Pensiamo sempre che gli antichi siano stati capaci di tagliare, trasportare, sagomare e mettere in opera con incredibile perizia, grandi blocchi di pietra per erigere edifici monumentali. Tuttavia, si affaccia l’ipotesi che questi monoliti potrebbero avere un origine artificiale: siano, cioè dei blocchi, costituiti da una sorta di cemento, ricavati in loco. È questo il caso delle Sky stone: questa antichissima pietra azzurra è così misteriosa proprio perché sembra essere artificiale.
Ci sono degli studiosi che, nonostante abbiano fatto delle scoperte sensazionali, spesso vengono dimenticati poiché ci sono note solo le loro scoperte. Singolari, invece, sono i casi in cui addirittura ci si dimentica sia di loro sia delle loro scoperte. È senza dubbio il caso del professor Angelo Pitoni, un esploratore che, tra l’altro, scoprì qualcosa che, teoricamente, non dovrebbe nemmeno esistere.
Il professor Angelo Pitoni viene definito come un geologo della FAO, botanico, scopritore di miniere di smeraldi, esperto in pietre rare, esploratore di luoghi remoti e scopritore di reperti archeologici unici. Medaglia d’oro della resistenza e commando nelle Special Force inglesi e dell’Oss americano (un precursore della CIA). Pertanto, La credibilità di Pitoni è spesso messa in dubbio e proprio per i suoi trascorsi, viene ritenuto più un avventuriero che uno studioso.
Tra le sue innumerevoli scoperte ritroviamo delle statuette arcaiche e un’antica città Maya. Ma il suo nome è legato principalmente alla scoperta delle Sky Stone e della Dama del Mali.
Nel 1990 si recò in Sierra Leone, nell'Africa occidentale, in cerca di diamanti. Nel distretto di Kono s’imbatté in un'incredibile scoperta. Gli fu mostrata da un capo locale (Fullah) una misteriosa pietra blu. Il capo gli raccontò di un'antica leggenda che spiegava la presenza delle pietre. Secondo tale leggenda, le pietre non erano altro che angeli che dal cielo vennero espulsi sulla Terra a causa delle loro malefatte. Qui si trasformarono in statue e rimasero sepolti nel sottosuolo. Precipitando, trascinarono giù una porzione di cielo e di stelle: per cui la zona è ricca di minerali e di diamanti.
Pitoni, incuriosito dalla struttura di quelle pietre, ne portò dei campioni in Europa per farli esaminare. Li consegnò sia all'Istituto di Scienze Naturali di Ginevra, sia all'Università La Sapienza di Roma. In realtà, credeva che fossero dei turchesi, ma si sbagliava: le analisi dimostrarono che le pietre non corrispondevano a nessun minerale conosciuto.
Le “Pietre del cielo” di Pitoni furono sottoposte a ulteriori esami presso l'Università di Utrecht dove furono esposte agli acidi nel tentativo di alterarne la composizione, ma non successe nulla. Furono, allora, riscaldate fino a 3000 gradi Celsius, ma la loro composizione rimase invariata. È interessante notare che, osservando i campioni al microscopio, questi non sembravano avere una colorazione naturale.
Le pietre furono analizzate anche in Germania e a Tokyo: risultarono composte da oltre il 77% di ossigeno e dal 20% di carbonio. La parte rimanente era composta da silicio, calcio e sodio, con tracce di altri elementi. Tale composizione rende le “Sky Stone” simili a una sorta di cemento o di stucco, colorato artificialmente.
Gli indigeni conoscevano tale pietra poiché, a volte, veniva estratta occasionalmente quando effettuavano degli scavi nel terreno. Erano rintracciabili anche fuori dalla Sierra Leone: grazie alla loro composizione misteriosa e all'aspetto unico, le pietre acquisirono un certo valore, tanto che furono rinvenute anche in Marocco, dove erano vendute come “Kryptonite”. Furono analizzate a Londra ottenendo gli stessi risultati, poi però finirono nel dimenticatoio, come avviene per molti reperti archeologici che non trovano spiegazione. La datazione al carbonio rivelò che la loro età era compresa tra 2.500 e 17.000 anni.
La scoperta di tali pietre ci giunge tramite l'artista e designer americano Jared Collins che nel 2013, intraprese un viaggio in Asia alla ricerca di gemme e minerali rari. Prese contatto con un commerciante di gemme a Hong Kong, il quale lo invitò a casa sua per mostrargli la sua collezione. Tra centinaia di gemme, la sua attenzione cadde su una pietra di forma irregolare con venature bianche. Il commerciante gli raccontò la storia degli angeli caduti dal cielo. Incuriosito, Collins inviò un campione al GRS Swisslabs dove fu testato dal Dr. Preeti. Attese i risultati per mesi, ma il ricercatore non fu in grado di dirgli molto: le sue conclusioni furono che il campione apparteneva a un materiale non identificato. Collins intendeva acquistare il pezzo, ma il commerciante non voleva venderlo.
Dopo aver lasciato Hong Kong, Collins continuò ad interessarsi delle Sky Stone. Provò a rintracciare le pietre in altri luoghi senza però riuscirci. Venne però a sapere che nel museo di Erich Von Daniken, il Mystery Park, di Interlaken, in Svizzera, erano custodite due grandi pietre. Decise di contattare il museo confidando che gli avrebbero permesso di acquistare un frammento delle pietre conservate in loco, ma ricevette un netto rifiuto.
Collings, dispiaciuto, si rivolse ancora una volta al commerciante di gemme di Hong Kong nel tentativo di ottenere almeno quel frammento che era già in suo possesso. Dopo un intenso scambio di E-mail e di telefonate il venditore gli permise di acquisire quel piccolo frammento di Sky Stone che, in precedenza, aveva inviato al Dr. Preeti. Il commerciante aggiunse, in una sua missiva, che aveva ricevuto quel frammento da un italiano di nome Vijay. Secondo lui, Vijay aveva ricevuto alcune pietre direttamente dal prof. Pitoni e lui le aveva acquistate e rivendute tutte, tranne due: quelle che Collins aveva visto a casa sua.
Collins riuscì a rintracciare Vijay e a contattarlo tramite E-mail. Vijay gli confermò che la pietra era stata scoperta da Angelo Pitoni quando si era recato in Sierra Leone. Uno sciamano locale lo aveva portato in un luogo dove, sparsi per terra, c’erano diversi pezzi di questo materiale blu. In seguito a scavi, ne furono trovati molti altri per un totale di oltre 200 kg. Le “rocce” sembravano disposte in formazione casuale, bensì erano accatastate a formare una sorta di piramide. Vijay sostenne che il materiale non aveva un’origine naturale poiché aveva letto il rapporto di un geologo il quale affermava che il materiale non era identificabile.
In effetti, dopo anni di studio da parte di università, scienziati indipendenti e vari laboratori, nessuno è riuscito ancora a spiegare l’origine delle Sky Stones. Resta comunque una domanda: chi nell'antichità era capace di sintetizzare tali pietre seguendo un processo a noi ancora sconosciuto?