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venerdì 31 marzo 2017

I SOGNI

Il mondo dei sogni è senz’altro un grande mistero. Per i diversi popoli dell’antichità i sogni erano lo strumento privilegiato per accedere a una dimensione trascendentale attraverso la quale potersi mettere in contatto con entità divine o con gli antenati. Per altri, invece, avevano una funzione di mezzo premonitore per comprendere il futuro attraverso messaggi nascosti in immagini e personaggi onirici. Oggi, invece, per rinomati artisti, i sogni hanno rappresentato una preziosa musa ispiratrice. Ma che cosa sono veramente i sogni e perché li facciamo?

La scienza, solo a partire dal 1900, ha iniziato ad interessarsi ai sogni attraverso degli studi approfonditi sulle esperienze oniriche degli individui. Sigmund Freud credeva che i sogni, attraverso il proprio linguaggio simbolico, permettessero all’inconscio di rappresentare senza censura una serie di situazioni in cui gli impulsi e desideri proibiti potessero essere soddisfatti, desideri per lo più di natura sessuale. Quindi i sogni sarebbero una visione della realizzazione dei desideri repressi in ciascuno di noi. Chiaramente questa teoria è stata contestata aspramente per anni dato che spesso nei sogni si producono anche situazioni che non sono riconducibili a un desiderio nascosto. Per comprendere al meglio i meccanismi del sogno, Carl Gustav Jung, un eminente psichiatra e saggista di origine svizzera, postulò l’esistenza di un inconscio collettivo appartenente all’intero genere umano, che si manifesta nei sogni attraverso immagini che hanno una forte influenza sull’inconscio individuale. Bisogna sottolineare che le due linee di pensiero sono una complementare dell’altra e forse, se esiste una verità, è probabile che si trovi nel mezzo.

Sebbene i sogni siano spesso influenzati dalle nostre esperienze personali, diversi ricercatori hanno scoperto che alcuni temi sono comuni e ricorrenti fra gli individui alle diverse latitudini del globo terrestre. Per esempio, molte persone raccontano di essere inseguite da qualcuno, di cadere nel vuoto, di volare, di arrivare in ritardo da qualche parte o di ritrovarsi nudi in pubblico. Molti raccontano anche di visitare con ricorrenza una città che non esiste.
Rimanendo in tema dei sogni ricorrenti, bisogna segnalare un fatto alquanto bizzarro che dura ormai da circa nove anni. Si tratta di un soggetto, di un uomo dai capelli corti, labbra sottili, ciglia folte e un sorriso accennato. Quest’uomo si dice che appaia alle persone nei loro sogni. Nessuno conosce il suo nome; la sua storia inizia nel mese di gennaio del 2006 a New York. Una paziente, durante le sue sedute terapeutiche, disegna il volto di un uomo dichiarando di incontrarlo spesso nei suoi sogni, nei quali il soggetto gli dava dei consigli, senza averlo mai incontrato nella vita reale. Il disegno-ritratto, rimasto sulla scrivania dello psichiatra, catturò in breve tempo l’attenzione di altri pazienti. Tutti raccontavano la stessa storia: “Quest’uomo io lo conosco, lo vedo nei miei sogni, mi segue e mi osserva da lontano, chi ha fatto questo disegno? Sapete di chi si tratta?“. Circa le origini di questa persona o sulla sua stessa esistenza lo specialista era incapace di rispondere, allora decise di inviare il disegno ai suoi colleghi e chiese specificamente di mostrarlo ai loro pazienti che facevano dei sogni ricorrenti: i risultati furono sorprendenti. Ancora una volta, molti, osservando il ritratto rimasero sbalorditi e raccontavano di averlo incontrato nei loro sogni. Questa storia divenne virale e gli avvistamenti nel mondo si moltiplicarono. Oggi esiste addirittura un sito dove si possono leggere le testimonianze delle persone che lo sognano spesso e che cercano di darne una spiegazione. Al momento non vi è alcuna relazione accertata tra le persone lo hanno incontrato nei loro sogni. Inoltre, nessuno è stato mai stato riconosciuto come l’uomo del ritratto.

A partire da questo punto ci addentriamo nelle esperienze e nei fenomeni che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha esperimentato o sperimenterà in futuro.
Alcune persone soffrono di un disturbo chiamato “paralisi del sonno”. Il fenomeno viene considerato come una delle esperienze più spaventose che una persona possa avere e corrisponde all’incapacità di muoversi quando ci si risveglia durante una fase di sonno REM, ossia quella fase dove avvengono i sogni vividi. In questa fase delicata, il cervello normalmente attiva un meccanismo che paralizza il corpo: quindi siamo incapaci di muoverci. In teoria è un meccanismo di sicurezza che dovrebbe impedire di farci del male. Tuttavia, per qualche ragione, a volte questo meccanismo non è del tutto efficiente e il soggetto ancora immerso nell’attività onirica si sveglia. Una volta aperti gli occhi inizia un incubo vero e proprio: secondo il nostro cervello siamo ancora nella fase REM per cui i nostri muscoli sono del tutto bloccati ma contemporaneamente osservando attorno a noi vediamo la nostra stanza, i nostri oggetti e non capiamo perché siamo incapaci di muoverci. In poco tempo l’ansia e la paura invadono i nostri pensieri, così dal subconscio più profondo richiamiamo i nostri peggiori incubi: davanti a noi si materializzano fantasmi, alieni, demoni e altri esseri come streghe e succubi. Ci sentiamo prigionieri di queste entità, assolutamente incapaci di muoverci, li vediamo vicino a noi e in alcuni casi addirittura sopra di noi che ci bloccano. Non si può nemmeno urlare, sotto uno sforzo immane riusciamo a malapena a muovere le nostre dita e a biascicare alcune parole. Si è assolutamente impotenti e sebbene duri al massimo qualche minuto quest’esperienza terribile sarà un’eternità di terrore puro. In Italia il 38% delle persone che hanno avuto almeno un episodio di paralisi del sonno crede che sia causato da una creatura soprannaturale, molti di loro sono propensi a credere che la causa sia la “Ianara”, una strega orrenda che verrebbe a trovare di notte i malcapitati; folclore particolarmente diffuso in Campania. Se soffrite spesso di questo male, non dovete preoccuparvi dato che è del tutto innocuo, ma dovete consultare un medico e non persone che si occupano di paranormale. Secondo gli esperti dormire poco e male aumenterebbe il rischio. Un consiglio alquanto particolare è quello di non dormire sulla schiena ma di lato perché dormire sulla schiena aumenterebbe la probabilità di avere queste paralisi.

