La valle bosniaca delle Piramidi è un complesso di 4 antiche piramidi situato nel fertile bacino del fiume Visoko, a circa 40 chilometri a nordovest di Sarajevo, Bosnia-Erzegovina.
Il sito fu scoperto, nel 2005 dal dottor Sam Osmanagich (Foreign Member della Russian Academy of Natural Sciences e Anthropology Professor presso l’American University in Bosnia-Herzegovina), che in quello stesso anno iniziò una serie di scavi.
I ricercatori hanno individuato quattro strutture monumentali: la Piramide del Sole, la Piramide della Luna, la Piramide del Drago e la Piramide dell’Amore.
L’intero sito è stato associato ad un più ampio Tempio della Madre Terra, parte di un complesso di tunnel sotterranei che copre circa 6 chilometri quadrati.
La datazione di 29 mila anni è stata ottenuta dall’esame al radiocarbonio di un pezzo di materiale organico recuperato nello strato di argilla adiacente alla Piramide del Sole.
Nonostante la lunga campagna di scavi, tra i ricercatori ci sono ancora pareri discordi sulla vera natura delle formazioni bosniache. Molti credono ancora che si tratti di formazioni naturali. Ma nuovi studi condotti sui materiali potrebbero confermare definitivamente l’origine artificiale delle Piramidi di Visoko.
Secondo quanto riporta Deborah West sul New Era Times, uno studio comparato condotto da cinque istituti separati confermerebbe in maniera pressoché definitiva l’origine artificiale delle controverse Piramidi Bosniache, mettendo a tacere i dubbi e le voci scettiche che in questi anni si sono rincorse incessantemente. Secondo le analisi condotte da alcuni team indipendenti, il materiale di costruzione della Piramide del Sole contiene calcestruzzo di alta qualità. Tra gli istituti coinvolti nelle analisi troviamo anche il Politecnico di Torino con il suo laboratorio di analisi chimica e di rifrattometria, dove sono stati eseguiti una serie di test su alcune delle pietre arenarie e dei blocchi di conglomerato prelevati direttamente dalla piramide bosniaca, dimostrando che i campioni risultano composti da un materiale inerte molto simile a quello che si trovava nell’antico calcestruzzo utilizzato dai romani. Secondo le analisi del professor Joseph Davidovits, un celebre scienziato francese membro dell’Associazione Internazionale degli egittologi, il conglomerato risulta essere un cemento composto da calcio e potassio e che, nonostante sia difficile stabilirne con precisione una datazione, non c’è dubbio che si tratti di materiale molto antico, forse più antico della tecnica utilizzata dagli egizi di 3.500 anni fa.
Questo e altri studi, sfatano la convinzione che le antiche piramidi, anche quelle egizie, siano state tutte costruite con blocchi di calcare intagliati poiché, grazie alla conoscenza del conglomerato, era possibile produrre quei blocchi in loco.
Va detto che il motivo per cui il termine "piramidi" va preso con le molle dipende dal fatto che, in realtà, non ci troviamo di fronte a costruzioni monumentali paragonabili a quelle dell’antico Egitto o a quelle Maya, quanto piuttosto a strutture naturali, nella fattispecie alcune colline, rimodellate da un’azione artificiale. Tra i fautori di questa di teoria "manipolativa", troviamo Riccardo Brett, ricercatore formatosi alla Ca’ Foscari, ultimo supervisore degli scavi a Visoko per conto della "Bosnian Pyramid of the Sun Foundation" (la Fondazione che presiede al controllo dell’intera area archeologica delle Piramidi Bosniache).
In pratica, le teorie di Riccardo Brett si possono riassumere nei seguenti punti:
- le "Piramidi Bosniache" esistono realmente, anche se dovremmo più propriamente chiamarle "Colline" Bosniache rimodellate artificialmente;
- sono realizzazioni databili perlomeno al neolitico, forse anche più antiche (questo in base agli ultimi rinvenimenti archeologici);
- successivamente sono state "vissute" ed utilizzate dall’uomo in diversi altri contesti storici (quasi sicuramente in epoca romana e nel periodo medievale), ogni volta con scopi probabilmente differenti;
- all’interno dei "Tunnel di Ravne" sono stati anche scoperti dei muretti a secco che fanno propendere per l’autenticità ed antichità dell’intera struttura;
- almeno una parte di queste strutture era libera da detriti ed esplorabile ancora nel XVIII secolo; in particolare, per quel che riguarda i "Tunnel di Ravne", ne è la prova il reperto costituito da un’antica lampada ad olio del XVIII secolo, ritrovato all’interno dei tunnel stessi e, di conseguenza, corrisponde a falsità l’affermazione che sia la Fondazione di Osmanagich, attraverso l’opera degli scavatori volontari, a "realizzare" oggigiorno i tunnel, spacciandoli poi furbescamente per strutture antiche;
- alcuni campioni di materiale prelevato dagli scavi sono stati analizzati da un noto esperto internazionale che afferma trattarsi di geopolimero cementizio artificiale;
Naturalmente, da quando è stato scoperto, nel 2005, il complesso bosniaco delle cosiddette "piramidi" è stato oggetto di interesse scientifico da parte di numerosi ricercatori che si sono avvicendati nel corso degli anni. Tutti i resoconti pubblicati rendono impossibile ignorare l’importanza di questa scoperta che, se risultasse veritiera, ci costringerebbe a riscrivere la storia dell’umanità.
Tra le cause di maggiore interesse da parte degli studiosi ci sono alcuni enigmatici fenomeni energetici. Il team di scienziati che da anni conduce una serie di studi interdisciplinari è particolarmente interessato allo studio dell’energia elettromagnetica che sembra emergere dal sito archeologico in Bosnia. Scopo dello studio è capire chi, in un passato tanto remoto, fosse a conoscenza di tecnologie così avanzate.
Ecco alcune caratteristiche rilevate grazie alle misurazioni eseguite dei ricercatori:
- la datazione al radio carbonio mostra che ci troviamo di fronte ad una struttura antica di almeno venticinquemila anni;
- l’esplorazione del labirinto sotterraneo ha rivelato un blocco di ceramiche di 8 tonnellate;
- gli strumenti hanno rivelato un raggio energetico, di natura elettromagnetica, con un raggio di 4,5 metri e una frequenza di 28 kHz che parte dalla cima della Piramide del Sole;
- sempre dalla cima della Piramide, sembra esserci un fascio di ultrasuoni con un raggio di 10 metri e una frequenza di 28-33 kHz.
Gli studi condotti dall’equipe interdisciplinare mostrano che le piramidi bosniache sono molto più antiche e molto più grandi di quelle già conosciute. Se, come qualcuno ipotizza, le piramidi sono delle grosse centrali capaci di produrre energia, la comprensione della tecnologia che è alla base del loro funzionamento potrebbe liberare l’umanità della dipendenza dai combustibili fossili e inaugurare una nuova era di prosperità e armonia con la natura. Non ultimo, pare che alcuni test confermino degli effetti benefici, dal punto di vista medico, sulla salute umana; prospettando che la decifrazione della tecnologia delle piramidi bosniache potrebbe avere ricadute benefiche anche sulla cura delle malattie dell’uomo.
Un team di scienziati, da anni, conduce una serie di studi interdisciplinari ed è particolarmente interessato allo studio dell’energia elettromagnetica che sembra emergere dal sito archeologico. Scopo dello studio è capire chi, in un passato tanto remoto, fosse a conoscenza di tecnologie così avanzate.
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