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giovedì 1 settembre 2016

STARGATE



Il portale dimensionale di Ferlini o "barriera magnetica" è, a detta di alcuni, un vero e proprio sistema di phase shifting che permette di collegare la dimensione che per convenzione definiamo "fisica" con altre dimensioni del multiverso. Ferlini la chiamò barriera magnetica perché, secondo lui, è un muro magnetico che vibra a una specifica frequenza e che crea uno squarcio dimensionale.


COME COSTRUIRE UN PORTALE FATTO IN CASA.
La costruzione del portale di Ferlini è molto semplice: non richiede né circuiti né elettronica. Vi servono, semplicemente, quattro magneti permanenti a forma di "U", posizionati a formare una sorta di croce.
I quattro magneti ad "U" devono, quindi, essere disposti a 90° tra loro con i poli alternati. Dovrete fissare i magneti su dei supporti a slitta mossi da una vite senza fine in modo che sia possibile regolarne finemente la distanza reciproca. Nell’esperimento finale, Ferlini usò degli enormi magneti di acciaio che pesavano diversi quintali ciascuno (dalla dimensione dei magneti dipende l’area che si vuole influenzare e quindi per aree più piccole basta usare magneti più piccoli e pratici).

LA SPERIMENTAZIONE
Giovanni Battista Ferlini iniziò a studiare le piramidi di Giza. Inizialmente non era interessato ai portali e nemmeno ne sospettava la fattibilità. Ad ogni modo durante i suoi esperimenti con dei modellini di piramidi si accorse che l’energia, di tipo magnetico, emessa dalle piramidi aveva una forte influenza su diverse variabili come ad esempio la schermatura dai raggi cosmici.

È interessante notare che nel 1969 uno scenziato di nome Luis Alvarez, introdusse rivelatori di particelle nella "camera del re" della piramide di Cheope con la convinzione che, se vi fossero state da qualche parte delle camere segrete, il conteggio delle particelle dei raggi cosmici avrebbe potuto rivelarne posizione e consistenza. Fece così una scoperta sensazionale: nella "camera del re" non entravano raggi cosmici, era come se lo spazio nella camera fosse stato incredibilmente schermato alla penetrazione di queste particelle provenienti dallo spazio. Poiché una schermatura simile è possibile solo con macchine generatrici di campi elettromagnetici, Alvarez si rifiutò sempre di parlare in pubblico di questa sua inattesa scoperta e cominciò a "sparare a vista" su chiunque gli si fosse avvicinato col dichiarato intento di fargli domande in merito.
 
Questi esperimenti con le piramidi fecero riflettere Ferlini che cominciò a simulare il campo energetico della piramide usando dei magneti permanenti: egli riteneva evidente un collegamento diretto tra l’energia delle piramidi e il magnetismo. Con i suoi collaboratori smontò un motore elettrico e ne estrasse quattro i magneti permanenti ad "U" dello statore, li dispose su quattro angoli e mentre regolava le reciproche distanze, mantenendo i poli alternati, notò che c’era una distanza critica in cui la forza di attrazione aumentava in maniera molto brusca. Se regolava la distanza in modo che tale forza fosse "sul confine" tra debole e forte si formava una zona offuscata al centro delle calamite. Decise così di tentare l’esperimento su una scala maggiore.
Ordinò quindi quattro grandi magneti ad U fatti di acciaio dolce, successivamente magnetizzato. Ognuno dei quali pesava diversi quintali, tanto che furono trasportati con un camion. Li montò su di un congegno dotato di slitte collegate ad una vite senza fine, in modo da poterli avvicinare tra loro con precisione micrometrica e iniziò la sperimentazione con alcuni colleghi. Seguirono svariati tentativi per trovare la distanza ottimale: un confine molto sottile e preciso in cui la forza di attrazione reciproca diventava improvvisamente da debole a molto forte. Raggiunta la posizione ottimale i magneti iniziarono a vibrare e delle forti vibrazioni scossero tutto il laboratorio. Una nebbiolina grigiastra o azzurrognola iniziò a formarsi nella zona circoscritta dai poli dei magneti e Ferlini dedusse che poteva trattarsi di ozono, perciò gli studiosi si dotarono di maschere antigas per evitarne le esalazioni. La nebbiolina diventava sempre più densa e il colore virava al verde mano a mano che si raggiungeva la posizione critica.
 
