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domenica 16 novembre 2014

L'ASTRONAUTA DI CUMBERLAND




Si tratta di un famoso evento avvenuto a Cumberland County il 23 Maggio 1964.
Tutto avvenne quando Jim Templeton decise di portare sua figlia in un parco situato nel Golfo di Solway, Cumbria, Inghilterra. Per immortalare quei momenti felici trascorsi con la sua bambina, Jim aveva scattato alcune fotografie. Dopo aver sviluppato il rullino, notò sulle foto, non senza sorpresa, la presenza di un uomo che indossava una strana tuta bianca. La cosa più sorprendente fu che le successive analisi fotografiche non rivelarono alcuna falsificazione e la società Kodak offrì addirittura una taglia a chiunque fosse riuscito spiegare l’anomalia. C’è da dire che, fino ad oggi, nessuno è ancora riuscito a riscuotere il premio. Dopo alcuni giorni, una strana visita avrebbe fornito una nuova svolta al caso. Infatti, bussarono alla porta di Jim due uomini vestiti di nero che gli rivolsero molte domande su ciò che era accaduto. Questi "uomini in nero", che furono visti da molti testimoni, gli chiesero di condurli sul luogo esatto in cui erano state scattate le foto. Giunti sul posto, uno dei due gli fece una strana domanda: gli chiese dov’era il secondo "astronauta". Jim, che non aveva mai visto alcun astronauta, rispose che, in realtà, non aveva notato nulla di insolito. Questa risposta parve deluderli, i due uomini diventarono aggressivi ed esortarono Jim a non divulgare questo caso.

La vicenda potrebbe finire qui, se non fosse per un particolare indizio riferito alla presenza di quel secondo astronauta. A Woomera, in Australia, il 24 maggio 1964, mentre l'Inghilterra si apprestava a lanciare uno dei suoi missili nucleari "blue stripe", il conto alla rovescia fu bruscamente interrotto per la comparsa di due intrusi sulla rampa di lancio. Il video girato quel giorno mostrò due misteriosi individui vestiti con delle tute bianche che assomigliavano stranamente all'astronauta di Cumberland. Anche se il lancio venne portato a termine, il test si concluse con un totale fallimento.
Una semplice coincidenza? Questo missile era stato assemblato nella base di Spadeadam, Regno Unito, che si trova a meno di 50 km da Solway Golf.

 

lunedì 22 settembre 2014

LE API DI GHIACCIO

 

Domenica 28 settembre 2014 alle 12:00
Isolimpia - Napoli - Mostra d'Oltremare - padiglione 9 

Da mercoledì 24 settembre a domenica 28, presso la Mostra d'Oltremare, ci sarà uno stand dedicato ai romanzi di Frank Iodice, il quale ritorna a Napoli dopo dieci anni per presentarceli!

Domenica alle 12:00 ci sarà la presentazione ufficiale del suo ultimo libro, Le api di ghiaccio, un evento organizzato in collaborazione con l'Associazione Amartea e con la casa editrice Lupo.
Chiacchiereranno con l'autore le due giornaliste Marisa Paladino e Elvira Sessa.

Frank ci parlerà anche dei suoi ultimi viaggi e dei prossimi appuntamenti in tutta Italia, durante i quali distribuiremo gratuitamente un saggio sulla felicità...

 

​Le api di ghiaccio 

Nel giorno del suo ottantaseiesimo compleanno, Pancrazio Farabosc scappa da una clinica per folli e s'imbarca clandestinamente sull'Angelica, una nave cargo diretta in Africa. Nessuno sa cosa si celi dietro la sua fuga, soprattutto quando la nave viene messa sotto sequestro a causa di un traffico di droga e si perdono definitivamente le tracce dell'arzillo ex marinaio. Il direttore della clinica, lo psichiatra Marcel Fontaine, su insistenza della sua collaboratrice, Sophie, figlia di Pancrazio, decide di partire alla ricerca dell'anziano paziente. Il suo viaggio si rivelerà un intricato percorso nella mente umana e nei suoi meandri più reconditi. Nel frattempo, la giovane e incauta Sophie si caccerà in non pochi pasticci cui dovranno far fronte insieme.​

