Una recente ipotesi sulla natura della Sindone, è esplicitata nel libro Il secondo Messia (1997) ad opera di Christopher Knight e Robert Lomas. Questi sostengono che l'immagine della Sindone riproduce la figura di Jacques de Molay, il grande maestro dell'Ordine templare.
I Cavalieri Templari (di cui, su questo sito si è già trattato ampliamente) erano un ordine cavalleresco formatosi in Terra Santa, dopo la presa di Gerusalemme nel corso della prima crociata nel 1099. Lo scopo primario della loro costituzione era quello di mantenere libere e sicure, da quel momento in avanti, le strade che avrebbero condotto fedeli e pellegrini a visitare il santo sepolcro, anche se il nucleo originario di soli nove adepti induce subito a pensare al pretesto per una "copertura". In effetti, i Templari avevano ben altre finalità: quando si erano insediati sulle rovine del tempio di Salomone stavano cercando rotoli e documenti segreti. Oggi sappiamo che i rotoli più famosi relativi alla Terra Santa sono quelli di Qumran, detti del Mar Morto, scoperti per caso nel 1947 da un pastorello arabo in una grotta. Il ragazzo ne aveva presi alcuni e grazie al cielo aveva resistito alla tentazione di bruciarli per farne delle torce. Lomas e Knight sostengono che i rotoli custoditi nel tempio e cercati dai Templari provenivano dalla stessa fonte letteraria, ma erano infinitamente più preziosi. La storia rivela che almeno uno dei templari tornò in Francia con qualche rotolo, il suo nome era Goffredo di Sant'Omer, il secondo in capo, dopo Ugo di Payen.
Ma di che parlavano questi rotoli tanto importanti?
Quelli del Mar Morto appartenevano alla setta segreta ebraica degli Esseni, noti anche come Nazariti. Li potremmo descrivere come Puritani ebrei. Vegani, rifiutavano i sacrifici animali e dunque respingevano la figura e gli insegnamenti di Mosè come ispirati da Dio. La setta era nata a seguito di una profonda scissione verificatasi fra gli Ebrei. Quando nel 587 a.C. il popolo ebraico era stato deportato dal re Nabucodonosor nell'esilio babilonese, era nata la leggenda e la speranza di un Messia, che li avrebbe ricondotti alla libertà perduta. Al ritorno a Gerusalemme, cinquant'anni dopo, un sacerdote di nome Zerobabele, che aveva fatto riedificare il tempio, era stato visto come il Messia e lui stesso badava bene a sostenere questa ipotesi, assumendosi le conseguenti responsabilità. Due secoli dopo, Alessandro il Grande conquistava la Palestina, affidandola al governo di uno dei suoi generali più fidi, Seleucide. Ma quando i conquistatori greci si erano azzardati ad innalzare sugli altari del tempio le statue di Zeus, era scoppiata la rivolta. Gli Ebrei sotto la guida di Giuda Maccabeo avevano dato vita a una guerriglia prodigiosa e alla fine, nel 164 a.C., il tempio aveva potuto essere riconsacrato al culto di Geova. La stirpe dei Maccabei si accaparrò così sia il potere regale, sia quello sacerdotale. Questa decisione aveva portato un gravissimo oltraggio ai discendenti di Zorobabele, che vedevano i Maccabei come degli usurpatori. Così, a cominciare dal 187 a.C. alcuni gruppi si erano staccati per andare a coagularsi in piccole comunità sulle rive del Mar Morto, le comunità di Qumran. Questa gente semplice, viveva in tende e usava le grotte come depositi e magazzini di approvvigionamenti. Erano noti anche col nome di Esseni ed erano guidati da un capo supremo che veniva chiamato Maestro di Giustizia. Allo scoppio della rivolta ebraica nel 66 a.C. gli Esseni, nel timore di vederli distrutti, avevano segretamente occultato i rotoli della loro religione nelle grotte del Mar Morto, nascondendo, secondo i due autori in questione, i più preziosi e importanti, nelle segrete del tempio di Salomone ritenute assolutamente impenetrabili.
Ecco quello che i Templari erano andati a cercare fra le rovine del sacro edificio. Ecco il "tesoro" che alla fine erano riusciti a scovare. Nel corso dei due secoli successivi a questo se ne aggiunsero altri, in oro, argento e di pietre preziose, al punto che, grazie a questa formidabile potenza economica, l'Ordine aveva assunto un peso a dir poco straordinario. I rotoli rintracciati nel tempio sarebbero state le attestazioni che garantivano a chi li avesse rinvenuti e quindi ai Templari, il pieno diritto a riformare la religione.
Uno degli aspetti più controversi della teoria proposta da Lomas e Knight sta nel fatto che, secondo loro, i capi esseni del primo secolo del nostro tempo erano un certo Gesù, poi noto come Gesù Cristo e suo fratello Giacomo. Gesù era, in realtà, noto come Gesù il nazarita e non nazareno, perché il villaggio di Nazareth non esisteva ancora. Nella comunità il titolo di Maestro di Giustizia toccava a Giacomo, fratello più giovane di Gesù.
Tuttavia, la Chiesa di Roma ha sempre negato che Gesù avesse fratelli o sorelle ma, anche nel Vangelo di Matteo troviamo una contraddizione evidente in 13:55 quando leggiamo:
“Non è questi il figliolo del falegname? Sua madre non si chiama ella Maria e i suoi fratelli Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi?”
