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mercoledì 24 marzo 2021

DISCHI DI PIETRA


 

- La relazione d'un archeologo cinese (Dr. Chi Pu Tei) - scrive lo studioso sovietico Viaceslav Saitsev sul mensile “Sputnik” - sbalordì il mondo quando fu pubblicata, nel 1965, poiché egli aveva messo insieme, attingendo ai frammenti di remote conoscenze, una stupefacente teoria circa navi spaziali che avrebbero visitato la Terra 12 mila anni fa.
Su queste ricerche, così si espresse la rivista tedesca “Das vegetarische Universum”:



“Nell'ultimo quarto di secolo, gli archeologi impegnati nell'esplorazione delle caverne dei monti Bayan-Kara-Ula, ai confini cino-tibetani, hanno scoperto complessivamente 716 dischi di pietra recanti segni e geroglifici indecifrabili, vecchi migliaia d'anni. Come quelli grammofonici, tali dischi hanno un buco al centro da cui un doppio solco volge a spirale verso la circonferenza. I solchi non sono tracce sonore: rappresentano la più strana scrittura venuta alla luce in Cina e nel resto del mondo”.



Le grotte dei monti Bayan-Kara-Ula sono abitate dagli indigeni delle tribù Ham e Dropa, individui deboli, rachitici, alti in media 127 centimetri, sinora sfuggiti a ogni classificazione etnica.
In quanto all’antica scrittura, gli esperti si scervellarono a lungo nel tentativo di decifrarla; ci riuscirono gli archeologi cinesi e i risultati furono tanto sbalorditivi che l'Accademia per la Preistoria di Pechino ne vietò la pubblicazione. Poi, il permesso venne accordato e il professore che aveva diretto le ricerche diede alle stampe, con i suoi quattro colleghi, il frutto delle fatiche collettive con il macchinoso titolo “Scrittura a solco riferitasi a navi spaziali che, come registrato sui dischi, esistevano già 12 mila anni fa”.
Nei geroglifici, probabilmente tracciati da un lontanissimo progenitore degli Ham, vi si legge:



“I Dropa scesero dalle nubi sui loro apparecchi. I nostri uomini, le nostre donne e i bimbi si nascosero nelle caverne, dieci volte prima dell'alba. Quando infine compresero il linguaggio a segni dei Dropa, si resero conto che i nuovi venuti avevano intenzioni pacifiche”.



Altri geroglifici esprimono il rammarico degli Ham conseguente al fatto che la nave degli alieni fosse precipitata in una remota e inaccessibile catena montuosa e che non vi fosse il modo di costruirne una nuova. Con lo scopo di ottenere ulteriori informazioni, i dischi furono accuratamente liberati da ogni incrostazione e inviati a Mosca, dove gli scienziati sovietici fecero due importantissime scoperte: constatarono che contenevano una grande quantità di cobalto e d'altri elementi insospettabili e si resero conto che i reperti vibravano a un ritmo insolito, come se possedessero una carica elettrica o fossero parte d'un circuito elettrico (devono essere stati esposti a una tensione straordinariamente alta). Quelle pietre circolari vecchie di 12 mila anni furono e rimangono una sfida alla scienza!
Alcune leggende dell'antica Cina, poi, narrano come esseri piccoli, dal volto giallo, fossero scesi dalle nubi. I terrestri provarono una profonda repulsione per l'aspetto dei visitatori, per le loro teste enormi e i loro colpi minuti, tanto che qualcuno li aggredì.
Ebbene, tali leggende sembrano confermate dalla scienza. In alcune caverne dei monti Bayan-Kara-Ula — ci dice Saitsev — archeologi e speleologi hanno rinvenuto tombe e scheletri risalenti a 12 mila anni fa. I resti appartengono a esseri dall'aspetto umanoide, con crani molto grossi e membra che noi definiremmo rachitiche. Le spedizioni cinesi che si accostarono a queste ossa riferiscono d'aver scoperto una nuova specie di scimmie estinte.
Tuttavia, le scimmie non seppelliscono i loro morti, né tracciano geroglifici su dischi di pietra. Tra l’altro, parecchie grotte adibite a sepolcreti, sono ornate con graffiti: disegni del Sole, della Luna e delle stelle, intervallati da sciami di piccoli cerchi, grossi come piselli, che sembrano avvicinarsi alla Terra in una zona montagnosa…

martedì 23 marzo 2021

COME LO SPIRITO DEL VENTO


 