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Informazioni e contatti:
3396361971 / 3333961454
​​Eleonora DB​

mercoledì 6 agosto 2014


Se c’è un pericolo che corre uno scrittore di fantascienza è, senza dubbio, quello di essere definito profetico. Una patente che rischia di annullare quanto di buono quello scrittore ha sfornato in anni di onesto lavoro, concentrandosi su altri mondi che s’intersecano con il nostro. Il pericolo cresce a dismisura quando ci si trova di fronte a un autore che ha scritto il suo libro trenta o quaranta anni fa. Può capitare e in effetti capita, a quelli che sono cresciuti senza cellulare, sapone liquido, computer e forno a microonde, che a un certo punto s’incroci un’immagine cha a noi risulta molto attuale e che nel 1969, quando il romanzo è stato scritto, non lo era per niente.

lunedì 21 luglio 2014

LO SPIRITO DEL VENTO



Giunti a casa la squaw gli portò una bevanda calda.
- Bevi – gli disse - ne avrai bisogno.
- Cos’è?
- Ti aiuterà a stare sveglio: sei stanco e il bagno caldo è stato molto rilassante, ma non ti devi assopire.
Lui la guardò con aria interrogativa.
- Wakanda sta interrogando il Grande Spirito: ti raggiungerà tra poco. Nel frattempo è importante che tu non dorma.
- Sì, ma non capisco…
- Se vuoi delle risposte devo saperne di più. Dimmi dove sei stato e cosa hai fatto.
- Va bene, ma usciamo.
Alan, non ne aveva molta voglia ma, viste le sue insistenze, finì per raccontarle la sua storia. Teetomka lo ascoltava con attenzione, spesso lo interrompeva per porgli delle domande. Volle conoscere, oltre ai fatti, anche le sue impressioni: cosa aveva sentito, cosa aveva provato, cosa avrebbe voluto, cosa aveva sperato. E lui raccontò, le raccontò tutto, senza alcuna remora le aprì la sua mente e il suo cuore. Forse fu l’effetto di quella bevanda, ma non le nascose nulla.
- Sei innamorato di lei.
Dal tono si capiva che non era una domanda.
- Non posso negarlo – rispose lui – ma la mia vita è altrove.
- No, Spirito del vento. Hai cavalcato i tuoi desideri ed essi ti hanno portato dove volevi arrivare.
- Che significa?
- Wakanda pensa che sia avvenuta la fusione.
- Cosa?
- L’Alan di questo mondo tornava da sua moglie quando l’hai incontrato: ora tu sei lui.
- Non capisco.
- Non è facile da spiegare. Il Dio dei Destini ha deciso: hai incontrato l’altro Alan e vi siete fusi in un’unica entità.
- Io non noto alcun cambiamento! Sono sempre io, con il mio passato, con i miei ricordi.
- Finché non ti addormenterai. Succederà gradualmente, ma il processo è irreversibile: prima che il sole tramonti di nuovo, non ricorderai più nulla di tutto questo.
- Non è possibile!
- Avrai altri ricordi e un’altra vita da vivere, con la tua donna. Non ti ricorderai nemmeno di me.
All’improvviso, ricordò che Wakanda, un giorno, gli aveva confidato che Teetomka si era innamorata di lui. Lui lo aveva schernito ma Wakanda gli rivelò che, in tutta la tribù, lui era l’unico che non se n’era ancora accorto ed era ora che si svegliasse perché stava facendo la figura del fesso! Ora se ne rendeva conto.
Ora, tanti piccoli episodi assumevano un diverso significato. Come poco prima, nelle terme: prima di chinarsi lo aveva guardato e lui aveva notato un sorriso malizioso stampato sul suo viso. Guardò Teetomka con occhi nuovi. Scorse dentro i suoi la tenerezza, la passione, ma anche la disperazione: la loro storia, mai iniziata, stava già per finire. Si rese conto che erano maledettamente vicini: quella non era la distanza da cui si parlano due amici. L’attrazione diventò molto forte. Lui non riuscì a controllare l’impulso di baciarla e lei voleva essere baciata. Un leggero movimento della testa e le loro labbra si unirono.
Lui si divincolò e assunse un’espressione di scusa. Magari si sarebbe anche scusato se lei lo avesse lasciato parlare.
- No Alan, domani non saprai più chi sono ma questa notte, questa notte è mia! Ti prego non togliermi anche questo.
