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mercoledì 29 giugno 2022

UFO: INCONTRI RAVVICINATI IN BRASILE (Parte I)


Come è successo anche in altre parti del mondo, durante gli anni '70, in Brasile ci furono un numero particolarmente elevato di avvistamenti UFO. Ma ciò che ha fatto risaltare quegli incidenti, in particolare guardandoli in retrospettiva, è stato un numero importante di incontri che hanno prodotto esperienze varie e diversificate.
C’è di tutto: dagli oggetti strutturati agli avvistamenti multipli che compaiono nel cielo come dal nulla per poi scendere, uno dopo l'altro e svanire così come sono apparsi. A strani dispositivi, più simili a droni (viste le dimensioni) probabilmente controllati a distanza. Infine, incontri ravvicinati con strane creature umanoidi. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti classici e sono tra i più intriganti mai registrati.



Avvistamenti di più testimoni, a Rio de Janeiro

Inizieremo con un incontro cui ha assistito un'intera famiglia. L’avvistamento è avvenuto dalla veranda della loro casa, che si affaccia sull'acqua. La notizia è apparsa in un articolo intitolato “UFO On The Sea Near Rio” a cura del Dr. W. Buhler, nell'edizione di maggio/giugno 1971 di Flying Saucer Review (volume 17, n. 3). C'erano più testimoni, incluso un agente della polizia.
Era il 27 giugno 1970, poco prima di mezzogiorno, donna Maria Nazare Machado era nella sua cucina intenta a preparare il pranzo. Il resto della famiglia era seduto fuori, sulla veranda in compagnia di un vicino, il signor Aguiar, un agente della polizia federale brasiliana. In effetti, fu proprio in sig. Aguiar a individuare qualcosa di strano sospeso sull'acqua. All'inizio pensò che si trattasse un motoscafo, notando come "colpisse l'acqua" e mandasse spruzzi intorno ad esso. Ha, quindi, attirato l’attenzione anche degli altri.
Ora, tutti, sulla veranda avevano lo sguardo allo strano oggetto, che si trovava a circa un chilometro dalla costa. Potevano distinguere quelli che sembravano essere "due bagnanti" che sembravano agitare le braccia come per segnalare qualcosa. Erano entrambi "robusti, ma piuttosto piccoli" e sembravano avere "qualcosa in testa". Indossavano abiti lucidi.
Aguiar ricorda che l'oggetto era di un "grigio metallizzato". Lungo circa cinque metri, sembrava avere una "cupola trasparente". I due individui a bordo sembravano impegnati in alcune attività su quello che si sarebbe detto il “ponte”.
Credendo che l'oggetto fosse un motoscafo in difficoltà, Aguiar si recò al Mar Hotel per chiamare le autorità marittime, in modo che potessero inviare un battello di salvataggio. La famiglia, intanto, era rimasta sulla veranda a seguire gli eventi.
Durante questo periodo, lo strano oggetto continuò a spostarsi parallelamente alla costa e i testimoni concordarono che era di forma discoidale. Non si udì alcun suono e non oscillava, come avrebbe fatto una barca in mare aperto.