“Nel lontanissimo passato, milioni, milioni, milioni di lune fa, il primo dei mortali venne gettato giù, su questa terra, dal grande Wo-Kon.
Il primo Dakota fu plasmato da una stella; egli lo lanciò e lo osservò mentre cadeva giù, attraverso l'oscurità, finché si posò sul molle suolo. Non si ferì per nulla Wa-kin-yan, il primo Sioux… Lontano vediamo tramontare i giorni d'estate in uno splendore dorato verso la mistica terra della leggenda, quella remota terra d'Occidente, la terra della casa e della storia dell'Uomo Rosso, terra di miti, di strane tradizioni, valle d'oscura storia non scritta”



Questo è un estratto da una saga dei Nativi americani che s'intitola Chon-oopa-sa. Lo riporta, in un suo libro, lo studioso britannico Col. James Churchward, citandolo per convalidare un’ipotesi tutta sua secondo la quale tutte le razze umane avrebbero avuto origine su Mu, il continente scomparso nel Pacifico parecchi millenni or sono. Sarebbe questa, appunto, la “remota terra d'Occidente”, quella che fu, agli albori della preistoria, la casa dell'Uomo Rosso. Alla favolosa Mu potremmo sostituire l'area che la scienza tradizionale assegna all'origine dei pellerossa, ma quello che c'interessa sono gli accenni al “primo Dakota, plasmato da una stella” e al suo viaggio verso la Terra compiuto “attraverso l'oscurità”, un'oscurità che potrebbe esser sinonimo di spazio cosmico.
- Gli abitanti della Terra - scrive il quotidiano Ottawa Journal, riferendosi appunto a tali narrazioni - risiedevano su altri pianeti: tutti gli esseri umani discendono da genti che popolarono lontani mondi.
E su un'altra pubblicazione canadese, Topside, leggiamo che il cronista ha incontrato di recente il capo Mezzaluna, della tribù Piute e che questi, alla domanda - Da dove provengono gli indiani del Nordamerica? - ha risposto: - Secondo le nostre antiche tradizioni, gli indiani furono creati nel cielo, da Gitchie Manitou, il Grande Spirito, che inviò quaggiù un grande uccello tonante per trovare un luogo dove i suoi figli potessero vivere. L'uccello tonante trovò questa terra e portò gli indiani a risiedervi…
Riandiamo a Churchward, ascoltiamolo quando torna a parlarci delle leggende dei pellerossa: - Gli indiani Hiden, dell'isola della Regina Carlotta - egli ci dice - posseggono uno dei pali totemici più belli ed interessanti che abbia mai visto. Il palo è sormontato dalla raffigurazione d'un grosso volatile simile ad un'aquila, chiamato uccello tonante. Per tutta la lunghezza del palo stesso, si nota la rappresentazione d'un pesce, noto come la balena che uccide e a mezza via fra la testa e la coda del pesce c'è un uomo, chiamato l'uomo dal capo di ferro, in atto di conficcargli una lancia nel dorso. Un saggio capace d'interpretare le saghe del suo popolo, mi spiegò: - La figura alata che sormonta il totem è l'Uccello tonante, il quale rappresenta il Creatore. Il suo sguardo è simile ad un lampo e di tuono è il battere delle sue ali... L'uomo che sta trafiggendo la balena, quello dal capo di ferro, fu, nei giorni del diluvio, molto amato dall'Uccello tonante, dal Dio del tuono e da tutti gli altri Dei. Quando il diluvio spazzò la faccia della Terra, le divinità temettero per la vita dell'uomo dal capo di ferro, che mutarono, con un miracolo, in un salmone dalla testa di ferro. Durante i giorni del diluvio, il condottiero della umanità, così trasformato, viveva nelle acque del fiume Minish. Egli raccoglieva i pali e il legname per la sua dimora, ma s'accorse che mancava di molte cose per la costruzione. Allora l'Uccello tonante tornò. Comparve con scoppi e rombi di tuono dinanzi all'uomo dal capo di ferro. L'Uccello tonante sollevò la sua maschera di dio, mostrando all'altro un volto umano. Sono umano come te, disse, e raccoglierò il legname per te. Rimarrò con te per fondare la tua tribù e ti proteggerò per sempre. Quindi, con quattro scoppi di tuono, l'Uccello fece comparire un gruppo di guerrieri, che balzò fuori completamente armato. Questo gruppo, con l'uomo dal capo di ferro, costituì il nucleo dal quale ebbe origine il popolo degli Hiden.
Osservando diversi disegni orientali, si nota che coloro i quali si salvarono dal diluvio universale vengono rappresentati sotto forma di pesci. Si potrebbe dedurne che i superstiti raggiunsero altre terre a bordo d'imbarcazioni.
È chiaro che, prima dell'inizio dell'era astronautica, certe leggende dovevano apparire del tutto senza senso, puri parti della fantasia, immagini religiose senza alcun legame con la realtà. Oggi, alla luce delle attuali conoscenze, potremmo volgere in altri termini il racconto indiano. L’Uccello Tonante potrebbe benissimo essere un’astronave che “con luce accecante e rombi assordanti” (era in avaria?) scese sulla Terra, lasciandovi un gruppo d'osservatori, dei quali, probabilmente, uno solo sopravvisse (l'uomo dal capo di ferro). Ricordiamo come tale “capo” ritorni più tardi come una “maschera” che nasconde fattezze umane e che saremmo tentati d'identificare in un elmetto d'astronauta. Allo scatenarsi d'un diluvio terrificante, il visitatore spaziale cercò scampo facendo ricorso a tutte le sue risorse: forse qualcosa che gli consentiva di vivere in un mondo invaso dalle acque (ecco spuntare il “salmone di ferro”: uno scafandro? Una campana ermetica, insommergibile? Poiché si trattava di una spedizione su di un altro pianeta, era sicuramente ben equipaggiato). Ma viene messa in atto un operazione di soccorso: la spedizione, giunta sulla Terra, presta aiuto anche agli indigeni scampati al disastro, proponendosi di avviarli verso un'esistenza sopportabile.



