I protocolli dei Savi anziani di Sion è un documento falso che attesterebbe l'esistenza di un terribile complotto mondiale ordito dagli ebrei. Paradossalmente, invece, si tratta di un complotto ai danni degli ebrei. È uno dei falsi più tragici della storia, un documento a cui Hitler, in buona o in cattiva fede, credeva ciecamente. Gli attuali seguaci del nazismo e certi movimenti estremisti, continuano a diffondere questa teoria, secondo la quale ebrei e massoni vorrebbero conquistare il mondo o sarebbero implicati negli eventi più tragici della storia. Si tratta di una tesi complottistica che va avanti da 200 anni, senza che nessuno sia mai riuscito a dimostrarne l’esistenza. Tutte le accuse, spesso deliranti, hanno sempre origine in ambienti antisemiti, spesso di stampo nazista o estremista.
Non a caso, la teoria del complotto giudaico-massonico è riconosciuta come una delle basi dell'ideologia nazista.
La storia di questo documento, viene riportata citando ciò che scrisse Fromkin D. in "Una pace senza pace - La caduta dell’Impero Ottomano e la creazione del moderno Medio Oriente", Rizzoli Editore.
“Nel 1920 fu pubblicata a Londra la prima edizione di un sensazionale libro bianco che sosteneva di poter finalmente chiarire la vera natura del complotto internazionale di cui tanti sospettavano l’esistenza. Intitolato ‘Il pericolo ebraico’, esso era una traduzione in lingua inglese dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion. Una traduzione in francese fu pubblicata a Parigi nello stesso periodo. I Protocolli sarebbero stati i verbali di una riunione, avvenuta alla fine del secolo precedente, dei vertici internazionali dell’ebraismo e della massoneria; nel corso di tale riunione sarebbe stato deciso il rovesciamento generalizzato del capitalismo e del cristianesimo, e la creazione di uno stato mondiale controllato da una élite ebraico-massonica.
I Protocolli avevano fatto la loro prima apparizione in Russia, nel 1908 su un quotidiano e nel 1905 sotto forma di libro; la loro scoperta era stata attribuita a tale Sergei Nilus, ufficiale delle forze armate zariste. L’attenzione loro prestata fu modesta fino alla rivoluzione del 1917, ma crebbe sensibilmente dopo di allora, sia perché molti leader bolscevichi erano ebrei, sia perché molti videro delle analogie fra l’ideologia comunista e quella espressa nei Protocolli. Così nel 1920 non furono in pochi, a Londra e a Parigi, a prendere sul serio la tesi espressa nel Pericolo ebraico, e l’autenticità del documento su cui era basata. Oltretutto, essa poteva spiegare - oltre a tante altre cose - le misteriose rivolte anti-inglesi che avevano preso a divampare un po’ dovunque in Oriente.
Solo nell’estate del 1921 - un anno dopo la loro pubblicazione a Londra e a Parigi - Philip Graves, corrispondente da Costantinopoli del "Times", poté dimostrare che i Protocolli erano un falso, preparato dalla polizia segreta zarista. La scoperta fu resa possibile dal fatto che quest’ultima, invece di inventare il documento di sana pianta, era ricorsa al più comodo sistema del plagio. Tutto ciò Graves lo apprese da un rifugiato politico russo bianco di nome Michail Raslovlev (il cui nome fu rivelato soltanto nel 1978). Raslovlev - che si decise a vendere l’informazione a causa di un ‘disperato bisogno di denaro’ - mostrò a Graves che intere sezioni dei Protocolli erano parafrasi di una satira su Napoleone III, scritta da un avvocato francese e pubblicata a Ginevra (1864) e Bruxelles (1865). Si trattava di un’opera ignota ai più, della quale restavano ormai pochissimi esemplari. Raslovlev mostrò a Graves una copia che aveva avuto da un ex ufficiale della polizia segreta zarista; un’altra copia fu reperita nel British Museum dai redattori del "Times". Secondo Raslòvlev si doveva proprio alla scarsissima notorietà dell’originale se, in tanti anni, il plagio non era mai stato scoperto. In seguito si scoprì che gli autori dei Protocolli avevano plagiato anche altre opere, compreso un racconto fantastico pubblicato più o meno nello stesso periodo della satira su Napoleone III”.
Incredibilmente, questo falso documento continua a fare danni, come evidenziato in un articolo di Massimo Introvigne (il Giornale, 16 marzo 2004), qui di seguito citato:
“Non
si arresta la saga dei Protocolli dei Savi di Sion, il più noto
falso antisemita del XX secolo esposto due mesi fa nella nuova grande
Biblioteca di Alessandria d’Egitto. Dopo avere presentato ai
visitatori di una mostra sui testi sacri ebraici un’edizione dei
Protocolli come fonte di informazioni autentiche e importanti
sull’ebraismo, la direzione della Biblioteca ha ceduto alle
critiche della stampa di diversi paesi (Italia compresa), e ha tolto
dall’esposizione il volume contestato. Ora l’associazione dei
Fratelli Musulmani, la maggiore organizzazione fondamentalista
mondiale che ha la sua sede centrale in Egitto, chiede le dimissioni
del direttore della Biblioteca, accusato di servilismo nei confronti
dell’Occidente e di Israele. Cinquecento intellettuali lo difendono
in un appello, dove non manca peraltro l’immancabile riferimento ai
«legittimi diritti arabi».
