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giovedì 23 gennaio 2020

ACQUA: IPOTESI DI CALCOLI


Sgombriamo il campo da un equivoco, in tempi in cui (per fortuna) si cerca di ridurre sempre più l'uso di bottiglie di plastica passando all'acqua del rubinetto. L'acquisto di un sistema anticalcare va considerato se si ha bisogno di proteggere tubature, impianti ed elettrodomestici da un'acqua particolarmente dura. Ma non per motivi di salute. Il calcare non fa male. La concentrazione di calcio e magnesio presente nell’acqua potabile di casa non ha alcuna correlazione, infatti, con l'insorgenza di calcoli renali come qualcuno vorrebbe farvi credere. Superate queste preoccupazioni, resta comunque il fatto che patine e incrostazioni su tubature ed elettrodomestici possono essere un problema non solo estetico: l'eccessiva presenza di calcare può infatti dare problemi agli impianti che riscaldano l'acqua, come gli scaldabagni, perché crea depositi e incrostazioni che possono anche bloccare e guastare gli apparecchi, riducendone l'efficienza. Il calcare può essere un problema anche per pentole e stoviglie incrostate e per il bucato, perché interferisce con il potere lavante del detersivo
 
I tradizionali addolcitori che utilizzano resina a scambio ionico e che, in generale, funzionano piuttosto bene, modificando la composizione dell'acqua (trattengono calcio e magnesio e li scambiano con ioni di sodio), ma ci sono anche apparecchi anticalcare alternativi (in realtà non così performanti) che non agiscono chimicamente sull'acqua, ma attraverso principi fisici: grazie a onde elettromagnetiche, ad esempio, orientano gli ioni di calcio e magnesio tenendoli "sospesi" nell'acqua, in modo da impedire che si depositino su tubi e impianti. In sostanza la durezza dell'acqua resta la stessa, è solo il potere incrostante che dovrebbe diminuire: il condizionale è d’obbligo.
La gente si pone delle domande su questi apparecchi che vengono proposti da venditori o idraulici ed è in cerca di risposte consigli, magari basati su evidenze emerse da prove di laboratorio. Qual è il risultato di questi test? In generale, gli anticalcare magnetici o elettromagnetici non hanno mai dato buoni risultati, per cui non li consigliamo.
 
Dunque, se proprio si ha bisogno di un sistema anticalcare, in generale meglio scegliere i tradizionali addolcitori a resina, soprattutto se venduti da produttori e installatori professionisti aderenti ad Aqua Italia, l'Associazione costruttori trattamenti acque primarie. Cercate di non fermarvi alle informazioni del solo venditore, meglio prendersi il tempo per scegliere: quello dei sistemi di trattamento dell'acqua di casa è un settore ricco di offerte molto aggressive.
Primo passo da compiere è capire se si ha davvero bisogno di questo prodotto e quindi conoscere la durezza dell'acqua, controllando le analisi dell'acquedotto (le potrete trovare anche in bolletta). La durezza è dovuta all'origine dell'acqua che, attraversando suoli e rocce calcaree, si arricchisce di carbonati di calcio e magnesio e diventa dura. Tra le acque di acquedotto, generalmente, le più dure sono quelle di origine sotterranea (che provengono dalle falde), mentre quelle di origine superficiale (prelevate da laghi, fiumi, invasi artificiali) sono generalmente più dolci. In Italia l'84% delle acque distribuite dagli acquedotti è di origine sotterranea, quindi la probabilità che siano più dure è alta, anche se la durezza può variare molto, anche nella stessa regione. Su acquadicasa.it nella sezione "L'acqua in Italia" si trova una mappa dettagliata (dati di Aqua Italia): le aree con la durezza più alta, superiore ai 35 °f (gradi francesi) si trovano nel Centro Italia. Per avere dei parametri, basta considerare che la legge per le acque destinate al consumo umano prevede che la durezza abbia un valore consigliato di massimo 50 °f (il minimo è 15 °f: difatti non va bene neanche che l'acqua sia troppo dolce perché può addirittura essere troppo aggressiva per le tubature). Dai 25 °f, l'acqua inizia a poter essere considerata dura e a dare depositi di calcare. Ma è dai 28-30 °f che potrebbe essere utile un sistema di addolcimento.
Una volta accertata la durezza, bisogna capire che l'acqua più dolce serve per proteggere uno specifico apparecchio, come lo scaldabagno, la caldaia o la lavatrice: l'uso potabile dell'acqua dolce non ha vantaggi. Addolcire solo l'acqua dedicata a uno specifico uso è sicuramente più conveniente ed efficiente.

