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martedì 29 novembre 2022

1977 - COLARES (BRASILE)


 

''Operation Saucer'' era il nome di un'indagine su una terrificante serie di incidenti segnalati a partire dal 1977 in cui i residenti della città brasiliana di Colares affermarono non solo essere testimoni di avvistamenti di dischi volanti, ma anche di essere vittime di attacchi da parte loro. Vengono descritti avvistamenti di oggetti luminosi di diverse forme, dimensioni e colori, che volavano a bassa quota - appena sopra le cime degli alberi - e sparano raggi di luce sulle persone che hanno la disavventura di incontrarli.
Diversi testimoni affermarono di aver intravisto gli esseri che li pilotavano, descrivendoli come decisamente bassi: non più di tre o quattro piedi. Ciò che distingue questi avvistamenti dai più comuni, sono le numerose e ricorrenti lesioni subite dai testimoni. I funzionari sono tutt’ora in possesso di fotografie che riportano la presenza di luci brillanti nel cielo. I raggi che emettevano causavano segni di punture e lesioni. Alcuni rapporti sostengono che queste radiazioni provocarono la sensazione di un "peso” spinto contro il petto dei malcapitati. Alcune vittime testimoniarono che il raggio sembrava solido, pareva una trave di colore bianco e aveva un diametro di circa sette o otto centimetri. Non ci fu alcun avvertimento, gli uomini furono attaccati all'improvviso. Cercarono di urlare ma, paralizzati, non riuscirono ad emettere alcun suono. Il raggio era caldo: bruciava sulla pelle come un ustione da sigaretta.
Il dottor Wellaide Carvalho, che lavorò nell'Unità Sanitaria della zona durante gli anni '70, descrivendo quelle ferite, ha scritto: - tutti i pazienti avevano riportato lesioni al volto o alla zona toracica. Le lesioni, che sembravano ferite da radiazioni, si presentavano con un intenso arrossamento della pelle nella zona interessata. In seguito i capelli cadevano e la pelle diventava nera. Nonostante questo, le vittime non provavano dolore, solo un leggero bruciore.
Su uno di loro notò anche dei piccoli segni di puntura.
Le vittime erano sia uomini che donne, di età diverse. I dischi volanti furono rapidamente soprannominati "chupa-chupa" poiché le persone colpite credevano che durante quegli attacchi il loro sangue e la loro energia vitale venissero risucchiati. Alcune persone, colpite, addirittura morirono pochi mesi dopo.
Il panico iniziò presto a prendere piede e donne e bambini lasciarono l'area mentre gli uomini rimasero per prendersi cura delle loro case o dei loro beni.

sabato 5 novembre 2022

DICEMBRE 2009 - MONAHANS (TEXAS)


Stavano festeggiando un compleanno. Durante la festa tre minori irruppero in casa urlando a squarciagola che un aereo si era schiantato in uno dei pascoli adiacenti. Un gruppetto di cinque persone uscirono fuori per vedere cosa aveva causato tutto quel putiferio. Non videro nulla di strano, ma avvertirono uno strano odore di bruciato, di mesquite bruciata. Pensarono che qualcuno avesse bruciato della legna resinosa nel camino. Quindi chiesero ai ragazzi di mostrargli dove avevano visto precipitare l'aereo e si diressero nella direzione indicata. Notarono subito che tutti i cani della zona sembravano impazziti: abbaiavano tutti insieme, come se vedessero la medesima cosa. L'area era una comunità rurale, molte delle case erano circondate da grandi appezzamenti di terreno, di solito quattro o cinque acri per ogni casa. Non c’era traffico sulle strade: insomma, era una zona piuttosto isolata. Parte del terreno vicino alla casa dove si festeggiava era invaso da alberi di mesquite, solo una piccola porzione del terreno circostante era coltivata e sgombera. Oltre la macchia di alberi correva un piccolo recinto di filo spinato che delimitava il confine coi vicini, che quella sera erano in casa poiché si potevano vedere le luci erano accese. Girarono intorno alla vegetazione per evitare di incappare in qualche serpente a sonagli. Questi rettili, anche d’inverno, sono attivi e cercano riparo tra gli alberi.
Avvertirono elettricità nell’aria, come quando ci si avvicina a una grande sottostazione elettrica o a un'antenna radio in fase di trasmissione. Mentre avanzavano, tra gli alberi, uno di loro notò una luce. Sulle prime pensarono ai fari di un’auto, ma poi cambiarono idea: la luce era diffusa e non concentrata in un fascio, come quella dei fari di un'auto. Arrivati oltre la coltre di vegetazione, rimasero scioccati nel vedere un oggetto di forma ovale in bilico a circa quattro o cinque piedi da terra. Rimasero lì, a bocca aperta per lo stupore a guardare questo oggetto che si librava senza emettere alcun suono. L'oggetto, dalle dimensioni stimate di trenta, quaranta piedi, sembrava fatto di un materiale estremamente levigato, tanto da riflettere la luce dei lampioni come uno specchio. In verità, aveva anche una piccola zona opaca, appena percettibile a meno che non si guardasse con molta attenzione: era una sorta di aura blu iridescente. Mentre erano lì, immobili, videro apparire, vicino all’oggetto, due strani "omini". Questi, all'inizio, non si accorsero di loro, occupati com’erano a raccogliere qualcosa da terra e dagli alberi. Erano piccoli di statura, sembravano bambini. Alti circa quattro piedi, ma estremamente magri, come se non avessero carne sulle ossa. Le loro teste erano grandi e le loro braccia erano lunghe: arrivavano fino alle ginocchia. Due ragazzini raggiunsero di soppiatto alle spalle degli adulti (spaventandoli a morte). Quando videro l'oggetto e gli strani “omini”, con voce forte e stridula gridarono: - cosa sono quelle cose!
Fu allora che le creature si voltarono e li videro.
I loro occhi erano grandi: ricordavano quelli di una mantide religiosa. Quelle due creature li fissarono impassibili per pochi secondi, poi girarono tranquillamente intorno alla navicella e una dopo l'altra, si diressero dietro il velivolo. Subito dopo, la navicella si sollevò senza emettere alcun suono, né vi fu alcuna raffica di vento: non provocò nemmeno l'ondeggiamento dei rami di un vicino albero di mesquite. Si alzò silenziosamente e si librò a circa quaranta piedi da terra, poi schizzò via come un pipistrello dal suo antro. Mentre si allontanava, iniziò a brillare e quella luce volò sempre più in alto, fino a svanire. Rimasero lì, in completo silenzio, mentre cercavano di capire cosa diavolo avevano appena visto. Alla fine uno di loro ruppe il silenzio ponendo la fatidica domanda: - Dobbiamo chiamare la polizia?
Un’altro, ridendo, rispose: - per dirgli cosa?

Uno dei ragazzi rimase in stato di shock, sembrava avesse visto il diavolo in persona: come dargli torto? 
Non voleva parlarne e anche una volta a casa, continuava a non parlare: non voleva pensarci, la sua mente continuava a elaborare quello che aveva visto. Il testimone di questa vicenda, che era suo zio, decise che era meglio non chiedergli più nulla.
Non ho mai creduto veramente negli UFO – dichiarò - o negli Alieni, ma dopo gli eventi di quella notte, rivalutai completamente queste mie convinzioni. Volevo tenere la mente aperta e da all'ora, di guardare un po' di più verso il cielo.

mercoledì 2 novembre 2022

DIFFIDATE!



L’interesse per gli Ufo e i loro avvistamenti esplose a metà degli anni ’50 del secolo scorso, negli Stati Uniti. Il motivo, probabilmente, si ritrova in una serie di concause che nel tempo includono: la paura di un terzo conflitto mondiale, lo spionaggio, la guerra fredda e la minaccia della bomba atomica. Una certa isteria di massa si diffonde e l’influenza dell’immaginario, prima radiofonico e poi cinematografico, porta a un fiorente interesse per i dischi volanti e alieni. Questo, negli U.S.A. Nel resto del mondo, invece, a partire dagli anni ’60 e ’70, la rivoluzione culturale e il progressivo aumento della sfiducia nei confronti delle istituzioni religiose porta a un vero proprio culto, dove gli alieni, per qualcuno, forse per troppi, tende a sostituire i Santi. Figure salvifiche che dall’alto dei cieli vegliano sugli umani, li proteggono o decidono le loro sorti. Fanno apparizioni fugaci che hanno ragioni a noi oscure, si materializzano in varie forme.
I Governi conoscono segreti che a noi, poveri mortali, non vengono rivelati.
L’ufologo (quello dalla “u” minuscola) arriva a creare delle vere e proprie truffe a sostegno delle proprie tesi (e delle proprie tasche) anche e soprattutto, falsificando abilmente fotografie e filmati. Il look di queste molto poco attendibili testimonianze varia con il passare del tempo, a seconda delle mode e della tecnologia: si passa dal look tipicamente anni ’50/’60 del classico «disco volante», di solito un piattino sospeso al filo di una canna da pesca, alle visioni luminoso/psichedelico tipiche della cultura anni ’70, all’uso sfrenato della migliore tecnologia, nei decenni successivi, dove la tecnica la fa da padrone.
Il clamoroso successo della serie X-files determina, dopo il 1993, un rinnovato interesse per il “fenomeno”. 
Oggi, tante persone che non si accontentano delle cose di questa terra cominciano a scrutare il cielo alla ricerca di una risposta alla propria miseria.
Grazie alla computer graphic e allo strumento spargibufale per eccellenza – internet – il realismo di queste false immagini diventa sempre maggiore e la loro diffusione preoccupante.

giovedì 27 ottobre 2022

1965 - LONG PRAIRIE (MINNESOTA)