“Il genocidio della mia gente durava da diversi secoli: quelli che scamparono ai proiettili dei lunghi coltelli furono relegati nelle riserve. Fu allora che gli Dei, vedendo le nostre sofferenze, ebbero compassione e ci inviarono l’uccello del tuono. La grande aquila scese dal cielo, molte volte calò sulla Terra e ogni volta portò via un’intera tribù. Il nero uccello accoglieva sulle sue ali tutti quelli disposti a seguirlo e li portava in volo fino a una terra lontana. Ci fu rivelato che quella terra non era il nostro mondo. Lì siamo vissuti in pace per più di un secolo; lì il mio popolo cresceva e progrediva. Imparammo a seminare le messi e a vivere di raccolti. Costruimmo case torreggianti e poi intere città. Nelle nostre fucine già si forgiava l’acciaio producendo ogni sorta di attrezzi utili al lavoro dei campi, punte acuminate con cui cacciare gli animali e coltelli affilati per lavorare le pelli. I nostri cavalli galoppavano veloci e i bufali non mancavano mai in quelle immense praterie. Poi gli Dei decisero che era giunto il momento di ritornare sulla Terra: l’uccello del tuono ritornò e di nuovo prese la mia gente. Ci riportò qui, sul nostro mondo, ma su questo mondo i cavalli non c’erano più. Senza i cavalli la gente languiva e così innalzò un canto di preghiera: un grande lamento, che si alzò fino al cielo. Il canto, che descriveva le mesti vicende umane, venne ascoltato e fu così che gli Dei ci diedero i wakalla.”



Quella che potrà sembrare una leggenda, in realtà è uno stralcio tratto da LO SPIRITO DEL VENTO acquistabile sul sito de ILMIOLIBRO. Chi parla è Ptaysanwee grande capo degli Oglala, colui che siede all’Assemblea dei sette fuochi del consiglio, il quale deve istruire il protagonista della nostra storia sulle vicende accorse ai nativi americani. Ricorre l’uccello del tuono che qui, in effetti, è un’astronave proveniente da un altro mondo. Ai tempi in cui il colonnello James Churchward scrisse il suo libro, l’astronautica non esisteva e le ipotesi su entità provenienti da altri mondi erano stravaganze che nessuno poteva permettersi, a meno che non volesse finire in manicomio. I racconti degli “indiani” erano considerati solo leggende e nessuno si sarebbe sognato di cercare, in queste mitologie, un fondo di verità. Il problema è che ancora oggi tanta gente è pronta a dire che i Nativi, sono dei selvaggi, che raccontano strane storie fantasiose che non vanno credute semplicemente perché non possono essere vere. Questo è vergognoso. Tocca a noi uomini del XXI secolo, sviscerare queste leggende; non a tutti, chiaramente: ognuno crede a quel che vuole, a volte, a quello che può. Io mi limito a fare il cronista: racconto le cose così come ne sono venuto a conoscenza e lascio che il lettore tragga le sue conclusioni.

venerdì 19 marzo 2021

INCONTRI RAVVICINATI NEI BOSCHI FINLANDESI


 