domenica 12 gennaio 2020

UFO IN ITALIA


A confronto con il cover up americano, quello italiano fa discutere, in quanto si limita a un burocratico segreto d'ufficio, lo stesso di qualsiasi Ente pubblico o privato, ove svogliati ufficiali catalogano la documentazione per poi spedirla, con tutta probabilità, in America. Essendo infatti l'Italia un paese della Nato è lecito pensare che il nostro materiale finisca oltre oceano.
 
 
L'interesse del Governo italiano sulla questione era stato smosso nel 1950 da un'interrogazione del Senatore socialdemocratico Piemonte al Sottosegretario alla difesa Vaccaro. Era l'8 luglio e di UFO si sapeva ancora poco. E quasi nulla sapeva Vaccaro, il quale rispose, lapidario, che "gli osservatori meteo dell'Aeronautica non avevano mai segnalato alcun fenomeno".
Ciò nonostante, tre anni dopo, dopo una serie di articoli pubblicati dalla prestigiosa "Rivista Aeronautica", l'ambiente militare iniziava a manifestare il proprio interesse.
Non diversamente si sarebbero comportati alcuni uomini politici, pur agendo privatamente. Fu il caso di Giovanni Gronchi, presidente del Consiglio Supremo della Difesa, che spinse per la creazione di un'apposita commissione d'inchiesta, che riferiva direttamente al Presidente e che sembrò ideata apposta per interrogare il console Alberto Perego. Quest'uomo originalissimo, sedicente esperto in materia di UFO, girando per il mondo in missione diplomatica aveva collezionato centinaia di articoli di giornale e si era convinto, forse un po' troppo frettolosamente, che i dischi volanti controllassero tutta la nostra vita politica. Perego, in particolare, riteneva che gli UFO, che egli definiva "aviazione elettromagnetica", sorvegliassero da vicino tutta la nostra vita pubblica (la politica internazionale, la corsa agli armamenti, i test bellici) e che intervenissero, di volta in volta, nei momenti di crisi "per suggerire alle grandi potenze un monito antiatomico".
- Secondo Perego i dischi impediscono la guerra - titolavano i giornali sudamericani. Per queste idee fantasiose Perego venne ribattezzato "el Console loco", il Console pazzo.
A parte questo, Perego si dimostrò un pioniere e un precursore che cercò di organizzare i dati in base a un filo logico, tentando di trovare una risposta all'enigma UFO. Risposta che dovette piacere all'allora ministro delle finanze Giulio Andreotti, che scrisse una lettera di approvazione al Console. Anche il senatore Angelo Cerica della Difesa e il ministro degli Esteri Martino espressero pareri favorevoli ai libri che Perego pubblicò a sue spese, dopo aver fondato il gruppo di ricerca CISAER (dilapidando tutti i suoi risparmi).
Questo dimostra che pubblicamente un minimo d'interesse per l'argomento c'era. Eppure, in una lettera del 16 maggio 1955 il generale Nato Gruenther di stanza a Parigi rivelava che, all'interno della sua organizzazione, il problema UFO non cadeva nel campo delle sue responsabilità. Anche l'Italia, Paese membro, condivideva questo distacco apparente.
Solo nel 1962 il capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica, per rispondere a un quesito del presidente Gronchi, commissionerà un'inchiesta dopo l'uscita di decine di reportages su riviste italiane a grandissima diffusione, quali "La Domenica del Corriere" e "Settimana Incom".
Il responso fu negativo. Buona parte delle storie pubblicate sulla stampa erano inconsistenti.
Ma, negli anni '60 un notissimo uomo politico democristiano fu testimone del passaggio di un disco metallico proprio sopra la sua vettura, all'altezza di Castel Porziano. Vista la caratura del politico, il cui nome non ci è dato di rivelare, furono allertati i servizi segreti.
Come ho già enunciato in un altro post (del quale questo rappresenta l’approfondimento), non risulta che il problema UFO sia stato studiato a fondo sino al 1978.
 
