"… e sulle acque aleggiava lo spirito di Dio"
Con queste parole inizia la bibbia, al secondo versetto del suo primo libro, la Genesi.
Dal punto di vista strettamente scientifico, oggi non vi sono più dubbi riguardo al fatto che sulle acque della Terra originaria, miliardi d’anni fa, aleggiasse per davvero qualcosa. Quando gli astrofisici Fred Hoyle e Chandra Wickramasinghe pubblicarono Evolution from Space (Londra 1981), prendendo in esame le ultime scoperte geologiche spiegarono ai lettori che, dal loro punto di vista, la comparsa delle prime forme di vita sul pianeta Terra poteva giustificasi solamente con una inseminazione proveniente dallo spazio.
Gli Autori, passando in rassegna i dati noti alla comunità scientifica, per sostenere questa loro tesi si soffermarono in particolare sulle rocce silicee di Swartkoppie, nel nord del Botswana, e sulle rocce metamorfiche di Isua, una regione della Groenlandia sud-occidentale.
Su tutto l’attuale Botswana, fin oltre i confini di questo stato, s’estendeva, oltre un miliardo e mezzo d’anni fa, un antico mare di cui resta oggi il vasto e originario fondale, cioè il deserto di sabbia rossa del Kalahari. Le stromatoliti di Bulawaio, nel confinante Zimbabwe, dimostrano che in quel periodo, lungo quella che era allora una costa marina con bassi fondali e acque molto salate, alcuni microrganismi viventi svolgevano attività fotosintetica, liberando ossigeno nell’acqua.
Poiché nei mari primitivi di allora si trovavano presenti, disciolte in forma solubile (stato ferroso), grandi quantità di ferro, succedeva che questo elemento, combinandosi con l’ossigeno immesso nell’acqua da quei microrganismi, passava allo stato insolubile (ferrico) e quindi le particelle si depositavano al fondo. Oggi, tutto quel ferro lo si trova in grandi concentrazioni: le miniere esistenti sul nostro pianeta sono essenzialmente costituite da questi depositi sedimentari.
Per quanto riguarda invece la regione groenlandese di Isua, è una specie di posto che non c’è. Non troverete mai questo nome in una normale cartina geografica, per quanto accurata possa essere, a indicare il punto in cui essa si trova. Per andare a Isua non ci sono strade di nessun genere, il posto è raggiungibile solo in elicottero, dopo tre ore di volo verso nord a partire dalla città di Godthåb Nuuk, solo per tre mesi all’anno, durante l’estate, e solo se non c’è nebbia. In teoria, solo se voi siete parenti o amici di qualche persona che lavora lì potete raggiungere l’anzidetta città groenlandese e di lì un volo di cortesia, meteo permettendo, vi porterà a destinazione. In pratica nessun comune mortale potrà mai calpestare quel suolo in tutta la sua vita.
Gli scienziati che vanno a vivere lì in estate, in temporanee ma ben organizzate tendopoli, studiano quelle che sono tra le rocce più antiche della Terra, indagandone i contenuti chimici e la struttura fisica e "ascoltando" così il loro stupefacente racconto. In particolare Isua detiene a tutt’oggi il record, se così si può dire, delle più antiche rocce sedimentarie della Terra, la cui età è stata calcolata in 3,8 miliardi d’anni, in pratica all’alba della nascita della Terra stessa.
Le cose che lasciano sconvolti gli scienziati, a proposito di questi "loquaci" testimoni del passato, sono due.
- La prima è che se già ottocento milioni d’anni dopo la nascita stessa della Terra si potevano formare sedimenti, questo vuol dire che c’erano già gli oceani o, quanto meno, un’abbondante presenza d’acqua allo stato liquido. Se c’era acqua in forma liquida questo vuol dire che la temperatura media, sulla superficie del pianeta, non poteva essere né sotto lo zero (°C), né sopra i 100 °C.
- La seconda è quella fatta notare da Fred Hoyle e Chandra Wickramasinghe in Evolution from Space: che tanto nelle rocce di Isua quanto in quelle di Swartkoppie sono stati trovati batteri fossili e che questi batteri sono morfologicamente identici ai moderni lieviti e dunque non hanno subito alcuna evoluzione.
Ci troviamo dunque dinnanzi al fatto che dei batteri, fondamentali per la vita tanto d’allora quanto d’oggi, non si sono mai evoluti, cioè sono rimasti oggi così com’erano 4 miliardi d’anni fa. Né le catastrofi naturali, né gli sconvolgimenti planetari, né i drastici cambiamenti ambientali, atmosferici e climatici hanno mai prodotto in loro alcuna modifica o "selezione naturale", per usare un’espressione cara ai darwinisti. Semmai tutto il contrario: sono stati loro, infatti, a "selezionare" l’ambiente, a crearne cioè uno adatto per la nostra vita, non certo per la loro, dal momento che loro hanno dimostrato, e dimostrano, di poter vivere dovunque e comunque.
Per quanto riguarda la provenienza di questi microorganismi gli astrofisici Hoyle e Wickramasinghe non hanno dubbi e non fanno sconti al riguardo: i cianobatteri, eterni e immutabili, vengono dallo spazio cosmico (a bordo di comete o della loro "polvere") e sono i principali "inseminatori" di vita sui pianeti. Iniziano ad agire quando su questi ultimi esistono o si instaurano le condizioni adatte.
Cosa aleggiava sulle acque della Terra, miliardi d’anni fa?
RispondiEliminaCi si ritrova dinnanzi al fatto che dei batteri non si siano mai evoluti, cioè sono rimasti oggi così com’erano 4 miliardi d’anni fa. Né le catastrofi naturali, né gli sconvolgimenti planetari, né i drastici cambiamenti ambientali, atmosferici e climatici hanno mai prodotto in loro alcuna modifica o "selezione naturale", per usare un’espressione cara ai darwinisti. Semmai tutto il contrario: sono stati loro, infatti, a "selezionare" l’ambiente, a crearne cioè uno adatto per la nostra vita, non certo per la loro, dal momento che loro hanno dimostrato, e dimostrano, di poter vivere dovunque e comunque.
RispondiElimina