I Protocolli sono il presunto «documento» di un piano ebraico di controllo del mondo, compilato secondo le ipotesi più recenti e attendibili in Russia tra il 1902 e il 1903 da ambienti antisemiti russi, da cui passa alla polizia zarista, che sembra non ne sia stata però il committente, sulla base di un testo anti-bonapartista del 1864 dell’avvocato parigino Maurice Joly (1829-1879), cambiando il soggetto del complotto, dalla famiglia Bonaparte agli ebrei... Che si tratti di un falso è da decenni del tutto ovvio a chiunque abbia studiato la questione”.
I Protocolli sono il presunto «documento» di un piano ebraico di controllo del mondo, compilato secondo le ipotesi più recenti e attendibili in Russia tra il 1902 e il 1903 da ambienti antisemiti russi, da cui passa alla polizia zarista, che sembra non ne sia stata però il committente, sulla base di un testo anti-bonapartista del 1864 dell’avvocato parigino Maurice Joly (1829-1879), cambiando il soggetto del complotto, dalla famiglia Bonaparte agli ebrei... Che si tratti di un falso è da decenni del tutto ovvio a chiunque abbia studiato la questione”.
O, almeno, è ovvio in Occidente. Scrive il professor Menahem Milson in uno studio del 2003 che afferma: “quando i Protocolli sono menzionati nei media arabi, sono sempre presentati come assolutamente autentici”. Nel 2002 la serie televisiva egiziana ‘Cavalieri senza cavallo’ ha messo in scena i Protocolli nel mese di Ramadan, con indici di ascolto fenomenali in tutto il mondo arabo. Dopo le proteste occidentali, diverse stazioni televisive arabe hanno mandato in onda un altro sceneggiato – questa volta siriano, ‘La Diaspora’ – che nella sostanza ha gli stessi contenuti, anzi, rincara la dose, pur dichiarando in un’avvertenza prima di ogni puntata, di non essere basato sui Protocolli.
L’antisionismo
arabo spesso usa, rielaborandoli, argomenti tratti dall’antigiudaismo
e dall’antisemitismo occidentali, Protocolli
compresi. La miscela è esplosiva. Può esplodere, anche grazie alla
tolleranza di quello che in Occidente si manifesta, come un
antisemitismo di sinistra, sotto forma di amalgama di temi
anticapitalisti e antisionisti uniti a un’immancabile
anti-americanismo. Ciò spinge detta sinistra a tollerare
benevolmente presso gli “amici” arabi una legittima critica a
Israele con un ritorno alle manifestazioni più oscure
dell’antisemitismo. Come medici compiacenti, alimentano quel morbo
da cui il mondo arabo dovrebbe, semmai, essere aiutato a guarire.
Il Center for Monitoring the Impact of Peace (CMIP) ha condotto una serie di ricerche sui nuovi libri di testo scolastici pubblicati dall’Autorità Palestinese nel 2004 destinati agli allievi dal quinto al decimo anno di studi. Nel suo rapporto, che riguarda l’ultima edizione di trenta testi, il CMIP afferma d’aver rilevato che gli islamici vengono frequentemente descritti come superiori, gli ebrei non sono quasi mai menzionati in un contesto storico, i legami storici degli ebrei con la terra d’Israele sono sistematicamente ignorati, il sionismo viene dipinto come un movimento razzista fortemente collegato all’imperialismo occidentale e il falso russo antisemita “I Protocolli dei Savi di Sion” viene presentato come aderente alla realtà e “parte integrante” della storia del sionismo. Naturalmente, Israele non viene riconosciuto come uno stato sovrano e il suo nome non appare mai su nessuna carta geografica.
Secondo il CMIP, quest’ultima edizione dei libri scolastici con cui vengono istruiti gli scolari palestinesi non risponde agli standard internazionali considerati indispensabili per l’educazione alla pace e al rispetto dell’altro.
Con queste premesse, non ci si deve meravigliare di ciò che succede nel mondo.
Il Center for Monitoring the Impact of Peace (CMIP) ha condotto una serie di ricerche sui nuovi libri di testo scolastici pubblicati dall’Autorità Palestinese nel 2004 destinati agli allievi dal quinto al decimo anno di studi. Nel suo rapporto il CMIP afferma d’aver rilevato che gli islamici vengono frequentemente descritti come superiori, gli ebrei non sono quasi mai menzionati in un contesto storico, i legami storici degli ebrei con la terra d’Israele sono sistematicamente ignorati, il sionismo viene dipinto come un movimento razzista fortemente collegato all’imperialismo occidentale e il falso documento conosciuto come “I Protocolli dei Savi di Sion” viene presentato come aderente alla realtà e “parte integrante” della storia del sionismo. Naturalmente, Israele non viene riconosciuto come uno stato sovrano e il suo nome non appare mai su nessuna carta geografica.
RispondiEliminaCon queste premesse, non ci si deve meravigliare di ciò che succede nel mondo.