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mercoledì 14 agosto 2013

LE MISTERIOSE PIRAMIDI DI PANTIACOLLA


La linguista e archeologa dilettante basca, Mireille Rostaing Casini, nel suo libro “Archeologia misteriosa” racconta che nel 1979 erano state fotografate, da un aereo, dodici grandi piramidi nella foresta del dipartimento peruviano di Madre de Dios, confinante con il Brasile. Queste fotografie le mostrano in collocazione simmetrica, le une vicine alle altre, in due file di sei. Le piramidi si trovano in una regione dove si pensa sia esistito un grandissimo e potente impero, detto del Gran Paititì, di cui non si sa praticamente nulla se non che nel suo territorio si trovano enormi ricchezze. Un indio le disse che in questa zona esiste un passaggio nella collina denominata Tampu-Tocco, attraverso il quale si passa ad altri mondi situati nelle viscere della terra.
 
La storia delle dodici piramidi del Gran Paititì scatena da anni polemiche infuocate. Diversi esponenti dell’archeologia e della scienza ufficiale, in testa lo stimatissimo geologo brasiliano Aziz Nacib Ab’Saber, ritengono trattarsi soltanto di curiose formazioni rocciose, coperte di vegetazione. Di diverso parere sono stati due esploratori dilettanti italiani, l’ormai scomparso Mario Ghiringhelli e suo cugino, il milanese Marco Zagni, il quale riferisce: - Nell’estate del 1979 mio cugino Mario, provetto esploratore, si trovava in Perù quando seppe da una radioamatrice di Lima che il Radio Club Peruviano di Cuzco aveva perso i contatti con una spedizione francese avventuratasi nel dipartimento di Madre de Dios. Non era questo il primo caso. Tutte le spedizioni che si erano avventurate in quella zona, alla ricerca di una sperduta città precolombiana, erano scomparse misteriosamente. Nel caso dei francesi, l’ultimo messaggio da questi inviato diceva: “Siamo attaccati da una tribù sconosciuta di indios bianchi, alti almeno due metri”. Ora, io non ho mai sentito parlare di giganti bianchi in Amazzonia, almeno nei testi canonici, in quanto nel folklore sudamerindio esistono da secoli leggende di questo tipo. L’episodio di Madre de Dios sembrava proprio confermare simili dicerie. - E non solo - dopo questi fatti, io e mio cugino abbiamo condotto molte ricerche d’archivio e abbiamo scoperto che l’episodio si era verificato in una zona fluviale, quella di Pantiacolla, ove, nel 1975, i satelliti meteo Landsat avevano identificato un’area piana, ellittica, al cui interno si notavano dodici strutture piramidali in fila. Per gli archeologi esse sono solo curiose formazioni naturali, ma io non la penso così.
 
Sembrerebbe che esista, nel cuore dell’Amazzonia, una civiltà perduta, forse nemmeno umana, legata al culto delle piramidi. Piramidi che, come sottolinea la Rostaing Casini, viste le foto, non sono di tipo azteco ma egizio! É difficile sostenerlo, ma dal fisico salvadoregno Luis Lopez spesso a spasso per le Americhe, otteniamo ulteriori elementi: - Durante alcune mie ricerche in Salvador (nel maggio del 1993) ho incontrato un archeologo italiano, Mario P., che da anni lavora in Perù. Quest’uomo, appartenendo all’establishment scientifico ufficiale e temendo il ridicolo, ha preteso l’anonimato. Mi ha raccontato di avere visto degli UFO nella zona e di avere scattato delle foto di certe bruciature circolari; Mario ha aggiunto che questi fenomeni sono ricorrenti nella foresta amazzonica al punto che gli indios, affatto spaventati, hanno ribattezzato i visitatori spaziali “gli incas”, intesi come signori, come, per l’appunto, sono considerati gli antichi incas. - Non solo, prosegue Lopez - l’archeologo ha anche scoperto una serie di scheletri umani lunghi due metri, appartenenti a una razza sconosciuta. Questa scoperta è per ora mantenuta top secret e non so se e quando essa verrà divulgata. -
 
La vicenda degli indios bianchi è confermata anche da un altro esploratore, il professor Marcel Homet, archeologo, paleontologo, antropologo ed etnologo francese. Quest’ultimo, durante l’esplorazione dell’Amazzonia brasiliana, nella zona dell’Urari-Coera, si era imbattuto in due indios sbucati dalla foresta. - Erano uomini di razza bianca – racconta Homet - veri mediterranei, progenitori, contemporanei o parenti di questa razza.I due indios vennero in seguito identificati da una delle guide del professor Homet come Waika, membri di una tribù poco conosciuta, "pericolosi e crudeli combattenti" che avevano la "curiosa" abitudine di rapire donne bianche, con le quali accoppiarsi per generare dei figli. Questo, forse, spiegherebbe il colore della loro pelle.
 
Anche un altro celebre esploratore d’inizio secolo, il colonnello inglese Percy Fawcett conferma, nel suo diario, dell’esistenza di indios amazzonici dalla pelle bianca: - A Jequie, un centro piuttosto grande che esportava cacao a Bahia, un certo Elias José do Santo, ex ispettore della polizia imperiale, mi raccontò di indiani dalla pelle chiara e dai capelli rossi che vivevano nel bacino del Gongugy e di una "città incantata" che trascinava sempre più avanti l’esploratore, finché svaniva come un miraggio. Seppi poi dei Molopaques, una tribù scoperta a Minas Gerais in Brasile nel secolo XVII; avevano la pelle chiara e portavano la barba. Le loro donne avevano capelli biondo oro, bianchi o castani, piedi e mani piccole, occhi azzurri. -

1 commento:

  1. Sembrerebbe che esista, nel cuore dell’Amazzonia, una civiltà perduta, forse nemmeno umana, legata al culto delle piramidi.

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