James Townsend, un annunciatore radiofonico, ebbe un incontro ravvicinato con un UFO e tre "creature" non identificate il 23 ottobre 1965, alle or 19:15. Il fatto avvenne su una strada asfaltata a circa quattro miglia a est di Long Prairie. Mentre stava svoltando in una curva, l'annunciatore della stazione radio KEYL vide un manufatto verticale, simile a un razzo, proprio al centro della carreggiata. Era alto circa trenta o quaranta piedi con un diametro di dieci e sembrava poggiare su gambe o forse, sulle sue stesse pinne. Il motore dell’auto si spense, così come pure le luci e la radio, ma l’auto continuò a procedere per inerzia. James fu costretto a frenare per non sbatterci contro. Si fermò a circa venti piedi dall’oggetto. Pensò anche di rovesciarlo con l'auto, ma il motore ormai era fermo. Quindi scese con l'idea di provare a spingerlo giù. Riuscì a fare solo pochi passi: davanti alla macchina apparvero tre creature che sembravano delle lattine con tre piedi. Erano alte sei pollici e arrivarono da dietro il “razzo”. Apparentemente, erano prive di occhi, ma “sapeva” che lo stavano guardando. Non si udì alcun suono, c’era un assoluto silenzio. Fermi, gli uni davanti agli altri, il tempo passava lento mentre continuavano a guardarsi. Ad un certo punto, però, si voltarono e ritornarono verso il razzo, il quale pareva illuminato da una luce che brillava sullo sfondo. Si udì un forte ronzio e il razzo decollò e scomparve nel cielo buio della notte. Decollò come un comune razzo terrestre, "sembrava una torcia accesa, con la fiammata che si sprigionava verso il basso”. Non appena quella luce sul fondo si spense, l’autoradio e le luci dell’auto si riaccesero, così come pure il motore, che si rimise in moto senza neanche azionare il motorino di avviamento. Townsend col cuore in gola e le gambe tremolanti per lo spavento, guidò fino a Long Prairie: voleva riferire ciò che aveva visto. Ma si chiedeva se la gente gli avrebbe creduto.

Cosa aveva visto?
Il razzo che torreggiava sopra gli alberi era sicuramente un'astronave di qualche tipo, ma i tre oggetti che ne uscirono cos’erano? Erano entità o macchine? 
Non era in grado di classificarle. Di certo, non aveva mai visto niente di simile: sicuramente non erano persone!
Quella stessa notte, diversi cacciatori presenti nei dintorni di Long Prairie hanno affermato di aver visto una forte luce nel cielo sopra di loro che ha illuminato la notte. Alcuni allevatori hanno pure riferito di aver visto un oggetto luminoso librarsi nei dintorni della loro fattoria.

venerdì 21 ottobre 2022

IMPLICAZIONI SESSUALI - 1992 SYDNEY (AUSTRALIA)

Nato nel 1964 in Libano, Peter Khoury è poi emigrato in Australia nel 1973. Ha conosciuto sua moglie, Vivian, nel ‘81, sposandosi nel 1990: hanno avuto due figli.
Peter ricorda che nell'estate del 1971 vide per la prima volta un UFO, accadde in Libano, all'età di sette anni. Lui e altri sette bambini erano saliti sul terrazzo della casa del vicino per giocare. Peter fu l'ultimo a varcare una pesante porta che conduceva al tetto. Fu allora che vide tutti i suoi amici "congelati", immobili come statue, mentre una navicella silenziosa a forma di uovo si librava sopra la casa. Tutti e otto i bambini, in seguito, si ritrovarono, dopo un po’, al piano terra, senza alcun ricordo della particolare esperienza vissuta.

A Sydney, nel febbraio del 1988, Peter e Vivian videro una strana luce muoversi in modo repentino e proiettare a terra un fascio di luce. Ma, nel luglio dello stesso anno si verificò un'esperienza spaventosa. Khoury era a letto, in uno stato di paralisi, quando un certo numero di esseri si materializzò intorno a lui. Uno di loro, un individuo alto e snello, di colore giallo dorato, con grandi occhi neri, inserì un lungo oggetto simile a un ago al lato della sua testa: Peter non ricorda nient’altro. Riprese conoscenza con un sussulto e si precipitò nella stanza attigua dove trovò gli altri membri della sua famiglia in uno stato di torpore. Riuscì a smuoverli e così scoprirono che erano in quello stato da diverse ore, mentre avevano la netta sensazione che fossero trascorsi solo pochi minuti. Fu anche accertata la ferita alla testa.
A quel tempo Peter Khoury non aveva alcuna esperienza al riguardo di questi strani e inquietanti fenomeni. Ma poi venne a conoscenza delle esperienze di altri rapiti e si appassionò all’ufologia, se non altro per capire cosa gli fosse successo. Nell'aprile del ‘93 finì per formare un gruppo di supporto: l'UFO Experience Support Association (UFOESA). Nonostante cercasse di concentrarsi sul sostegno agli altri, Peter Khoury scoprì che era stato sottoposto continuamente a strane esperienze. In retrospettiva, il più sorprendente si verificò il 23 luglio del 1992. Si stava riprendendo dalle ferite alla testa subite in un'aggressione in cantiere (lavorava nel settore edile come intonacatore). Verso le 7:00, dopo essere rientrato a casa, si sentì male e si mise a letto. Si svegliò di soprassalto qualche tempo dopo, rendendosi conto che qualcosa si stava appoggiando sul letto. Fu scioccato nel vedere due donne inginocchiate ai piedi del letto. Entrambe erano nude, il che la dice lunga sulle loro intenzioni. Avevano un aspetto bizzarro, quasi caricaturale: una appariva di tipo nordico e l'altra asiatica. La donna nordica aveva un viso molto allungato e il mento appuntito. I suoi occhi sembravano essere blu e da due a tre volte più grandi del normale. Aveva capelli biondi, finissimi, che sembravano eccessivamente rigonfi. La sua pelle era piuttosto chiara. La donna dall'aspetto asiatico, invece, aveva una carnagione marrone scuro e sembrava avere occhi quasi completamente neri. I suoi capelli, neri, erano acconciati in uno stile da “paggetto”. Sebbene non parlassero, ebbe l'impressione che la donna nordica, che sembrava essere al comando, stesse impartendo all’altra una sorta di istruzione. Poi, evidentemente, decise di passare dalla teoria alla pratica: quello che ne seguì fu sconcertante. La donna nordica, alta e molto forte, si allungò in avanti, afferrò la testa di Khoury e la tirò al seno. Lui la respinse, ma lei non si arrese e ripeté per ben tre volte quel gesto. Alla fine Khoury, cercando di far fronte alla natura disorientante di quella esperienza ed esasperato dalle circostanze, le morse un capezzolo. Peter ingoiò qualcosa, forse un pezzo del capezzolo e nel tentativo di espellerlo, cominciò a tossire con insistenza. La donna, sebbene confusa, non reagì in alcun modo: non mostrò di provare dolore e non sanguinò. Sembrava dispiaciuta, mentre sembrava comunicare all'altra che non era così che dovevano andare le cose. Khoury, intanto, era ancora in preda all’attacco di tosse. Qualche istante dopo, alzando lo sguardo, scoprì che entrambe le donne erano sparite. La tosse indusse Khoury ad andare in bagno per bere un sorso d'acqua. Quando è andato, tentando di urinare, trovò molto doloroso farlo. Scoprì che la causa erano alcuni capelli biondi, molto fini, avvolti strettamente attorno al prepuzio. Khoury tolse i capelli ed ebbe l'accortezza di riporli in una bustina di plastica. Non erano i capelli di sua moglie: non ci mise molto a collegare quei capelli alla strana donna alta e bionda dall'aspetto nordico.
Anche se Vivian gli era stata di grande sostegno riguardo alla sua precedente esperienza (quella del 1988) Peter non riuscì a confidarsi con lei: lo fece dopo un paio di settimane. Lei accettò il fatto, dicendogli che era qualcosa su cui non aveva avuto alcun controllo e che l'avrebbero affrontato insieme, nel modo migliore.

Come molti altri rapiti, Peter Khoury ebbe una lunga serie di esperienze. Nel novembre del 1996, mentre giaceva a letto con Vivian, accanto a lui addormentata, sentì una presenza intromettersi nella stanza. Aprì gli occhi e vide quelle che sembravano diverse piccole figure incappucciate (un’esperienza simile a quella del 1988) che si manifestavano attraverso lo specchio. Peter, paralizzato, venne spinto orizzontalmente contro lo specchio. Quando i piedi vennero a contatto con la superfice vetrosa, avvertì un cambiamento di densità: era come se toccassero l’acqua. Avvertì pure una sensazione di elettricità statica che gli ronzava attraverso il corpo. Mentre “affondava” nello specchio, osservò il riflesso della sua testa avvicinarsi al viso. Non appena si toccarono, svenne.
Ci furono altri episodi intorno al 1994 o all'inizio del 1995 che si verificarono con uno scoppio: un lampo di luce e il suono di un'esplosione, alcuni furono testimoniati anche da Vivian.

INTERVISTA


Avevo solo sette anni. In una calda notte d'estate di un'estate particolarmente calda, la gente del posto scese in strada organizzando una piccola festa di quartiere. Nel cielo notturno notai una stella che brillava più delle altre e... Si muoveva. Nell'allegria collettiva, tutti cominciarono a parlare di UFO. Il bello fu che anche il TG ne diede notizia (probabilmente di un altro avvistamento) e così, nella fantasia di un bimbo cominciò a farsi avanti l'idea che quella generazione avrebbe assistito ad un evento storico. Passarono i giorni i mesi e gli anni, poi i lustri, i decenni, ma quel fatidico incontro con una civiltà extraterrestre non avvenne mai! Allora non potevo ancora saperlo, ma avrei indagato sui casi e avrei raccolto molti dossier al riguardo del "fenomeno".


sabato 8 ottobre 2022

2 NOVEMBRE 1989 - ARKHANGELSK (RUSSIA)



Nella notte del 2 novembre 1989 la temperatura dell'aria scese improvvisamente sotto lo zero. Due camionisti russi, Oleg Kirzhakov e Nikolai Baranchikov, stavano guidando il loro camion dalla zona di Arkhangelsk dirigendosi verso Mosca. Avevano una certa fretta di rientrare, così da poter finire tutte le formalità legate al loro viaggio per poi andare in vacanza. Nei pressi della stazione ferroviaria di Emtza erano in corso dei lavori, pertanto, la strada era bloccata da cumuli di sabbia e ghiaia: Oleg dovette deviare imboccando una strada sterrata. In una curva, i fari del camion illuminarono un'enorme struttura che si trovava sulla destra.