Lomas e Knight sostengono che l'azione di Gesù non fu solo quella del predicatore di pace. Era sua intenzione anche scacciare i Romani e stava organizzando con altri una rivolta armata. Molti fra gli Esseni preferivano Gesù al posto del più radicale Giacomo. Sia Gesù, sia il cugino Giovanni Battista, erano considerati dei Messia. Alla morte di Giovanni, Gesù ne aveva ereditato il ministero (durato un solo anno) raccogliendo attorno a sé turbe di folla e predicando in luoghi remoti. Fino ad arrivare a compiere quello che fu per lui un errore fatale, ossia entrare a Gerusalemme in groppa a un asino, per dare compimento alla profezia di Zaccaria che diceva che un Re sarebbe giunto a cavallo di un asino. Poi aveva provocato disordini nel tempio e contestato furiosamente i mercanti, tanto che i Romani avevano posto una taglia su di lui e dopo aver arrestato il fratello Giacomo, lo avevano catturato nell'orto di Getsemani. Gesù fu arrestato, processato e condannato a morte.
Secondo Lomas e Knight, Barabba, il ladro che venne liberato al suo posto non era altri che Giacomo, suo fratello, considerato che Barabba era un titolo che stava a significare "il figlio del padre". Ma, In un manoscritto precedente al Vangelo di Matteo, leggiamo che il soprannome di Gesù sarebbe stato proprio Barabba (Clicca qui per leggere il post).
E così, mentre Gesù veniva ucciso sulla croce, Giacomo poteva tornare al suo posto di capo supremo degli Esseni. Da lì a trent'anni sarebbe stato assassinato dai sacerdoti.
Intanto, il corpo di Gesù era scomparso dalla tomba e si era incominciato ad insinuare che non era morto, ma era riuscito a sopravvivere alla tortura.
Nella storia della Chiesa primitiva, San Paolo gioca un ruolo decisivo e fondamentale, in quanto riceve l'incarico di debellare gli ultimi aneliti di libertà dei soggiogati ma sempre frementi Ebrei. Siamo nell'anno 43, circa dieci anni dopo la morte del Cristo. La folgorante esperienza mistica della conversione sulla via di Damasco si verifica diciassette anni dopo. Sempre secondo Lomas e Knight, l'episodio non sarebbe accaduto presso Damasco in Siria, dove Paolo non aveva alcuna autorità, ma a Qumran, che veniva sovente chiamata Damasco. Probabilmente Paolo stava andando a Qumran per disperdere gli ultimi focolai della resistenza essenica ed è stato qui che ha ricevuto la folgorazione celeste. Per qualche tempo Paolo perde la vista e quando guarisce, pare che il “Cristianesimo” abbia fatto così presa su di lui da trasformarlo in uno dei suoi più grandi paladini. Questa nuova dottrina religiosa, in gran parte fondata e costruita proprio dall'ingegno di Paolo, sosteneva che Gesù era morto sulla croce per redimere l'umanità dal peccato originale di Adamo e che tutti coloro che credevano in Cristo ne sarebbero stati mondati.
Certamente a Giacomo e a tutti i Nazariti non parve vero che Paolo, il loro più accanito persecutore, fosse miracolosamente passato dalla loro parte e quando ebbero modo di confrontarsi con la sua versione del cristianesimo, non poterono fare a meno di contrastarlo: si riferivano a lui come al "grande mistificatore". In effetti, le due versioni ufficiali della nuova religione - quella militante di Giacomo e quella della "redenzione" di Paolo - sono e saranno oggetto, fino ai nostri giorni, di accaniti dibattiti. Ma la rivolta del popolo ebraico impresse ai fatti una violenta sterzata: Giacomo venne assassinato e la gran parte dei ribelli uccisi o esiliati.
Paolo, che stava lontano per predicare ai gentili, si salvò e con lui prevalse la sua ipotesi di cristianesimo.
Nei due secoli che seguono le fortune dei cristiani ondeggiarono, anche se fu ancora la persecuzione il segno distintivo di quel periodo. Poi, all'improvviso, il potere passò nelle loro mani. Questo fatto decisivo accade nel 312, quando l'imperatore Costantino proclamò il cristianesimo religione ufficiale dell'impero.
Certamente a Giacomo e a tutti i Nazariti non parve vero che Paolo, il loro più accanito persecutore, fosse miracolosamente passato dalla loro parte e quando ebbero modo di confrontarsi con la sua versione del cristianesimo, non poterono fare a meno di contrastarlo: si riferivano a lui come al "grande mistificatore". In effetti, le due versioni ufficiali della nuova religione - quella militante di Giacomo e quella della "redenzione" di Paolo - sono e saranno oggetto, fino ai nostri giorni, di accaniti dibattiti. Ma la rivolta del popolo ebraico impresse ai fatti una violenta sterzata: Giacomo venne assassinato e la gran parte dei ribelli uccisi o esiliati.
Paolo, che stava lontano per predicare ai gentili, si salvò e con lui prevalse la sua ipotesi di cristianesimo.
Nei due secoli che seguono le fortune dei cristiani ondeggiarono, anche se fu ancora la persecuzione il segno distintivo di quel periodo. Poi, all'improvviso, il potere passò nelle loro mani. Questo fatto decisivo accade nel 312, quando l'imperatore Costantino proclamò il cristianesimo religione ufficiale dell'impero.