Aguiar tornò dall'hotel dopo circa trenta minuti: l'oggetto era ancora là.
Dopo alcuni istanti, l'oggetto iniziò a alzarsi in aria, descrivendo un "arco nel cielo", dirigendosi verso il mare aperto. A questo punto, Aguiar e gli altri compresero che non era affatto una barca ma qualcosa fuori dall'ordinario!
Donna Maria avrebbe anche notato che mentre l'oggetto decollava, si poté vedere un altro oggetto dietro il primo il quale sembrava "ritrarsi" all'interno di questo. Su questo oggetto in coda c'erano diverse luci lampeggianti. Una luce era verde e l’altra rossa, ma c’era anche una luce gialla. Notò pure che l'oggetto, che sembrava essere metallico, quando iniziò a sollevarsi divenne trasparente. Tanto che si potevano vedere i due occupanti che erano rientrati nel disco.
In pochi istanti, una volta in aria, l'oggetto sfrecciò via, fino a portarsi fuori dalla vista. Anche durante il volo non produsse alcun rumore.
Quando donna Maria riportò la sua attenzione sull'area del decollo, si avvide di un "oggetto bianco a forma di cerchio" che era rimasto in acqua. Rimase lì per diversi minuti, sembrò dapprima affondare sotto la superficie, ma poi riemerse.
Dall'oggetto circolare iniziò, quindi, a separarsi un oggetto giallo, di forma ovale, che galleggiava sull'acqua. Rimase lì per circa due o tre minuti poi di iniziò a muoversi lentamente verso la spiaggia. In quella che sembrava essere la sua parte posteriore c'era una sezione verde che veniva trainata, come se fosse a rimorchio.
Dopo circa 15 minuti, questo oggetto giallo era arrivato a circa 40 metri dalla riva. Poi svoltò bruscamente a sinistra e si avviò in direzione della spiaggia di Gavea. 
A questo punto, Donna Maria decise di vederci meglio. Scese di sotto e raggiunse la strada nel tentativo di vedere l'oggetto un po' più da vicino. Per strada c'era un gruppo di ragazzi e donna Maria attirò la loro attenzione sull'oggetto poco lontano dalla costa. Rimasero elettrizzati: presi dall’eccitazione, alcuni di loro tentarono di colpirlo lanciandogli delle pietre. ma, nel giro di dieci minuti, l'oggetto era scomparso dalla vista.
Donna Maria affermò di aver notato che l'oggetto a forma di cerchio, prima di svanire, cercò di ricongiungersi con l'oggetto ovale. Più o meno nello stesso momento, Aguiar notò l’arrivo di un battello di soccorso diretto verso l'area.
Come scrive Buhler nel suo articolo, non è chiaro se l'equipaggio di questo battello abbia visto l'UFO decollare. Ma dato che erano abbastanza vicini, si può presumere che l'abbiano visto e devono aver visto anche al cerchio bianco sull'acqua notato da donna Maria.
Aguiar vide la barca fermarsi a poco più di mezzo miglio dalla costa e uno dei membri dell'equipaggio prelevare qualcosa dall'acqua: un oggetto cilindrico rosso. Non appena l'oggetto fu recuperato la barca, invertì la rotta e velocemente, tornò indietro.



Alle 15.00 donna Maria era a casa e discuteva con la sua famiglia e col sig. Aguiar, degli eventi straordinari a cui avevano assistito.
Quella strana imbarcazione era un veicolo extraterrestre?
Oppure, visto il tempestivo intervento delle autorità, doveva trattarsi di un prototipo militare segreto? Questo potrebbe spiegare il motivo per cui le autorità erano così ansiose di recuperare l'oggetto cilindrico.
E cosa pensare dello strano oggetto circolare che è rimasto sull'acqua dopo la partenza dell'UFO? E dell'oggetto ovale, che ha continuato a navigare imperterrito per la sua strada?
Buhler conclude il suo articolo facendo alcune ipotesi: o si trattava di una missione di ricognizione e gli oggetti di varie forme erano stati lasciati sul posto per raccogliere dei dati. Oppure di una “consegna”, forse di rifornimenti, che sarebbe stata recapitata a una base extraterrestre situata al largo della costa del paese, magari in prossimità della spiaggia di Gavea.

giovedì 23 giugno 2022

IL KONGAMATO



Torniamo a parlare di criptidi. Tra il 1911 e il 1922 l’inglese Frank Melland ricoprì la carica di magistrato distrettuale per le autorità coloniali dell’attuale Zambia, in Africa. Nutriva un vivo interesse per la storia naturale tanto che fu nominato membro del Royal Anthropological Institute, della Royal Geographical Society e della Zoological Society. Nel 1923, quando tornò in Inghilterra, pubblicò il libro “In Witch-bound Africa”, uno studio sullo sciamanesimo tribale che aveva avuto modo di osservare vivendo a stretto contatto con le popolazioni locali. Melland racconta che, un giorno, gli venne descritto un particolare incantesimo usato per attraversare i fiumi evitando gli attacchi di una creatura molto temuta che gli indigeni chiamavano kongamato.
Quando chiese che cos’era un kongamato, ricevette una risposta sorprendente: i suoi interlocutori dissero che era una specie di uccello o piuttosto, una creatura volante simile a una lucertola con grandi ali da pipistrello e di un becco dotato di denti affilati. Melland scrisse:

“Mandai a prendere due libri che avevo a casa che contenevano alcune illustrazioni di pterodattilo e tutti gli indigeni le riconobbero e le identificarono, immediatamente e senza nessuna esitazione, con il kongamato“.

