di quattro artigli sulla gamba che avevano raggiunto la pelle squarciandogli i vestiti.
Raggiunsero rapidamente l’auto, con Cyr che esortava Sander, che si era messo alla guida, a recarsi nella vicina Manchester a casa di un pastore, il reverendo David Bowser Sr. Ci arrivarono verso le 02:00. Mentre Poniatowski, Robinson e Sander rimasero in macchina, Cyr e Silber corsero a bussare, come forsennati, alla porta del reverendo.
I ragazzi avevano in auto degli oggetti usati per il loro allenamento, oggetti che potevano anche essere visti come armi, cosa che successe quando la polizia, chiamata dal reverendo Bowser, arrivò poco dopo. Questi includevano una spada da samurai, tre coltelli, quattro mazze da baseball, oltre a vestiti e maschere di colore scuro.
Cyr si difese affermando di voler semplicemente parlare con il reverendo di ciò che era successo, in questo fu spalleggiato da Robinson. Tuttavia, data l'ora della notte, i Bowser furono spaventati dalla presenza del gruppo. L'agente Scott Ventura avrebbe affermato che il reverendo era visibilmente "a disagio" mentre, sulla soglia di casa parlava con i due giovani mentre teneva d’occhio gli altri tre che assistevano dall'auto parcheggiata.
I ragazzi furono incapaci di fornire un'identificazione, Cyr appariva molto agitato e durante il colloquio ebbe un collasso (forse dovuto a uno shock diabetico). Tentarono la fuga e per questo, furono arrestati. Per inciso, Cyr avrebbe, in seguito, affermato che l’agente Ventura gli apparisse molto simile alla creatura demoniaca che avevano incontrato nelle ore precedenti.
Era vero, oppure la sua condizione mentale risultava alterata dallo spavento?
Nessuno dei ragazzi risultò positivo all'alcol test e non avevano assunto droga. Furono accusati di porto illegale di “armi” e del disturbo della quiete pubblica.
Quello che hanno visto rimane un mistero.





 

Incontri storici di entità simili ai rettili furono registrati in epoche storiche. Molti sono stati evidenziati dal ricercatore James Vandale.
Apprendiamo che, il trenta novembre del 1222, a Londra, Inghilterra, furono visti dei draghi volare sulla città. Durante il secolo precedente sono documentati resoconti di un drago che si aggirava nella regione di Kiev, in Russia, terrorizzando i residenti.
D’altronde, sono numerosi i resoconti, veri o presunti, di draghi. Queste creature compaiono più volte in molte storie, in miti e leggende di ogni parte del globo.
Potrebbero queste creature, dall’apparenza mitica, essere identificate, oggi, come entità rettiliane?
L’argomento è troppo vasto per riportarlo in questo post. Citeremo, però, un episodio particolarmente interessante che potrebbe essere ricondotto a un incontro con entità rettiliane. È documentato nel libro “The Rosicrucians: Their Rites and Mysteries” di Hargrave Jennings. Secondo il racconto, nello Staffordshire, (Inghilterra) nel 1770, un operaio scoprì una botola che conduceva a una scala di pietra che scendeva nelle profondità di un campo. Incuriosito, scavò per liberare la botola e si avventurò giù per i gradini. Continuò a scendere finché si ritrovò in una grande camera sotterranea. All'interno di questa caverna c'erano oggetti sconosciuti e grandi macchinari. La stanza, per quanto grande, era completamente illuminata da una sfera centrale, di grande luminosità. Più allarmante, tuttavia, era la presenza di un uomo con la toga, dotata di cappuccio, seduto a guardare l'intruso su una sedia simile a un trono.
Improvvisamente, l'uomo incappucciato si alzò dalla sedia e con un oggetto a forma di pipistrello, ruppe la sfera lasciando la stanza nella più completa oscurità. L'operaio, sebbene terrorizzato, si voltò e tornò sui suoi passi, inciampando e cadendo più volte, riuscendo tuttavia a raggiungere le scale e a mettersi in salvo.
Non ci volle molto perché la notizia si diffondesse nella comunità. Circolò voce che la camera, in cui si era imbattuto l'operaio, era il luogo in cui i Rosacroce di alto rango custodivano i loro segreti scientifici.