Vi abbiamo parlato di un fenomeno che trasporta, seppur come allucinazioni vivide, gli incubi nella realtà, ma esiste un altro fenomeno tale per cui siamo noi a comprendere che siamo dentro un sogno e possiamo modificarne il contenuto. In quel caso si parla di sogni lucidi e per quanto incredibile possa sembrare anche questo fenomeno è molto diffuso: circa il 60% della popolazione, nel mondo, dichiara di averlo vissuto almeno una volta nella loro vita. Durante un sogno lucido il soggetto è a conoscenza che niente di ciò che vede è reale ma è frutto del proprio subconscio, quindi in un sogno lucido siamo noi a poter modificare la realtà. Le diverse testimonianze riguardanti questi sogni parlano di una sorta di onnipotenza onirica nella quale ogni pensiero e ogni desiderio viene creato e si manifesta dinnanzi loro. Le principali azioni che vengono compiute durante i sogni lucidi sono volare, fare sesso con personaggi famosi, incontrare persone che sono morte e viaggiare nel tempo. Insomma quando ci si trova in questo stato singolare di coscienza l’unico limite è la fantasia. Una particolarità dei sogni lucidi è che queste esperienze al risveglio sono ancora vivide e vengono immagazzinate dalla nostra mente come qualunque altro ricordo reale, così molti scrittori e artisti illustri hanno usufruito dei sogni lucidi per creare dei veri e propri capolavori.

Ad Hollywood sono infiniti gli esempi di grandi produttori e registi che si sono ispirati a questo fenomeno. Un classico esempio è Matrix, un film che descrive l’idea di vivere in un mondo che per quanto reale possa sembrare, in effetti, è solo un’illusione. Le analogie della trama con i sogni lucidi sono veramente tante. Innanzitutto il protagonista, Neo, spesso all’inizio del film si chiedeva per quale motivo avesse la sensazione di vivere in un sogno, intuizione che nel corso della storia si scopre effettivamente essere vera. Dopo aver preso definitivamente coscienza di trovarsi in un mondo fittizio, inizia a volare.

lunedì 27 marzo 2017

E IL CARTELLO DICE... BENVENUTI A QUALIANO

Non sono affatto delle belle immagini queste, risalenti alla prima metà degli anni 2000, dove Qualiano sembra appena uscita da un conflitto e il cartello "Benvenuti a Qualiano" appare, alla fine, quasi beffardo. Questo scenario da dopoguerra è certamente dovuto all’incuria, ma anche al vandalismo radicato e diffuso tra i nostri concittadini, che si accaniscono contro tutto ciò che è pubblico. Alcune cose sono cambiate altre, purtroppo, sono rimaste com'erano. Un messaggio di speranza arriva, infine, dalle immagini della nuova chiesa e della scuola, entrambe in costruzione ed oggi terminate.
 



venerdì 24 marzo 2017

GLI STRAORDINARI AVVISTAMENTI DI KUMBURGAZ


Il 24 giugno 1947 L’aviatore statunitense Kenneth Arnold stava svolgendo una missione di ricerca in soccorso di un velivolo militare andato disperso, quando osservò nove insoliti oggetti volanti volare in schieramento vicino al Monte Rainier. Questi oggetti procedevano in modo "irregolare" e volavano ad una velocità molto elevata. Questo fu il primo avvisamento UFO ampiamente pubblicizzato e diede origine al termine popolare "disco volante". Dopo tale evento gli avvistamenti UFO si moltiplicarono esponenzialmente. Ad oggi se ne contano a migliaia anche se molti di essi sono stati classificati come fenomeni naturali o bufale. Eppure esistono degli avvistamenti a cui la comunità scientifica non ha saputo dare alcuna spiegazione.


Uno di questi straordinari avvistamenti ha avuto origine a Kumburgaz, una località turca, tra gli anni 2007 e 2009. La Turchia ha una lunga storia che riguardano fenomeni aerei inspiegabili, ma tra tutti gli avvistamenti avvenuti in questo paese, spicca quello di Yalcin Yalman, una guardia notturna che operava vicino alla costa. Durante il suo servizio di ronda ha registrato diversi video in cui vengono mostrati strani oggetti che apparivano sempre al sorgere del sole sopra il Mar di Marmara. La singolarità di questi avvistamenti è che sono stati tutti ripresi con una macchina fotografica ad altissima risoluzione che aveva un adattatore ottico di prim’ordine, riuscendo così a ottenere una grande qualità delle immagini. Come avete potuto già capire, questi avvistamenti hanno dello straordinario e non comprendono il classico video di un oggetto sfuggente girato a bassissima risoluzione. Il primo video è stato girato il 20 giugno del 2007 e per diversi giorni, fino al 31 agosto, durante quel periodo furono filmati oggetti volanti misteriosi compiere strane manovre sul mare. La stessa cosa accadde nel 2008 e 2009, gli oggetti rimangono non identificati e del fenomeno, nessuno è stato in grado di fornire una spiegazione. Con l’avanzare del tempo furono molti i residenti che dichiararono di vedere oggetti metallici di forma ovale o discoidali a volte accompagnati da strane luci arancioni che aleggiavano in maniera molto strana nel cielo. Tutto ciò cominciò a far scalpore, così si aprì un grande dibattito tra i membri della comunità scientifica turca. Al giorno d’oggi è possibile, con pochi mezzi, realizzare video che, apparentemente, ritraggono degli UFO: pertanto, questi avvenimenti vengono sempre accolti con ampio scetticismo. I video di Yalcin vennero analizzati dal TUBITAK, il consiglio nazionale per lo studio della scienza e della tecnologia, convinti di poter dimostrare che si trattava dell’ennesima bufala. Una volta concluse le analisi, fu dato il seguente rapporto ufficiale:



"Gli oggetti osservati sulle immagini hanno una struttura fatta di un materiale specifico e non ci risulta che ci sia un qualche tipo di manomissione dei video o un qualche tipo di effetti speciali utilizzati per la simulazione in uno studio per effetti grafici. Quindi la conclusione è che le osservazioni non risultano appartenere ad un modellino giocattolo e non sono oggetto di frode …"


