Quando si mette “in cantiere” un racconto, è lecito domandarsi se
quella sia una storia che vale la pena di raccontare. Magari di
storie simili se ne sono già scritte tante e questa potrebbe essere soltanto
l’ennesima variazione sul tema.
Quella che sto per narrarvi, potrebbe essere una storia che non vale la
pena di raccontare, in quanto sembra che non sia vera. Infatti, secondo quanto
narra la scrittrice Laura Cherry nel suo libro Mysterium (Ebook), nel
1976 Robert Forrest e Bob Rickard, due ricercatori, indagarono a fondo
sulla vicenda. Controllarono i censimenti dell’epoca e non rinvennero il nome
di David Lang. L’uomo scomparso nel nulla non risultava registrato e la
fattoria dove si sarebbe svolto il fatto non fu mai localizzata. Rimane quindi,
forte, il sospetto che la storia fu divulgata ad opera del giornalista Stuart
Palmer, che avrebbe anche fabbricato false prove per darle maggiore
credibilità. Molti, invece, sostengono che la storia sia una versione
aggiornata di quella di Orion Williamson, che nel 1854 in una piantagione
vicino a Selma, in Alabama, scomparve all’improvviso, proprio come David,
mentre attraversava un campo. Anche in quel caso la moglie e altri due
testimoni videro la scena e non seppero spiegarsi cosa fosse successo. Dopo
estenuanti ricerche in tutta la piantagione e nei dintorni, tutti arrivarono
alla conclusione che Orion fosse morto.
Le corrispondenze tra le due storie
sono così tante da indurre a credere che qualcuno abbia davvero preso la storia
di Orion per riproporla con nomi e luoghi diversi.
Era il ventitrè settembre del 1880. A Summer County, nel
Tennessee, David Lang sta attraversando un campo. Deve parlare con dei suoi
braccianti che si stanno occupando di un pezzo di terra. Poco distante, sua
moglie Emma rimane seduta sulla veranda a guardarlo. I due figli, George (otto
anni) e Sarah (undici anni) giocano nel cortile e ogni tanto lo guardano anche
loro. Così fanno l’avvocato August Peck e suo cognato Wade che stanno arrivando
alla fattoria con un calesse.
Fatti pochi passi all’interno nel campo, David scompare. Emma si
alza in piedi di scatto. Hanno visto tutti: lei, i figli, l’avvocato e il suo
compagno di viaggio. Sembra sia sprofondato nel terreno! I cinque testimoni
setacciano il campo, aiutati dagli altri lavoranti. Emma è sull’orlo di una
crisi isterica: ancora non riesce a credere a ciò che ha visto. Comincia a far
buio, ma le ricerche proseguono. Si tenta soprattutto di scovare quel buco nel
terreno che potrebbe aver inghiottito David, anche se tutti sanno che da quelle
parti non ci sono grotte sotterranee. Il terreno è compatto e, in profondità,
poggia su di uno strato di solida roccia.
Dopo giorni di inutili ricerche, David viene dato per disperso.
George e Sarah piangono in continuazione e la loro madre comincia a mostrare
segni di squilibrio mentale.
A qualche giorno dall’evento, nel campo che ormai tutti credono
stregato, si forma un cerchio di erba gialla, dal diametro di mezzo metro. È il
punto in cui David si è volatilizzato. George e Sarah, animati da una normale
curiosità infantile, passano parecchio tempo a osservarlo. Notano che gli
insetti lo evitano e perfino i cavalli della fattoria stanno alla larga.
George, intraprendente come sempre, esegue un esperimento: ci butta dentro un
grillo che rimane fermo per qualche secondo, paralizzato dalla paura, poi salta
fuori e ricomincia a frinire. I bambini passano all’esperimento successivo e
decidono di entrare nel cerchio. Poco dopo hanno un tuffo al cuore poiché
sentono la voce del padre che invoca aiuto. Il suono sembra provenire da molto
lontano e fa venire la pelle d’oca. I due chiamano subito la madre e la
convincono a entrare nel cerchio. Impallidisce di colpo quando sente la voce di
suo marito. Prova a parlare con lui, ma ottiene risposte confuse. Disperata, si
rivolge di nuovo alle persone che avevano partecipato alle precedenti ricerche
e le convince a ricominciare tutto da capo. Viene setacciato ogni angolo trascurato
la prima volta, si cerca di giorno e di notte, senza alcun risultato.
