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domenica 13 giugno 2021

L’AVVISTAMENTO DI VALLE AGRICOLA: UNO STRANO INCONTRO


 


Ho avuto il piacere di vederlo a pochissimi metri da me! Ed eravamo in tre, su un furgone blindato (portavalori) e tutti e tre abbiamo visto la stessa cosa.
La strada è quella che da Pratella porta a Valle Agricola: quindi in montagna.
Non ne ho mai parlato con nessuno...
Ma non finisce qui: consegnati i plichi valori all’ufficio postale di Valle Agricola, sulla strada del ritorno abbiamo incontrato un personaggio anomalo, molto strano... Un uomo anziano asseriva che la moglie era nata nel 1860. Ci mostrò la data incisa su una fede nuziale. Guidava una macchina molto vecchia, una topolino degli anni 50. L’abbiamo invitato a seguirci per potergli offrire da bere, visto che faceva un gran caldo. Così è risalito in auto e ha cominciato a seguirci. Andavamo piano perché una topolino non corre.
Comunque, al bar non è mai arrivato. Lo aspettammo, invano, chiedendo in giro se qualcuno avesse mai notato quella macchina che, sicuramente, non passava inosservata. Ma nessuno l’aveva mai notata, né conoscevano l’uomo con la Topolino.
Non so se può esserci un collegamento, certo è, che quella persona è come svanita nel nulla!



Così mi ha scritto un lettore (sì perché, nei gruppi, c’è ancora qualcuno che legge) e siccome la storia aveva dei risvolti interessanti, ma anche perché avvertivo che il testimone “voleva” raccontarla a qualcuno invece di tenersela dentro, ho rispolverato i miei requisiti giovanili di inquirente ed ho cercato, nei limiti imposti da un dialogo a distanza, di indagare sul caso.
In seguito, in grassetto, troverete le domande che ho posto al testimone della strana vicenda, a cui fa seguito la risposta, in caratteri normali.



Interessante. Le dispiacerebbe vedere pubblicato il suo racconto?

Guardi, io ho visto qualcosa: ne sono convinto. Ci stanno nascondendo tutto, da anni. Comunque sì, può pubblicarlo, magari potrà essere d’aiuto.



Potrebbe scendere nei dettagli?

L’oggetto in questione era triangolare, non aveva luci. Lo avvistammo che era lontanissimo, ma ci raggiunse in una frazione di secondo.
Accadde in un giorno di maggio del 2001, erano all’incirca le ore 09:00. Eravamo, in tre: io (Mario) Elpidio e Giuseppe (per ovvi motivi, i cognomi sono stati omessi) impegnati nel trasporto di valori destinati agli uffici postali dei Comuni del Matese. Come dicevo, trasportavano soldi con un furgone blindato, sulla via che da Pratella porta a Valle Agricola, unica strada, in pendenza, che porta a quel paese abitato da meno di ottocento anime. Si intravvedeva, in lontananza, un oggetto che, in aria, compiva delle evoluzioni. Era lontanissimo e per guardarlo meglio ci siamo fermati ad osservarlo. Non ci era permesso di scendere dal furgone, pertanto rimanemmo tutti e tre con la faccia appiccicata al parabrezza. Vista la forma, pensammo si trattasse di un deltaplano. Osservavamo attoniti le sue evoluzioni, ma dopo circa 30 secondi sembrò accorgersi della nostra presenza. In men che non si dica, in una frazione di secondo, ci fu addosso. Stazionava perpendicolare sopra al nostro mezzo, molto in basso: non so specificare quanto ma potemmo distinguere dei dettagli. La forma era triangolare, non mostrava alcuna apertura, né la calotta trasparente tipica degli aeroplani. “Levitava” immobile sopra noi senza produrre alcun rumore, non emetteva gas di scarico: non era visibile alcuna scia di fumo. Peccato che, all’epoca, nessuno di noi aveva un telefono con fotocamera: l’oggetto si presentava con un’esposizione perfetta per essere immortalato in una foto. Ricordo che per tutto il tempo non abbiamo detto una parola: siamo rimasti come rapiti, meravigliati da questa cosa. Poi così come era arrivato, altrettanto velocemente, in un battito di ciglia è sparito. L’impressione era che, accelerando in modo repentino, fosse svanito nel cielo. Non siamo neanche riusciti a seguirlo con lo sguardo, per cui non saprei dirle in quale direzione si è allontanato.
Durante i venti minuti impiegati per arrivare al luogo di consegna, non abbiamo fatto che parlare di ciò che avevamo visto. Per quel giorno, quella era la nostra ultima consegna, per cui, al ritorno ci siamo fermati a una fontanella. Una di quelle vecchissime, che si usavano anche per abbeverare il bestiame e mentre ci si rinfrescava si continuava a discutere di quello che avevamo visto.
Ed è a questo punto che è arrivata un’auto. Era vecchissima: una topolino anni 50. L’auto si è fermata vicino a noi e ne è sceso un signore anziano. Avrà avuto all’incirca ottant’anni e cominciò a raccontarci qualcosa di se. A suo dire, era un esiliato. Quando gli chiedemmo di dov’era, ci rispose che veniva dal nord. In effetti mostrava di avere dei lineamenti non convenzionali: non lo si poteva scambiare per una persona del posto. Si sfilò la fede dal dito e disse: - questa è della mia cara Anna, mia moglie. Osservando l’anello, notammo una peculiarità: portava incisa la data di gennaio 1860. Quella data sembrava sbagliata: coi miei colleghi ci guardammo in faccia, attoniti.
Fu allora che lo invitai per un caffè. Gli dissi che c’era un bar sulla strada, a solo un chilometro di distanza.
Volevo saperne di più su quella persona e un bar mi sembrò il posto ideale per scambiare quattro chiacchiere. Accetto di buon grado e dichiarò che ci avrebbe seguito.
Ci mettemmo in moto, con lui dietro che ci seguiva, ma dopo una curva lo perdemmo di vista. Ci fermammo per aspettarlo, ma lui non arrivo più.
Raggiunto il bar, chiesi se qualcuno avesse mai notato un signore anziano con una topolino, supponendo che una persona “in esilio” in quella zona e con un auto così particolare, di certo, non poteva passare inosservato. Tuttavia, nessuno lo aveva mai visto.
Questa è la mia esperienza, non ne ho parlato mai con nessuno, solo a casa, in famiglia: non mi andava di espormi e come lei ben sa, gli scettici sono tanti.