Il 7 gennaio del 1970, verso le 16:45 nei pressi del piccolo villaggio di Imjarvi, Woodman Heinonen e Esko Viljo, stavano sciando. Scendevano giù da colline innevate dirigendosi verso una delle radure dove avrebbero riposato. Sebbene non fosse ancora buio, il cielo aveva assunto la tipica colorazione arancione scuro che annunciava l'arrivo imminente della notte. Alcune stelle erano già visibili e il cielo era limpido, senza nuvole. Faceva freddo e la temperatura scendeva rapidamente sotto lo zero. 
Mentre riprendevano fiato, avvertirono un improvviso ronzio e notarono una strana luce muoversi rapidamente nel cielo che andava oscurandosi. La luce dimostrò di essere un oggetto luminoso che si avvicinava scendendo. Il ronzio da debole diventò sempre più forte: era ormai evidente che il rumore era prodotto proprio da quell’oggetto.
All'improvviso, il velivolo si arrestò, librandosi a mezz’aria. Una nebbia rossastra parve occultare l'oggetto, avvolgendolo in un moto vorticoso. Ora la navicella ricominciava a scendere, solo molto più lentamente. Appariva discoidale con la parte inferiore piatta, l'aspetto era metallico. L'oggetto si sarebbe fermato a circa dodici piedi da terra. Era così vicino che Heinonen avrebbe affermato: "Avrei potuto toccarlo col mio bastone da sci".
La parte superiore del velivolo presentava una cupola mentre in quella inferiore si scorgevano tre sfere equidistanti lungo la parte rialzata del bordo inferiore, al centro delle quali sporgeva un tubo. Sotto gli occhi degli attoniti spettatori, il tubo emise un intenso raggio di luce che balenò improvvisamente verso il basso. Questi lampi luminosi si susseguirono più volte.
Mentre i due uomini guardavano affascinati questo bizzarro spettacolo di luci, Heinonen ebbe l'improvvisa sensazione che qualcuno lo avesse afferrato da dietro, per la vita e avesse iniziato a tirarlo. Fu allora che vide "la creatura". In piedi in mezzo al raggio di luce c'era un piccolo essere, umanoide, alto circa tre piedi. Nelle mani aveva una scatola nera e scura. Si poteva vedere un bagliore giallo che proveniva dall'interno della scatola. La creatura indossava una tuta verde che lasciava comunque esposta una parte del corpo. La sua pelle era candida "come la cera". Le braccia e le gambe erano estremamente sottili e calzava un paio di stivali, anch’essi verdi.
Viljo ammise che la creatura aveva le sembianze di un bambino e che portava sulla testa un elmo conico che luccicava come se fosse di metallo.
Improvvisamente, la creatura girò la scatola verso Heinonen, puntandola contro di lui a guisa di un'arma. Una nebbia rossastra apparve come dal nulla e grandi scintille illuminarono il manto nevoso. Alcune di queste colpirono Heinonen ma non gli causarono alcun danno. Viljo ricorda che le scintille brillavano di diversi colori. Nel mentre, la creatura era scomparsa, forse inghiottita dalla fitta nebbia. Quindi, all’improvviso, il raggio di luce si è fluidificato e come una fiamma tremolante è stato risucchiato all’interno del velivolo. La nebbia, la luce e la creatura erano scomparse.
Heinonen, tuttavia, mostrava di avere un’evidente paralisi del lato destro; tanto che per il viaggio di ritorno dovettero aiutarlo, sostenendolo nel cammino. Sebbene questa paralisi fosse solo temporanea, l'incidente ebbe un profondo impatto su Heinonen.


L’avvistamento fu, in un certo qual modo, confermato da Elna Siitari che a Paistjarvi (circa dieci miglia di distanza) stava lavorando nella sua fattoria. Poco prima delle 17:00, vide una luce intensa proprio in direzione della posizione di Heinonen e Viljo.
A poco più di sei miglia di distanza, a Paaso, un ragazzo approfittando delle ultime ore di luce, raccoglieva legna da ardere. Avrebbe visto anche lui, in lontananza, una intensa luce bianca.
Non è finita qui: nell'estate del 1970, i due testimoni, in compagnia di un giornalista, un fotografo e un interprete si recarono sul luogo dell'incidente. Mentre stavano parlando, le mani dei tre accompagnatori si colorarono improvvisamente di un rosso intenso e innaturale. Nel contempo, Heinonen accusò un improvviso quanto inconsueto mal di testa. Ricordò di aver sofferto di un dolore simile all'indomani dell'avvistamento. Tanto bastò per interrompere la spedizione.