Dopo aver letto questi racconti, possiamo presumere che si tratta di rettiliani?
Sembra che queste creature attacchino gli umani. Apparentemente, lo fanno per puro divertimento. Alcuni ricercatori affermano che si nutrono di emozioni umane, pertanto, la ragione di questi attacchi potrebbe essere quella di “raccogliere” sentimenti di terrore e paura che, senza alcun dubbio, provocano nelle loro vittime.

domenica 13 giugno 2021

L’AVVISTAMENTO DI VALLE AGRICOLA: UNO STRANO INCONTRO


 


Ho avuto il piacere di vederlo a pochissimi metri da me! Ed eravamo in tre, su un furgone blindato (portavalori) e tutti e tre abbiamo visto la stessa cosa.
La strada è quella che da Pratella porta a Valle Agricola: quindi in montagna.
Non ne ho mai parlato con nessuno...
Ma non finisce qui: consegnati i plichi valori all’ufficio postale di Valle Agricola, sulla strada del ritorno abbiamo incontrato un personaggio anomalo, molto strano... Un uomo anziano asseriva che la moglie era nata nel 1860. Ci mostrò la data incisa su una fede nuziale. Guidava una macchina molto vecchia, una topolino degli anni 50. L’abbiamo invitato a seguirci per potergli offrire da bere, visto che faceva un gran caldo. Così è risalito in auto e ha cominciato a seguirci. Andavamo piano perché una topolino non corre.
Comunque, al bar non è mai arrivato. Lo aspettammo, invano, chiedendo in giro se qualcuno avesse mai notato quella macchina che, sicuramente, non passava inosservata. Ma nessuno l’aveva mai notata, né conoscevano l’uomo con la Topolino.
Non so se può esserci un collegamento, certo è, che quella persona è come svanita nel nulla!



Così mi ha scritto un lettore (sì perché, nei gruppi, c’è ancora qualcuno che legge) e siccome la storia aveva dei risvolti interessanti, ma anche perché avvertivo che il testimone “voleva” raccontarla a qualcuno invece di tenersela dentro, ho rispolverato i miei requisiti giovanili di inquirente ed ho cercato, nei limiti imposti da un dialogo a distanza, di indagare sul caso.
In seguito, in grassetto, troverete le domande che ho posto al testimone della strana vicenda, a cui fa seguito la risposta, in caratteri normali.



Interessante. Le dispiacerebbe vedere pubblicato il suo racconto?

Guardi, io ho visto qualcosa: ne sono convinto. Ci stanno nascondendo tutto, da anni. Comunque sì, può pubblicarlo, magari potrà essere d’aiuto.



Potrebbe scendere nei dettagli?

L’oggetto in questione era triangolare, non aveva luci. Lo avvistammo che era lontanissimo, ma ci raggiunse in una frazione di secondo.
Accadde in un giorno di maggio del 2001, erano all’incirca le ore 09:00. Eravamo, in tre: io (Mario) Elpidio e Giuseppe (per ovvi motivi, i cognomi sono stati omessi) impegnati nel trasporto di valori destinati agli uffici postali dei Comuni del Matese. Come dicevo, trasportavano soldi con un furgone blindato, sulla via che da Pratella porta a Valle Agricola, unica strada, in pendenza, che porta a quel paese abitato da meno di ottocento anime. Si intravvedeva, in lontananza, un oggetto che, in aria, compiva delle evoluzioni. Era lontanissimo e per guardarlo meglio ci siamo fermati ad osservarlo. Non ci era permesso di scendere dal furgone, pertanto rimanemmo tutti e tre con la faccia appiccicata al parabrezza. Vista la forma, pensammo si trattasse di un deltaplano. Osservavamo attoniti le sue evoluzioni, ma dopo circa 30 secondi sembrò accorgersi della nostra presenza. In men che non si dica, in una frazione di secondo, ci fu addosso. Stazionava perpendicolare sopra al nostro mezzo, molto in basso: non so specificare quanto ma potemmo distinguere dei dettagli. La forma era triangolare, non mostrava alcuna apertura, né la calotta trasparente tipica degli aeroplani. “Levitava” immobile sopra noi senza produrre alcun rumore, non emetteva gas di scarico: non era visibile alcuna scia di fumo. Peccato che, all’epoca, nessuno di noi aveva un telefono con fotocamera: l’oggetto si presentava con un’esposizione perfetta per essere immortalato in una foto. Ricordo che per tutto il tempo non abbiamo detto una parola: siamo rimasti come rapiti, meravigliati da questa cosa. Poi così come era arrivato, altrettanto velocemente, in un battito di ciglia è sparito. L’impressione era che, accelerando in modo repentino, fosse svanito nel cielo. Non siamo neanche riusciti a seguirlo con lo sguardo, per cui non saprei dirle in quale direzione si è allontanato.
Durante i venti minuti impiegati per arrivare al luogo di consegna, non abbiamo fatto che parlare di ciò che avevamo visto. Per quel giorno, quella era la nostra ultima consegna, per cui, al ritorno ci siamo fermati a una fontanella. Una di quelle vecchissime, che si usavano anche per abbeverare il bestiame e mentre ci si rinfrescava si continuava a discutere di quello che avevamo visto.
Ed è a questo punto che è arrivata un’auto. Era vecchissima: una topolino anni 50. L’auto si è fermata vicino a noi e ne è sceso un signore anziano. Avrà avuto all’incirca ottant’anni e cominciò a raccontarci qualcosa di se. A suo dire, era un esiliato. Quando gli chiedemmo di dov’era, ci rispose che veniva dal nord. In effetti mostrava di avere dei lineamenti non convenzionali: non lo si poteva scambiare per una persona del posto. Si sfilò la fede dal dito e disse: - questa è della mia cara Anna, mia moglie. Osservando l’anello, notammo una peculiarità: portava incisa la data di gennaio 1860. Quella data sembrava sbagliata: coi miei colleghi ci guardammo in faccia, attoniti.
Fu allora che lo invitai per un caffè. Gli dissi che c’era un bar sulla strada, a solo un chilometro di distanza.
Volevo saperne di più su quella persona e un bar mi sembrò il posto ideale per scambiare quattro chiacchiere. Accetto di buon grado e dichiarò che ci avrebbe seguito.
Ci mettemmo in moto, con lui dietro che ci seguiva, ma dopo una curva lo perdemmo di vista. Ci fermammo per aspettarlo, ma lui non arrivo più.
Raggiunto il bar, chiesi se qualcuno avesse mai notato un signore anziano con una topolino, supponendo che una persona “in esilio” in quella zona e con un auto così particolare, di certo, non poteva passare inosservato. Tuttavia, nessuno lo aveva mai visto.
Questa è la mia esperienza, non ne ho parlato mai con nessuno, solo a casa, in famiglia: non mi andava di espormi e come lei ben sa, gli scettici sono tanti.