Nei mesi successivi vennero eseguite altre analisi da specialisti di montaggio video e da aziende che si occupano di effetti speciali, provenienti da tutto il mondo. Un video che in particolare venne analizzato fu quello che riprendeva l’UFO al sorgere del sole e che per la prima volta determinò la posizione precisa dell’oggetto. Per una ragione sconosciuta quando l’UFO venne colpito dai primi raggi di sole, diventò da quello che era, un oggetto metallico, a quattro semplici luci rosse pulsanti. Nessuno riusciva a capire la vera natura del velivolo e tutti giungevano alla stessa conclusione del TUBITAK. Ad oggi ancora nessuno è stato in grado di dimostrare che le registrazioni video siano frutto di trucchi o di qualche tipo di manipolazione, pertanto il dibattito si è concentrato sulla natura e sull’origine degli oggetti ripresi da Yalcin Yalman. I video della guardia notturna sono facilmente reperibili in internet. La cosa più impressionante però sono i potenti primi piani dell’oggetto in cui si possono notare dettagli inquietanti. Diversi minuti dei video sono concentrati principalmente nella zona centrale dell’oggetto dove, secondo molte persone che hanno analizzato quei fotogrammi, c’era "qualcuno". Secondo diverse analisi, nel centro dell’oggetto era presente un qualche tipo di apertura, a volte chiusa e altre volte aperta, dove è stato possibile intravedere delle "teste", che corrisponderebbero a quelle degli occupanti. Secondo la dichiarazione del testimone, solo quando questa finestra era aperta è stato possibile vedere le figure, mentre quando era chiusa ne erano ben visibili i rilievi.

 
Analizzando fotogramma per fotogramma si riescono ad intravedere delle figure in rapido movimento dalle fattezze umanoidi, con rispettive teste, occhi neri abbastanza grandi e un tronco piccolo rispetto alla testa. Si distinguono molto bene due figure con fattezze e proporzioni simili ma qualcos’altro si muove in primo piano: Una terza figura. Questa ha caratteristiche diverse da quelle precedenti. In concreto, si tratta di una silhouette con un aspetto "insettoide". Ha un colore marrone, la testa non è così grande come quella dei precedenti ed è di forma triangolare. Ha due occhi molto scuri e grandi situati ai lati della testa. Sembra avere un collo lungo e un corpo molto sottile e da diversi fotogrammi è possibile distinguere due braccia di mantide che si estendono. La sua posizione all’interno della scena è di profilo orientata verso il lato sinistro dell’immagine, il suo corpo rimane inclinato o curvo. Le tre figure si muovono in modo estremamente veloce, come se il video venisse riprodotto alla velocità massima. Solo abbassando la velocità di riproduzione è possibile cominciare a individuare questi esseri e i loro movimenti.
Dopo la comparsa di queste immagini su internet la gente ha cominciato a chiedersi cosa siano quelle figure e cosa stanno facendo e perché si muovono così velocemente. I tre esseri, infatti, sembrano interagire tra di loro. Apparentemente, sono occupati in qualche azione concreta, situata in particolare nella metà inferiore della scena, in quanto tutti e tre sembrano guardare verso il basso. In particolare la figura "insettoide" sposta le braccia ripetutamente verso questa zona dell’immagine. Le tre figure sembrano manipolare qualcosa. Dopo qualche analisi si possono fare delle speculazioni inquietanti su quello che questi tre esseri stanno facendo. Infatti, nella metà inferiore è stato possibile notare un’altra figura, sdraiata, di cui si possono distinguere i lineamenti facciali. E le fattezze sono… Umane!

domenica 19 marzo 2017

MIGRANTI


L’ostilità verso i migranti, come ben sappiamo, esiste da un bel po’ di tempo, ciò che è nuova è la sua intensità. Centra la crisi, ma non è l’unica ragione. I politici cavalcano l’onda, non per dare più benessere e sicurezza ai cittadini, ma per accontentare l’elettorato!
È doveroso fare una distinzione tra i diversi flussi migratori. Se parliamo di rifugiati, ovvero di persone che fuggono da guerre e persecuzioni, è loro diritto (stabilito dalla Convenzione di Ginevra) di essere accolti nei paesi dove ne fanno richiesta. Altra cosa sono i migranti cosiddetti economici, che arrivano per sfuggire alla povertà: in questo caso è accettabile che i flussi vengano regolati. Il problema è trovare il modo.
Da un lato bisogna trovare un sistema che blocchi le partenze con i barconi, dall’altro un sistema per snellire le procedure. Anche la definizione degli status non è di facile risoluzione: bisognava lavorarci seriamente molto tempo fa. Lo ripetiamo, il problema dei migranti non è nuovo, eppure si continua a gestirlo come un’emergenza.
Questa mala gestione provoca insofferenza: si diffondono vere e proprie bufale, come quella secondo cui i migranti, in Italia, vivrebbero negli alberghi di lusso. In realtà, scommetto che nessuno di noi accetterebbe di vivere in quelle condizioni di isolamento in cui sta la maggior parte di loro: senza documenti e senza certezze. O quella per cui sono pagati per non fare niente. Sì, vengono date loro ogni giorno piccole somme, ma per un motivo ben preciso: nella fase di attesa dei documenti si cerca di non farli lavorare perché se la richiesta venisse respinta e la persona fosse già inserita nel tessuto sociale sarebbe ancora più difficile rimandarla indietro. L’assistenza, insomma, ha un costo proporzionale alla lunghezza del procedimento. Ecco perché bisogna assolutamente trovare un modo per snellire le procedure.

sabato 18 marzo 2017

LA BESTIA

Secondo una recente stima, nel mondo esistono circa nove milioni di specie diverse di animali, ogni anno ne vengono identificate di nuove e chissà quante specie di animali devono essere ancora scoperte. Sono migliaia le testimonianze di persone che giurano di aver visto animali non confermati dalla scienza ufficiale, chiamati criptidi, tra questi il più famoso è di certo il Bigfoot, detto anche Sasquatch. Un altro famoso criptide è il mostro di Loch Ness, chiamato anche Nessi, di cui ad oggi esistono solo delle foto vecchie di bassa qualità e di dubbia provenienza, ma potrebbe trattarsi di un’esemplare di plesiosauro o di elasmosauro sopravvissuto, in qualche modo, all’estinzione. Un criptide apparso di recente è il Ningen, una creatura nominata per la prima volta nel 2007 con una serie di post pubblicati sul forum giapponese 2channel a seguito di molteplici avvistamenti avvenuti nella regione Antartica. Nelle descrizioni viene riportato che la creatura ha un volto e in alcuni racconti, si dice che presenti arti come braccia e mani. Queste creature acquatiche sono estremamente grandi, circa 20-30 metri e la pigmentazione è di un bianco pallido. Ad oggi non esiste ancora nessuna conferma dell’esistenza del Ningen, ma come ho già spiegato in altri post, non bisogna mai escludere nulla. Pensate che solo fino a qualche secolo fa si credeva che il Gorilla non esistesse veramente e quando ancora questo animale era solo un mito, in Francia giravano strane storie su un’inquietante creatura: la bestia del Gévaudan.