- Pensavo si trattasse di attrezzatura da cantiere - ha riferito Oleg. - c'erano molte macchine operatrici perché la strada era in rifacimento. Tuttavia, quando mi sono avvicinato, ho visto un grande oggetto che, alla luce dei fari aveva una lucentezza metallica. Quando siamo arrivati ​​a meno di trenta metri da quell'oggetto, il motore si è spento: il camion, per un po’, ha proseguito per inerzia, poi si è fermato. I fari, collegati alla batteria, però sono rimasti accesi. Io e il mio compagno non riuscivamo a capire cosa fosse successo. La strada a questo punto aveva una curva e gli alberi sul lato destro ci impedivano di vedere l'oggetto. Abbiamo capito che eravamo incappati in qualcosa di insolito e temevamo che potesse succedere qualcosa di irreparabile. Quindi, ho chiesto a Nikolai di rimanere nel camion e osservare gli eventi mentre mi avvicinavo a quell'oggetto. Scesi dal camion deciso ad avvicinarmi per esaminarlo più da vicino. Dopo aver oltrepassato il cofano, ho iniziato a sentire, ad ogni passo che facevo, una maggiore resistenza dell'aria: diventò difficile muoversi e sapevo che se mi fossi avvicinato di più, non sarei stato più in grado di muovermi. Mi voltai e cercai di avvicinarmi da un'altra direzione. Mi muovevo con cautela, fermandomi dopo ogni passo. Sentii la stessa resistenza dell’aria, in costante aumento. Riuscii ad arrivare a circa dieci metri dall'oggetto. Mi fermai sul ciglio della strada e cominciai a esaminarlo con molta attenzione. Molto rapidamente giunsi alla conclusione che non era di origine terrestre: era davvero qualcosa di insolito. Davanti a me c'era un enorme disco, di circa quaranta metri di diametro, con la sommità a forma di cupola, su cui non erano visibili altre strutture. Lungo il perimetro del disco erano evidenti alcuni buchi scuri che, in un primo momento, pensai fossero oblò. Nella parte inferiore, erano visibili due strutture, che sembravano sostenere la nave. Il bordo più lontano del disco era leggermente rialzato e poggiava su alcune betulle, due delle quali erano spezzate. L'oggetto sembrava scuro e disabitato e non c'erano tracce visibili di finestre o portelli.

Perché questo oggetto si trova qui, in mezzo alla foresta, di notte? Qual è il suo scopo? Forse è in avaria e hanno bisogno di assistenza? Tutte queste domande inondarono la mente di Oleg e proprio in quel momento, di fronte a lui, a distanza di una mano tesa, nell'aria, apparve una scintillante linea rossa tratteggiata. Questa linea formava uno schermo trasparente di forma quadrata, di dimensioni 150 x 150 mm, con angoli arrotondati. Sullo schermo sono apparse diverse parole, scritte in lettere rosse. Oleg non ricorda la frase esatta, ma l'essenza della frase era una richiesta di "fuoco". Così, ritornò al camion, prese una bottiglietta di alcool e dei fiammiferi e si apprestò ad accendere un fuoco servendosi di foglie secche. Ebbe l'impressione che un'ombra si muovesse all'interno di un corridoio: in effetti qualcosa si muoveva nel corridoio che conduceva a un’apertura. Fece un passo indietro e cadde nel fosso lungo il ciglio della strada. Si rialzò e continuò a osservare cosa stava succedendo. Qualcosa si avvicinò all'apertura: era una "massa" oscura dai contorni indefiniti che gli ricordava una borsa o un sacco. Con tutta probabilità quell'essere si defilava dietro una cortina che non gli permetteva di notarne le fattezze. Quando la "massa" si muoveva, ondeggiava e si piegava da un lato all'altro. Un'asta si estese dall'oggetto, si piegò per scendere sulla superficie del terreno. La "massa" scivolò lungo l’asta e si avvicinò al fuoco. Rimase un attimo accanto al fuoco per poi tornare a bordo, portando con sé la scatola di fiammiferi rinvenuta sul posto. Ritornando sui suoi passi, la “massa” scomparve nel corridoio. Solo allora Oleg riuscì finalmente a tirarsi fuori dal fosso. Tornò sulla strada e guardò verso il camion. I fari del camion lo abbagliarono, tuttavia fu comunque in grado di vedere la faccia spaventata di Nikolai, premuta contro il parabrezza.
Oleg, rendendosi conto che stava assistendo a un evento che non avrebbe potuto rivivere mai più, decise di trattenersi e osservare cosa sarebbe successo. Ebbe un improvviso desiderio di osservare la nave più da vicino e immediatamente sullo schermo apparve un invito a entrare nella nave. Dopo una breve pausa, decise di avvicinarsi all'oggetto. Per prima cosa, decise di ispezionare le diverse aperture rotonde, di circa 300 mm di diametro, che in un primo momento aveva creduto fossero degli oblò. All'interno di queste aperture, a una profondità di 300 – 350 mm, era visibile una “griglia” di colore grigio chiaro. L'asse delle aperture era spostato di circa 30 gradi dal piano formato dalla superficie dell'oggetto. Oleg è stato anche in grado di esaminare una delle gambe di supporto su cui poggiava l'oggetto. La gamba era composta da due parti che erano collegate a un'articolazione. La sezione di ciascuna delle due parti della gamba aveva il profilo di una trave a canale con tre lati, con la parte inferiore di diametro inferiore, tale da poter essere ripiegata all'interno della parte superiore. Sul fondo della nave erano chiaramente visibili delle aree incassate in cui le gambe potevano essere ritratte. Il lato opposto dell'oggetto era appoggiato sugli alberi ed era inclinato verso di lui, in modo tale che la parte inferiore dell'apertura fosse appena sopra il livello della sua testa. Per stabilire il materiale di cui era fatto l'oggetto, Oleg volle toccarlo.
Un'asta uscì dalla parte dell'oggetto più vicina a lui. Sembrava essere un tubo rotondo e liscio, con un diametro di circa 50 mm. Il tubo era freddo e sembrava metallico. Aveva il desiderio di guardare dentro e poiché la porta era sopra la sua testa, decise di afferrare il tubo e di issarsi. Non ne ebbe bisogno: nell'istante in cui afferrò il tubo, si ritrovò, in piedi, appena dentro l'apertura. Non sentì alcun tipo di influenza esterna, tutto sembrò accadere naturalmente. Pensò che ciò che stava facendo fosse pericoloso e decise di stare molto attento. In quell'istante ha ricevuto un messaggio sullo schermo, diceva che non aveva nulla da temere e che poteva entrare. Entrando nel corridoio, guardò le pareti e notò l'assenza di porte. Il corridoio era notevolmente più ampio dell'apertura, il pavimento era piatto e le pareti e il soffitto formavano un tunnel ovale. Proseguì lungo il corridoio verso una luce scintillante. Camminava su un pavimento piatto e metallico. In qualche modo, ebbe la sensazione che i muri perimetrali, sebbene sottili, fossero strutturali e rinforzati da qualcosa che si trovava sul lato posteriore. Procedette lungo questo corridoio per circa sei o sette metri. Alla fine del corridoio, si fermò all’ingresso di una grande sala del diametro di circa venti metri. Su una parete della sala c'erano altri cinque ingressi, simili nell'aspetto a quello che aveva appena attraversato. Il soffitto era a cupola ed emetteva una tenue luce azzurra. Tra gli altri ingressi e lungo le pareti c'erano pannelli di luci lampeggianti. Ogni pannello sembrava essere composto da cinque o sei elementi verticali. A sinistra dell'ingresso da cui era entrato, due pareti non avevano pannelli, ma c’erano delle rientranze orizzontali, che erano di colore scuro. Sulla sinistra poté notare due di quelle macchie scure e vaghe che sembravano borse. Dapprima rimasero immobili, poi cominciarono a muoversi verso di lui. Le borse erano identiche alla "massa" che aveva visto vicino al fuoco. Pose alcune domande, le cui risposte apparvero immediatamente sullo schermo. Ma, prima che potesse leggerle, quelle stesse risposte apparvero nella sua mente. A diverse domande seguirono risposte accompagnate da dimostrazioni del funzionamento di quelle strutture. In tal modo, venne a sapere che la rientranza era uno schermo informativo tridimensionale, sul quale gli venne mostrato l'interno di un'altra nave gemella, con le stesse "masse" in movimento (durante la dimostrazione, le due "masse" della nave rimasero pressoché immobili). Poi mi mostrarono una nave nello spazio, tra le stelle e alla fine della dimostrazione vide il presentatore di un programma televisivo sovietico chiamato Vremya.

- Alla mia destra c'era un pannello di controllo ovale, forse una scrivania, situato a circa un metro e mezzo dal muro, su cui c'erano molti interruttori e luci. Tutti i pulsanti illuminati avevano una forma quadrata e piatta. Alcuni di essi erano rialzati sopra il pannello di controllo e altri, invece, erano a filo. Avevano impressi alcuni simboli sotto forma di figure geometriche: cerchi, triangoli, figure quadrilatere, linee, ecc. e combinazioni di quanto sopra. Gli interruttori neri sul pannello erano simili nell'aspetto agli interruttori a levetta. Non c'erano strumenti di misura. Vidi un divano lungo e dritto, che si trovava accanto al pannello di controllo e una fenditura circolare nel pavimento che circondava la parte centrale della sala. Ritenni che fenditura permettesse alla parte centrale del pavimento di ruotare, consentendo di posizionare il pannello di controllo davanti a uno qualsiasi dei pannelli verticali posti lungo le pareti. Sui pannelli verticali notai gli stessi tipi di luci che c’erano sul pannello di controllo. Molte di queste luci lampeggiavano.