 
 
Apprendiamo, da una lettera del 14 maggio 1965, che il Colonnello John Spaulding dell'USAF dichiarava che l'argomento, in Italia, veniva seguito dall'Aeronautica, con il Servizio Informazione Operativo e Situazione (SIOS), con l'aiuto dei carabinieri. In realtà, l'Aeronautica era interessata al fenomeno solo nell'ambito delle normali attività di controllo di violazioni dello spazio aereo.
Ma, nel 1967, un nuovo capitolo si sarebbe scritto nella storia dell'ufologia nostrana. In quell'anno il Centro Unico Nazionale (poi Centro Ufologico Nazionale) nato informalmente due anni prima e consolidatosi legalmente nel '67, tenne a Riccione il Primo Congresso Nazionale di Ufologia, ottenendo un successo strepitoso e l'attenzione delle autorità per la serietà dimostrata. Questo avrebbe avuto le sue ripercussioni. Infatti, il 27 maggio 1972, il CUN teneva una conferenza presso il Comando della Terza Brigata Missili di Portogruaro, di fronte a decine di ufficiali della Nato. Mai si era sentito prima che un ente privato giungesse a dare indicazioni a dei militari.
Nel '77 il Centro organizzava un secondo congresso, a Toscolano Maderno. Ove veniva presentata la prima analisi computerizzata dei circa 400 avvistamenti segnalati nel 1954. Sempre in quell'anno la Difesa inviò al CUN un dossier di avvistamenti militari, declassificato ma comunque utilizzabile "per soli scopi di studio". In altre parole, non divulgabile.
Un anno dopo altri dossier sarebbero stati inviati al CUN e a tutti quegli enti privati che, in regime di democrazia, ne avessero fatto richiesta. Questa fu forse una mossa azzardata, da parte dei militari, visto che molti privati non rispettarono il riserbo e cominciarono a divulgare il materiale grossolanamente, in maniera gonfiata e scandalistica. Risultato: il Ministero si irrigidì e non fornì più alcuna informazione.
Il '78, tra l'altro, stava mettendo in difficoltà il Governo, che si vedeva incapace di fronteggiare un fenomeno che, come ad esempio in Adriatico, stava mostrando una faccia minacciosa (Cfr. caso Amicizia). E che si stava manifestando a livello planetario senza lasciar intendere le sue vere intenzioni. Così, solo nel nostro Paese, si registrarono non meno di 600 differenti segnalazioni, alcune ad opera dei militari (forse, tra i militari era arrivato qualcuno uscito dalle fila dei gruppi ufologici?).
Purtroppo, i media si erano impadroniti dell'argomento e lo stavano mercificando. Dinnanzi a un'opinione pubblica sovreccitata e in cerca di risposte sicure, il Ministero della Difesa si trovò smarrito. Il 29 gennaio 1979 il deputato socialista Falco Accame si rivolgeva al Presidente del Consiglio per conoscere le intenzioni del Governo. La risposta del ministro della Difesa Ruffini fu vaga e fumosa: “nessun fenomeno anomalo era stato registrato!” Accame si rivolse allora a un interlocutore più disponibile, Giulio Andreotti. Mentre la presidenza del Consiglio sollecitava nuove indagini dell'Aeronautica, il CUN si dichiarava disponibile alla collaborazione e pubblicava sulla sua rivista "Notiziario UFO", diffusa in 20.000 copie, il primo dossier militare ricevuto dal Ministero, impedendo così qualsiasi scoop scandalistico da parte dei giornali.
Il 15 gennaio 1979 un responsabile del CUN, il sociologo Roberto Pinotti, fu convocato al Ministero della Difesa, ove gli fu detto che il Governo intendeva affidare le ricerche sugli UFO al CNR. Scelta infelice, poiché quest'ultimo ente evitò di farsi coinvolgere in un problema così delicato e rigirò la patata bollente ai militari che, ormai pronti, accettarono di buon grado.
Come lo sappiamo? Il 9 settembre 1980 i missini Baghino e Parlato chiesero delucidazioni. La risposta del ministro Balzamo fu:  
 