La Bestia del Gévaudan è una mitica creatura che è stata ritenuta responsabile di almeno cento uccisioni. Questo accadeva in Francia negli anni sessanta del XVIII secolo. La bestia è, tradizionalmente, rappresentata in diversi modi che mostrano una grande varietà di caratteristiche fisiche. Le descrizioni di questo animale variano a tal punto che la maggior parte dei ricercatori cominciò a credere di trovarsi di fronte a due diverse creature: evidentemente, il panico aveva ingigantito il problema. Il colore della pelliccia era particolarmente variabile, a volta era rosso con una larga chiazza grigia, oppure rosso con delle leggere striature ai lati del corpo. Altre volte aveva macchie bianche e nere cosparse su tutto il corpo senza alcuna traccia di rosso. Ad alcuni testimoni ricordava più un orso, per altri aveva in se le caratteristiche di una iena e di un lupo. Di certo aveva un muso lungo, come quello di un lupo, dotato di grandi denti. Le orecchie erano così piccole e rotonde da aderire quasi alla testa, il collo era lungo e grosso e la coda assomigliava a quella di una pantera, ma così forte da poterla usare quasi come una mazza, uccidendo le persone con un solo colpo. Le zampe della bestia sono le più difficili da descrivere, alcuni dissero che gli artigli erano così spessi e pesanti da ricordare degli zoccoli. Dal momento che non sembrano esserci più avvistamenti di questa creatura e non vi sono tracce storiche di animali simili prima del 1760, la definizione di questo essere crea non poche difficoltà ai criptozoologi. La maggior parte degli animali mitici, infatti, hanno comunque una sorta di storia la quale indica che, almeno un tempo, poteva esistere un’intera specie di quelle creature. Certo, sarebbe facile liquidare questa storia asserendo che la Bestia del Gévaudan non era nient’altro che una iena, un orso, o un leone, ma per farlo dovremmo ignorare tutte le testimonianze e le descrizioni. Naturalmente, molte testimonianze sono così fuori dal comune da rasentare il soprannaturale, molti infatti credevano che la bestia fosse immortale dato che venne dichiarato più volte che era stata uccisa, ma puntualmente ricompariva per mietere altre vittime. Se prendiamo per buone almeno le descrizioni che combaciano, si deve riconoscere che la creatura descritta non può essere nessun animale conosciuto: è piuttosto la fusione di una serie di animali quali la iena, il lupo e la pantera.



La vicenda ebbe inizio nell’aprile del 1764, quando una contadina di Langagne affermò di aver visto una bestia enorme e spaventosa che tentò di aggredirla facendo fuggire i cani. Furono i buoi a salvarla, mettendosi fra lei e il predatore e minacciando la bestia con le loro corna affilate. La giovane descrisse l’animale come un enorme lupo, dalla peluria folta e nera, con due grandi canini ai lati della bocca. Nessuno volle crederle ma qualche mese dopo, il 30 giugno, accadde il primo fatto di sangue. Si trovò morta in mezzo a un campo la ragazzina quattordicenne Jeanne Boudet, della parrocchia di Saint-Etienne-de-Lugdarès, sgozzata, orribilmente sfigurata e in parte divorata. Ma è nell’autunno di quello stesso anno che compì una vera e propria strage, infatti oltre 15 persone, per lo più donne e bambini, vennero uccisi. Chiunque si trovava a viaggiare in quella zona, poteva ritrovare arti mozzati, teste decapitate e corpi mezzi divorati. Gli attacchi della creatura erano rivolti principalmente alle donne e ai bambini, sia perché erano facili prede sia perché, di solito, erano loro che portavano al pascolo il bestiame. Le caratteristiche mostruose di questo animale che mano a mano diventavano sempre più varie e i suoi massacri incessanti ne fecero, molto velocemente, una bestia straordinaria, diabolica e invulnerabile, forse dotata di poteri soprannaturali. Cominciò a crescere la leggenda sulla creatura: nelle case non si parlava d’altro e il terrore si sparse velocemente nell’est del Gévaudan. Col moltiplicarsi degli attacchi e dei morti, il governo francese inviò in questa regione uno squadrone di cavalleria. I soldati avvistarono più volte la bestia senza però riuscire mai a ucciderla. Nel 1765 il Re di Francia Luigi XV inviò nel Gévaudan un famoso cacciatore di lupi, il nobile normanno d’Enneval. Questi condusse numerose battute di caccia, dichiarando infine di aver ucciso la creatura ma, qualche mese dopo, gli eccidi ricominciarono. Nel mese di giugno del 1767 si fece avanti Jean Chastel. Questi era un oste dalla nomina di cacciatore impavido. Per qualche motivo sconosciuto lo chiamavano "la maschera". Chastel proclamò che la bestia era un lupo mannaro e che c’era un solo modo per ucciderlo: una pallottola d’argento fabbricata espressamente a tale scopo. Dunque preparò la munizione con le proprie mani e la fece poi benedire da un sacerdote. Così, armato di una pallottola d’argento andò a caccia del mostro. E in effetti lo trovò e lo uccise. Era il 19 giugno 1767. Una bestia enorme, si disse, e non era un lupo. Allora di che si trattava?



Nel 1958 venne alla luce un bizzarro documento depositato all’Archivio Nazionale di Parigi. Il "Rapport Marin". Questo fascicolo, inserito in una raccolta di documenti che riguardavano l’eliminazione di animali pericolosi, porta il numero F 10-476. E fu redatto dal notaio Roch Etienne Marin nel castello di Besques il venti giugno 1767, dunque il giorno dopo l’uccisione della bestia di Gévaudan. Ecco la parte più saliente: "Il signor Marchese ha fatto portare questo animale nel suo castello di Besques, parrocchia di Charraix. Così abbiamo deciso di recarci lì per esaminarlo e, una volta arrivati, il signor Marchese d’Apchier ci ha fatto mostrare l’animale che ci parve essere un lupo. Ma straordinario e molto differente per la sua figura e le sue proporzioni dai lupi che si vedono nel nostro paese. Più di trecento persone giunte dai dintorni per vederlo, ci hanno confermato quanto segue: molti cacciatori e molta gente a noi nota ci hanno fatto notare che questo animale assomiglia a un lupo soltanto nella coda e nella parte posteriore, giacché la sua testa, come si vedrà sulla base delle proporzioni riportate più avanti, è mostruosa! I suoi occhi hanno una membrana singolare che va dalla parte inferiore dell’orbita sino a ricoprire il globo oculare. Il suo collo è ricoperto di un pelo molto spesso di un grigio rossastro attraversato da qualche striscia nera. Sul petto ha una grande macchia bianca a forma di cuore, le sue zampe presentano quattro dita armate di grossi artigli, molto più lunghi di quelli di un lupo normale. Ugualmente le zampe sono molto robuste, soprattutto le anteriori, dal colore di cerbiatto, (…) un colore mai visto addosso agli altri lupi."
Poi vengono elencate, in modo molto dettagliato, le misure della bestia che, secondo il Rapporto Marin, presentava una "lunghezza dalla radice della coda alla parte superiore della testa di 99 cm, una larghezza di spalle di 30 cm e un diametro della coda di 9,5 cm."


