Ultimamente si è accesa una discussione su un sito
web molto popolare ma, in concreto, che ruolo hanno le biblioteche nell’era di
internet? Perché usare una biblioteca quando si possono avere quasi
tutte le informazioni dal web?
Molto dipende da cosa si cerca. Se si vuole la
descrizione sommaria di qualcosa, la si può trovare su Wikipedia, ma se si cerca
un libro o un articolo, la maggior parte delle volte queste cose sono
“protette” dal diritto di autore e riuscire ad acquisirle richiede una capacità
di spesa. C’è poi il solito problema inerente le fake news, che ora è di grande
attualità. Soprattutto sono luoghi d’incontri reali, tra le persone più diverse. E
questo internet non potrà mai offrirlo.
Prendiamo, ad esempio, la New York Public Library,
la più grande biblioteca americana pubblica, non è solo una raccolta di libri
con una sala di lettura (spettacolare nel caso specifico) ma un vero e proprio
polo culturale di integrazione, democrazia e cultura. L’ingresso è libero, così
ogni anno vi arrivano milioni di persone non solo per consultare libri e
archivi, ma anche per frequentare i corsi gratuiti di lingue, informatica,
storia, filosofia, teatro, cinema.
E in Italia? Il nostro servizio bibliotecario
pubblico si avvicina al modello della Grande Mela?
Secondo Rosa Maiello, presidente nazionale
dell’Associazione italiana biblioteche (Aib) e direttore della Biblioteca
dell’Università di Napoli “Parthenope”: - La
New York Public Library è quello che il servizio bibliotecario dovrebbe essere:
capace cioè di promuovere l’apprendimento, lo sviluppo del piacere della
lettura fin dalle prime fasce d'età, ma anche l’information literacy, cioè
corsi che insegnino l’uso delle tecnologie e come muoversi nel mare magnum
dell’informazione.
Una proposta: si potrebbe promuovere un progetto
per l’alfabetizzazione informatica dei pensionati, magari coinvolgendo i
ragazzi delle superiori nell'ambito dell'alternanza scuola-lavoro. Si
tratterebbe, in pratica, di un corso tenuto da ragazzi che insegnano agli
anziani come usare il pc, la posta elettronica, l’accesso alle utenze
domestiche e altri servizi. Un'iniziativa ambivalente: i ragazzi imparerebbero
a rapportarsi con le persone adulte e a razionalizzare quello che sanno fare,
perché devono spiegarlo.
In Italia il servizio è molto eterogeneo e dipende molto
dalle politiche dei singoli Comuni e dalle dotazioni finanziarie ad esso
destinate. Visto che l'amministrazione locale è libera di fare quello che
vuole, non essendoci uno standard comune, nel nostro Paese troviamo biblioteche
super attrezzate (con sale dedicate ai più piccoli, corsi, postazioni con wifi
per navigare in internet e orari di apertura adeguati alle esigenze dei
cittadini) e altre meno dotate di risorse, che restano aperte poche ore al giorno
per mancanza di personale e che sono poco più di una sala di lettura.
In effetti, manca una legge sulle biblioteche, una cornice
normativa di riferimento in cui si stabiliscono gli standard minimi di servizio,
la destinazione d’uso, le finalità. Giace in Parlamento una proposta di legge
(Disposizioni per la diffusione del libro su qualsiasi supporto e per la promozione
della lettura, testo unificato C. 1504 e C. 2267) che ha avuto l’unanime parere
favorevole della Commissione Cultura della Camera ed è poi passata in
Commissione Bilancio, dove si è fermata. Speriamo che l’iter prosegua e non decada con la fine
della legislatura. Nella proposta si declinano quelli che sono i servizi minimi
che la biblioteca pubblica deve poter fornire, si prescrive l’obbligo delle amministrazioni
locali di inserirle nei loro bilanci con un apposito capitolo di spesa.
Oggi, nella pianificazione delle attività
fondamentali di un ente locale, il servizio bibliotecario viene inserito nella
voce “varie ed eventuali”. Il problema è che in questi anni ci sono stati tagli
al personale nell’ambito di un più ampio ridimensionamento della Pubblica Amministrazione
e la scarsa sensibilità rispetto all’importanza del servizio in relazione a
quello che può offrire in termini di welfare, non è andato certo a favore delle
biblioteche. In parole povere: visto che queste strutture non sono percepite
come necessarie, sono le vittime predestinate dei tagli alla spesa.
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