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giovedì 7 febbraio 2013

USTICA: UN GIALLO INFINITO


Dodici persone che sapevano sono morte misteriosamente.
Incidenti sospetti, suicidi, e anche un paio di omicidi.

Ci sono dodici morti sospette, dietro la strage di Ustica. Dodici vittime che forse allungano la lista dei caduti sul DC9 Itavia. Si comincia due mesi dopo la strage, l'8 agosto '80. Il colonnello Giorgio Teoldi si schianta sulla Via Aurelia, in auto, con moglie e figli. Era Comandante dell'aeroporto di Grosseto, dal quale dipendeva il radar di Poggio Ballone. Proprio da Grosseto, la sera della strage di Ustica, si alzarono in volo tre caccia dell'aeronautica italiana per vedere cosa stava succedendo. A bordo c'erano anche Ivo Nutarelli e Mario Naldini, gli stessi che si schiantarono nella tragedia di Ramstein, durante l'esibizione delle frecce tricolori.
Al radar di Poggio Ballone, che quella sera registrò tutto sui suoi apparecchi, c'erano il capitano Maurizio Gari e il maresciallo Alberto Dettori. Morirono senza mai essere stati interrogati a fondo, perchè i giudici scoprirono solo nel 1988 che Poggio Ballone aveva "visto" tutto. Gari morì d'infarto nel 1981; aveva solo trentadue anni ed era sano come un pesce. Dettori s'impiccò nel 1987, dopo aver detto alla moglie, quasi piangendo, che la sera del ventisette giugno '80 "era successo un casino, quasi scoppiava la guerra".
A Grosseto muore pure il sindaco, Giovanni Finetti. Incidente stradale nell'84, dopo che alcuni giovani di leva all'aeroporto militare gli avevano raccontato la storia dei caccia la sera della strage.
Nella macabra lista bisogna inserire anche il generale Licio Giorgeri: muore il 20 marzo '87, trucidato dalle unità combattenti comuniste. Al tempo di Ustica era al Registro Aeronautico Italiano, la struttura che fu tirata in ballo subito dopo la strage. Il capo di Giorgieri, al R.A.I., era il generale Saverio Rana, il primo a ipotizzare davanti alla Commissione d'inchiesta che intorno al DC9 Itavia c'erano aerei militari. Rana e Giorgieri avevano in mano i primi tracciati radar che lo dimostravano. Morì pure Rana, d'infarto.
Poi tocca a un maresciallo dell'Aeronautica che la sera maledetta era alla base di Decimomannu. Si chiamava Ugo Zammarelli, venne investito da una moto mentre passeggiava con la fidanzata sul lungomare di Gizzeria Marina, in Calabria. Non era in vacanza: stava indagando sul MiG libico caduto in Sila, il cui pilota era stato recuperato dalla ditta Fratelli Argento, di Gizzeria Marina, appunto. Anche il maresciallo Antonio Murio sapeva molto del MiG libico; lavorava allo scalo di Lametia Terme. Lo ammazzarono con tre colpi di pistola, al ventre, nella sua casa di Pizzo Calabro. Che c'è di strano? Che la pistola era la sua.
Dopo Murio tocca a Sandro Marcucci, Colonnello pilota. Il 2 febbraio '92 si schianta con il suo aereo sulle Alpi Apuane. Si scopre che c'era stato un sabotaggio; si scopre pure che cinque giorni prima di morire Marcucci aveva rilasciato un'intervista al quotidiano Il Tirreno, puntando il dito su Zeno Tascio, uno dei quattro Generali sotto inchiesta per Ustica.
Chiude la lista Franco Parisi, Maresciallo in servizio al radar di Otranto, la sera del disastro. Si è impiccato. Anche lui aveva confidato di sentirsi in pericolo.


Aricolo apparso su "Il Messaggero" - 11 agosto 1998  a firma di M. Mart