Molte testimonianze scritte, ma anche tramandate oralmente, ci danno la certezza che qualcosa ha effettivamente causato una serie di vittime nel Gévaudan (oggi Dipartimento di Lozère) tra il 1764 e il 1767. Non sappiamo chi o cosa ha commesso quelle stragi: un grosso felino forse fuggito da uno zoo o da un circo? Un enorme lupo? Uno strano ibrido? La teoria più accreditata è che la bestia fosse proprio un ibrido. A giudicare dal comportamento, estremamente aggressivo, alcuni esperti zoologi – primo fra tutti il canadese Ronald Lawrence – sospettano che la bestia di Gévaudan fosse un incrocio di lupo e cane. I pastori del Settecento si servivano di grossi cani da guardia che avevano il compito di proteggere le loro greggi dall’attacco dei lupi, ma non di rado i cani si accoppiavano con i lupi stessi. Ne derivavano degli ibridi dalla natura particolarmente aggressiva. Questo perché, portando in sé il patrimonio genetico del cane, tali ibridi non temono di avvicinarsi all’uomo e al contempo, sono aggressivi e forti come lupi.
Ovviamente, non mancano le teorie più fantasiose. Non è escluso infatti che si trattasse di un serial killer che si travestiva da bestia. Tante domande e poche risposte circondano il mito della bestia del Gévaudan.

lunedì 13 marzo 2017

LA VALLE DELLA MORTE


Yakutia, Russia. Questa vasta regione situata nel centro nord della Siberia è una delle più remote e meno esplorate al mondo. Privo di qualsiasi tipo di strada, il territorio è in gran parte coperto da una fitta foresta, con vaste paludi e consistenti sciami di zanzare. In questo territorio inospitale, lungo il fiume Viliuy, c’è una zona denominata "Uliuiu Cherkechekh", traducibile come "Valle della Morte", un luogo dove la gente del posto non osa avventurarsi poiché dice che chiunque vi si addentri non ne esca più vivo. Nel 1854 il geografo e studioso di scienze naturali Ričard Maak venne incaricato dalla Società Geografica Russa di condurre una spedizione scientifica nel temuto bacino idrografico del fiume Viliuy. Nel suo diario Richard riporta l’avvistamento di diverse strutture metalliche, misteriose e di grandi dimensioni, che i cacciatori nomadi locali chiamano "calderoni" per via della loro forma e descrivendole anche come delle case di ferro impiantate nel terreno perennemente ghiacciato. Alcune di esse avrebbero anche un’apertura sulla parte superiore, con una scala a chiocciola che conduce fino a una galleria circolare con diverse camere interne. Nel 1971, un vecchio cacciatore affermò che dentro una di queste cupole aveva notato i corpi di strani esseri con un occhio solo, vestiti con una sorta di costume di ferro. Benché si fosse reso disponibile ad accompagnare chiunque volesse a visitare il misterioso sito, nessuna delle autorità volle credere al suo racconto.




Gli anziani del luogo chiamano le enigmatiche strutture olgius, ma ne ignorano l’origine. Le leggende fanno risalire la loro costruzione agli antichi demoni della taiga e la loro esistenza venne confermata in altre tre occasioni tra il 1933 e il 1947 da Mikhail Koretsky, di Vladivostok, che stava attraversando la valle della morte in cerca di oro. Egli sostenne di aver visto sette oggetti a forma di cupola, ognuno di essi misurava tra i 6 e i 9 metri di diametro e tutti erano coperti parzialmente dalla vegetazione che naturalmente cresceva su di essi. Sembra siano fatte di un metallo simile al rame nell’aspetto ma, a differenza del rame, non può essere scalfito o danneggiato e nessuno è mai stato in grado di asportarne un frammento. A quanto pare, gli antichi erano capaci di forgiare il rame con la durezza e la resistenza con cui noi oggi forgiamo l’acciaio, Se ne trova menzione in antichi testi, non ultimo l’Odissea: ricordate l’episodio nel quale la ninfa Calipso fornisce a Ulisse un’ascia con la lama di rame?

Nell’ultima visita alle cupole, Koretsky e i suoi amici trascorsero la notte al riparo di una di esse. Benché quella notte non successe nulla di particolare, nei giorni a seguire uno dei suoi compagni si trovò a perdere quasi tutti i capelli, mentre Koretsky sviluppo due piccole pustole sulla guancia che non si sono mai più rimarginate.


L’ufologo Ivan Mackerle insieme a un team di scienziati, viaggiò fino alla valle della morte per cercare di localizzare quegli strani oggetti metallici. Servendosi di un parapendio a motore i ricercatori hanno infine localizzato una pianura circolare nella zona paludosa. Quando il team esplorò la zona a piedi, trovarono qualcosa di inusuale sotto l’acquitrino, infatti, battendo sul terreno sottostante, sentirono un insolito rumore metallico: si trattava di una cupola sommersa. Andando avanti trovarono un posto dove furono rilevate forti variazioni elettromagnetiche, ma prima che potessero completare l’esplorazione del sito, i membri della squadra, improvvisamente, cominciarono ad avvertire forti emicranie con nausee e conseguente disorientamento, sintomi simili a quelli descritti nelle leggende locali. Il team non riusciva a spiegare questi sintomi, in particolare Ivan non riusciva più a camminare ne deglutire e le sue pupille erano dilatate tanto che arrivò a pensare di essere stato, in qualche modo, avvelenato da un insetto o da un animale selvatico. Quando tornò a casa, il dottore gli fece una visita completa, ma non venne trovata alcuna ragione che spiegasse quei sintomi: la causa di quei misteriosi e strani sintomi, avvertiti da tutto il team di ricerca, rimase un mistero.


Stando alle leggende locali, le cupole metalliche facevano parte, in tempi remoti, di una potentissima arma abbandonata qui da esseri provenienti da un altro mondo. Sembra che questi esseri ingaggiarono una guerra spaventosa nella quale furono coinvolti anche gli umani. Si narra che, all’inizio del secolo scorso, fu vista una sfera di fuoco incandescente emergere dal foro principale di una delle cupole e salire verso l’alto sotto forma di una sottile colonna di fuoco. Il fenomeno fu accompagnato da un boato sordo, simile al suono registrato durante le esplosioni nucleari. Dopo aver raggiunto una notevole altezza, la sfera incandescente volò via, lasciando dietro di sé una lunga "scia di fumo e fuoco".

