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sabato 13 gennaio 2018

CARICHI DI CURA




Con l’avvicinarsi delle elezioni i politici si dimostrano più sensibili ai problemi e ai bisogni reali delle famiglie, che fino a ora hanno avuto un’attenzione scarsa sul piano di vere politiche sociali. Accogliamo perciò positivamente la novità di un fondo ad hoc per le persone che si prendono cura di familiari malati o disabili, non autosufficienti. Persone che per mancanza di servizi adeguati, per assistere i propri cari, sono costrette a rinunciare a un lavoro, a una vita sociale, ad attività ricreative.
Si tratta soprattutto di donne, spesso con una limitata anzianità di servizio e prestato in modo discontinuo per via delle maternità. Il lavoro di cura ha un grande valore, umano e affettivo, ma anche economico: basti pensare a quanti soldi servirebbero allo Stato per garantirlo, a quanto lavoro non retribuito viene svolto dai familiari che assistono. Migliaia di famiglie vivono queste situazioni, pesanti sul piano economico, ma anche emotivo e psicologico.

 
 
 
Finalmente, si è sancito un  principio sacrosanto. Il dibattito sul lavoro di cura infatti è sempre stato marginale, perché per il supporto si è sempre fatto affidamento sulla famiglia. Anche l’idea di famiglia, come l’immagine della donna, dovrebbe uscire dagli stereotipi, da confini ristretti di definizioni che la cristallizzano a cinquanta anni fa. Questa e altre misure di sostegno, insieme ai servizi necessari (asili nido, servizi sanitari efficienti, assistenza domiciliare, supporto ai bambini disabili) servono a consentire a tutti libertà, progettualità e crescita; aiutano le donne a dare il proprio prezioso contributo nel mondo del lavoro e le incentivano a fare più figli. Si grida al calo delle nascite, ma fare un figlio oggi è una scommessa, per la precarietà del lavoro e le prospettive di un futuro incerto per i giovani. Con buona pace dei 40 euro al mese di bonus bebè, anche se sono meglio di niente.

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