La combustione è tanto bella da vedere quanto dannosa per l'aria che poi
respiriamo. Una soluzione però c'è: abbandoniamo l'idea di scaldarci con
vecchie stufe e caminetti aperti, poco efficienti e piuttosto inquinanti
rispetto a quelli di nuova generazione e scegliamo una stufa a pellet.
Risparmieremo soldi e ridurremo i consumi.
Economiche, efficienti, ecologiche e capaci di soddisfare diverse esigenze,
queste stufe sono sostenibili perché alimentate con gli scarti della lavorazione
del legno vergine (il pellet). Questo biocombustibile è uno scarto di
lavorazione del legno con un contenuto energetico alto che, a parità di volume,
produce molto più calore rispetto alla classica legna da ardere. Poi, in
confronto ad altri tipi di riscaldamento, queste stufe costano meno, sia in
fase di acquisto che di mantenimento. Sul mercato si trovano validi modelli
anche a prezzo contenuto (meno di 600 euro) e il rifornimento di pellet è
conveniente: un costo in linea con il metano e un risparmio corposo rispetto a gasolio
e gpl.
La stufa a pellet può anche essere integrata in un sistema di
riscaldamento preesistente e anche in questo caso permette di abbattere i
costi. Se poi la stufa offre un sistema di canalizzazione, è possibile scaldare
con un solo apparecchio anche due ambienti diversi. Una combinazione di
condizioni favorevoli che in pochi anni ha reso il mercato delle stufe a pellet
estremamente popolare, specie in Italia.
Dei test hanno valutato numerosi aspetti, come l'efficienza della stufa
(sia nella fase di avvio della combustione sia a regime), i consumi di pellet,
i consumi elettrici, le emissioni inquinanti, la temperatura raggiunta sulla
superficie dell'apparecchio e al suo interno. Dal punto di vista del rendimento,
i risultati sono stati molto buoni. La potenza dichiarata da alcuni produttori,
però, a volte non corrisponde a quanto misurato. A regime, il rendimento è sempre
molto buono, nella maggior parte dei casi superiore a quanto richiesto dalla
normativa (in media l'84%, con punte del 90%).
Le prove sulle emissioni inquinanti sono risultate molto positive, segno che
la nuova generazione di stufe è più rispettosa dell'ambiente.
Più ecologiche di caminetti e stufe a legna. Un particolare test ha messo
a confronto una buona stufa a pellet con una stufa a legna tradizionale e un
caminetto chiuso, per vedere che differenza c'era sotto il profilo delle emissioni
(misurate allo scarico) tra diversi apparecchi. La buona notizia è che rispetto
a qualche anno fa (era stato fatto uno studio analogo nel 2014) le emissioni di
tutti e tre i sistemi sono drasticamente diminuite, segno che il riscaldamento
a biomassa è sempre più pulito. Le stufe a pellet sono risultate molto meno
inquinanti dei due sistemi a legna, in particolare per il monossido di carbonio
e per i composti organici potenzialmente cancerogeni, come il benzene. Emettono,
invece, più ossidi di azoto (NOx). Non si tratta di dati trascurabili, la
combustione di biomassa ha un ruolo importante nelle emissioni di particolato. Secondo
un recente studio, il 22% delle polveri nel milanese è dovuto alla combustione
dei numerosi ristoranti con forno a legna, per i quali paradossalmente non sono
previste procedure di controllo né obblighi di efficientamento.
Le stufe a pellet sono risultate molto meno inquinanti dei sistemi tradizionali a legna, in particolare per le emissioni di monossido di carbonio e per i composti organici potenzialmente cancerogeni, come il benzene.
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