L'interno della sala era di colore bianco, compreso il pavimento e solo dal soffitto brillava una luce soffusa e blu. Guardando verso l'alto, cercò di individuare la fonte della luce, chiedendo contemporaneamente della natura di quella luce. Non ci fu alcuna risposta a questa domanda. Invece, in risposta alla domanda: Chi sei? E da dove vieni?" La cupola iniziò lentamente ad affievolirsi e come in un planetario, sul soffitto apparve una mappa stellare. Mentre stava cercando di trovare una costellazione che gli fosse familiare, una delle stelle iniziò improvvisamente a pulsare e discendere lentamente. Il cielo scuro, quasi nero illuminato dalle stelle, combinato con la stella pulsante sospesa sopra la sua testa, così come le luci lampeggianti dei pannelli di controllo e verticali, emettevano luce sufficiente per permettergli di vedere tutti gli elementi all’interno della navicella. In un minuto, la stella pulsante si alzò lentamente e la cupola si illuminò con la diffusa luce blu. Non fu in grado di studiare attentamente e ricordare la mappa stellare mostratagli. Chiese dove si trovava quella stella pulsante. Risposero: "è nella tua galassia".
Fece una domanda dopo l'altra. Le risposte che ricevette furono ascoltate nella mente prima di vederle sullo schermo. Chiese: - su che tipo di nave sono adesso? Che tipo di sistema di propulsione usi per farla volare?
In risposta Gli fu detto che questa navicella era una nave da ricognizione propulsa da campi elettromagnetici. Gli comunicarono che stavano studiando il nostro pianeta, di cui hanno bisogno come base di lancio per il futuro. In risposta alla domanda: - c’è qualche collegamento tra te e il Bigfoot?
Risposero di sì, aggiungendo che vedono il Bigfoot continuamente. Mentre continuava a fare domande, una terza "massa" apparve nell'atrio e poi una quarta. Assistendo a una conversazione che si svolgeva tra loro, giunse alla conclusione che era arrivato il momento di andarsene. Avrebbe voluto lasciar loro qualcosa, quindi si tolse l'orologio e voleva lasciarlo lì, a terra, ma gli dissero che avevano una completa conoscenza della Terra e non avevano bisogno di nulla. Infatti, gli chiesero perché usasse un orologio prodotto in un altro paese?
Oleg domandò: - Sarà possibile vederti ancora?
Dissero: - Se sarai in pericolo, ti troveremo entro quindici secondi.
Indietreggiando di qualche passo dall'ingresso, si voltò e percorse il corridoio verso l'uscita. Giunto sulla soglia, afferrò il tubo con la mano destra e si ritrovò subito a terra. Senza voltarsi indietro, superò il fosso e si diresse verso la strada. Guardando indietro, vide che il tubo e l'apertura erano scomparsi. Dopo alcuni secondi, il bordo esterno della navicella iniziò a ruotare in senso orario e circa trenta secondi dopo, la cupola iniziò a ruotare nel verso opposto. Una luminescenza circondò il veicolo spaziale. Man mano che le rotazioni diventavano più veloci, la luminescenza avvolse il veicolo spaziale che divenne una sfera di luce. La rotazione e la luminescenza avvenivano in assoluto silenzio. In quel momento sopraggiunsero altre due auto con i fari accesi. Per alcuni secondi attirarono la sua attenzione, ma il suono degli alberi che scricchiolavano lo fece voltare per guardare la navicella. La sfera di luce si spostò leggermente e iniziò lentamente a sollevarsi. Accelerando bruscamente, il velivolo schizzò verso nord-est sparendo alla vista dei testimoni. Il suo amico Nikolai scese dal camion e insieme agli occupanti degli altri veicoli gli si avvicinarono. Gli fecero molte domande, ma Oleg era così colpito da quell'esperienza e allo stesso tempo, troppo emozionato per parlare: cercava di realizzare appieno tutto ciò che era appena accaduto. Le mani e le gambe gli tremavano, non fu in grado di guidare, pertanto, fu il suo compagno a portarli via. Oleg si appoggiò allo schienale e guardò l'orologio, che aveva ancora in mano. Dal momento in cui il camion si era fermato, erano trascorsi solo venti minuti: avevano un giorno e mezzo per arrivare a Mosca, la loro destinazione.








L'inchiesta fu condotta dal dottor Valery Mikhailovich Uvarov, Capo del Dipartimento di ricerca sugli UFO, paleoscienze e paleotecnologia dell'Accademia di sicurezza nazionale della Russia.

giovedì 6 ottobre 2022

1948 - NEVSEHIR CAPPADOCIA (TURCHIA)



Behcet Ocal viveva in un piccolo villaggio vicino a Nevsehir, in Cappadocia, nella Turchia centrale. Questa zona è famosa per i siti sotterranei. Nel 1948 era un pastorello di 15 anni che viveva con la sua famiglia, il suo stile di vita era, pertanto, molto semplice, non avendo ricevuto alcuna istruzione. Nel suo villaggio non c'era ancora l’elettricità, quindi, né radio, né cinematografo, non c’era niente. Quel giorno mentre, in aperta campagna, si prendeva cura degli armenti, sentì uno strano suono provenire dal cielo. Alzò gli occhi e vide una luce abbagliante. Era più forte della luce del sole. Si rese conto che quella luce scaturiva da un oggetto a forma di razzo che scendeva dal cielo con moto verticale. L'oggetto aveva un aspetto metallico ed era lungo quasi nove metri. Behcet Ocal era spaventato e allo stesso tempo, incuriosito. Sull’oggetto si aprì un portello e ne uscirono tre individui: due uomini e una donna. Behcet li descrisse d’aspetto umanoide: avevano occhi molto grandi. Entrambi gli uomini erano calvi, ma la donna aveva i capelli lunghi. I tre avevano la stessa corporatura e altezza quasi fossero stati realizzati con uno stampo. I loro vestiti parvero a dir poco pittoreschi agli occhi di un ragazzo del 1948: indossavano una tuta attillata. Behcet notò che tutti e tre portavano uno “strumento luminoso” appeso al collo.
La paura prese il sopravvento: non aveva idea dello spazio, delle astronavi o degli extraterrestri. Tutto lo portava a pensare che quelle persone dall'aspetto strano provenissero dagli Stati Uniti o dall’Unione Sovietica. In quel momento, fu raggiunto da una comunicazione telepatica. Gli dissero di non aver paura e che non gli avrebbero fatto del male. Dopo queste prime “frasi” si sentì più rilassato e – ammise - che in vita sua, non si è mai più sentito così sereno. I visitatori non nominarono il loro pianeta, gli dissero, semplicemente, che provenivano da "un altro mondo". Tutte le comunicazioni furono telepatiche.
Uno di quegli individui gli tese la mano. Il suo palmo era rotondo e profondo come una piccola ciotola. Quando lo toccò, il pastorello ebbe una sorta di shock e cadde a terra svenuto.
Quando lo ritrovarono, più tardi, i visitatori se ne erano già andati e lui era ancora privo di sensi. Fu portato in ospedale dove gli riscontrarono irritazioni cutanee e ustioni.

Behcet era un uomo tranquillo, persino timido: tenne per sé questa storia fino al 1977. Ma in tutti quegli anni rimase in contatto con quelli che, ormai, considerava i suoi amici extraterrestri. Non ebbe mai più incontri ravvicinati, ma li vedeva – ci dice - in una sorta di grande schermo che si apriva davanti ai suoi occhi, spesso succedeva di notte.

mercoledì 5 ottobre 2022

1950 - FLORIDABLANCA BUCAMARANGA (COLOMBIA)


William Ortiz, un ragazzo sordomuto di 13 anni, stava cavalcando su una strada sterrata nella proprietà della sua famiglia quando, scrutando attraverso la vegetazione, su un lato della strada notò un piccolo individuo. Credendo si trattasse di un bambino, continuò imperterrito a cavalcare. Poi in cima a una grande roccia, vide un oggetto a forma di disco con piccole figure intorno. Dopo averlo visto, si fermò, confuso, si guardò alle spalle e notò che una di quelle figure infantili era accanto a lui. Indossava un qualche tipo di uniforme: una tuta molto attillata che copriva tutto, dal collo alle gambe, dove si infilava negli stivali. Il colletto finiva come un dolcevita e si poteva vedere qualcosa come una cucitura a forma di V sulle spalle. Le mani avevano solo quattro dita. L'essere aveva una grande testa glabra. Gli occhi erano grandi, di forma ovale e molto neri. Non aveva orecchie, solo un piccolo foro su ciascun lato della testa. Il naso era piccolo così come le labbra, che non si muovevano mai. Il colore della pelle era marrone, tendente al grigio. L'entità sembrava essere un maschio ma - a suo dire - sembravano tutti maschi. L'entità lo guardò dritto negli occhi e iniziò a inviargli messaggi servendosi anche dei gesti e del linguaggio. Lui comprese otto parole: "cielo", "amore" e "segreto". Subito dopo, l'entità si voltò verso la roccia e Ortiz, sordomuto, non poté recepire il resto del messaggio. L'entità tornò all'oggetto un po’ camminando, un po’ fluttuando nell’aria molto velocemente. Quindi l'oggetto si alzò dritto, fece una rapida virata a sud-ovest e scomparve all'orizzonte.

Curiosamente, la roccia su cui poggiava l'oggetto è particolare: ha, scolpiti, molti simboli peculiari che includono linee, cerchi, forme a disco, serpenti e altri simboli atavici.

