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domenica 3 ottobre 2021

IL PREDATORE





Il 25 ottobre 1974, il 41enne Carl Higdon, che lavorava nell'industria petrolifera, andò a caccia per passare un week end nella Medicine Bow National Forest, nella contea di Carbon, Wyoming (USA). Higdon era un cacciatore esperto, ma non era mai stato in una foresta del genere: una zona remota e completamente disabitata. Finché poté, percorse gli impervi sentieri della foresta in auto, quindi s’incamminò su una piccola collina boscosa. Quando fu dall'altra parte della collina, avvistò subito un branco di Alci, uno dei quali era un grosso maschio con corna ramificate. Prese la mira, sparò, ma non udì alcun suono né il contraccolpo del fucile. Higdon osservò con stupore il proiettile del fucile che volava al rallentatore. Era così lento, che percorse solo per pochi metri per poi cadere improvvisamente a terra, come se avesse colpito qualcosa di invisibile. Il cacciatore, sbalordito per questi avvenimenti, entrò in apprensione: i suoi sensi, acuiti, ora percepivano un silenzio irreale e l’aria carica di elettricità statica, come dopo un violento temporale.
Raccolse il proiettile e notò che era appiattito. Era come se avesse colpito qualcosa e vi si fosse spiaccicato contro: non poteva essere l’Alce, poiché era fuggita. Fu in quel momento che si rese conto di non essere solo. Sentì scricchiolare dei rami e quando si voltò, alla sua destra, all'ombra degli alberi scorse una figura umana. 
Abbassò subito l’arma, poiché all’apparenza si trattava di un uomo, seppur molto alto. Indossava una tuta nera, attillata, simile a una muta da sub, corredata da un paio di cinture di sicurezza e una cintura di metallo con una fibbia a forma di stella gialla, in vita. La testa della creatura non era affatto umana: non aveva orecchie, i suoi occhi erano piccoli e infossati, la sua bocca era una fessura aperta in cui erano visibili tre grandi denti, dalla fronte gli spuntavano due corte antenne. I suoi capelli erano come paglia e stavano dritti. Non aveva un mento: la faccia, priva di mascella, sembrava proseguire con la gola. Le braccia erano molto lunghe. A un braccio aveva qualcosa di simile a uno scalpello attaccato al polso, mentre l'altro era monco: finiva nettamente al polso.
Questa strana entità fissò Higdon per alcuni istanti, poi si avvicinò di qualche passo e gli chiese, in inglese: "Come stai?" Higdon, sbalordito, rispose: "Okay", ma ci mise un paio di secondi per farlo. La creatura annuì e si avvicinò ancora di più. Non sembrava minaccioso, tant’è che chiese a Higdon se avesse fame. Senza aspettare la sua risposta, tirò fuori un sacchetto di plastica da qualche anfratto e glielo inviò facendolo levitare nellìaria come se fosse in grado di usare la telecinesi. Higdon afferrò il pacchetto, lo aprì e vi trovò dentro quattro pillole. La creatura affermò che le pillole lo avrebbero nutrito e si sarebbe sentito sazio per l’intera giornata. Il cacciatore ne estrasse una e la inghiottì, mettendo il sacchetto in tasca. A questo punto, la creatura si presentò: il suo nome era "Ausso One". Poi gli indicò qualcosa che si trovava alle sue spalle. Higdon vide un oggetto trasparente a forma di cubo: una navicella a forma di scatola con i lati di 1,5 m. Non vide alcun ingresso, nessuna finestra, nessun carrello di atterraggio. L'astronave poggiava direttamente a terra.
Ausso chiese a Higdon se voleva fare un giro e prima che il cacciatore potesse rispondere, in qualche modo, si ritrovò all'interno dell'astronave, come se fosse stato teletrasportato. Fu subito preso dal panico in quanto si avvide di essere legato, braccia e gambe, con una sorta di nastri. Quando si è calmato un po', ha realizzato che era immerso in un di campo di forza; insieme a lui, in quello spazio ristretto, che ora appariva grande quanto una stanza, “galleggiavano” cinque Alci. Erano congelati ed era sicuro che fossero le stesse Alci che aveva visto nella radura. Poi vide un'altra creatura, della razza di Ausso, nell'astronave. Questa si avvicinò al cacciatore e gli mise un elmo in testa. A questo punto, la nave decollò e Higdon poté vedere attraverso le pareti trasparenti la sua ascesa. Notò anche la sua macchina in fondo alla collina. In pochissimo tempo furono in orbita, quindi si avviarono nello spazio profondo fino a raggiungere un pianeta che, dalla forma, gli ricordava un pallone da basket. Scendendo, la nave si avvicinò a un'enorme torre. Intorno alla torre, molte luci colorate ruotavano come potenti riflettori, erano così luminose che Higdon dovette chiudere gli occhi. Quello che è successo dopo, Higdon lo ricorda appena. Ad un certo punto vide un gruppo di persone, ma non capì cosa facessero lì e chi fossero. Ausso gli riferì che la sua gente veniva regolarmente sulla Terra, distante 163.000 anni luce, per cacciare. Quindi l’uomo fu portato in una stanza, dove fu sottoposto a una scansione: una sorta di esame effettuato con uno strano dispositivo a forma di scudo. A questo punto, Ausso gli rivelò che non era adatto al loro scopo e che lo avrebbero riportato a casa.