L’INCONTRO DI KINNULA


Siccome era già tardi e la neve continuava a cadere, quel pomeriggio del cinque febbraio del 1971, due boscaioli, Petter Aliranta e Esko Sneck, stabilirono di aver lavorato abbastanza e cominciarono a mettere via l’attrezzatura. Quando Aliranta spense la sua motosega, notò un oggetto metallico sospeso appena sopra gli alberi. L'oggetto era simile a "due piatti messi uno sopra l'altro", era dotato di quattro "gambe". Cominciò a scendere abbassandosi sugli alberi della foresta e mentre lo faceva, un portello circolare si aprì sul fondo dello scafo. Atterrò in una piccola radura a una quindicina di metri da loro. Uno degli uomini assistette alla scena mentre il suo partner era intento ad ultimare l’ultimo taglio della giornata e non si avvide del bizzarro evento che avveniva proprio alle sue spalle. Dal portello uscì una creatura umanoide, alta circa tre piedi, vestita con una tuta verde. Sembrava indossasse un elmetto dotato di una maschera simile a quelle indossate dai sub. La creatura atterrò nella foresta innevata e iniziò a farsi strada verso i due uomini. Con movimenti impacciati, "simili a quelli di un astronauta che camminava sulla luna", avanzava saltellando verso di loro.
Aliranta rimise in funzione la sua motosega. Questo allertò il suo collega boscaiolo, che alzò lo sguardo e vide l’entità dirigersi verso di loro. Per ragioni che, in seguito, non riuscì a spiegare, Sneck avanzò verso l'umanoide brandendo la motosega come se fosse un arma. Questo atteggiamento ostile, spinse la creatura a tornare sui suoi passi, inseguita da Aliranta e dal suo collega. I due furono così in grado di vedere diverse altre creature all'interno del velivolo, il quale iniziò a librarsi leggermente al di sopra del manto nevoso come se attendesse che la creatura scesa a terra risalisse a bordo, per poi decollare. Ma Aliranta, lanciandosi in avanti riuscì ad afferrargli il tallone: nel tentativo di impedirgli di risalire. Appena lo fece, ricevette una scarica di puro dolore: fu come afferrare un ferro rovente. In effetti, secondo quanto riportato dai giornali locali, l’ustione rimase visibile per diversi mesi. Inutile dire che mollò subito la presa e così la creatura, con un balzo eccezionale, rientrò nel velivolo. La navicella iniziò una rapida ascesa e raffiche di vento turbinarono nella radura, nel giro di pochi secondi, era svanita. Aveva lasciato dei segni sulla neve, ma nulla indicava della presenza del visitatore.
I due uomini accusarono, tra l’altro, anche una lieve paralisi e dovettero indugiare per oltre un ora, prima di mettersi in viaggio.
L'avvistamento attirò l'attenzione dei media nazionali e internazionali, nonché di numerosi investigatori UFO, se ne parlò per anni ma il caso rimase tra i meno conosciuti.

domenica 14 marzo 2021

UN CASO ATIPICO: IL MOSTRO DI FLATWOODS


 



Bisogna tornare al 12 settembre del 1952 a Flatwoods, Braxton County in West Virginia. Questo è il tempo e il luogo della nostra storia. Erano circa le 19:15 e dei ragazzi stavano giocando a calcio nel cortile di una scuola, quando improvvisamente notarono qualcosa di luminoso che, stridendo, solcava il cielo. Qualunque cosa fosse, sembrò atterrare a breve distanza.
I ragazzi, dopo essersi ripresi dallo stupore, si precipitarono a casa dei due più grandi: i fratelli Eddie e Fred May. Raccontarono, concitati, alla loro madre, la Sig.ra Kathleen, ciò che avevano visto. Fu così che un nutrito gruppetto di ragazzi (composto, tra l’altro, da Tommy Hyer e Ronnie Shaver, che all’epoca dei fatti avevano dieci anni, mentre Neil Nunley ne aveva 17) guidati da Gene Lemon (una guardia nazionale del West Virginia) si diresse verso il punto in cui, presumibilmente, l’oggetto aveva toccato terra. Anche il cane di Gene, seguendo il suo padrone, finì per unirsi al gruppo.
Il resoconto dell'incidente, sarebbe apparso in un articolo su Fate Magazine, scritto da Gray Barker che arrivata in loco poco dopo, metteva insieme l'articolo intervistando le persone del posto.
Nel libro Monsters of West Virginia: Mysterious Creatures in the Mountain State si afferma che i testimoni, giunti sul posto, avrebbero visto un velivolo atterrare o già adagiato a terra. Si afferma anche che si avvertiva un rumore simile a un piagnucolio, ma di natura meccanica e anche che il cane iniziò a reagire in modo aggressivo. Secondo l’autore, il cane sarebbe stato visto a vomitare una volta giunto a casa è, successivamente, sarebbe morto.
Secondo altri, invece, quando il gruppo giunse in cima a una collina, avrebbe visto una “luce rossa pulsante”. Non è chiaro se questa luce pulsante provenisse dallo scafo di una navicella, ma alcuni rapporti affermano che un velivolo era effettivamente atterrato sul fianco della collina per poi spostarsi in una valle vicina. I ragazzi impallidirono quando Lemon, puntando la torcia che aveva portato con se, illuminò la zona. Di fronte a loro c'era una figura alta, umanoide, che sembrava indossare qualcosa di simile a un cappuccio appuntito. Aveva una “faccia” tonda e rossa con occhi che sembravano brillare di un colore arancione-verdastro. La figura sovrastava il gruppo: stimarono fosse alta dai 10 a 12 piedi. La signora Kathleen May, affermò di aver scorto delle piccole mani simili ad artigli. In seguito avrebbe descritto quel volto come simile all'asso di picche.
Nessuno dei testimoni riusciva a distinguere completamente il busto o la parte inferiore dell'entità che, a detta di tutti, appariva scuro e incolore. Alcuni dei testimoni avrebbero poi affermato che sembrava essere rigido, quasi come se l’essere indossasse una specie di tuta o armatura che sembrava riflettere il verde degli alberi e dei cespugli circostanti. La parte inferiore sembrava aprirsi a ventaglio come una sorta di grembiule metallico.
Qualunque cosa fosse, sembrava che li stesse osservando. A un certo punto, emise un suono sibilante e si mosse per dirigersi verso il piccolo gruppo. Questi si voltarono immediatamente e si diedero a una precipitosa fuga. Lemon, per lo spavento, lasciò cadere la torcia. La signora May, secondo alcune fonti, affermò che la creatura avesse spruzzato una sostanza oleosa sui suoi vestiti.
Alcuni testimoni raccontarono, in seguito, che avevano notato una nebbia pungente che stazionava nell'area. Altri riferirono di sentirsi male: accusavano nausea. Pertanto si formulò il sospetto che quella nebbia potesse essere un agente chimico rilasciato intenzionalmente dallo strano essere che avevano incontrato. Ma nessuno dei testimoni, a parte il cane di Lemon, sembrò soffrire di effetti duraturi o drastici (ma altre fonti suggeriscono che Lemon passò la serata a vomitare, mentre due dei ragazzi consultarono un medico poiché soffrivano di un forte mal di gola).