 

Fonte: Virgilio Sanchez Ocejo, Cufos Associate Newsletter Vol. 3 

domenica 2 ottobre 2022

AstroSamantha


Domenica 02 Ottobre 2022 la nostra straordinaria astronauta Samantha Cristoforetti è stata nominata comandante della stazione spaziale internazionale (la prima donna ad esserne al comando della ISS). Subito è stata oggetto di pesanti insulti da parte di quel mondo che io e voi, combattiamo da anni, terrapiattisti, complottisti e ufologi (per modo di dire). Spesso mi trovo a dover contrastare questi personaggi che definisco borderline per via della loro indole nel speculare e fare del sensazionalismo, propagando teorie strampalate inventate da loro stessi. Alcuni, addirittura, affermano essere in contatto con Gesù e di essere discepoli reincarnati! Queste personaggi che affollano il tessuto complottistico e ufologico Italiano, non solo non conoscono realmente il fenomeno UAP ma si spingono addirittura ad insultare la nostra astronauta rea a loro dire di mentire sugli alieni, di non sapersi pettinare o di mangiare polvere di grilli ecc. Io sono un cronista dell’insolito, mi definisco tale perché appunto verifico e cerco documentazione sui casi ritenuti ufologici per comprenderne la loro veridicità. Lo faccio insieme ad esponenti dell'aeronautica militare, con ingegneri aerospaziali, ex intelligence, esponenti delle forze dell'ordine ecc. con lo scopo preciso di mantenere equilibrio e serietà nella divulgazione e analisi/indagine ufologica, ma soprattutto con onestà intellettuale! Da sempre, mi dissocio da queste aggressioni vigliacche, spesso messe in atto da “leoni” di tastiera (che quando incontri poi dal vivo invece di ruggire si mettono a frignare) e porgo le mie congratulazioni al Comandante Cristoforetti. Rinnovo il mio invito ad isolare, una volta per tutte, questi personaggi, disertando sedi divulgative e pubblicazioni che sfociano in esilaranti racconti, che di veritiero non hanno assolutamente nulla!

venerdì 30 settembre 2022

MARZO 1997 - PERÙ


Il caporale del Corpo dei Marines John Weygandt, che faceva parte del Disclosure Project, fu inviato in Perù nel marzo 1997, per fornire assistenza a un'installazione radar in grado di tracciare gli aerei impiegati nel traffico di droga. Rivelò che, verso mezzanotte, mentre era in servizio di guardia, fu raggiunto dal sergente Allen e dal sergente Atkinson i quali gli riferirono che un aereo si era schiantato e che c’era la necessità di mettere in sicurezza il luogo dell'incidente. Organizzarono in fretta una squadra, salirono quindi su sei Hummer e giunsero sul luogo dell'incidente proprio quando iniziava ad albeggiare. Trovarono il velivolo con una certa facilità, seguendo un enorme squarcio nel terreno. Tutto era bruciato ed era come se qualcosa avesse tagliato il terreno come se fosse burro. Qualcosa in fiamme o che avesse una particolare energia termica: il taglio era così netto e regolare da sembrare fatto col laser. Era davvero strano. Con i sergenti, John precedeva dieci metri il resto della squadra. Furono i primi a vedere quella “cosa”. Aveva superato la collina per poi infilarsi in un burrone dall’altro lato del crinale. Era una cresta alta 200 piedi, di roccia solida dove giaceva incastrata e semisepolta un'enorme imbarcazione conficcata con un angolo di 45 lì sulla cresta. Dall'imbarcazione gocciolava un liquido simile a uno sciroppo viola-verdastro che fluttuava come se fosse vivo e cambiava in una diversa tonalità di viola. Si avvertiva un ronzio e l’oggetto aveva una luce che girava lentamente. Sul dorso si notavano delle prese d'aria a forma di branchie di pesce. Un po’ di quel liquido gli fini sui vestiti, li bucò e gli bruciò un po' i peli delle braccia. C'erano tre aperture nella nave che potevano essere dei portelli, visibilmente chiusi, che non erano a filo con il corpo dell'imbarcazione. Ma ce n’era un altro che era un po' storto e semiaperto. Avvertì una strana presenza e pensò che le creature aliene stessero cercando di comunicare con lui telepaticamente. Il caporale stimò che l'imbarcazione fosse lunga circa venti metri e larga dieci. In effetti, aveva la forma di un uovo o di una lacrima. Lo scafo aveva delle protuberanze, tacche e appendici. Sembrava qualcosa di organico o forse, una forma d'arte, quasi un oggetto fatto a mano. All’apparenza, era di metallo, ma non rifletteva la luce: di certo non era titanio. Sotto il sole, poteva vedere diverse sfumature di colore. All'improvviso i sergenti gli urlarono di allontanarsi. Risaliti, trovarono il personale del Dipartimento dell'Energia che era lì. Sono stati arrestati e ammanettati e tutta l’attrezzatura fu portata via da uomini in uniformi mimetiche nere. Sul luogo dell'incidente c'erano trenta ragazzi che indossavano tute per il rischio batteriologico e chimico. Mentre era in attesa, seppe che quel tipo di “aerei” volavano nell’alta l'atmosfera a più di mach dieci. Non si trattava di rientri in atmosfera, poiché manovravano, eseguendo dei cambiamenti di direzione e addirittura si fermavano per un istante per poi subito ripartire. Sembrava ovvio che quei velivoli non provenissero dalla Terra. Si chiese se, in verità, la base dove lavorava fosse stata costruita per tracciare gli UFO: forse tracciare gli aerei che trasportavano la droga era solo una copertura. Avevano telemetri laser e molti tipi di materiale high tech che non aveva mai visto prima e che non riconosceva. I telemetri laser sembravano grandi telescopi. C'era un centro di comando presidiato da una forza multinazionale che includeva cinesi e credo, tedeschi. Arrivò alla conclusione che questi velivoli furono tracciati da questo particolare radar, molto efficiente e furono poi colpiti e almeno uno, fu abbattuto.

Chi condusse l’inchiesta ebbe modo di parlare con il caporale Weygandt che gli descrisse una navetta danneggiata dall'azione di una forza nemica. Potevamo essere stati noi – disse - oppure degli alieni avversari. In effetti pensava che potesse esserci un sito missilistico in Perù. Potrete trovare la sua testimonianza a pagina 274 di "Disclosure: Witnesses Reveal the Greatest Secrets" di Steven Greer. Vi si asserisce che la forza letale sia stata usata contro intrusi alieni durante l'amministrazione Clinton.
Possiamo presumere che questa guerra continui.

domenica 25 settembre 2022

1997 - BAIA DI FINLANDIA, REGIONE DI SAN PIETROBURGO (RUSSIA)


L'ufficiale di Marina Nikolay M., un subacqueo dilettante, in una limpida giornata estiva, si immerse nelle acque poco profonde della baia individuando uno strano oggetto allungato, a forma di cetriolo. 
Pensando che fosse parte del relitto di una vecchia nave, vi legò una corda attorno e cercò di tirarlo in superficie. L’operazione non ebbe un immediato successo e solo imbracando lo strano "cetriolo" per poi agganciarlo alla sua automobile riuscì a tirare la “cosa” verso la riva. Trascinato l’oggetto nell’acqua bassa, pensò di usare un trapano pneumatico allo scopo di praticarvi dei fori e fissare meglio le imbracature, così da poterlo sollevare. Con questo attrezzo Nikolay scese di nuovo in acqua e iniziò a perforare. Improvvisamente un flusso di liquido scuro simile all’olio per motori sgorgò dall'oggetto colpendolo dritto in faccia e per un riflesso condizionato, Nikolay aumentò la pressione sul trapano. Sentì un forte scricchiolio all'interno del "cetriolo" e notò una sostanza simile al sangue spargersi nell'acqua. L'oggetto si aprì improvvisamente, dividendosi a metà e rivelando un interno cavo, da cui uscì una grande bolla sporca. Fu in quel momento che Nikolay si avvide di una strana entità, un umanoide dalla pelle bianca che aveva una ferita sulla schiena. Probabilmente causata dal trapano, la ferita sembrava sanguinare. Il suo volto era distorto dal dolore e dalla rabbia. Guardò Nikolay con uno sguardo ipnotico, aprendo e chiudendo la bocca, ma senza emettere alcun suono. Il testimone, spaventato, cercò di allontanarsi, ma l'entità riuscì ad afferrargli la mano e a trattenerlo. Aveva dita artigliate, dotate di unghie affilate. Gli strappò la manica e lo tagliò profondamente. Lottando disperatamente per liberarsi, Nikolay usò il trapano che aveva ancora in mano per pugnalarlo al petto. Dopo di che, perse conoscenza.
Sì salvò per la presenza di altre persone che provvidero a tirarlo fuori dall'acqua, ma aveva perso parte della mano sinistra. Non furono rinvenute tracce dell’umanoide e del suo strano “bozzolo” alieno, in cui il testimone era incappato accidentalmente.

venerdì 23 settembre 2022

3 FEBBRAIO 2015 - BELTON (MISSOURI)

Da millenni il genere umano ascolta storie di esseri mitologici, di dei, di demoni, di fate e di folletti: questi esseri, all’apparenza magici, popolano un’infinità di leggende. Tuttavia, queste “storie” oggi vengono rivalutate da coloro che credono che per esse ci sia almeno un fondo di verità. Per questi ultimi, i folletti del medioevo sono riconducibili agli alieni di oggi, poiché oggi come allora, questi esseri mitici continuano a farci visita nelle nostre camere da letto.

