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venerdì 23 luglio 2021

LA MISTICA OUIJA




La Ouija non è altro che una semplice tavoletta in legno sulla quale sono impressi lettere e numeri. Un indicatore completa il dispositivo. La sua forma attuale risale a metà dell’800, in piena epoca Vittoriana. Ma la storia della tavoletta, in realtà, inizia molto prima. Già nell’antica Grecia e nella Cina del 1100 si ricorreva all’uso di tavolette divinatorie su cui erano marcate delle lettere.
Più di recente, le tavole Oujia, soprattutto per i cristiani, hanno spesso rappresentato uno strumento demoniaco, tanto da finire spesso sul rogo nel corso degli ultimi secoli.

Ma, com’è possibile che una tavoletta di legno susciti tanta curiosità e un mistico stupore?

La Ouija ha una lunga storia, decisamente insolita. Fu commercializzata per la prima volta da un uomo d’affari di nome Elijah Bond nel 1890, semplicemente presentata come un “gioco di società”. Veniva promossa con slogan come la “meravigliosa tavoletta parlante” o “divertimento e svago perenne per tutte le classi“. In realtà già da qualche tempo le tavolette Ouija erano in uso nei circoli di spiritisti. Fu per questo che, già diversi anni dopo la commercializzazione, cominciò a godere di una terribile reputazione, in quanto fu utilizzata intensamente proprio da spiritisti e specialisti dell’occulto, che ne fecero uno strumento di divinazione.
William Fuld, dipendente della prima ditta che l’aveva commercializzata, acquistò i diritti sulla produzione del gioco nel 1901 e la chiamò Ouija, sostenendo fosse stata la tavoletta stessa a suggerirgli il nome. Come è però facile notare, Oui e Ja sono le parole in francese e tedesco che indicano “Si”. Fuld riuscì a mettere a frutto il brevetto e divenne ricchissimo poiché, intorno al 1920, la Ouija divenne estremamente popolare. L’affarista sostenne che consultava spesso la tavoletta e che questa gli suggerì di “prepararsi per grandi imprese”. L’uomo, allora, decise di aprire una fabbrica, nella quale perì, in circostanze poco chiare, nel 1927.
La famiglia di Fuld mantenne la produzione del gioco attiva sino al 1966, quando decise di vendere ogni diritto alla Parker Brothers. Parker Brothers che fu a sua volta venduta alla Hasbro nel 1991 che, da allora, commercializza le tavolette per gli appassionati.
Anche se è stata spesso descritta come una beffa o una truffa, la Ouija riesce a generare un senso di mistico stupore in moltissimi utilizzatori. Naturalmente dovrebbe trattarsi soltanto di un gioco (si gioca a invocare gli spiriti) ma fra tutti gli aneddoti, veri o inventati, ne possiamo ricordare uno in particolare.
È una storia decisamente singolare, quella della casalinga e spiritista di St. Louis, Pearl Curran, che sostenne di parlare con lo spirito di Patience Worth. La defunta affermò di essere morta nel XVII secolo e di aver “attraversato il mare”. La Curran scrisse una serie di romanzi e poesie e affermò che erano stai dettati direttamente dallo spirito. Nel 1937 Patience le predisse una morte improvvisa, a causa di una polmonite, il quattro dicembre dello stesso anno.
Pearl Lenore Curran morì davvero il 4 Dicembre del 1937 all’età di 50 anni!





Anche se oggi è un prodotto commercializzato da una sterile multinazionale, la Ouija ha origini lontane e di sicuro interesse per appassionati di spiritismo.

Ma davvero si può comunicare con gli spiriti?

Inutile dire che sono in tanti a pensare che si possa fare. Tuttavia, gli scettici sono convinti che alla base di tutto vi sia un fenomeno chiamato “Risposta Ideomotoria”, ovvero dei piccolissimi movimenti inconsci del nostro corpo che ne generano altri macroscopici. Un esempio per capire il fenomeno è dato dal pendolo di Chevreul. Disegnando su un foglio di carta un piano cartesiano con un cerchio a metà dei suoi assi, si stabilisce che un movimento in senso orario corrisponda alla risposta affermativa mentre il movimento in senso antiorario la risposta negativa.
Quindi si prende un filo con un peso (un pendolo) e lo si tiene sospeso sul foglio chiedendo la risposta a qualsiasi cosa. State certi che, per quanto ci si sforzi di tenerlo immobile, prima o poi il pendolo inizierà a suggerire una risposta, affermativa o negativa.

domenica 11 luglio 2021

L’INCREDIBILE STORIA DI ROGER S.