Lui stava per riprendere da dove aveva interrotto, ma lei scappò via in direzione degli alberi. Non stava fuggendo: cercava quell’intimità che la notte e la foresta sapevano offrire. Si appoggiò a un tronco e inarcando la schiena, tese le mani all’indietro avvinghiandosi all’albero. Lui avvertiva la passione come fuoco ardente: un fuoco che gli divorava il cervello, che gli gonfiava i muscoli; un fuoco che, ormai, solo lei poteva domare. Lì, la raggiunse il vento, un vento caldo, soave, che le accarezzava il volto, che scivolava sui suoi fianchi, che s’insinuava sotto i vestiti e le accarezzava la pelle, procurandole un piacere intenso. Diventò sempre più forte: il vento ora premeva su di lei, sembrava volerla possedere. Gemendo, si abbandonò completamente alla forza dell’elemento: fu sollevata in aria e portata dolcemente tra braccia di Alan, che era impaziente di stringerla a se. Si adagiò su di lui, posandogli la bocca contro la bocca. Alan si irrigidì. Ma Teetomka doveva averlo previsto, perché gli disse: - Tu sei un uomo, non una statua di pietra. E io sono una donna che ti ama. Restituiscimi il bacio, non limitarti ad accettarlo. E poi, subito dopo: - Oh, non così - mormorò - baciami. Non cercare di sfondarmi le labbra con le tue. Devi fonderle, unirle alle mie. Così. -
Teetomka fece vibrare la punta della lingua contro quella di Alan. Poi si ritrasse, sorridendo, con gli occhi ridotti a una fessura, le labbra rosse e umide. Alan tremava, respirava a fatica.
- La tua gente crede che la lingua serva soltanto per parlare? Crede che ciò che ho fatto sia perverso?
- Non lo so. Nessuno parla mai di queste cose.
- Ti è piaciuto, lo so. Bevi Alan, bevi e non preoccuparti, non devi aver paura. Siamo lontani da tutti, tranne che da noi stessi. Bevi e amami. Amami, Alan, e non vedremo più il mondo, non ne sentiremo la mancanza. Per il momento. Dimenticalo fra le mie braccia.
Si baciarono, si strinsero e si dissero le parole che gli amanti si sono sempre detti.
Lei gli baciava il collo, e Alan aveva l'impressione che una carica elettrica si trasmettesse dalle labbra di lei alla sua pelle, fino al cervello e poi giù giù, fino al cuore che batteva a precipizio, fino allo stomaco, fino ai genitali gonfi e tesi, fino alle piante dei piedi che, stranamente, erano diventati di ghiaccio.
Eppure, anche in quell'estasi, c'era in lui un nucleo di rifiuto. Era minuscolo ma esisteva.
Avvinghiati, fecero una mezza giravolta e lei adagiò le spalle sull’erba alta e soffice. Allungò un piede e gli sfiorò il ginocchio. Pelle contro pelle... quel contatto spingeva Alan sempre più avanti, come se il dito di un angelo gli indicasse il suo destino. S’inginocchiò e lei ritirò un poco la gamba, tenendo sempre il piede contro il suo ginocchio, come se vi fosse radicato. Poi Teetomka scostò il piede mettendolo accanto al ginocchio di lui. - Vieni più vicino - gli disse. E quando lui si fece più vicino, sempre inginocchiato, lei tese le braccia e se lo strinse al seno.
- Posa qui la bocca. Ritorna bambino. E io ti alleverò in modo da farti dimenticare la nostalgia... perché tu conosca soltanto l'amore. Poiché tu, domani sarai un uomo nuovo.
- Ti prenderò, come un esercito prende una città.
- Ora non sei più un soldato, Alan, ma un amante. Devi amarmi, non violentarmi. Non potrai essere tu a prendermi, perché sarò io che ti avvolgerò.
Lo strinse dolcemente tra le braccia, inarcò in modo impercettibile i fianchi e Alan si sentì preso. Sentì una scossa elettrica, paragonabile a quella che aveva provato quando lei l'aveva baciato sul collo: ma era simile soltanto come sensazione, non come intensità. Fece per affondare il volto contro la spalla di lei, ma Teetomka gli posò le mani sul petto e con forza sorprendente, lo sollevò.
- No, devo vederti in faccia. Perché voglio guardarti mentre ti perdi in me.