Il nostro testimone (anonimo) svegliandosi di buon mattino, vide il puntino rosso di un laser stagliarsi contro il soffitto e spostarsi lungo l'angolo nord-ovest della parete della camera. Denunciò l'accaduto alla polizia, poiché pensò che qualcuno servendosi di un’arma dotata di puntatore laser avesse orchestrato uno scherzo di pessimo gusto.
Due settimane dopo, all’incirca alle ore 06:00, al risveglio notò un essere luminoso nella sua camera da letto. Era un umanoide senza volto. Di statura normale, la sua testa era un po' più grande di quella umana. Stava vicino alla porta e quando si rese conto che l’uomo lo stava guardando, girò la testa verso di lui, poi uscì rapidamente dalla camera da letto. Secondo il testimone, non aveva lineamenti distinguibili: non aveva una faccia. Raccontò l’accaduto alla moglie aggiungendovi che la notte in cui aveva visto il laser, aveva visto anche una forma quadrata di circa tre piedi di lato proiettata sullo specchio del suo armadio. Sembrava una grande cornice – le disse - e c'era una luce molto brillante che la illuminava dall'interno. Vide strani simboli neri che assomigliavano a geroglifici all'interno di quelle che lui descrisse come piccole scatole che pure erano illuminate: non aveva mai visto niente di simile! Lei gli chiese perché non l'avesse mai detto prima. Lui rispose che non riusciva a capacitarsi: come poteva esserci quella immagine riflessa nello specchio se non c’era alcuna finestra sulla parete di fronte? Ma l’apparizione di quell’essere lo aveva convinto a parlare.




Era molto nervoso, poiché questi strani eventi iniziavano ad essere frequenti e ora che ne era al corrente, rappresentavano una fonte di preoccupazione anche per la moglie. Lei ammise di essere preoccupata perché il marito non era il tipo che si inventava delle storie: era una persona molto pratica, con i piedi ben piantati per terra. Lui non avrebbe reso nota questa storia, tuttavia, permise alla moglie di farlo. Lei gli mostrò alcune foto su Internet e gli chiese se fossero simili a quello che aveva visto. Lui scelse questa foto, perché era la più somigliante.

lunedì 19 settembre 2022

QUESTA VOLTA MI TOCCA



All’inizio del mese (siamo a settembre del 2022) ho potuto assistere ad un evento tanto strano quanto inspiegabile. Salito in terrazzo, ho scorto all’orizzonte uno strano fenomeno luminoso. Premetto che dall’alto posso vedere l’intera area collinare che si protende dalla zona Flegrea (tra Marano e Quarto) fino alle propaggini di Città giardino e alla zona ospedaliera di Napoli. Quest’ultima però è molto meno nitida, in quanto la visione non è libera, ma disturbata da vari corpi di fabbrica (vicini e lontani) che si susseguono lungo l’orizzonte. Ed è proprio attraverso uno spazio angusto, un piccolo angolo visuale che, all’improvviso, ho scorto questa cosa strana. Essenzialmente si presentava come una luce verticale, fissa nel cielo della sera, ma dai contorni così netti e ben definiti da avere un che di solido. La forma era proprio quella di un punto esclamativo, in quanto la parte di sotto si staccava leggermente dal corpo principale formando, appunto, il puntino. Il colore era di un tono di rosso o di arancione che viene anche rilevato nei fuochi d’artificio ma, a differenza di questi, tendeva al fuxia (la foto mostra il sito, il punto esclamativo l'ho aggiunto io). Forse è proprio perché lo scambiai per un effetto pirotecnico che, in un primo momento, non ci feci caso. Poi tornando a guardare e aguzzando la vista notai la stranezza: non si dissolveva. Sembrava stazionare, ma era dotato di un lento movimento discendente. Non brillava: l’intensità luminosa è rimasta costante per tutto il tempo dell’osservazione (circa dieci secondi). Le sue dimensioni, calcolate rapportandolo al grattacielo del Policlinico erano quelle di un edificio di venti piani. Continuò lentamente a scendere fino a scomparire dietro la collina. Non ebbi modo di scattare una foto e l’idea di divulgare la notizia sul web per capire se qualcun altro avesse visto la stessa cosa (e sapesse spiegarmi cos’era) svanì, inghiottita da altri pensieri: dovevo sottopormi a un imminente intervento chirurgico.

Fu proprio in ospedale dove, in convalescenza, mentre sfogliavo svogliatamente le pagine di Fb, mi imbattei in un post dell’utente Catia P. corredato di foto (pubblicato su “UFO E MISTERI”) che, se proprio non mostrava lo stesso fenomeno, ne riproduceva uno molto simile. È stato avvistato nei dintorni Roma, verso le 19:40 il nove settembre e secondo quanto mi ha confermato Catia (alla quale ho chiesto) si muoveva lentamente su una traiettoria discendente. È quindi da escludere che si tratti di un fenomeno meteorico o di rientro in atmosfera. 

sabato 3 settembre 2022

20 MARZO 1988 – MISSISSIPPI



John Salter, con suo figlio, lasciò Grand Forks (North Dakota) e guidò il suo camioncino sulla strada che porta a sud, diretto a Mississippi. Circa un'ora dopo, i due si accorsero che viaggiavano in direzione opposta. Ormai era notte: così decisero di fermarsi e riposare. Avrebbero ripreso il viaggio la mattina seguente. Il giorno dopo, i due uomini non riuscivano a capire cosa fosse successo la sera prima: come avevano fatto a sbagliare strada? Ne discutevano mentre proseguivano lungo la via, ma i loro discorsi furono interrotti dall’apparizione di un UFO circondato da un intenso alone d’argento.


La scena sembrò stranamente familiare: John e suo figlio ebbero entrambi dei flashback che ravvivarono la memoria portandoli di colpo a ricordare gli eventi del giorno prima. Si guardarono, consapevoli che si erano dovuti fermare a causa dello stesso oggetto. Erano scesi dal veicolo mentre un gruppo di alieni si era avvicinato al loro camioncino. All'inizio John pensò che si trattasse di un gruppo di bambini, finché non vide un essere più alto, che sembrava metà umano e metà alieno. La strana comitiva condusse i due uomini verso l'oggetto. Sebbene spaventati, sentivano che gli alieni non gli avrebbero fatto del male. John avrebbe poi riferito agli investigatori di aver percepito la sensazione di essere protetto da quelle entità: inciampò mentre si stavano dirigendo verso la navetta, ma non cadde. Un’energia sconosciuta gli impedì di cadere e di farsi male.

Furono entrambi condotti in una stanza dalle pareti curve, dove furono fatti accomodare su delle sedie molto simili a quelle usate dai dentisti. Entrambi gli uomini, in seguito, avrebbero ricordarono che vennero "immobilizzati" mentre venivano esaminati. A John fu inserito un impianto nella narice. Tuttavia, non avvertì alcun dolore. Poi, gli inserirono nel collo e nel petto dei piccoli strumenti. Pensò che le tre aree non fossero state scelte a caso, ma avessero un preciso significato medico in relazione a tre ghiandole: l'ipofisi, la tiroide e il timo. John aveva conoscenze mediche sufficienti per sapere che le tre ghiandole regolavano la crescita, il metabolismo e il sistema immunitario. Dopo il completamento dei test, John avvertì un certo "legame" con gli alieni. Percepì anche un messaggio che affermava che si sarebbero incontrati di nuovo.

Questa vicenda, tra l’altro, ebbe dei risvolti positivi. Col tempo, John notò un graduale miglioramento della sua salute. Le unghie crescevano più velocemente e i capelli erano più folti. Una cicatrice sulla fronte iniziò a svanire e alla fine, sparì quasi completamente: uno dei pochi casi in cui il rapimento alieno si è rivelato essere una cosa buona: la sperimentazione medica ebbe un lieto fine, con un miglioramento della salute per entrambi i rapiti. Per gli ufologi, un ulteriore conferma che questi esseri, se vogliono, sono capaci di compiere improbabili guarigioni.

Salter concesse altre dichiarazioni, anche a distanza di anni dall’incidente. Nel 1990, dichiarò di aver avuto precedenti incontri con gli alieni, era successo nel 1941, nel 1952 e nel 1957.

domenica 28 agosto 2022

1987 - GRAVEL CREEK (CANADA)



All'alba del tre settembre 1987 il testimone (anonimo) caricò l’attrezzatura da campeggio sul rimorchio della bici e si diresse verso il Mac Pass. Pedalava di buon grado a circa 10 Mph immerso nel verde delle colline. Dopo un paio di miglia, ebbe bisogno di fermasi. Era in piedi, proprio davanti alla sua bici e guardava le montagne, verso sud. Quando notò con la coda dell'occhio, a sinistra, quello che all'inizio pensava fosse un aeroplano. Era, più o meno a 400/500 metri di distanza e aveva all'incirca le dimensioni di un Dakota (aereo) o di uno scuolabus. Stava viaggiando, a una quota incredibilmente bassa, da nord a sud, a meno 40 metri da terra e si muoveva lentamente (circa 30 km/h). Come un aereo, aveva quelli che sembravano oblò, lungo tutto il lato della “fusoliera”. Non aveva ali, ma la “carlinga”, a forma di sigaro, aveva una striscia grigia al centro e una verde scuro sopra e sotto. Pensò che qualcosa non quadrava, poi capì: non percepiva alcun suono! Se fosse stato un aereo, il rombo del motore avrebbe inondato tutta la valle. Sembrava smaterializzarsi parzialmente per poi tornare alla forma solida, lo fece un paio di volte. A questo punto il testimone lo identificò senza alcun dubbio come un UFO.
Probabilmente non vogliono essere visti – pensò.
Si accovacciò a terra nascondendosi dietro gli arbusti, sul ciglio della strada. Lo vide scomparire dietro una collina.
Si alzò per recuperare la bicicletta e continuare il cammino. Non era turbato, anzi si sentiva eccitato, persino felice per quello che aveva potuto osservare. A questo punto sentì un tonfo metallico alle sue spalle, proveniva da dietro la curva. Il rumore era simile a quello che fa il bagagliaio di un'auto che viene chiuso. Pensò che non era da solo e decise di raggiungere l’altro viaggiatore per condividere quello che aveva visto. Una volta dietro l’angolo, però, vide a meno di 20 metri di distanza, due creature grigie che indossavano delle tute blu! Erano alte circa 1,5 metri, avevano grandi teste e un aspetto da insetti: facce appuntite, occhi grandi, braccia, corpo e gambe molto sottili. Insomma, più che persone, sembravano cavallette. Immediatamente, quello di sinistra portò la mano sinistra all’altezza della vita, dove afferrò una specie di torcia e gliela puntò contro. Vide un lampo di luce. Rimase paralizzato, non vedeva e non sentiva più nulla. Provò a urlare ma tutto ciò che uscì dalla sua bocca fu un grugnito distorto.