Il ricercatore russo Valery Uvarov avanza l’ipotesi che le misteriose cupole della Siberia potrebbero essere un’antica arma costruita dagli extraterrestri per proteggere il nostro pianeta da eventuali pericoli esterni, come comete o meteoriti e perché no, anche da altri alieni ostili. Il sistema di difesa, composto da numerose cupole interrate, sarebbe capace di operare automaticamente, proteggendo la Terra dalle minacce cosmiche. Uvarov è convinto che il sistema di difesa extraterrestre sia entrato in funzione tre volte negli ultimi cento anni: nel 1908 abbattendo il famoso meteorite di Tunguska; nel 1984 distruggendo il bolide di Chulym e più di recente, il meteorite Vitim nel 2002. Qualcuno ipotizza che il sistema sia entrato in funzione una quarta volta per scongiurare un impatto che poteva essere catastrofico: ossia la Meteora di Čeljabinsk esplosa nei cieli Russi il 15 febbraio del 2013. Recentemente, un team di scienziati e di esploratori russi è tornato dalla Valle della Morte affermando di aver trovato almeno cinque cupole metalliche, ma alla domanda: "cosa pensate di aver scoperto", il team non ha saputo o voluto dare spiegazioni. La risposta è stata: "C’è sicuramente qualcosa di strano là fuori, ma non abbiamo idea di cosa sia o per cosa sia stata costruita".

domenica 12 marzo 2017

AMICI DELL'ARTE


Vorrei lanciare un appello per formare un gruppo su Fb.
Questo gruppo accoglierà persone accomunate dalla passione per l’arte e la cultura, ma soprattutto gente carica di un forte affetto per la propria terra, pronta a creare una realtà che faccia conoscere e tuteli gli artisti del nostro paese.
L'obiettivo degli "Amici dell'Arte", questo potrebbe diventare il nome del gruppo, è di rendere accessibili a tutti l'arte e la cultura, sviluppando, quando possibile, nuove forme di incontro fra artisti e pubblico.
Cercheremo cultori e amanti dell’arte, ma soprattutto artisti emergenti coi quali ci proponiamo di operare per sviluppare le attività creative.
Organizzeremo, promuoveremo e diffonderemo le attività culturali e tutte le forme dell’arte, autonomamente o in collaborazione con altre realtà del territorio. Avanzaremo proposte e progetti agli Enti Pubblici e privati.
Il Motore del lavoro degli "Amici dell'Arte" sarà la passione per l'arte in tutte le sue forme. Per questo motivo saremo aperti al dibattito su tematiche artistiche e accetteremo proposte di attività creative per il tempo libero.
Saremo un gruppo aperto: i nostri progetti saranno rivolti a tutte le generazioni, bambini, adulti o anziani. A tempo debito, organizzeremo eventi in luoghi pubblici e privati, favorendo la crescita di nuovi talenti.
Chi aderisce all’iniziativa? Sono certo che se incomincerete a seguirci sarete, ben presto, nostri amici e sostenitori.

venerdì 10 marzo 2017

LA FERRAIDRAULICA

Su espressa richiesta dell'amico Andrea Marrazzo proprietario de 'LA FERRAIDRAULICA'. Ecco come appariva il suo negozio nel 2003.

L'AEREO SCOMPARSO

Oggi parleremo di ciò che potrebbe essere il caso più grave e misterioso dell’aviazione moderna. Questa tragica storia ha riempito i giornali di tutto il mondo per intere settimane, eppure ancora oggi rimane un mistero irrisolto. Tutto ebbe inizio l’8 marzo del 2014, il decollo dell’aereo era previsto alle 00:41 ora locale di Kuala Lumpur con atterraggio a Pechino alle 6:30, ma l’aereo non arrivò mai a destinazione. Stiamo parlando del volo MH370 della Malaysia Airlines operato da un Boing 777 in cui a bordo al momento del decollo c’erano 227 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio. Le poche certezze secondo quanto rivelato dai radar militari è che l’aereo ha improvvisamente deviato dalla rotta prevista, virando da nordest a ovest, sulla penisola malese, sopra l’isola di Penang dirigendosi sullo Stretto di Malacca prima di virare a sud verso l’Oceano indiano. A quel punto tutti i sistemi d’identificazione di bordo sono stati spenti e gli unici segnali che furono registrati erano quelli tra l’aereo e un satellite in orbita a 35.800 metri di altezza.



Era l’1.21 di notte quando, dopo 40 minuti di volo, si perse ogni comunicazione con il Boeing 777. Nelle ore successive alla sparizione i soccorritori dovettero basare le loro ricerche sulle comunicazioni con il satellite, ma queste non davano indicazioni precise sull’ultima posizione del velivolo. Le ricerche furono, perciò estese a una vastissima area che arrivava a nord fino all’Asia Centrale e a sud si estendeva fino a una remota area dell’Oceano Indiano meridionale. Inizialmente si sperava di captare il segnale della scatola nera, ma l’autonomia di questa apparecchiatura è di sole tre settimane. Si perlustrarono migliaia di chilometri quadrati di acqua senza ottenere alcun risultato.