La notte calò sui due amanti.



lunedì 12 maggio 2014

GUGLIELMO MARCONI E IL SUO RAGGIO DELLA MORTE


Pare proprio che Guglelmo Marconi, negli anni trenta, avesse costruito un misterioso dispositivo in grado di bloccare istantaneamente il funzionamento dei motori a combustione interna. La vicenda trova in disaccordo gli storici, in quanto c’è chi la ritiene solo un’operazione di propaganda operata dal governo fascista. Voci confuse, quindi, che si susseguirono sino a quando a parlarne non fu lo stesso Mussolini, in un’intervista (quasi un soliloquio) rilasciata il venti marzo del 1945 al giornalista Ivanoe Fossani. Ecco cosa disse Mussolini a tal proposito: “Sulla strada di Ostia, ad Acilia, ha fermato i motori delle automobili, delle motociclette e dei camion. Nessuno sapeva rendersi conto dell'improvviso guasto. L'esperimento venne ripetuto sulla strada di Anzio con i medesimi risultati. Ad Orbetello due apparecchi radiocomandati vennero incendiati ad oltre duemila metri di altezza. Marconi aveva scoperto il raggio della morte! Sennonché egli, che negli ultimi tempi era diventato religiosissimo, ebbe uno scrupolo di carattere umanitario e chiese consiglio al Papa ed il Papa lo sconsigliò di rivelare una scoperta così micidiale. Marconi, turbatissimo, venne a riferirmi sul suo caso di coscienza e sull’udienza papale. Io rimasi esterrefatto. Gli dissi che la scoperta poteva essere fatta da altri ed usata contro di noi, contro il suo popolo; per rasserenarlo lo assicurai che il raggio non sarebbe stato usato se non come estrema risoluzione, avevo fiducia di poterlo convincere gradatamente. Invece Marconi moriva improvvisamente. Da quel momento temetti che la mia stella incominciasse a spegnersi”.

Il rammarico di Marconi per la sua pericolosa invenzione è avvalorato dai ricordi della figlia, che rammenta come suo padre ottenne effettivamente udienza dal Papa, nel 1933. Non dimentichiamoci poi che Marconi, l’ideatore della Radio Vaticana, con il Pontefice era in strettissimo rapporto. E’ interessante poi sottolineare che già negli anni venti l'inventore inglese Grindell Matthews realizzò un congegno a microonde in grado di produrre gli stessi effetti del raggio della morte di Marconi. Il raggio d'azione era limitato a 18 metri e fu proprio il limitato raggio d'azione a far bocciare quest'invenzione dal Ministro dell'Aviazione inglese. Ciò renderebbe credibile la vicenda dei veicoli bloccati su di un tratto di strada mentre getta un’ombra di dubbio su quella degli apparecchi radiocomandati che, stranamente, si sarebbero incendiati in aria.