A quanto dicevano, viveva nelle paludi della giungla, in particolare quelle lungo il fiume Mwombezhi, al confine con lo Zaire.
Anche più a sud, nello Zimbabwe, si raccontavano storie su questa creatura. Il giornalista inglese G. Ward Price riferì che un funzionario coloniale, la cui zona amministrativa includeva una grande palude, gli raccontò che la popolazione locale temeva l’animale a tal punto che si rifiutava di attraversarla. Un uomo, però, si dimostrò abbastanza audace da avventurarvisi. Ne uscì poco dopo con una profonda ferita sul petto e disse che era stato attaccato da un enorme uccello con un lungo becco. Il funzionario riuscì a procurarsi un libro con le figure di alcune creature preistoriche, che fece vedere all’uomo ferito. Lui lo sfogliò senza fare commenti ma, quando vide la figura di uno pterodattilo, cominciò a gridare e fuggì immediatamente. Il funzionario disse a Price che gli sembrava “alquanto probabile che in quella vasta distesa inesplorata vivessero ancora dei pterodattili“.


Nel 1941, anche un ufficiale dell’esercito britannico e i suoi uomini scorsero un’insolito volatile che si librava sopra le loro teste. Quell’anno il tenente colonnello A. C. Simonds era in Sudan agli ordini di Orde Wingate, che stava preparando l’invasione dell’Etiopia per reinstaurare sul trono l’imperatore in esilio, Hailè Selassiè. Lui e i suoi uomini lasciarono la città di Roseires, nel Sudan meridionale e attraversarono il confine con l’Etiopia dirigendosi a est, attraverso la giungla, verso l’altopiano di Belaya, dove giunsero quindici giorni dopo. Fu durante la marcia che tutti videro una strana creatura volante che corrispondeva alla descrizione di uno pterodattilo.
Nelle sue memorie, il tenente colonnello Simonds descrisse quanto accadde:

“A un certo punto, vedemmo planare su di noi un uccello enorme: sulla punta delle ali aveva due piccole escrescenze, come due mani o piuttosto, come se avesse due paia d’ali, uno grande e uno piccolo. Quando arrivai al Cairo, ne parlai con vari naturalisti che, dopo aver controllato ciò che gli avevo detto, conclusero che avevo visto uno pterodattilo, un animale ritenuto estinto da più di un milione di anni“.

domenica 19 giugno 2022

LAMASHTU TORNA A CASA


Era il ventuno agosto del 1999. In Iraq, alle porte di Hadithan, una cittadina distante più di duecento chilometri da Baghdad, si verificò un evento straordinario. Fu riportato dal settimanale Al-Alwan, che riferì le numerose testimonianze degli automobilisti in transito attraverso la Valle di Horan. Parlavano di “apparizioni” sul ponte che attraversa la Valle: tutti dichiararono di aver visto due strani esseri, umanoidi, piuttosto grandi e dall’aria vagamente familiare, comparire come dal nulla e dirigersi verso la città. Una decina di metri di distanza li divideva e l’uno sembrava inseguire l’altra. Lei avanzava con movimenti sinuosi, quasi danzando o strisciando con la parte inferiore del corpo a forma di rettile e quella superiore avente fattezze femminili, vista la presenza di seni. Il secondo, l’inseguitore, avanzava a saltelli e pareva un demone alato, le cui quattro ali si aprivano e si richiudevano determinando, di volta in volta, il balzo che lo portava sempre più vicino alla prima creatura. Tra gli automobilisti si creò il panico. Qualcuno scese dall’auto per vedere meglio, ma nessuno osò avvicinarsi più di tanto. I testimoni narrano di due creature dalla pelle scura e dalla consistenza eterea, come se fossero spettri. Il bizzarro inseguimento durò solo pochi minuti: le figure finirono per perdere la loro consistenza, svanendo gradualmente alla vista degli spettatori stupefatti. Al Hadithan è conosciuta agli studiosi come luogo natale della leggendaria Lilith, la Lamashtu sumerica. Nessuno, a quanto pare, osò pronunciare quei nomi o formulare ipotesi al riguardo della visione (siamo in un paese islamico) che è eccezionale non tanto in sé, quanto per essere finita su un giornale iracheno! Tuttavia, la storia pare proprio un brandello contemporaneo di un’antica vicenda, una rivalità ancestrale che non si è mai attenuata: Lamashtu sta tornando a casa, inseguita da Pasuzu, suo antico rivale. Per coloro che erano presenti e che non hanno commentato, non poteva esserci alcun dubbio.