 



Il presunto rapimento alieno di "Roger S" è un resoconto apparso su Internet a nome di James S. Greenen; si rivela decisamente intrigante, per questo conviene trattare il caso con le dovute cautele senza, tuttavia, banalizzare.
E' interessante poiché contiene diversi indizi che conducono a una connessione con la teoria degli antichi astronauti e con la cultura degli antichi egizi. Inoltre, sembra alludere a un coinvolgimento umano in queste faccende di rapimenti alieni. Per quanto strani, bizzarri o stravaganti possano essere, sta a noi ricercatori e appassionati approfondire questi casi, per discernere, per divulgarli e per fare in modo che certe testimonianze non vadano perdute.



Verso le 23:30 del 19 aprile 1989, “Roger S” di dieci anni, si sarebbe svegliato nella sua casa di Orlando (Florida) per assistere a una scena alquanto insolita. Intorno al suo letto c'erano quattro strane e agghiaccianti creature con teste a forma di cuore e grandi occhi neri. Avevano due buchi al posto del naso e la bocca si riduceva a una fessura color oro. Questi individui, alti non più di cinque piedi stavano facendo di lui l’oggetto della loro attenzione.
Senza capire come, fu rimosso dal letto e posizionato su un dispositivo simile a un tavolo senza gambe dotato di una sezione trasparente. Cominciò a muoversi verso la finestra, fluttuando nell'aria. La finestra era aperta e il dispositivo si diresse verso un oggetto dalla forma tipica di due piatti sovrapposti, che stazionava in un campo lì vicino. Roger ricorda un portello che si aprì sul lato del velivolo. Poi, più nulla.
Quando si riprese, si trovò all'interno di una stanza dove c’era un altro “tavolo” accanto al suo. Questo però era nero. Le strane creature erano presenti e iniziarono a parlargli: poteva sentire le loro voci direttamente nella sua testa. Vide una delle creature allungarsi in avanti e premere un pulsante posto sul tavolo vicino, provocando l’illuminazione dell’intera stanza. Poté così notare un grande schermo dotato, nella parte inferiore, di diversi pannelli, azionati, a quanto pare, da uno di questi individui. All'improvviso, vide sullo schermo il velivolo su cui si trovava. Lo vide partire a grande velocità.
Telepaticamente, le strane creature gli chiesero: lui, che cosa era. A cui avrebbe risposto, allo stesso modo, che era un ragazzo umano.
Fu poi condotto in un'altra stanza dove gli fu mostrata l’immagine di una persona che conosceva: Nancy. Quando ha chiesto dove fosse, gli è stato detto che era in viaggio su un altro velivolo. Non sarebbe più rinata – gli fu detto - poiché era nata troppe volte!
Nient'altro fu menzionato riguardo a questo dettaglio. Si alludeva alla reincarnazione?
E se è così fosse, cosa centravano quelle strane creature?

Mentre immagini del passato e del futuro scorrevano sul grande schermo, uno strano dispositivo fluttuò nell’aria avvicinandosi alle sue mani. Gli spiegarono che doveva prelevare un campione di pelle da una delle sue dita.
Mentre lo conducevano in un'altra sezione della nave, vide un altro uomo. Era seduto su un tavolo simile al suo. Stimò che l’uomo avesse circa trenta anni.
Messo davanti a un altro pannello, gli fu chiesto di premere uno qualsiasi di quei pulsanti. Nel frattempo ebbe modo di accorgersi che la navicella in cui si trovava stava entrando in una nave molto più grande. Le creature gli dissero di togliersi il pigiama e gli consegnarono uno vestito rosso. Quando lo indossò, quell’abito si restrinse, adattandosi immediatamente alle sue fattezze. Notò che aveva impressi strani simboli, simili a geroglifici.
La stanza successiva in cui venne trasferito era, a differenza delle altre, quadrata. Lungo le pareti c'erano schermi e bottoni che quegli individui si affrettarono a manipolare. Una delle cose che gli rimase impressa fu di aver visto, sullo schermo, lui sdraiato sul letto, addormentato nella sua stanza. Ricorda anche di aver visto suo padre entrare per controllarlo.
Si tratta di un dettaglio interessante che potrebbe suggerire che l'incontro non fosse altro che un'esperienza extracorporea. 