Gli effetti di quest'arma segreta appaiono simili se non uguali a quelli, sempre di natura elettromagnetica, descritti da persone che, in automobile, hanno avuto incontri ravvicinati con veicoli alieni. Ciò ci riporta al caso dell’UFO precipitato (forse atterrato) in Lombardia (tra Milano e Varese) il tredici giugno del 1933. Il veicolo, recuperato, sarebbe stato, in seguito, trasportato a Vergiate, nelle officine Siai-Marchetti. Questi eventi sono provati da alcuni documenti autentici risalenti all'epoca e rintracciati solo nel 1996. Sappiamo che della questione se ne occupò direttamente il Duce il quale, allo scopo, istituì una gruppo di ricerca segreto detto RS-33 che aveva nell'OVRA (la polizia segreta fascista) il suo braccio destro.
L’RS-33 era presieduto da Guglielmo Marconi; il raggio della morte era dunque il prodotto di retroingegneria aliena?
Purtroppo, la documentazione raccolta dal team fascista, comprese foto e filmati, fu requisita dalla GESTAPO per l’avvio di un programma simile nazista: con la sconfitta della Germania ad opera delle forze alleate ed in seguito al disfacimento dello stato nazista, i documenti non furono mai più ritrovati.  

domenica 27 aprile 2014

SVANITI NEL NULLA



Quando si mette “in cantiere” un racconto, è lecito domandarsi se quella sia una storia che vale la pena di raccontare. Magari di storie simili se ne sono già scritte tante e questa potrebbe essere soltanto l’ennesima variazione sul tema.
Quella che sto per narrarvi, potrebbe essere una storia che non vale la pena di raccontare, in quanto sembra che non sia vera. Infatti, secondo quanto narra la scrittrice Laura Cherry nel suo libro Mysterium (Ebook), nel 1976 Robert Forrest e Bob Rickard, due ricercatori, indagarono a fondo sulla vicenda. Controllarono i censimenti dell’epoca e non rinvennero il nome di David Lang. L’uomo scomparso nel nulla non risultava registrato e la fattoria dove si sarebbe svolto il fatto non fu mai localizzata. Rimane quindi, forte, il sospetto che la storia fu divulgata ad opera del giornalista Stuart Palmer, che avrebbe anche fabbricato false prove per darle maggiore credibilità. Molti, invece, sostengono che la storia sia una versione aggiornata di quella di Orion Williamson, che nel 1854 in una piantagione vicino a Selma, in Alabama, scomparve all’improvviso, proprio come David, mentre attraversava un campo. Anche in quel caso la moglie e altri due testimoni videro la scena e non seppero spiegarsi cosa fosse successo. Dopo estenuanti ricerche in tutta la piantagione e nei dintorni, tutti arrivarono alla conclusione che Orion fosse morto.
Le corrispondenze tra le due storie sono così tante da indurre a credere che qualcuno abbia davvero preso la storia di Orion per riproporla con nomi e luoghi diversi.

Era il ventitrè settembre del 1880. A Summer County, nel Tennessee, David Lang sta attraversando un campo. Deve parlare con dei suoi braccianti che si stanno occupando di un pezzo di terra. Poco distante, sua moglie Emma rimane seduta sulla veranda a guardarlo. I due figli, George (otto anni) e Sarah (undici anni) giocano nel cortile e ogni tanto lo guardano anche loro. Così fanno l’avvocato August Peck e suo cognato Wade che stanno arrivando alla fattoria con un calesse.
Fatti pochi passi all’interno nel campo, David scompare. Emma si alza in piedi di scatto. Hanno visto tutti: lei, i figli, l’avvocato e il suo compagno di viaggio. Sembra sia sprofondato nel terreno! I cinque testimoni setacciano il campo, aiutati dagli altri lavoranti. Emma è sull’orlo di una crisi isterica: ancora non riesce a credere a ciò che ha visto. Comincia a far buio, ma le ricerche proseguono. Si tenta soprattutto di scovare quel buco nel terreno che potrebbe aver inghiottito David, anche se tutti sanno che da quelle parti non ci sono grotte sotterranee. Il terreno è compatto e, in profondità, poggia su di uno strato di solida roccia.
Dopo giorni di inutili ricerche, David viene dato per disperso. George e Sarah piangono in continuazione e la loro madre comincia a mostrare segni di squilibrio mentale.
A qualche giorno dall’evento, nel campo che ormai tutti credono stregato, si forma un cerchio di erba gialla, dal diametro di mezzo metro. È il punto in cui David si è volatilizzato. George e Sarah, animati da una normale curiosità infantile, passano parecchio tempo a osservarlo. Notano che gli insetti lo evitano e perfino i cavalli della fattoria stanno alla larga. George, intraprendente come sempre, esegue un esperimento: ci butta dentro un grillo che rimane fermo per qualche secondo, paralizzato dalla paura, poi salta fuori e ricomincia a frinire. I bambini passano all’esperimento successivo e decidono di entrare nel cerchio. Poco dopo hanno un tuffo al cuore poiché sentono la voce del padre che invoca aiuto. Il suono sembra provenire da molto lontano e fa venire la pelle d’oca. I due chiamano subito la madre e la convincono a entrare nel cerchio. Impallidisce di colpo quando sente la voce di suo marito. Prova a parlare con lui, ma ottiene risposte confuse. Disperata, si rivolge di nuovo alle persone che avevano partecipato alle precedenti ricerche e le convince a ricominciare tutto da capo. Viene setacciato ogni angolo trascurato la prima volta, si cerca di giorno e di notte, senza alcun risultato.
La voce di David nel cerchio del campo è sempre più debole e alla fine rimane solo il silenzio. Emma si rifiuta di celebrare una messa in memoria di suo marito, non può farlo dopo aver sentito quella voce chiamare aiuto: certe cose non si dimenticano. Trascorre gli ultimi anni di vita nella speranza di rivederlo e nel rammarico non aver fatto tutto il necessario per ritrovarlo. Dopo la sua morte, i bambini vanno a vivere con i nonni in Virginia. I nuovi proprietari della fattoria si tengono alla larga dal famoso campo, ma i successivi non si lasciano intimorire. Il terreno viene arato più volte, ma il cerchio di erba gialla ricompare ogni volta.