"Lo Stato Maggiore dell'Aeronautica ha il compito di raccogliere e coordinare, con la collaborazione degli altri Stati Maggiori di Forza Armata, i dati inerenti agli avvistamenti di UFO. Presso l'ispettorato telecomunicazioni e assistenza al volo (ITAV) è operante una commissione per l'analisi tecnico-scientifica dei casi di comprovata attendibilità. Fanno parte di tale commissione organi del servizio del traffico aereo, della difesa aerea e meteo..."
Insomma, si ammetteva che gli UFO venivano studiati, ma non si forniva nessun dato preciso circa i risultati di questi studi.
Il 10 luglio 1984 quattro deputati di diversi partiti, Abete, Fiori, Scaiola e Scovacricchi, rivolgevano ben due interrogazioni al Governo, dopo che c'erano stati "positivi sviluppi anche all'estero (basti pensare che in Francia la Commissione governativa ufologica del CNES GEPAN aveva confermato un atterraggio in Provenza (Cfr. l'incontro ravvicinato di valensole).
Dopo soli 10 giorni rispondeva Spadolini, ribadendo che “esisteva” già una commissione che stava studiando il fenomeno. E aggiungeva: “Il Ministero non ravvede la possibilità di aprire a enti privati civili”. In pratica, si chiudevano le porte agli ufologi.
 
 
Occorrerà aspettare l'aprile del '93 per trovare radunati nello stato sovrano di S. Marino ufologi provenienti dalle varie parti del mondo, intenzionati a premere sulle alte sfere, questa volta della CEE, per la creazione di una commissione europea. Tentativo naturalmente sabotato all'estero. Ancora una volta, nulla di fatto in Italia. Il successivo convegno sammarinese, maggio 1994, metterà in luce la politica di cover up, confermata da ricercatori arrivati da varie nazioni documenti alla mano, da parte della CIA, del KGB e della STASI.
Titoloni sui giornali, grande afflusso di pubblico, molto interesse negli ambienti scientifici, ma dal Governo, ancora silenzio.

sabato 11 gennaio 2020

CONTINUANO A CHIAMARLE BUFALE


Il falso c’è sempre stato: internet ha solo amplificato la possibilità di promuoverlo e produrlo online. Il sistema è completamente orizzontale, non è più possibile la verifica delle fonti poiché ognuno può condividere quello che gli pare. Se ci aggiungiamo che è enormemente aumentato il consumo di informazione, possiamo dire che mentre prima prendevamo solo l’informazione che ci serviva ora ce n’è talmente tanta a disposizione che troviamo anche l’informazione che, semplicemente, ci piace e la condividiamo.
Più che a un aumento esponenziale delle fake news, forse stiamo assistendo a un aumento delle notizie che vengono etichettate come fake. Lo fanno anche i politici, come forma di propaganda.
Come ci si difende?
Dipende solo da noi, abbiamo acquisito la consapevolezza che questo meccanismo, alimentato appunto da dinamiche che danno voce a tutti, provoca una perdita di autorevolezza.
Ma, stiamo sviluppando gli anticorpi. Il sito debunking ci può essere d’aiuto, ma viene letto solo da chi crede che quella sia una bufala ed è, quindi, in cerca di una conferma. Molto dipende da quanto ci interessa quell’informazione: se ci teniamo molto, saremo anche restii a cambiare opinione.