Sappiamo che, in diverse occasioni, dei testimoni hanno affermato che il sedicente rapito, fisicamente, era rimasto esattamente dov’era, anche se in uno stato di trance. Era uno di quei casi?

I “rapitori” lo portarono in un'altra stanza, anche questa rotonda, al centro della quale c'era una sorta di cabina trasparente. Le creature lo invitarono a entrare, dopodiché chiusero la porta e iniziarono ad armeggiare con alcuni pulsanti posti sul muro. Uno strano dispositivo che emetteva un raggio rosso, simile a un laser, cominciò a muoversi sopra di lui. Gli fu detto che stava eseguendo una scansione del cervello.
Fu portato ancora in un'altra stanza. In questa, però, c’erano delle entità dalla pelle arancione. Anche i loro occhi erano di un nero sfocato che contrastava con il nero scuro dei suoi rapitori. Le entità si limitarono a osservarlo con evidente curiosità. Una voce nella sua testa gli comunicò che era in presenza di alcune femmine della loro razza (la curiosità è femmina). Dopo un po' queste tre femmine lasciarono la stanza e Roger fu portato via. In questa stanza, che era più grande delle altre, c'erano diversi divisori di vetro assicurati alle pareti. Queste “gabbie” custodivano diversi animali che Roger riconobbe come animali terrestri, ma ce n'erano altri a lui del tutto sconosciuti che sembravano assemblati con parti di diversi animali. Questi racconti sono ricorrenti nei casi di rapimento: testimoni raccontano di aver visto strani animali, spesso sedati, che venivano tenuti in gabbia in questo modo. È interessante notare che molti dicono di aver visto anche esseri umani tenuti nelle stesse condizioni di cattività. Salta alla mente la connessione con l’antico Egitto dove in molte rappresentazioni vengono raffigurati strani animali: miscellanee di animali diversi. Né è un esempio la Dea Ammit, dal muso di coccodrillo, il tronco di leonessa e il posteriore di ippopotamo.
Infine fu ricondotto alla navicella più piccola riportato sulla Terra dove le strane creature lo reintrodussero nella sua stanza. Per tutto il viaggio fu preceduto da una piccola sfera rossa. L’ultimo ricordo riguarda un luogo dove c’erano esseri umani che indossavano uniformi col logo della NASA! Stavano eseguendo qualche tipo di esperimento su diversi alieni stesi di fronte a loro.
Si ritrovò da solo nella sua stanza.


Le conclusioni, come al solito, io le lascio ai lettori. Come dicevo all’inizio, il caso presenta alcuni indizi che si susseguono ripetutamente in casi simili e che ci fanno supporre di una presenza aliena fin dall'antichità.  

E cosa dovremmo pensare delle testimonianze di strani animali in gabbia e del cenno alla reincarnazione? 
Per forza di cose, bisogna essere molto cauti con tali racconti ma, se sono veri, rivelano dei dettagli, che potrebbero dimostrare diverse cose riguardo a certi aspetti della questione UFO e degli alieni. Possiamo esaminarli e confrontarli per poi essere sempre pronti a coglierne le connessioni con altri casi, far tesoro delle diverse testimonianze che giungono alla nostra attenzione. Ecco la ragione per cui l’ufologia non può e non deve limitarsi a postare dei video (la cui autenticità è purtroppo sempre dubbia) che nulla apportano alla conoscenza del fenomeno.
In ultimo, c’è da considerare la presenza di personale della NASA che, a torto o a ragione, ha una lunga tradizione cospiratoria alle spalle. È certamente uno spunto di riflessione, anche se questi pensieri ci portano a riesaminare tutto il fenomeno e ad affrontare l’ipotesi di una presenza aliena nella nostra quotidiana realtà.

martedì 6 luglio 2021

1979: DIDSBUY (MANCHESTER) - IL CASO LYNDA JONES


 