Arrivarono sulla Terra con la stessa rapidità con cui ne erano volati via. Prima di rilasciarlo, Ausso si riprese il pacchetto con le pillole e avrebbe voluto prendere anche la sua pistola, che aveva osservato con molto interesse durante il breve viaggio ma, a quanto pare, qualche legge del suo pianeta gli proibiva di farlo o almeno così disse. Aggiunse che nelle acque del suo pianeta non c’erano pesci ed era un vero peccato perché gli abitanti li avrebbero graditi. Dopodiché, gli alieni scomparvero e Higdon si ritrovò nella foresta, completamente disorientato e spaventato.
Vagò in giro finché non trovò un mezzo di trasporto: solo dopo un po', si rese conto che era la sua macchina. Usò la radio per inviare un segnale di soccorso, poi si sedette in attesa dei soccorritori.
Quando la squadra di ricerca lo raggiunse, si scoprì che la sua auto era parcheggiata in fondo a un profondo canyon, a cinque miglia da dove l'aveva lasciata. Non capivano come fosse giunto fin lì: non c'erano strade nei paraggi e non c'erano tracce di pneumatici nella gola. Higdon, era così confuso che farfugliava: continuava a ripetere la storia del proiettile, che si era appiattito quando aveva colpito qualcosa di invisibile. A causa del forte stress, non fu in grado di riconoscere subito sua moglie. La maggior parte dei suoi ricordi vennero ottenuti solo in seguito, tramite sedute di ipnosi regressiva a cui lo sottopose lo psicologo Ronald Leo Sprinkle. Emersero altri particolari: su altri pianeti non ci sono animali, quindi gli alieni verrebbero sulla Terra per approvvigionarsene e allevarli. Higdon era convinto di “non essere adatto” poiché era stato sottoposto a vasectomia diversi anni prima. Si sottopose al test del poligrafo e lo superò senza problemi. Nel tempo, si presentarono diversi testimoni i quali affermarono che in quella zona, alla vigilia del suo rapimento, avevano visto strane luci nel cielo.
Fu effettuata una visita medica e si scoprì che le cicatrici lasciate dalla tubercolosi erano scomparse dai polmoni del cacciatore, così come i calcoli che affliggevano i suoi reni. L’analisi del sangue rivelò che era ricco di sostanze nutritive, vitamine e oligoelementi.
Il proiettile appiattito fu rinvenuto nella tasca della sua giacca e le analisi del materiale dimostrarono che avrebbe potuto subire un tale danno solo se avesse colpito una superficie dura, più dura del legno o della pietra.

1 commento:

  1. Un alieno, venuto sulla Terra per cacciare, s’imbatté in un uomo intento, anche lui, in una battuta di caccia all’alce.

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