La faccenda potrebbe finire qui, ma come abbiamo già detto, quella di David Lang non è l’unica storia in circolazione, sovente si parla di queste persone, scomparse nel nulla sotto gli occhi attoniti dei testimoni. Sono forse ‘precipitate’ in un’altra dimensione?
Esistono altre dimensioni? La fisica, attraverso espressioni matematiche che sarebbe davvero difficile spiegare in poche righe, ci dice di sì. Per il sottoscritto che, nel racconto “Lo Spirito del vento”, parla per bocca del capo Wambleeska, lo spazio è simile a un enorme volume del quale noi, con la nostra realtà, occupiamo una sola pagina. Strane vicende su cui non è mai stata fatta luce indurrebbero a pensare che, occasionalmente, sia possibile passare da una dimensione all’altra. È proprio ciò che succede ad Alan Turing, il protagonista del racconto “Lo Spirito del vento”.
Ma dove potrebbero essere queste altre dimensioni?
I libri descrivono la quarta dimensione come “quel punto nello spazio a cui uno può giungere viaggiando in direzione perpendicolare allo spazio tridimensionale”. Non è facile come seguire dei cartelli stradali, questo è certo. Già il grande scrittore H. P. Lovecraft ipotizzò, a suo tempo, l’esistenza di altre dimensioni oltre alla nostra, spiegando che noi viviamo in una sola sezione tridimensionale. Abbiamo questi mondi che si compenetrano e che, per qualche ragione ancora sconosciuta, a volte trovano un punto di congiunzione. Laura Cherry allo scopo di darci un’idea di ciò che potrebbe essere accaduto a David Lang e ad altri, formula le seguenti ipotesi, alquanto suggestive. In un’altra dimensione le leggi della fisica non sarebbero più le stesse e coloro che hanno la sfortuna di accedervi non possono più interagire con chi si trova nella dimensione che hanno lasciato.
C'è chi dice che nella quarta dimensione c’è il vuoto. Non ci sono forze né energie che possono permettere alla luce e al suono di penetrare. Nessuno dei nostri cinque sensi può essere utilizzato. Un essere umano, in queste condizioni, non sarebbe più in grado di vedere né di sentire nulla.
Allora come spiegare le voci che i familiari degli scomparsi dissero di aver sentito?
In effetti, dice Laura, c’è anche chi afferma che la luce e il suono esistono nella quarta dimensione, ma viaggiano e si diffondono in modo diverso. Le onde sonore riescono in qualche modo a superare la barriera tra i due mondi, mentre le immagini no. Una parola pronunciata in un certo momento arriva a destinazione molto tempo dopo: chi scompare chiede aiuto, ma la sua invocazione viene udita solo dopo alcuni giorni.
Le distanze sono stravolte, magari con un piccolo passo si coprono grandi distanze e perdersi definitivamente diventa questione di secondi. Lo scomparso, senza volerlo, si allontana dal punto di congiunzione tra i due universi e la sua voce raggiunge con fatica sempre maggiore le nostre orecchie, alla fine non riesce più a farsi sentire.
Magari dall’altra parte la vita scorre più veloce e chi svanisce invecchia di dieci anni ogni dieci ore e muore in pochi giorni: ciò spiegherebbe il silenzio improvviso.
Semplici congetture, ovviamente. Nulla di certo, ma in un futuro non lontano, forse sarà possibile viaggiare nella quarta dimensione. A quel punto, varcata quella soglia per vedere cosa c’è oltre, potremmo anche  scoprire che fine ha fatto David Lang. 