Il caso di Lynda Jones è noto solo negli ambienti UFOlogici. Siamo nell'estate del 1979, nei pressi di Manchester, in Inghilterra, la trentaseienne Lynda stava camminando lungo la riva di un fiume con i suoi due figli.
Questo caso, tanto inquietante quanto affascinante, ha tutti i requisiti del classico caso di abduction.
È riportato in diversi libri sugli UFO, in particolare in “Without Consent” del noto e rispettato ricercatore Philip Mantle. Ma torniamo al racconto.
Lynda Jones e suo marito Trevor avevano trascorso la mattina e il primo pomeriggio in giardino, in compagnia di alcuni amici sul retro della loro casa, a Didsbuy (Manchester). Anche i loro due figli, Christopher di cinque anni e Lisa di quindici, si erano goduti il sole delle pigre giornate estive.
Quando poi Trevor andò a lavorare, Lynda, con i bambini e una sua amica si avviarono per i campi che costeggiavano il fiume Mersey. Avrebbe accompagnato la sua amica e avrebbe permesso ai bambini di osservare i fiori di campo (era uno dei suoi hobby). Verso le 19:30 vicino a Simon's Bridge, le due donne si separarono.
Dato che Trevor non sarebbe tornato a casa prima delle 22:30, tirò fuori dalla borsa “l’Oxford Dictionary of Wild Flowers” e continuò a passeggiare tranquillamente lungo la riva del fiume, cogliendo anche diversi fiori. Alle 21:00, con il cielo che cominciava a scurirsi, Lynda poteva percepire una spensierata serenità. Ma, quella serenità fu rotta dalla voce di Lisa: 

"Mamma! La luna sta venendo verso di noi."

Lynda, stupita, rivolse la sua attenzione, prima alla figlia e poi allo strano oggetto che, dal cielo, scendeva verso di loro. Aveva l’aspetto di un pallone da rugby, solo era molto più grande ed era arancione, molto luminoso. Eseguì una traiettoria parabolica mente si dirigeva verso di loro.
Presa dall’apprensione, Lynda intimò ai suoi figli di gettarsi a terra, uno accanto all’altro. In realtà si aspettava un impatto ma, non udendo nessuna deflagrazione, alzò di nuovo lo sguardo. La navicella sembrava essere passata sopra di loro prima di scomparire alla vista dietro un terrapieno. Notò che il contesto era cambiato rispetto a pochi istanti prima, ora regnava un denso silenzio. Anche il frastuono del traffico stradale le arrivava attutito.
Afferrando i suoi figli, si diresse con passo deciso verso l'argine dietro il quale l'oggetto era scomparso. Quando ne raggiunse la cima, vide un oggetto "strano" posto in equilibrio precario, librarsi a circa venticinque metri di distanza.
L'oggetto misurava circa 60 piedi di diametro e si librava a circa due o tre piedi dal suolo. Scompariva per poi riapparire e aveva una luce sopra che, in qualche modo, si separava dall'oggetto. Mentre Lynda fissava questa luce enigmatica, sentì, improvviso, il bisogno di camminare verso di essa. E mentre lo faceva, la luce sembrava diventare più brillante. Continuò ad avanzare costantemente. Mentre si avvicinava allo strano oggetto, ne emerse una sfera arancione brillante che si mosse nella sua direzione. Lynda continuò imperterrita ad andare avanti.
A questo punto sentì la voce di Lisa, alle sue spalle che la scongiurava di ritornare. Quella supplica la riportò in sé. Tornata alla realtà e terrorizzata dalle sue stesse azioni, si voltò e corse via per allontanarsi dall'oggetto, recuperando i suoi figli mentre lo faceva. Ma, mentre correvano via, Lisa, improvvisamente, esclamò: "è di nuovo quì!"
Si voltò e vide che l'oggetto li stava sorpassando. Prese in braccio il figlio più piccolo e urlò a Lisa di "continuare a correre". Correvano attraverso la prateria, ma l'ambiente circostante appariva ostile. L'erba, per esempio, appariva improvvisamente più alta: era quasi un metro e ottanta. E per di più, si "piegava" su se stessa sotto l’azione di una forza sconosciuta.
Nonostante la paura e lo strano comportamento dell'erba, con Christopher in braccio e con Lisa di qualche passo dietro di lei, correndo, arrivarono a casa. Sbatterono la porta dietro di loro e una volta dentro, Lynda notò che suo marito era già rientrato. Lui la guardò e le chiese cosa avesse fatto agli occhi? Lei, guardandosi allo specchio, rimase scioccata nel vedere quanto fossero rossi e gonfi, sembravano quasi "squamosi".
A questo punto raccontò al marito quello che era appena successo. Tutti i testimoni decisero, a mente fredda, di disegnare l'oggetto. Fu solo allora che Lynda si rese conto che dalla sua vita mancavano circa novanta minuti del suo tempo. Apparentemente, l'incidente, iniziato poco dopo le 21:00, non era durato più di dieci minuti, compreso il tempo impiegato per correre a casa. Tuttavia, l’orologio, adesso, segnava le 22:50!