La data 1860 sembra assurda. Può essere sicuro di averla vista bene? Può descrivere meglio l'anziano signore? A quanto ho capito aveva i lineamenti esotici dello straniero.

La data era quella: era incisa sulla fede che portava. Senza che gli chiedessimo nulla, ci mostrò la fede, anzi, ce la porse. La prendemmo e così potemmo guardarla bene e dopo averla osservata ci guardammo increduli, poiché quella data era impossibile.
I lineamenti erano decisamente nordici: capelli lunghi, bianchi, molto chiaro di carnagione e con gli occhi di uno spiccato color azzurro.



Noto qualche (vaga) somiglianza con le storie dei man in black. Anche loro girano in vecchie auto e anche se a volte appaiono di carnagione scura, normalmente vengono descritti come individui biondi.

La cosa che più ci sorprese fu che in un paese così piccolo, dove c’è un solo bar che è pure negozio di alimentari e vende tabacchi, nessuno lo aveva mai visto!
Io non so se questo incontro può essere in qualche modo collegato con l’avvistamento dell’ufo. Posso dirle che ne ho ancora un vivido ricordo, come se il tempo non fosse trascorso.



Non chiese nulla al riguardo dell’avvistamento?

Ci raccontò che era in esilio da anni. Io chiesi se era lì dai tempi della guerra e lui rispose in modo vago. Poi, cambiando discorso, ci mostrò la fede che aveva al dito.



Mi scuso, forse le sembra che le stia facendo il terzo grado. Il problema è che cerco di non suggerirle nulla. Voglio solo stimolare i suoi ricordi.

Sì capisco. Lo invitai al bar proprio per saperne di più.



Se ora le chiedessi com'erano le sue labbra?

Non so risponderle, non avevano nulla di particolare. Mi colpirono i capelli.



Perché?

Erano completamente bianchi, lunghi e ben pettinati, che per una persona anziana è strano. Sì, i capelli erano biondi e aveva gli occhi di un azzurro intenso.



Portava un cappello?

No



Com'era vestito?

Pantalone e camicia. Ben vestito e curato nell’aspetto: non aveva barba lunga, né mostrava segni di trascuratezza. Anche l’auto era super lucida, come nuova o magari uscita da un restauro perfetto.



Le parve smarrito?

Sicuramente non era del posto: su questo ci aveva mentito.



Non era un man in black: vi avrebbe chiesto dell'UFO. Anche se, come le dicevo, alcuni particolari calzano a pennello. L'auto di che colore era?

Era scura, di questo sono sicuro.



E pure l'abito?

Camicia e pantalone scuro. Le scarpe, però, erano “tipo ginnastica”. Lo ricordo perché stonavano con l’abito.



Beh! Mi sento di escludere che provenisse dal passato.

Quell’incontro fu strano, anche perché si verificò subito dopo la avvistamento.



L’intervista finisce qui, l’indagine continua, magari riuscirò a scovare qualcosa nei miei archivi oppure, una volta pubblicato l’articolo, potrebbe farsi avanti qualche altro testimone (i social servono a questo): qualcuno che, come Mario, ha sempre taciuto. L’incontro, in fondo, pur avvenendo in un luogo poco frequentato, avvenne di mattina, in piena luce del giorno.