La vera svolta nelle indagini fu quando si scoprì che l’aereo era rimasto in volo per ben 7 ore dopo l’ultima comunicazione con la torre di controllo. Quest’informazione venne ricavata sulla base degli ultimi dati satellitari che hanno rilevato la presenza del velivolo fino alle 8:11, ore locali di Kuala Lumpur. "Si presume che il volo MH370 della Malaysian Airlines sia stato dirottato da una persona con esperienza di volo, che ha volontariamente variato la rotta del velivolo e interrotto le comunicazioni". Queste le parole scioccanti di un funzionario malese portavoce delle indagini. Najib Razak, il primo ministro malese, confermò indirettamente tale ipotesi attraverso un comunicato in cui disse "Il cambio di rotta del volo MH370 è stato un atto deliberato". Aggiunse anche che non vi erano ragioni per sostenere che vi erano implicate organizzazioni terroristiche e le motivazioni del dirottamento dovevano ancora essere stabilite. Questa nuova svolta comportò un notevole allargamento dell’area di ricerca e s’ipotizzava ad un corridoio tra Kirghizistan e Cina. Gli stessi dati indicano anche che l’aereo avrebbe pure più volte variato l’altitudine, salendo prima a circa 45.000 piedi e scendendo poi a circa 23.000, rendendo plausibile l’ipotesi di un dirottamento da parte di un pilota esperto che manovrava in modo da sfuggire alla rilevazione dei radar. Ovviamente i primi indagati furono il pilota Zaharie Ahmad Shah di 53 anni e il copilota Fariq Abdul Hamid di 27 anni, in particolare le autorità fecero una ricerca approfondita sul pilota setacciando gli anfratti più privati della sua vita. Addirittura vi era stata anche l’ipotesi di un coinvolgimento politico o di una instabilità psichica del soggetto. Tutte strade che però non condussero a niente di decisivo. Le autorità spiegarono anche che l’aereo non inviò alcun segnale di soccorso, anche se secondo gli esperti è ancora da stabilire se i piloti abbiano tentato di comunicare ma non furono in grado di farlo a causa di un evento catastrofico, come un incendio a bordo. Il caso del volo MH370 si rivelò anche dal punto di vista diplomatico molto difficile da gestire. Le ricerche portarono a una delle più impressionanti cooperazioni internazionali coinvolgendo fino a 27 Paesi nella ricerca di quest’aereo, fra i quali la Francia, il Giappone, gli Stati Uniti, passando dai diretti interessati Vietnam, Malaysia, India, Australia e Cina. Proprio di quest’ultima nazione erano provenienti la maggior parte dei passeggeri, infatti erano 153 i Cinesi a bordo e a un certo punto, dopo uno scambio di comunicati dai toni molto forti sulle colpe e responsabilità, le relazioni fra Pechino e Kuala Lumpur rischiarono d’inasprirsi definitivamente.



Durante le indagini per scoprire se vi fossero degli squilibrati o terroristi a bordo dell’aereo, vennero controllati oltre al personale di volo anche i passeggeri e ben presto si scopri la presenza di due iraniani che viaggiavano con dei documenti falsi. Pouria Nourmohammadi Delavar di 19 anni e Seyed Mohammad Reza di 29. Essi utilizzavano l’uno un passaporto dell’italiano Luigi Maraldi e l’altro un passaporto austriaco di Christian Kozel, entrambi ovviamente rubati. Le principali agenzie antiterrorismo vennero allertate da queste rivelazioni per chiarire definitivamente se vi fosse la presenza di terroristi a bordo. L’Interpol, attraverso il suo segretario generale Ronald Noble, in una conferenza stampa dichiarò che probabilmente non erano terroristi ma che si trattava semplicemente di emigrazione clandestina verso l’Europa. Questo non fece che aumentare ulteriormente l’alone di mistero intorno a questo volo. Da qui in poi, soprattutto nel mondo di internet, si scatenarono diverse teorie e speculazioni sul motivo per cui il volo MH370 poteva essere stato dirottato. Fra queste teorie forse la più interessante che presenta delle basi certe è il coinvolgimento della Freescale semiconductor Inc. Questa società produce semiconduttori e altri prodotti della più alta gamma tecnologica mondiale, ci basti pensare che fornisce microprocessori per computer, radio, telefoni, carri armati, navi, aerei da caccia e satelliti lavorando a stretto contatto con colossi come Apple e Sun. Inoltre fornisce tecnologia soprattutto per i sistemi più sofisticati di sicurezza nazionale Americana ottenendo dei fatturati miliardari. Mitch Haws, vice presidente della società e responsabile delle comunicazioni globali, attraverso un comunicato ufficiale dichiarò che tra le 239 persone sul volo MH370 c’erano venti dei suoi dipendenti. Erano per lo più ingegneri e altri esperti che lavoravano per rendere più efficienti i chip della società a Tianjin, in Cina e Kuala Lumpur aggiungendo anche che erano persone con molta esperienza e bagaglio tecnico alle spalle e che si trattava sicuramente di una grossa perdita per la società. Il fatto che la Freescale avesse avuto così tanto personale altamente qualificato a bordo del Boeing 777 aveva già fatto nascere teorie cospiratorie riguardanti quello che potrebbe essere realmente successo. Una delle cospirazioni si basa sul fatto che fra i venti dipendenti, quattro possedevano il brevetto di un nuovo microcoprocessore: l’ARM di Freescale Semiconductor "KL-03" e che la loro scomparsa avrebbe reso il famoso miliardario Jacob Rothschild l’unico proprietario dell’importante brevetto. Questa macabra coincidenza fece scalpore dato che Jacob come tutti i Rothschild è ritenuto uno dei più importanti membri della massoneria mondiale.



Il 29 Gennaio del 2015, dopo quasi un anno di ricerche a vuoto, la scomparsa del volo MH370 è stata dichiarata ufficialmente "un incidente" dalle autorità della Malaysia proponendo così anche un risarcimento ai parenti più stretti delle vittime. La rabbia e il dolore hanno portato molti famigliari delle vittime, soprattutto in Cina, a manifestazioni in cui esprimevano tutta la loro angoscia con striscioni e scritte del tipo "verità, non soldi!", infatti quasi nessuno ha accettato i 50.000 dollari di risarcimento, dato che molti si rifiutano di credere che i parenti siano morti e che si sia trattato di un semplice incidente.



Infine un particolare alquanto agghiacciante dichiarato proprio dai parenti dalle vittime è che molti di loro nella disperazione avevano provato a chiamare i famigliari, ma i cellulari, invece di risultare senza linea, squillavano a vuoto…

sabato 4 marzo 2017

PHILADELPHIA EXPERIMENT


Durante la seconda guerra mondiale, sembra che la Marina degli USA tentò un esperimento atto a rendere una nave invisibile ai radar. Nel corso di tale esperimento la nave è effettivamente sparita, non solo dai radar ma anche dal posto, riapparendo in un altro porto a centinaia di chilometri di distanza. Stiamo parlando del famoso Esperimento Philadelphia.