Passò poco più di un anno prima che Lynda iniziasse ad approfondire il bizzarro episodio. All’inizio degli anni '80, alla disperata ricerca di cosa fosse successo in quei novanta minuti, si sottopose a regressione ipnotica.
Le sessioni furono diverse e furono tutte registrate in video per un totale di dieci ore. Lynda trovava le sessioni "troppo inquietanti", tanto da non riuscire a rivedere la proiezione dei filmati. Ma, grazie alle sedute di ipnosi e in parte, attraverso i ricordi dei figli, i novanta minuti di tempo perduto furono recuperati.
Quando lei e i bambini iniziarono a scappare via dall'oggetto, diversi “individui" stavano correndo verso di loro. Questi “uomini” indossavano “lunghi cappotti scuri e cappelli trilby”. Ognuno di loro portava anche una borsa, una cartella.
Una strana nebbia era apparsa come dal nulla. Gli “uomini” la superarono e si diressero verso l'oggetto, scomparendo nella fitta nebbia.
Poi incappò in un altro banco di nebbia. All'interno del quale c'erano molti altri individui. Vestiti con una tuta: sembravano tutti identici. L’ultima cosa che Lynda ricorda è che stava fluttuando verso l'alto.
Si svegliò in una stanza. Intorno a lei si radunarono diversi "esseri strani" che entrarono nella stanza. Vedendo questi individui dall’aspetto orientale, vestiti con abiti dal “collo lungo”, ebbe la strana sensazione di conoscerne uno, presumibilmente visto in un precedente incontro.
Stava distesa su un tavolo. Qualcosa, che le copriva le gambe, le aveva fatte diventare "veramente fredde". Cercò di guardarsi intorno e vedere cosa stava succedendo: percepiva che era sottoposta a una sorta di visita medica. Ma, ogni volta che provava ad alzare la testa, uno degli esseri faceva brillare una luce direttamente nei suoi occhi costringendola a distogliere lo sguardo.
Neanche la regressione le permise di ricordare tutti i dettagli della visita. Successivamente notò che il suo ciclo mestruale, dopo l'incidente, non era più regolare.







Aveva rimosso i ricordi ma, dal nulla, apparivano strani segni sul suo corpo, che poi svanivano altrettanto rapidamente, a volte nel giro di poche ore. Iniziò a collegare questo strani sintomi a ciò che le era accaduto nei pressi del fiume Mersey. Alla fine si rivolse al suo medico di famiglia.
Rimase scioccata quando il dottore gli comunicò che, non solo era rimasta incinta, ma aveva avuto anche un aborto spontaneo. La rinviò da uno specialista il quale le avrebbe confermato che le cicatrici sulle tube di Falloppio erano il risultato di una gravidanza extrauterina.
Lynda Rimase incredula: sapeva di non aver avuto un aborto spontaneo e tanto meno una gravidanza extrauterina, che è estremamente dolorosa e può essere addirittura fatale se non trattata.
Infatti, in seguito avrebbe affermato: 

"Non ho mai avuto una gravidanza extrauterina. L’avrei saputo! Non so cosa mi sia successo, ma qualcosa è successo! Mi ha fatto capire che ci sono state altre cose strane nella mia vita!"