La data 1860 sembra assurda. Può essere sicuro di averla vista bene? Può descrivere meglio l'anziano signore? A quanto ho capito aveva i lineamenti esotici dello straniero.

La data era quella: era incisa sulla fede che portava. Senza che gli chiedessimo nulla, ci mostrò la fede, anzi, ce la porse. La prendemmo e così potemmo guardarla bene e dopo averla osservata ci guardammo increduli, poiché quella data era impossibile.
I lineamenti erano decisamente nordici: capelli lunghi, bianchi, molto chiaro di carnagione e con gli occhi di uno spiccato color azzurro.



Noto qualche (vaga) somiglianza con le storie dei man in black. Anche loro girano in vecchie auto e anche se a volte appaiono di carnagione scura, normalmente vengono descritti come individui biondi.

La cosa che più ci sorprese fu che in un paese così piccolo, dove c’è un solo bar che è pure negozio di alimentari e vende tabacchi, nessuno lo aveva mai visto!
Io non so se questo incontro può essere in qualche modo collegato con l’avvistamento dell’ufo. Posso dirle che ne ho ancora un vivido ricordo, come se il tempo non fosse trascorso.



Non chiese nulla al riguardo dell’avvistamento?

Ci raccontò che era in esilio da anni. Io chiesi se era lì dai tempi della guerra e lui rispose in modo vago. Poi, cambiando discorso, ci mostrò la fede che aveva al dito.



Mi scuso, forse le sembra che le stia facendo il terzo grado. Il problema è che cerco di non suggerirle nulla. Voglio solo stimolare i suoi ricordi.

Sì capisco. Lo invitai al bar proprio per saperne di più.



Se ora le chiedessi com'erano le sue labbra?

Non so risponderle, non avevano nulla di particolare. Mi colpirono i capelli.



Perché?

Erano completamente bianchi, lunghi e ben pettinati, che per una persona anziana è strano. Sì, i capelli erano biondi e aveva gli occhi di un azzurro intenso.



Portava un cappello?

No



Com'era vestito?

Pantalone e camicia. Ben vestito e curato nell’aspetto: non aveva barba lunga, né mostrava segni di trascuratezza. Anche l’auto era super lucida, come nuova o magari uscita da un restauro perfetto.



Le parve smarrito?

Sicuramente non era del posto: su questo ci aveva mentito.



Non era un man in black: vi avrebbe chiesto dell'UFO. Anche se, come le dicevo, alcuni particolari calzano a pennello. L'auto di che colore era?

Era scura, di questo sono sicuro.



E pure l'abito?

Camicia e pantalone scuro. Le scarpe, però, erano “tipo ginnastica”. Lo ricordo perché stonavano con l’abito.



Beh! Mi sento di escludere che provenisse dal passato.

Quell’incontro fu strano, anche perché si verificò subito dopo la avvistamento.



L’intervista finisce qui, l’indagine continua, magari riuscirò a scovare qualcosa nei miei archivi oppure, una volta pubblicato l’articolo, potrebbe farsi avanti qualche altro testimone (i social servono a questo): qualcuno che, come Mario, ha sempre taciuto. L’incontro, in fondo, pur avvenendo in un luogo poco frequentato, avvenne di mattina, in piena luce del giorno.

2 commenti:

  1. Se credete che l'ufologia consiste solo nel copiare e incollare immagini o scaricare video da Yuotube, se vi piace commentare solo le "figurine", lasciate perdere: questo post non fa per voi. Qui si investica il testimone! Forse susciterà un po' di nostalgia tra gli ufologi di vecchio stampo, per intenderci, quelli che leggevano "Il giornale dei misteri".

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  2. di solito le scritte delle date sono all'interno delle fedi....ma perché non poteva essere di suo nonno...

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