Era sul ciglio della strada, in piedi, spaventato, tremante e confuso. Si ricordò di tutto ciò che era appena successo e visto che ora era libero, pensò bene di svignarsela. Si girò per prendere la bici, ma questa non c’era. Poi la vide, era dall'altra parte della strada: non l’aveva lasciata lì. Ancora in preda al panico, la inforcò e solo allora si accorse che era bloccata. Le chiavi non erano nel blocco, eppure le aveva lasciate lì. Come d’incanto, le trovò nella sua mano. Liberò la bici e andò via di corsa. Mentre pedalava, notò che le ombre degli alberi puntavano nella direzione sbagliata, come se il sole invece dell’alba fosse al tramonto. Infatti, mezz'ora dopo era già buio. Com’era possibile? Era uscito di buon mattino solo un'ora prima: cosa stava succedendo? Era davvero confuso.
Si accampò e mise a fare il caffè. Sentì un leggero ronzio sopra la tenda. Avvertiva una leggera vibrazione propagarsi nell'aria, tutt’intorno. Prese la pistola e si preparò ad affrontarli, ma tutto durò solo dieci minuti. Permase la sensazione che lo stessero osservando, ma non ebbe il coraggio di guardare fuori.
Non riusciva a prendere sonno. Mentre beveva il suo caffè, cominciò ad avere dei flashback. Ricordò di essere rimasto, in uno stato di torpore, a guardare dall’alto la scena che sfrecciava sotto di lui, come se stesse volando. Vide montagne, fiumi e foreste passare molto velocemente. Aprì gli occhi, ma non poté vedere nient’altro che l’oscurità. Un nero molto profondo e scuro come l'inchiostro. Poi, l’oscurità si ritirò, rivelando un volto: una creatura di tipo Grigio. Nella mente sentiva una voce che ripeteva: - non c'è niente di cui preoccuparsi.
C'erano tre o quattro di questi individui, ma solo uno di loro parlava. Non c’erano i due insettoidi che aveva visto in strada: quelli, non li ha più rivisti. A questo punto, chiese: - avete intenzione di fare esperimenti?
La risposta fu: - sono già stati fatti.
Rifletté sul fatto che stava bene, solo le mani avevano qualcosa. Continuava a sfregarsi le mani ma non le guardava, perché era più curioso di vedere cosa c’era intorno. Non provò alcun disagio. L'essere più vicino gli chiese se gli sarebbe piaciuto vedere il suo pianeta natio e lui accettò. Si avvicinò, quindi, a un’apertura, dove c'era una macchina che sembrava una grande fotocopiatrice. L’alieno gli raccomandò di non toccarla. Gli indicò una stella bianca e luminosa e disse: - è la tua casa. Non sapeva nulla di astronomia, ma ritenendo che la Terra apparisse blu, pensò che l’alieno stesse mentendo. Continuò a impartirgli nozioni di astronomia, ma erano troppo complicate e il testimone non le capì. Gli chiese se voleva visitarlo, ma lui declinò l’invito dicendo che non era ancora pronto per questo. Desiderava fare quel viaggio, ma sentiva che non era il momento giusto. Gli comunicarono che avrebbe dimenticato tutto, la qual cosa gli provocò una certa delusione. La prima parte dell'esperienza fu spaventosa, ma una volta a bordo, si dimostrarono amichevoli e disponibili. Il loro aspetto non lo infastidiva: in realtà, fu come rivedere dei vecchi amici.
Gli diedero un bicchiere trasparente, pieno per tre quarti di un liquido giallo e lo invitarono a bere. Gli dissero che gli avrebbe fatto dimenticare tutto. Rispose che non voleva dimenticare: un'esperienza del genere andava ricordata! La risposta fu: - è per il tuo bene.
Quindi, bevve tre sorsi e mise giù il bicchiere.
Si ritrovò sulla bicicletta, spaventato a morte: voleva solo andar via da lì.

venerdì 26 agosto 2022

2014 - KELOWNA (BRITISH COLUMBIA)



Erano le 20:45 del ventisei maggio 2014. Il nostro testimone (anonimo) decide di fare quattro passi: una passeggiata intorno all'isolato che lo avrebbe impegnato per mezz'ora. Stava attraversando un vicolo buio tra due edifici residenziali che finiva nei pressi di una vecchia scuola posta di fronte al liceo il quale era dotato di vaste zone destinate a campi sportivi. Mentre era nel vicolo, sulla via del ritorno, ebbe modo di parlare con un gruppo di ragazzi che sostenevano di aver visto un UFO e che, se si fosse affrettato, avrebbe potuto vederlo anche lui. Gli indicarono il luogo dell’avvistamento, ma non lo accompagnarono poiché dovevano andarsene. Si recò sul posto, ma non notando nulla di strano pensò che le indicazioni fossero errate o forse, aveva sbagliato strada e ora si trovava su un altro campo. Tuttavia, dopo qualche minuto, osservò nel cielo delle luci che comparvero dal nulla. Vide cinque luci che componevano una formazione a V, delineando la sagoma di un oggetto a forma di boomerang. l'UFO divenne perfettamente visibile in quanto, non solo si trovava a una quota inferiore, ma anche perché le nubi che lo circondavano si dissolsero rapidamente lasciando uno spazio tutt'intorno all’oggetto. Ebbe paura, ma provò altrettanto stupore e curiosità alla vista di quell’oggetto strutturato che si spostava verso est e in seguito verso sud, salendo di quota. Osservò le luci ridursi mentre si allontanavano. Infine, l'UFO scomparve in una striscia di luce che sembrava una stella cadente, solo che continuava a volare invece di cadere. Poi, all’improvviso, un’evoluzione: la luce scattò all’indietro e mentre si muoveva a super velocità verso di lui, diventava un po' più luminosa. Si fermò di colpo. L'avvistamento durò una decina di minuti e tutto avvenne poco dopo le 21:00. Quando lasciò il campo, l’UFO era ancora lì.

Tornò a casa eccitato per quello che aveva appena osservato e decise di riferire al suo coinquilino che, se voleva, anche lui avrebbe potuto vedere un UFO. Salì al piano di sopra, bussò alla sua porta ed entrò nella stanza. Fu subito investito da una raffica di vento che fece alzare le tende fino al soffitto. Si sentì male, stava per svenire, gli sembrò di essere sotto l’effetto di una droga o sopraffatto da una presenza tenebrosa. Vide una creatura, un’ombra oscura avvicinarsi e rimase paralizzato dalla paura.
Trovando la camera vuota ebbe il timore che avessero preso il suo coinquilino. Scese giù in soggiorno e in quel preciso istante ebbe una percezione di tempo mancate: era certo che fossero trascorsi solo venti secondi ma, in realtà, erano passati quaranta minuti. Trovò il suo coinquilino: era fuori. Quando gli raccontò ciò che aveva visto e ciò che gli era successo, lui non mostrò alcun interesse: era stranamente apatico e indifferente.

Il nostro testimone, ora, temeva che sarebbe stato rapito e pensò bene di allontanarsi, poiché non voleva che qualcun altro venisse coinvolto. Usci di casa e camminò per circa un'ora raggiungendo un luogo isolato in prossimità di un piccolo ruscello dove era solito organizzare dei picnic. Nel silenzio più assoluto, iniziò a calmarsi e a riflettere su ciò che gli era successo. Non del tutto poiché sobbalzava ad ogni minimo fruscio dell’erba alta. In effetti, qualcosa venne fuori dai cespugli: un cane era venuto ad abbeverarsi al ruscello per poi continuare per la sua strada.
Verso l'una di notte, convinto che il percolo fosse passato, recuperò lo zaino e stava per dirigersi verso la strada, quando sentì di nuovo qualcosa muoversi tra i cespugli. Pensò che il cane fosse tornato e che stava bevendo al torrente. Si diresse verso l’acqua nel tentativo di accarezzarlo: sentiva il bisogno di un approccio amichevole. Ma si sbagliava: non era il cane!
Vide due piccole creature umanoidi, alte circa quattro piedi e di corporatura molto snella. Erano di colore scuro ma non proprio nere. Avevano grandi occhi neri ed erano completamente glabri. Vide gli “ET” scappare e dirigersi verso un autolavaggio. Uno dei due saltò su un'auto con estrema facilità, continuò la sua corsa sul tetto per poi saltare giù, continuando a seguire l'altro e scomparire, entrambi, nel buio della notte. Pensò di scappare anche lui, ma in direzione opposta. Perciò si diresse verso l'autostrada che, tra l’altro, era illuminata: tutto ciò che voleva, in quel momento, era sentirsi al sicuro e quelle luci infondevano una certa sicurezza.

In seguito, dirà agli investigatori del MUFON:

“Sinceramente non ho idea di cosa avrebbero potuto farmi o del perché siano scappati. Ho persino pensato che, forse, venivano per bere l'acqua dal torrente o ancora, che stavano cercando quel cane randagio che era venuto a bere prima di loro. Ad ogni modo, oggi mi è più facile accettare l’idea che non siamo soli e non mi stupisco più del fatto che ci siano così tante testimonianze di strane luci nel cielo né dell’esistenza delle creature note come alieni Grigi: li ho visti con i miei occhi!”