La voce di David nel cerchio del campo è sempre più debole e alla
fine rimane solo il silenzio. Emma si rifiuta di celebrare una messa in memoria
di suo marito, non può farlo dopo aver sentito quella voce chiamare aiuto:
certe cose non si dimenticano. Trascorre gli ultimi anni di vita nella speranza
di rivederlo e nel rammarico non aver fatto tutto il necessario per ritrovarlo.
Dopo la sua morte, i bambini vanno a vivere con i nonni in Virginia. I nuovi
proprietari della fattoria si tengono alla larga dal famoso campo, ma i
successivi non si lasciano intimorire. Il terreno viene arato più volte, ma il
cerchio di erba gialla ricompare ogni volta.
La faccenda potrebbe
finire qui, ma come abbiamo già detto, quella di David Lang non è l’unica
storia in circolazione, sovente si parla di queste persone, scomparse nel nulla
sotto gli occhi attoniti dei testimoni. Sono forse ‘precipitate’ in un’altra
dimensione?
Esistono
altre dimensioni? La fisica, attraverso espressioni matematiche che sarebbe
davvero difficile spiegare in poche righe, ci dice di sì. Per il sottoscritto
che, nel racconto “Lo Spirito del vento”, parla per bocca del capo Wambleeska,
lo spazio è simile a un enorme volume del quale noi, con la nostra realtà,
occupiamo una sola pagina. Strane vicende su cui non è mai stata fatta luce
indurrebbero a pensare che, occasionalmente, sia possibile passare da una
dimensione all’altra. È proprio ciò che succede ad Alan Turing, il protagonista
del racconto “Lo Spirito del vento”.
Ma dove potrebbero essere queste altre
dimensioni?
I libri descrivono la
quarta dimensione come “quel punto nello spazio a cui uno può giungere
viaggiando in direzione perpendicolare allo spazio tridimensionale”. Non è
facile come seguire dei cartelli stradali, questo è certo. Già il grande
scrittore H. P. Lovecraft ipotizzò, a suo tempo, l’esistenza di altre
dimensioni oltre alla nostra, spiegando che noi viviamo in una sola sezione
tridimensionale. Abbiamo questi mondi che si compenetrano e che, per qualche
ragione ancora sconosciuta, a volte trovano un punto di congiunzione. Laura
Cherry allo scopo di darci un’idea di ciò che potrebbe essere accaduto a David
Lang e ad altri, formula le seguenti ipotesi, alquanto suggestive. In un’altra
dimensione le leggi della fisica non sarebbero più le stesse e coloro che hanno la sfortuna
di accedervi non possono più interagire con chi si trova nella dimensione che
hanno lasciato.
C'è chi dice che nella quarta
dimensione c’è il vuoto. Non ci sono forze né energie che possono permettere
alla luce e al suono di penetrare. Nessuno dei nostri cinque sensi può essere
utilizzato. Un essere umano, in queste condizioni, non sarebbe più in grado di
vedere né di sentire nulla.
Allora come spiegare le
voci che i familiari degli scomparsi dissero di aver sentito?
In effetti, dice Laura,
c’è anche chi afferma che la luce e il suono esistono nella quarta dimensione,
ma viaggiano e si diffondono in modo diverso. Le onde sonore riescono in
qualche modo a superare la barriera tra i due mondi, mentre le immagini no. Una
parola pronunciata in un certo momento arriva a destinazione molto tempo dopo:
chi scompare chiede aiuto, ma la sua invocazione viene udita solo dopo alcuni
giorni.
Le distanze sono
stravolte, magari con un piccolo passo si coprono grandi distanze e perdersi
definitivamente diventa questione di secondi. Lo scomparso, senza volerlo, si
allontana dal punto di congiunzione tra i due universi e la sua voce raggiunge
con fatica sempre maggiore le nostre orecchie, alla fine non riesce più a farsi
sentire.
Magari dall’altra parte
la vita scorre più veloce e chi svanisce invecchia di dieci anni ogni dieci ore
e muore in pochi giorni: ciò spiegherebbe il silenzio improvviso.
Semplici congetture,
ovviamente. Nulla di certo, ma in un futuro non lontano, forse sarà possibile
viaggiare nella quarta dimensione. A quel punto, varcata quella soglia per
vedere cosa c’è oltre, potremmo anche
scoprire che fine ha fatto David Lang.