Non passò molto tempo prima che lo sceriffo e il vice arrivassero sul sito per indagare: era stato segnalato un incidente aereo. Fecero un sopralluogo, ma non notarono nulla di significativo. Non avvertirono alcun odore particolare né notarono quella strana nebbia che i testimoni sostenevano di aver visto indugiare sull'area mentre la creatura si dirigeva verso di loro. Tuttavia, fu subito chiaro che qualcosa era accaduto nei boschi quella sera: troppi testimoni affermavano tutti la stessa cosa e il tutto era “condito” da un genuino spavento che era fin troppo evidente in ciascuno di loro. Cosa fosse quel qualcosa, però, era tutt'altro che chiaro. All’inizio del 1952 si era assistito a una vera e propria ondata di avvistamenti UFO che aveva sicuramente influenzato la psiche degli americani.
Il giorno seguente arrivò pure la stampa. Un giornalista del Braxton, A. Lee Stewart, giunto sul posto per rendersi conto di persona, avrebbe scoperto strani segni nel punto in cui il gruppo aveva affermato di aver visto l'UFO, anche se quei segni poteva averli lasciati le gomme di un'auto. Notò anche uno "strano deposito gommoso". Trovò questo dettaglio interessante, in quanto in molti atterraggi seguiti da incontri ravvicinati, spesso era stata rinvenuta a terra una sostanza oleosa che spesso svaniva, forse infiltrandosi nel terreno.
Secondo Barker, quella sera, diversi residenti assistettero al passaggio di uno strano oggetto; risiedevano in varie località, in un raggio di circa venti miglia. Pertanto, arrivò alla conclusione che questo oggetto, forse vagava alla ricerca di un posto dove atterrare.
Il caso, attirò in città numerosi investigatori del fenomeno: molti gruppi ufologici stavano già nascendo negli Stati Uniti. Questo portò a ulteriori indagini e teorie.
Secondo il Monsters of West Virginia, l'Aeronautica Militare degli Stati Uniti avrebbe chiesto, in modo ufficiale, alla Guardia Nazionale di indagare sulla questione. Pertanto, un'unità sarebbe arrivata a Flatwoods e nella vicina città di Frametown, per svolgere delle indagini. Forse fu per questo che i giornali locali, in seguito, riportarono la notizia che l’UFO era solo una meteora. Questa fu, alla fine, la spiegazione. Si disse anche che la meteora doveva essere bruciata in atmosfera poiché non c'era traccia del cratere da impatto.
L’idea della meteora non convinse tutti: molti testimoni affermarono di aver visto qualcosa atterrare e non schiantarsi nel bosco. Insomma, l’oggetto sembrava dotato di movimento intenzionale, il che lo rendeva diverso da una meteora.
Ad avvalorare queste ipotesi ci sono altri avvistamenti che riportano di una creatura simile a quella che fu definita il mostro di Flatwood. Una creatura quasi identica venne avvistata nella città di Frametown da una coppia di genitori e dal loro bambino la notte successiva. Rimasero così traumatizzati da riuscire a parlarne solo diversi anni dopo.
Un altro avvistamento avvenne la contea di Braxton. A testimoniarlo furono i coniugi George ed Edith Snitowsky.
il 15 settembre, il centralino della locale polizia di Wheeling fu tempestato da telefonate di persone che segnalarono la presenza di un “mostro” nei pressi di Oglebay Park.
La cosa strana fu che i testimoni principali ricevettero la visita di uno strano gruppo di uomini che dichiararono di essere “del governo”. Questi uomini oltre ad interrogare i testimoni, in modo pressante, avrebbero portato via degli indumenti (che presentavano macchie di olio) e diversi pezzi di metallo che furono ritrovati sul luogo dell'incidente. Questi oggetti non furono più restituiti né ci è dado di sapere dove sono conservati.
Cominciò così, più o meno nello stesso periodo, la denigrazione a mezzo stampa dei vari testimoni che improvvisamente furono fatti apparire come "gente ignorante di campagna" che si era spaventata alla vista di una meteora. A rafforzare queste notizie intervennero diversi astronomi che rilasciarono interviste ai giornali locali e nazionali nelle settimane successive. D’altronde, la storia cominciava a gonfiarsi: più i giornalisti accorrevano nell'area, più c’era gente disposta a parlare, ma si trattava di persone in cerca solo di notorietà che nulla avevano a che fare con il caso. Qualcuno dette anche una spiegazione per i segni lasciati sul terreno e la sostanza appiccicosa. Un uomo dichiarò che, subito dopo l’avvistamento, spinto dalla curiosità, si era recato sul posto col suo pick-up. L’auto vi aveva lasciato i segni dei pneumatici e una vistosa perdita d’olio. Quindi la “sostanza oleosa” che l'entità aveva spruzzato macchiando i vestiti della Sig.ra May (gli stessi vestiti che si sostiene siano stati sequestrati dagli agenti governativi) a detta di alcuni, sarebbe semplicemente olio fuoriuscito dal motore del pick-up. Anche gli altri aspetti dell'incontro furono spiegati in modo grossolano. Ad esempio, la strana nebbia fu ritenuta nient'altro che normale nebbia, nonostante emanasse un odore tossico e nauseabondo: lo strano odore venne attribuito a una particolare essenza erbosa che cresce spontanea nella zona. Il malessere dei testimoni fu liquidato come shock da spavento e la creatura, nient’altro che un barbagianni!