Nel Gennaio 1956 un ex insegnate universitario di matematica, Morris K. Jessup, particolarmente interessato alla teoria del campo unificato di Einstein, ricevette una lettera proveniente da un uomo che si firmava Carlos Miguel Allende o Carl Allen. In questa lettera Allen confermava a Jessup la validità della teoria del campo unificato e anzi, affermava che la marina americana aveva già sperimentato alcuni dei suoi effetti su un cacciatorpediniere, il 28 ottobre 1943, facendolo scomparire insieme a tutto il suo equipaggio.
Carlos Miguel Allende si autodefinì testimone oculare del test, condotto in mare, nel quale si fece uso di un potente campo elettromagnetico e fornì dettagli sulle gravissime conseguenze subite dall'equipaggio. Alcuni marinai presero fuoco "spontaneamente", mentre altri furono ritrovati con il corpo pressoché "fuso" a metà con la struttura della nave. Dichiarò che la nave scomparve dal molo di Filadelfia e solo qualche minuto dopo ricomparve nel molo di Norfolk in Virginia, per poi scomparire di nuovo tornando al molo di Filadelfia in pochissimi minuti, benché i due porti distino tra loro più di 600 chilometri. Il tono delle missive, contenenti una lunga serie di oscuri riferimenti, era tale che Allende fu considerato inizialmente uno "squilibrato". L'opinione di Jessup cambiò quando fu contattato dal Capitano Sidney Sherby e dal Comandante George Hoover (ufficiali dell'Ufficio di Ricerca Navale) i quali avevano ricevuto il libro di Jessup che riportava, fra l'altro, alcune annotazioni su strani fenomeni di sparizioni, di alieni e di anomalie varie. I due ufficiali chiesero a Jessup di recarsi a Washington D.C. per incontrarli e discutere di quelle note. Jessup si stupì del fatto che gli ufficiali fossero tanto interessati agli scritti di Allende, in particolare, della parte che riguardava una nave resa invisibile e delle pesanti conseguenze sulla sorte dei suoi uomini. Da quel momento in poi, la vita di Jessup non fu più la stessa, fino al 1959, quando fu trovato morto nella sua auto, apparentemente suicida, avvelenato da monossido di carbonio. Questa diagnosi fu avanzata senza l'aiuto di alcun referto autoptico. Sono in molti invece a credere che Jessup sia stato eliminato. Parere condiviso dallo stesso Allende, costretto a vagare per il Paese per sfuggire alla stessa sorte.

Ma che cos’era esattamente l’Esperimento Filadelfia e perché la Marina americana aveva deciso di portare avanti quella ricerca? Lo scopo dichiarato era quello di rendere una nave invisibile ai radar, si tenga presente che questo tipo di ricerca continua ancora oggi anche se una certa invisibilità ai radar è stata ottenuta semplicemente modificando la geometria di una nave. Nel 1943 l’interazione ipotizzata da Einstein tra elettricità, gravità e magnetismo sembrava adattarsi al concetto di mimetizzazione elettronica, ma l’attuazione pratica di questa teoria richiedeva il contributo di un altro grande scienziato dell’epoca: Nikola Tesla. Egli si interessò al progetto e ne divenne direttore lavorando insieme ad Einstein (ma altre fonti dichiarano che Einstein, all'epoca, pur essendo consulente presso il "Bureau of Ordinance" della Marina non aveva alcun interesse a sviluppare progetti inerenti l'invisibilità) abbandonò però il tutto nel 1942 e venne sostituito da un’altra leggenda: il dottor John Von Neumann.
L’esperimento, dapprima nominato progetto Rainbow, ebbe un terribile effetto sui marinai che erano a bordo. Alcuni si ammalarono, altri rimasero totalmente disorientati. Tutto quello che sappiamo lo dobbiamo a una sola persona: Alfred Bielek, il cui vero nome è Edward Cameron. Lui era a bordo insieme a suo fratello. La sua vita, oggi, è oggetto di accesi dibattiti.
Cameron nacque il 4 agosto 1915 a Bayshore, nel Long Island. Nel 1932 andò a Princeton dove, tra l’altro, conobbe Von Neumann. Si laureò in fisica ad Harvard e successivamente venne reclutato dalla marina americana insieme a suo fratello, anch’egli laureato in fisica. Proprio in questo periodo conobbe Einstein e Tesla. Durante la fase operativa del progetto, che ebbe luogo in mare aperto, Ed e suo fratello salirono a bordo della USS Eldridge (secondo alcuni si trattava, invece, del dragamine IX97) in veste di scienziati, ben sapendo che si trattava di un esperimento per l’invisibilità ai radar; questo il suo racconto: "Io e Duncan vedemmo i tubi catodici scintillare in modo strano, poi si verificarono delle scariche, la radio era fuori uso e cercammo invano di intervenire sul quadro di controllo, dopodiché decidemmo di uscire ma sul ponte le cose andavano anche peggio, c’era una nebbia verde ovunque, i marinai vagavano totalmente disorientati, urlavano, sembravano quasi sul punto di impazzire. Non potevamo contattare nessuno a terra. Decidemmo quindi di gettarci in mare ma non arrivammo mai in acqua, la sensazione fu quella di cadere in un tunnel e dopo un paio di minuti ci ritrovammo in una base militare, improvvisamente un elicottero ci puntò addosso un fascio di luce, noi non sapevamo che cosa fosse un elicottero in quanto questi velivoli erano ancora in fase sperimentale durante gli anni 40. Subito dopo arrivò la polizia militare portandoci via e scaraventandoci in un ascensore, scendemmo di parecchio e all’apertura delle porte una persona anziana si presentò a noi come il dottor Von Neumann."
Quello non era il 1943, bensì il 1983! Dunque ci troviamo di fronte ad un vero e proprio viaggio nel tempo. Non è chiaro come ma, alla fine, si ritrovarono a bordo della USS Eldridge, con l’esperimento ancora in corso. Molti membri dell’equipaggio vagavano disorientati, altri bruciavano, ma la visione più orripilante per Cameron fu quella di vedere alcuni marinai fusi e inglobati nell’acciaio della nave, tra di loro c’era anche suo fratello.
Comunque siano andate le cose, i testimoni sono soltanto due: Carl Allen, le cui lettere a Jessup hanno dato il via a tutta la vicenda, e Al Bielek che al momento dell’Esperimento Phildelphia si chiamava Ed Cameron. Sicuramente i racconti di quest’ultimo hanno generato non poca perplessità e scetticismo.
In un documento, recuperato presso il Naval Historical Center, la Marina smentisce, in maniera piuttosto categorica, che l'esperimento sia mai avvenuto. Conferma che la Eldridge non poteva in alcun modo prendere parte all'evento poiché la nave non si recò mai a Philadelphia, com’è riportato nel suo diario di bordo.
Dov'è la verità?
Fino a che punto è credibile questo documento ufficiale della Marina militare statunitense?
In un'ottica di cover-up, potremmo essere autorizzati a pensare che in realtà le informazioni contenute nel documento siano frutto di un depistaggio.

Una curiosità: Allen, nella sua lettera, fece riferimento a un giornale di Philadelphia in cui si parla di uno strano fatto avvenuto in un bar del porto. Secondo l’articolo tre marinai erano apparsi nel bar dal nulla e poi se n’erano andati com’erano comparsi. Una notizia che se fosse confermata, darebbe credibilità a questa incredibile vicenda.