lunedì 21 aprile 2014

L'AVIATORE

Alle 8 del mattino del 19 aprile 1959 un funzionario della dogana di Port Moresby (quella che oggi è la capitale della Papua Nuova Guinea) stava recandosi, come al solito, al lavoro quando svoltato l'angolo di una via semideserta si trovò di fronte a una figura inconsueta: un uomo sui trent'anni (dirà poi al settimanale statunitense True Adventure). Era vestito con una tuta da aviatore britannico. Si guardava attorno con aria smarrita, come se non conoscesse affatto il luogo in cui si trovava. Il funzionario, cortese, gli chiese dove fosse diretto, che cosa stesse cercando, ma l'altro non rispose. Si limitò a scuotere il capo e a trarre di tasca una specie di volumetto, aprendolo, scorrendolo appena e gettandolo via, per poi proseguire sconcertato.
Il doganiere lo vide sparire in una strada secondaria, raccolse il libretto e scoprì che si trattava di una mappa militare della regione, stampata a Londra dal Ministero della Guerra nel 1942. C'era davvero di che restare stupefatti: chi era quel giovane che si aggirava per le vie di Port Moresby vestito come i piloti del secondo conflitto mondiale, sbarbato, pulito, senza i segni di una lunga odissea, con una carta che risaliva a diciassette anni prima?
Perche non aveva risposto?
Da dove era venuto e dove stava andando?
E' vero che di settemila aerei abbattuti nel corso della guerra sulla Nuova Guinea solo un centinaio potè essere ritrovato, com'è presumibile che gli altri siano stati inghiottiti dalla giungla, ma tanto non spiega i particolari del misterioso episodio. Non per tutti, almeno, perché c'è chi sostiene un'ipotesi tanto suggestiva quanto fantastica: quella secondo cui alcuni velivoli non si sarebbero persi nella foresta, ma sarebbero scomparsi in un'altra dimensione, in un altro universo.

venerdì 28 febbraio 2014

ALLERTA

Scrittori, fate attenzione, se dovesse arrivarvi una mail come quella qui sotto (indirizzata al sottoscritto) non abboccate! Come tutte le cose troppo belle, non può essere vera.
Se siete curiosi e volete saperne di più, consultate il sito:
http://accrispin.blogspot.it/2014/02/publishamerica-is-now-america-star-books.html



Dear Franco Cacciapuoti:

Attached you will find an electronic copy of the contract for your book titled "Senza Tempo".  The body of the contract and America Star Book's signature are attached as a pdf file; your signature line is included in this email.  The contract is comprised of both files. If you assent to the terms of the "Author Contract", please reply to this e-mail by typing your signature and the date (twice, see below) on the lines below, and returning it to me at America Star Books, at megan@americastarbooks.com.

I hereby assent to all of the terms contained in the Author Contract, which was e-mailed to me as a pdf attachment on the ___ day of ____________, 2014 and agree that this signature page, which I am e-mailing to America Star Books on this day, is incorporated therein.  I acknowledge that by typing my name on or around the signature line below, I have affixed my signature hereto.