Ora, vi pare possibile che della gente nata e cresciuta in campagna non sapesse distinguere l’odore dell’erba e non fosse in grado di riconoscere un barbagianni?
Per niente convinto di questa ipotesi, il ricercatore Frank C. Feschino Jr. nel 2004 pubblicò un libro che avrebbe messo in dubbio questa sommaria spiegazione. Il libro The Braxton County Monster: The Cover-Up of the Flatwoods Monster Revealed, di Feschino, era il risultato di oltre un decennio di ricerche e interviste. Una delle persone intervistate era A. Lee Stewart, il giornalista che affermava di aver scoperto i segni sul terreno e le tracce di una sostanza oleosa. La storia che raccontò a Feschino era molto diversa da quella che riportavano i giornali. Stewart asserì che le sue parole erano state travisate. Ricorderà che, la notte dell’avvistamento, verso le 21:00, ricevette una telefonata da una agente di nome Ted Tribett. Dopo aver parlato con lui, salì in macchina per recarsi a casa della Sig.ra May, per intervistarla.
Quando arrivò ​​alla residenza della Sig.ra May, si è ritrovato in un contesto dominato dal panico: Stewart aveva chiamato una dozzina di uomini e organizzato una squadra armata e si era diretto verso il luogo dell'avvistamento: rinvennero i segni sul terreno e avvertirono l’odore intenso e sgradevole che era ancora presente. Della creatura, però, non c’era traccia, così tornarono per riunirsi ancora a casa della Sig.ra May.
Dopo aver parlato brevemente con i testimoni coinvolti, Stewart sarebbe tornato nel suo ufficio. Telefonò a Olin Berry, il suo avvocato, chiedendogli consigli su come gestire al meglio la diffusione della notizia. Sebbene fosse ormai mezzanotte passata, Berry gli avrebbe detto di venire a casa sua e da lì avrebbero contattato la redazione del Charleston Gazette.