Si riferiva a vari incidenti, il primo verificatosi nel 1972. Insieme a suo marito, era uscita per un giro in macchina lungo le stradine di campagna. Intorno alle 21:00, ormai sulla strada di casa, decisero di fermarsi in un pub. Al semaforo però, l'auto inizialmente ferma iniziò a girare su se stessa. Dietro di loro, Trevor notò alcune luci brillanti. Dopo aver girato per diversi secondi, l'auto era di nuovo ferma al semaforo, che però ora era verde. Un po' innervosito, Trevor si rimise in cammino ma, una volta raggiunto il pub, lo trovarono chiuso. Perplessi, guardarono l'orologio e scoprirono che erano le 02:30.
Dove erano stati in quelle cinque ore e mezza?
Significativo anche il ricordo degli uomini col cappello (trilby). Lynda ricorderà di averli visti in vari momenti della sua vita. In un'occasione, uno di questi uomini era nel suo giardino: questo la mise in una tale apprensione da spingerla a chiamare la polizia. Quando gli agenti arrivarono, la trovarono pallida, in evidente stato di spavento, ma l’uomo era scomparso.
Negli anni che seguirono il caso, si verificarono tutta una serie di fatti inspiegabili. Ad esempio, diversi anni dopo quell'incontro ricevette una lettera che la convocava in ospedale per sottoporsi a un test. Cosa che fece, ma non ricevette mai i risultati di questo esame. Scoprì che in ospedale non c’era traccia del suo appuntamento né si conosceva il medico che l’aveva visitata. Riceve ancora strane richieste per prove altrettanto strane. Ebbe anche numerosi problemi col telefono: guasti che si succedevano, regolari, su tutta la linea.
Un altro incidente verificò nel 1988 mentre, con suo marito, tornavano da Nottingham dopo aver fatto visita a degli amici. Mentre percorrevano le tranquille strade di campagna, in diverse occasioni, i fari dell'auto si affievolirono fin quasi a spegnersi per poi tornare a piena potenza. Ciò costrinse Trevor a fermarsi sul lato della strada, nella speranza di farsi precedere da un'auto di passaggio. Fu allora che Trevor le disse di guardare in alto: lì davanti, in alto, c'era un grande velivolo circolare, luminoso. All'inizio salì lentamente, ma poi schizzò via verso l'alto fino a diventare un puntino luminoso.
Un'auto che passava qualche istante dopo, li costrinse a rimettere in moto e a trascurare l’insolito avvistamento. L’auto li precedeva illuminando la strada, ma a un certo punto parve sparire. Con i fari che, ora, sembravano funzionare normalmente, Trevor cercò invano di raggiungere l’auto che li precedeva. La cosa strana era che la strada era dritta, priva di incroci dove avrebbe potuto svoltare. Anche stavolta notarono un blackout di tre ore.
Lynda raccontò anche di aver vissuto uno strano episodio quando era solo una ragazzina. Stava giocando in un campo vicino casa, quando improvvisamente si accorse che i suoi genitori la stavano chiamando. In preda a un grande spavento, le dissero che la stavano cercando da diverse ore. Inutile dire che non si era mai mossa di là: sia i suoi genitori, sia i vicini, che si eranouniti alla ricerca, ribadirono che l’avevano cercata nel campo, diverse volte, senza mai scorgerla.







Gli uomini con il cappello sarebbero emersi sempre di più nei suoi ricordi. Non che ricordasse un incontro diretto, ma erano sempre discretamente e fugacemente sullo sfondo di varie situazioni bizzarre. Erano, forse, dei Men In Black?
Cosa dovremmo dire delle affermazioni di Lynda Jones?
Sembrerebbe una testimone attendibile e Mantle è sicuramente un ricercatore serio e credibile. Inoltre, il caso è molto simile ad altri casi di rapimenti alieni. Ciò che è particolarmente interessante e anche inquietante, riguarda le gravidanze di cui Lynda non solo non era a conoscenza, ma che hanno lasciato sul suo corpo i segni di una gravidanza extrauterina. In altri post, abbiamo citato ricercatori come il Dr. David Jacobs, convinto assertore del fatto che i rapimenti alieni fanno parte di un programma di ibridazione. In questo caso ciò sembra essere confermato dai molteplici rapimenti e all'apparente impiego dell'utero di Jones come incubatore umano. Ci sono diversi casi che testimoniano che ciò è accaduto ad altre donne. Uno dei tanti esempi potrebbe essere quello di Brett Olden e Diane Swanson, accaduto a Las Vegas, nel 1987.