Torniamo a parlare di criptidi. Tra il 1911 e il 1922 l’inglese Frank Melland ricoprì la carica di magistrato distrettuale per le autorità coloniali dell’attuale Zambia, in Africa. Nutriva un vivo interesse per la storia naturale tanto che fu nominato membro del Royal Anthropological Institute, della Royal Geographical Society e della Zoological Society. Nel 1923, quando tornò in Inghilterra, pubblicò il libro “In Witch-bound Africa”, uno studio sullo sciamanesimo tribale che aveva avuto modo di osservare vivendo a stretto contatto con le popolazioni locali. Melland racconta che, un giorno, gli venne descritto un particolare incantesimo usato per attraversare i fiumi evitando gli attacchi di una creatura molto temuta che gli indigeni chiamavano kongamato.
Quando chiese che cos’era un kongamato, ricevette una risposta sorprendente: i suoi interlocutori dissero che era una specie di uccello o piuttosto, una creatura volante simile a una lucertola con grandi ali da pipistrello e di un becco dotato di denti affilati. Melland scrisse:
“Mandai a prendere due libri che avevo a casa che contenevano alcune illustrazioni di pterodattilo e tutti gli indigeni le riconobbero e le identificarono, immediatamente e senza nessuna esitazione, con il kongamato“.
A quanto dicevano, viveva nelle paludi della giungla, in particolare quelle lungo il fiume Mwombezhi, al confine con lo Zaire.
Anche più a sud, nello Zimbabwe, si raccontavano storie su questa creatura. Il giornalista inglese G. Ward Price riferì che un funzionario coloniale, la cui zona amministrativa includeva una grande palude, gli raccontò che la popolazione locale temeva l’animale a tal punto che si rifiutava di attraversarla. Un uomo, però, si dimostrò abbastanza audace da avventurarvisi. Ne uscì poco dopo con una profonda ferita sul petto e disse che era stato attaccato da un enorme uccello con un lungo becco. Il funzionario riuscì a procurarsi un libro con le figure di alcune creature preistoriche, che fece vedere all’uomo ferito. Lui lo sfogliò senza fare commenti ma, quando vide la figura di uno pterodattilo, cominciò a gridare e fuggì immediatamente. Il funzionario disse a Price che gli sembrava “alquanto probabile che in quella vasta distesa inesplorata vivessero ancora dei pterodattili“.
Nel 1941, anche un ufficiale dell’esercito britannico e i suoi uomini scorsero un’insolito volatile che si librava sopra le loro teste. Quell’anno il tenente colonnello A. C. Simonds era in Sudan agli ordini di Orde Wingate, che stava preparando l’invasione dell’Etiopia per reinstaurare sul trono l’imperatore in esilio, Hailè Selassiè. Lui e i suoi uomini lasciarono la città di Roseires, nel Sudan meridionale e attraversarono il confine con l’Etiopia dirigendosi a est, attraverso la giungla, verso l’altopiano di Belaya, dove giunsero quindici giorni dopo. Fu durante la marcia che tutti videro una strana creatura volante che corrispondeva alla descrizione di uno pterodattilo.
Nelle sue memorie, il tenente colonnello Simonds descrisse quanto accadde:
“A un certo punto, vedemmo planare su di noi un uccello enorme: sulla punta delle ali aveva due piccole escrescenze, come due mani o piuttosto, come se avesse due paia d’ali, uno grande e uno piccolo. Quando arrivai al Cairo, ne parlai con vari naturalisti che, dopo aver controllato ciò che gli avevo detto, conclusero che avevo visto uno pterodattilo, un animale ritenuto estinto da più di un milione di anni“.
A un certo punto, vedemmo planare su di noi un uccello enorme: sulla punta delle ali aveva due piccole escrescenze, come due mani.
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