Ma la più clamorosa delle rivelazioni deriverebbe da una serie di testimonianze scaturite da interviste a personale militare. Feschino sostiene che queste testimonianze vengono comprovate da documenti riservati nei quali si legge che quelle "meteore" erano effettivamente oggetti provenienti dallo spazio. Facevano parte di quattro formazioni di navicelle aliene (ciascuna formata da quattro astronavi) che erano entrate nello spazio aereo sovrastante il Golfo del Messico, scatenando la reazione della difesa aerea. Nello scontro, uno di questi oggetti rimase danneggiato e sarebbe stato costretto ad atterrare a Flatwoods, dove fu avvistato dal gruppo di ragazzi che stava giocando. Quindi, secondo Feschino, il racconto prende una nuova svolta, ancora più strana e intrigante.
In effetti, i testimoni dichiararono di aver visto un oggetto a terra. Feschino asserisce che l'occupante, sopravvissuto all'impatto, fosse fuggito cercando rifugio tra gli alberi del bosco, dove venne avvistato dal gruppo. La stessa creatura venne vista la notte successiva, nella vicina città di Frametown. Non sappiamo se si trattasse della stessa o di un altro sopravvissuto che viaggiava nello stesso velivolo. Ma, pare, venne soccorsa e recuperata quasi sotto gli occhi dei coniugi Snitowsky, che videro un oggetto luminoso, simile a un globo, alzarsi in aria e scomparire.
Sempre secondo Feschino, un altro oggetto, forse nel tentativo di recuperare un alieno, scese nella città di Wheeling. Ma e probabile che arrivò tardi, in quanto la creatura pare sia stata recuperata dalle autorità (non si sa se fosse viva o morta). Sul sito dell’incidente venne rinvenuto un cadavere bruciato e un relitto, identificato dalle autorità come quello di un aereo precipitato. Una storia di copertura fu quindi rilasciata alla stampa in modo da far sembrare il luogo, a tutti gli effetti, come il sito di un incidente aereo.
Saremmo tentati di liquidare le affermazioni di Feschino come assurdità o sensazionalismo speculativo, se non fosse per l'appoggio che gli diede un noto e rispettato ricercatore UFO, il compianto Stanton Friedman. Friedman scriverà una prefazione per il libro in cui affermerebbe che le prove presentate dall'autore indicano una cospirazione: “l’insabbiamento di un "evento davvero eccezionale e importante".





Ritornando al racconto dei coniugi Snitowsky, menzioneremo che il marito (George) affermò che la creatura aveva una "testa di rettile" e che la parte inferiore del corpo era avvolta in una sorta di involucro metallico. Feschino crede che la creatura fosse, probabilmente, più simile a un serpente e che l'involucro metallico gli permettesse di muoversi eretto.
Sebbene queste teorie sembrino uscire direttamente da un libro o da un film di fantascienza sono, invece, avvalorate dalle ricerche di Gray Barker e Ivan T Sanderson, i quali indagarono, entrambi, sulla vicenda in distinte occasioni durante il corso degli anni Cinquanta e Sessanta. In un'occasione, venne scoperto sul luogo dell’avvistamento in un'enorme rientranza del terreno, diversi pezzi di materiale arrotolati. L’analisi di questo materiale non diede risultati accertabili, però si sa che quando questo materiale veniva bagnato si srotolava automaticamente. Secondo Feschino, il materiale era simile alla pelle di serpente, ma più dura, “come il guscio di tartaruga”.
Questa è un'ulteriore prova di un extraterrestre rettiliano?
Questo spiega l'odore strano e sgradevole che spesso emerge nelle testimonianze di incontri con creature rettiliane?
E che dire della sostanza oleosa scoperta nel sito di Flatwoods, oltre a quella apparentemente spruzzata sui vestiti della signora May?





In precedenza evitai di pubblicare questo caso ritenendolo assurdo, ma devo ammettere che era mal supportato: il fatto veniva liquidato in poche righe e con delle spiegazioni ancora più assurde. Ho dovuto ampliare le mie ricerche e leggermi tutto ciò che era stato pubblicato su questo caso per ritenerlo degno di attenzione e riproporlo in un post. Naturalmente chi guarda solo le figure e legge solo la prefazione, non potrà che commentarlo negativamente: purtroppo, nei gruppi ufologici e misterici l’ignoranza sembra essere un valore aggiunto e la stupidità di molti commenti ne è la prova.
Ci si trova di fronte all’ennesimo tentativo di insabbiamento?
Il modo in cui sono state ridicolizzate le testimonianze fa pensare a una cosa del genere. Ma molti dei testimoni, nonostante tutto, non hanno mai cambiato la loro versione dei fatti, anzi, continuando le ispezioni del luogo hanno rinvenuto sul posto macchie prive di vegetazione sparse qua e la per i boschi: forse il risultato di altri atterraggi. Inoltre, continuano ad arrivare testimonianze di strani avvistamenti: molti rapporti parlano di bizzarre creature che si aggirano in quei boschi. Si tratta di creature rettiliane? Forse l’ultimo capitolo del caso Flatwoods non è stato ancora scritto.