Ferlini, a un certo punto, si avvicinò al portale appoggiandosi su uno dei magneti per scrutare oltre la barriera magnetica. Siccome la maschera lo infastidiva limitandogli la visuale, decise di toglierla e la appoggiò su uno dei magneti. Avvicinandosi alla barriera si ritrovò catapultato di fronte alle piramidi di Giza, a suo dire, all’epoca in cui le piramidi erano ancora intere, con la punta di quarzo rivestita in metallo (presumibilmente 12.000 anni fa). Ad un certo punto si sentì chiamare da lontano e si ritrovò nel laboratorio con la macchina spenta. Si avvicinò ai suoi assistenti che, allarmati, asserivano di averlo visto comparire all’improvviso tra i magneti, non appena li disattivarono. Scoprì che avevano deciso di interrompere l’esperimento quando si accorsero che c’era stata una brusca variazione del flusso in due dei quattro magneti. Non avevano dato peso alla sua assenza poiché, inizialmente, pensarono che si fosse momentaneamente allontanato.

Ferlini raccontò loro la sua esperienza. Successivamente scoprirono che la sua maschera antigas era scomparsa. Non riuscivano più a trovarla nonostante nessuno fosse uscito dal laboratorio. Avevano notato che la variazione di flusso tra i due magneti era situata nella posizione in cui Ferlini aveva appoggiato la maschera e ipotizzarono che nel momento in cui si era sporto nella barriera dovette far cadere accidentalmente la maschera all’interno. Sulla maschera c’erano riportate le iniziali con l’indirizzo di Ferlini. Mesi dopo, la maschera arrivò per posta dall’Egitto, precisamente dal Cairo! Evidentemente, chi l’aveva ritrovata ebbe la premura di spedirgliela.
Quella delle maschere si rivelò una precauzione inutile, in quanto sembra che un’apparecchiatura, posta vicino al portale, non rivelò tracce di ozono e che anche quando ci si avvicinava alla nebbiolina si poteva respirare senza alcuna difficoltà.

Ho pubblicato questo post sollecitato da un mio stimato lettore, il quale si è meravigliato del fatto che pur avendo parlato, in modo conciso, di altre dimensioni, avevo trascurato il Ferlini e il suo singolare esperimento. Se provate ad informarvi in rete, troverete solo una moltitudine di articoli che riprendono quanto descritto da Ferlini in un libro da lui stesso pubblicato e intitolato appunto "La barriera Magnetica". In questo libro Ferlini descrive gli esperimenti che avrebbe condotto, dapprima in solitudine e poi con un gruppo di collaboratori. Ora, non so quante copie di questo libro sono state vendute, ma vorrei farvi notare che non stiamo parlando di esperimenti impossibili da realizzare né che richiedono una strumentazione complessa. Bastano quattro calamite, qualche barretta, pochi bulloni e una basilare conoscenza della meccanica per realizzare, tramite una o più viti senza fine, un movimento a piccoli passi e dare il via all’esperimento di Ferlini. Non avrete magneti da tonnellate per poter fare un viaggio nel tempo, ma sicuramente dovreste essere in grado di osservare una bella distorsione dello spazio e se siete fortunati, anche una bella nebbiolina verde nella stanza. Eppure nessuno, dico nessuno, è stato più in grado di ripetere l’esperimento! Nonostante questo, di tanto in tanto, qualche simpatico buontempone tira fuori questa storia come se fosse una verità assodata.

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