L’immagine a corredo del post è evocativa

martedì 23 agosto 2022

L'ALIENO BLU


   Joseph Stillwell fu svegliato da uno strano rumore, un "pop" a bassa frequenza: aprì immediatamente gli occhi. Era sdraiato sul letto, in posizione supina. Notò subito la biancheria da letto tirata verso l'alto a formare una sorta di piramide che non gli permetteva di vedere la parete ai suoi piedi. Nulla sosteneva questa struttura che sembrava essere rigida. Fissò con meraviglia un riverbero di luce azzurro cielo che si stagliava sul soffitto. Questo, infatti, era illuminato da un debole bagliore blu pulsante e la sorgente di questa luce era ai piedi del letto, oscurata alla sua vista dal bizzarro cumulo di coperte. Sollevò entrambe le braccia, afferrò il cumulo e lo tirò giù mentre alzava la testa: non oppose alcuna resistenza. Il soffitto sembrava la superficie dell’acqua di una piscina, caratterizzata da quei motivi luminosi intrecciati che sembrano rispecchiarsi sul fondo della vasca. Era tridimensionale e sporgeva dal piano del soffitto. Era come se ci fosse un fluido, ben visibile al di sopra del punto in cui avrebbe dovuto esserci la volta. Sembrava che la parte interessata del soffitto fosse sparita, sostituito da questo “fluido” che copriva tutta l'ampiezza della stanza con una nitida terminazione sulle tre pareti dove Il bordo appariva sfocato. Non emetteva alcun suono anche se sembrava vibrare. Joseph rimase ipnotizzato da questo strano fenomeno.
C'era qualcuno ai piedi del letto.
La luce blu sul soffitto svanì e la testa dell’individuo, che stava in piedi, iniziò a brillare di blu. Era grande circa il doppio di quella di un uomo e aveva enormi occhi neri. L’essere era alto, più di un metro e ottanta e indossava un mantello scuro con un colletto che aveva una scollatura a "V" sul davanti che si alzava fino alla mascella su entrambi i lati. Il mantello copriva l'intero corpo, era ampio e aveva numerose pieghe verticali. Insomma, sembrava proprio che fosse fatto di stoffa. Stava guardando alla sua destra, ma quando il testimone si alzò, si voltò per guardarlo. Quella fu l'unica volta che lo vide muoversi.
Ad un certo punto la fascia blu sul soffitto riapparve ed era molto più grande di prima. Dal bordo del soffitto pendeva una cortina verticale, trasparente, che sembrava fatta di luce. Appariva come una gigantesca lastra di vetro che si estendeva per tutta l'ampiezza della stanza, da parete a parete e dal soffitto al pavimento. Raggi di luce blu e bianca ondulavano, riflettendosi su questo piano, tanto da farlo sembrare in movimento (come in una bandiera mossa dal vento). Il soffitto si muoveva in modo molto diverso rispetto a prima e non riproduceva l’increspatura delle onde, bensì una fila di tubi blu di circa un pollice e mezzo di diametro. I bordi di ciascun tubo erano ombreggiati e l'intera area era leggermente sfocata. C'erano decine di file di questi tubi, apparentemente ondeggianti. Nascevano dalla parete sinistra e scomparivano nella parete destra. Appariva come un display, ma era tridimensionale, con i tubi che si curvavano sotto il piano del soffitto e anche oltre, poiché superavano il punto in cui il soffitto doveva trovarsi. In effetti, il soffitto era scomparso di nuovo.
Il nostro testimone era in apprensione e continuava a pensare: "devo ricordare tutto".
Dato che la stanza era così intensamente illuminata, ora, era facile vedere i dettagli della creatura che stava davanti a lui. Si trovava proprio dietro la "cortina di luce" e non l'attraversò mai. La sua faccia aveva una forma umanoide: la bocca era stretta, senza labbra: una fessura dritta. Il naso era piccolo, dotato di due narici. Le orecchie erano piccole e appiattite contro i lati della testa. I suoi occhi erano enormi, nerissimi e sebbene apparissero umidi e lucidi non vide mai battere le palpebre, né notò delle palpebre. Quando si girò, l’occhio destro catturò la luce in modo diverso da quello sinistro: si poté vedere attraverso la membrana esterna la parte interna dell'occhio. C'era una striscia verticale, una striatura d'argento che sembrava essere parte del suo occhio interno. Quando alzò la testa e per la prima volta, lo vide di profilo, poté notare che la parte posteriore del cranio, era prominente: sporgeva a sbalzo sulla parte posteriore del collo. Non aveva capelli ma, sulla fronte, là dove doveva esserci l'attaccatura dei capelli c'era, invece, una grinza che correva tutta intorno alla testa. Infatti, la sommità della testa era appiattita e dove quella superficie piatta incontrava i lati curvi del cranio formava una cresta, un bordo che raccordava le superfici. Non cambiò mai espressione, non emise alcun verso.
Joseph si sdraiò sul cuscino, senza mai distogliere lo sguardo. Non aveva particolari sensazioni: non provava neanche paura. La creatura non si mostrò mai aggressiva.
Ad un certo punto la "cortina di luce" e il soffitto aumentarono notevolmente di luminosità. Quest’ultimo divenne così luminoso che Joseph dovette socchiudere gli occhi per continuare a guardare. Stava cercando di vedere il vero colore della creatura attraverso la luce blu e bianca che, a questo punto, vorticava intorno all'essere. Un "ciclone" di luce circondava la creatura. Una miriade di lampi di luce bianca e blu creavano una cascata di scintille mentre si incrociavano casualmente, circondando questo essere in un bozzolo di luce scintillante. La luce lampeggiante e vorticosa, gli permetteva di scorgere nuovi dettagli. La pelle della creatura non era blu, ma di un grigio molto chiaro, screziato di porpora. Il colore gli ricordava l'aspetto di un individuo cianotico. Notò dei vasi sanguigni sulla sua faccia e sulla testa, alcuni eccezionalmente grandi, specie sulla fronte. Erano blu, con molte biforcazioni. Ce n’era uno particolarmente grande sopra il suo occhio destro che correva verticalmente, diviso dalla piega del cranio, con la sezione più grande che correva sulla sommità della testa e un ramo più piccolo, ma molto prominente, che deviava a sinistra appena sotto la piega. Sembrava che la luce scaturisse da quell’essere e l'effetto "scintillio" divenne quasi accecante mentre i vortici ciclonici che circondavano questa creatura aumentavano di velocità. Non c'era alcun suono.
La creatura, avvolta nella luce, si alzò da terra. Ora, mostrava il suo lato sinistro. Non lo vide alzarsi e non notò quando si girò ma, in qualche modo, lo fece. La creatura era ai piedi del letto, dietro la “cortina” (non avendola mai attraversata) quando il testimone ebbe un'improvvisa consapevolezza che i suoi piedi stavano quasi toccando la superficie verticale trasparente, cercò di ritrarsi, ma non fu in grado di farlo. Fino a quel momento non aveva avuto paura, solo un senso di stupore e di meraviglia. Ma, ora che si sentiva paralizzato, era letteralmente in preda al terrore: ebbe la strana sensazione di andare incontro a una morte imminente. Era disperato: percepiva che gli sarebbe successo qualcosa di terribile. Con uno sforzo immane, riuscì a muovere le braccia e rotolò sul fianco sinistro. I suoi occhi si chiusero: non capì il perché.
Rimase sdraiato lì per circa un minuto. Poi riaprì gli occhi e guardò oltre la spalla, dove si trovava la creatura. Non c'era più. Era sparita così come pure la “tenda” trasparente e la luce azzurra.
Era disorientato, confuso. Non sembrava essere nella sua stanza: quella non era la sua stanza, non era buia come doveva essere. I muri non erano dove dovevano essere: erano troppo lontani. Si alzò a sedere: non riconosceva quella la stanza, era troppo grande. Soffriva di vertigini e non sapeva dove fosse. Si appoggiò all'indietro sul braccio sinistro e si sentì cadere. La ragione gli suggeriva che non si era mosso e continuava a guardarsi intorno. Il muro alla sua sinistra e quello ai piedi del letto sembravano allontanarsi da lui. Non riusciva a spiegarsi come un istante prima fosse cosciente e lucido e subito dopo, intontito, disorientato e debole. Cadde sulla schiena e si sentì leggerissimo. Tutto sembrava diverso, estraneo.
Si svegliò ed era mattina.


Ha un ricordo vivido e dettagliato di quanto è successo. Della strana creatura dei tubi che si muovevano e della cortina, ma il susseguirsi degli eventi come gran parte di quello che è successo quella notte, non è coerente. Vi sono dei vuoti, la memoria risulta scomposta e non sa spiegarsi perché. Eppure è certo di non aver mai distolto lo sguardo.
Non ha spiegazioni per quei vuoti.



Ero nel dubbio. Dovevo pubblicare questa storia? Una storia che inizia e finisce in un letto, con il testimone che si sveglia riscontrando che ormai è mattina, di dubbi ne lascia, eccome! Non potrebbe essere stato tutto un sogno?
Alcune persone soffrono di un disturbo chiamato “paralisi del sonno” e corrisponde all’incapacità di muoversi quando ci si risveglia durante una fase di sonno REM, ossia quella fase dove avvengono i sogni vividi. In questa fase delicata, il cervello normalmente attiva un meccanismo che paralizza il corpo: quindi si è incapaci di muoversi. In teoria è un meccanismo di sicurezza che dovrebbe impedire di farci del male. Tuttavia, per qualche ragione, a volte questo meccanismo non è del tutto efficiente e il soggetto ancora immerso nell’attività onirica si sveglia. Una volta aperti gli occhi inizia un incubo vero e proprio: secondo il nostro cervello siamo ancora nella fase REM per cui i nostri muscoli sono del tutto bloccati ma contemporaneamente osservando attorno a noi vediamo la nostra stanza, i nostri oggetti e non capiamo perché siamo incapaci di muoverci. In poco tempo l’ansia e la paura invadono i nostri pensieri, così dal subconscio più profondo richiamiamo i nostri peggiori incubi. A volte nell’ambiente si manifestano luci brillanti e si avverte la presenza di altri esseri. Il soggetto si sente osservato. Spesso vive sogni lucidi particolarmente intensi: cieli dal colore innaturale o l’interno di sale dalle pareti metalliche dotate di apparecchiature futuristiche. Spesso si sognano esseri le cui fattezze variano dallo stereotipo del classico grigio, a spettrali figure alte e incappucciate.




Joseph Stillwell Joellstone