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sabato 5 novembre 2022

DICEMBRE 2009 - MONAHANS (TEXAS)


Stavano festeggiando un compleanno. Durante la festa tre minori irruppero in casa urlando a squarciagola che un aereo si era schiantato in uno dei pascoli adiacenti. Un gruppetto di cinque persone uscirono fuori per vedere cosa aveva causato tutto quel putiferio. Non videro nulla di strano, ma avvertirono uno strano odore di bruciato, di mesquite bruciata. Pensarono che qualcuno avesse bruciato della legna resinosa nel camino. Quindi chiesero ai ragazzi di mostrargli dove avevano visto precipitare l'aereo e si diressero nella direzione indicata. Notarono subito che tutti i cani della zona sembravano impazziti: abbaiavano tutti insieme, come se vedessero la medesima cosa. L'area era una comunità rurale, molte delle case erano circondate da grandi appezzamenti di terreno, di solito quattro o cinque acri per ogni casa. Non c’era traffico sulle strade: insomma, era una zona piuttosto isolata. Parte del terreno vicino alla casa dove si festeggiava era invaso da alberi di mesquite, solo una piccola porzione del terreno circostante era coltivata e sgombera. Oltre la macchia di alberi correva un piccolo recinto di filo spinato che delimitava il confine coi vicini, che quella sera erano in casa poiché si potevano vedere le luci erano accese. Girarono intorno alla vegetazione per evitare di incappare in qualche serpente a sonagli. Questi rettili, anche d’inverno, sono attivi e cercano riparo tra gli alberi.
Avvertirono elettricità nell’aria, come quando ci si avvicina a una grande sottostazione elettrica o a un'antenna radio in fase di trasmissione. Mentre avanzavano, tra gli alberi, uno di loro notò una luce. Sulle prime pensarono ai fari di un’auto, ma poi cambiarono idea: la luce era diffusa e non concentrata in un fascio, come quella dei fari di un'auto. Arrivati oltre la coltre di vegetazione, rimasero scioccati nel vedere un oggetto di forma ovale in bilico a circa quattro o cinque piedi da terra. Rimasero lì, a bocca aperta per lo stupore a guardare questo oggetto che si librava senza emettere alcun suono. L'oggetto, dalle dimensioni stimate di trenta, quaranta piedi, sembrava fatto di un materiale estremamente levigato, tanto da riflettere la luce dei lampioni come uno specchio. In verità, aveva anche una piccola zona opaca, appena percettibile a meno che non si guardasse con molta attenzione: era una sorta di aura blu iridescente. Mentre erano lì, immobili, videro apparire, vicino all’oggetto, due strani "omini". Questi, all'inizio, non si accorsero di loro, occupati com’erano a raccogliere qualcosa da terra e dagli alberi. Erano piccoli di statura, sembravano bambini. Alti circa quattro piedi, ma estremamente magri, come se non avessero carne sulle ossa. Le loro teste erano grandi e le loro braccia erano lunghe: arrivavano fino alle ginocchia. Due ragazzini raggiunsero di soppiatto alle spalle degli adulti (spaventandoli a morte). Quando videro l'oggetto e gli strani “omini”, con voce forte e stridula gridarono: - cosa sono quelle cose!
Fu allora che le creature si voltarono e li videro.
I loro occhi erano grandi: ricordavano quelli di una mantide religiosa. Quelle due creature li fissarono impassibili per pochi secondi, poi girarono tranquillamente intorno alla navicella e una dopo l'altra, si diressero dietro il velivolo. Subito dopo, la navicella si sollevò senza emettere alcun suono, né vi fu alcuna raffica di vento: non provocò nemmeno l'ondeggiamento dei rami di un vicino albero di mesquite. Si alzò silenziosamente e si librò a circa quaranta piedi da terra, poi schizzò via come un pipistrello dal suo antro. Mentre si allontanava, iniziò a brillare e quella luce volò sempre più in alto, fino a svanire. Rimasero lì, in completo silenzio, mentre cercavano di capire cosa diavolo avevano appena visto. Alla fine uno di loro ruppe il silenzio ponendo la fatidica domanda: - Dobbiamo chiamare la polizia?
Un’altro, ridendo, rispose: - per dirgli cosa?

Uno dei ragazzi rimase in stato di shock, sembrava avesse visto il diavolo in persona: come dargli torto? 
Non voleva parlarne e anche una volta a casa, continuava a non parlare: non voleva pensarci, la sua mente continuava a elaborare quello che aveva visto. Il testimone di questa vicenda, che era suo zio, decise che era meglio non chiedergli più nulla.
Non ho mai creduto veramente negli UFO – dichiarò - o negli Alieni, ma dopo gli eventi di quella notte, rivalutai completamente queste mie convinzioni. Volevo tenere la mente aperta e da all'ora, di guardare un po' di più verso il cielo.

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