Sento parlare
di questo papiro da quand’ero ancora un ragazzo. Testimoniava che qualcosa di
straordinario era accaduto millenni or sono, tanto da spingere il faraone Thuthmosis
III (1504-1450 circa a. C.) a schierare l’esercito e a officiare cerimonia nel Tempio
per placare l’ira degli dei. Per gli ufologi, che s’improvvisarono egittologi,
questo papiro era un forte indizio di una manifestazione extraterrestre
avvenuta in tempi remoti: la prova dell’esistenza di una missione Terra che
impegnava una civiltà aliena. Dubbi sulla sua originalità sono sempre esistiti
e alla fine, si scoprì che era un falso ma, procediamo con ordine.
Il professor Giuseppe Botti, allora Direttore del Museo
Archeologico di Firenze, promise di interessarsi al documento ma, poco tempo
dopo, purtroppo, morì interrompendo le ricerche, peraltro giudicate inutili, dall’egittologo
professor Boris de Rachewiltz che ebbe gran parte in questa vicenda. Infatti,
produsse delucidazioni dettagliate, come si poté desumere da quanto scrisse
Sergio Conti in seguito ad una sua preziosa inchiesta pubblicata sul “Giornale
dei Misteri” del luglio 1971.
Al De Rachewiltz è dovuta una
fedele, ma pur sempre parziale, traduzione del papiro del Nuovo Regno, facente
parte degli Annali Reali risalenti all’epoca di Thuthmosis III. Il De
Rachewiltz affermò che l’originale, a cui mancava la parte iniziale e quella
finale, era in condizioni tali da non poterlo decifrare altro che
frammentariamente e sempre con la presenza di cancellature opportunamente
numerate nella traduzione stessa. In realtà, l’aveva ricavata da un prezioso
inserto di Alberto Tulli che, nel 1934 aveva solo consultato l’originale presso
un antiquario egiziano, un certo Tano e ne aveva portato con sé la trascrizione
di alcuni passi direttamente dall’Egitto. De Rachewiltz poté poi consultarli
per la cortesia usatagli dal fratello del professore, Monsignor Gustavo,
dell’Archivio del Vaticano. Il documento, vergato a matita in geroglifico da
Tulli, recava anche appunti dell’abate Etienne Drioton, allora Direttore del
Museo del Cairo.
Esaminiamo ora quanto De
Rachewiltz riuscì a trascrivere attenendosi il più fedelmente possibile agli
appunti del Tulli. Vi si legge:
“(…) Nell’anno 22, terzo mese d’inverno, ora sesta del giorno (lacuna),
gli scribi della Casa (Casa della Vita) scoprirono che c’era un cerchio di
fuoco che arrivava dal cielo. Esso non aveva testa, il fiato della sua bocca
(aveva) un cattivo odore. Il suo corpo (era) lungo una pertica e largo una
pertica (50 metri di diametro). Non aveva voce… (era silenzioso). I loro cuori
divennero confusi… poi si stesero in terra sullo stomaco (…). Andarono dal Re…
a riferire ciò.
Sua Maestà (il faraone) ordinò… è stato esaminato… circa tutto quello
che è scritto nei rotoli di papiro della Casa della Vita. Sua Maestà stava
meditando sull’accaduto. Ora, dopo che qualche giorno fu trascorso da quegli
eventi, là, brillavano in cielo più del sole ai limiti dei quattro supporti del
cielo…
Potente era la posizione dei cerchi di fuoco. L’esercito del Re
guardava in avanti e Sua Maestà era nel mezzo di esso. Era dopo cena. In quel
momento essi (cioè i cerchi di fuoco) se ne andarono più in alto diretti a sud.
(Era) una meraviglia mai accaduta dalla fondazione di questa Terra! Causò a Sua
Maestà il portare incenso per pacificare la Terra … (A scrivere?) cosa accadde
nel Libro della Casa della Vita… da essere ricordato nell’eternità….
Questa traduzione del “Papiro
Tulli”, dovuta a De Rachewiltz, apparve su “La Forghiana” n. 6 del 1969.
Si trattò di
un vero e proprio raggiro, una burla o (forse) di una truffa dovuta
presumibilmente proprio al De Rachewiltz, il quale non vide mai il papiro
originale. Si racconta che il professor Tulli scoprì, per caso, il papiro nella
bottega di un antiquario. Si offrì di comprarlo ma, il prezzo richiesto era
troppo alto. Gli fu però permesso di ricopiarlo (forse per valutare la
possibilità di acquistarlo). In realtà, il papiro non fu mai ritrovato e questa
storia sarebbe sembrata una leggenda se solo De Rachewiltz non avesse asserito di
aver visto l’originale.
Il resto è storia nota. Come racconta Wikipedia, nell’aprile del 2006 il papiro venne sottoposto ad analisi da parte di appassionati e di studiosi: tramite una comunità online italiana (egittologia.net) si cominciò a studiare il "caso" partendo dalla traduzione del testo ex novo, traendolo dall'immagine pubblicata da De Rachewiltz. Durante la traduzione, Franco Brussino, esperto di egittologia, notò la similarità tra alcuni passi del papiro e delle frasi provenienti da testi noti. La ricerca bibliografica portò a ritrovare le medesime frasi del papiro incriminato in un testo fondamentale sulla lingua egizia, l'Egyptian Grammar di sir Alan H. Gardiner, pubblicato nel 1927 e quindi antecedente la scoperta del papiro. Il testo fasullo quindi, sarebbe stato composto copiando
dalla Grammar singole frasi appartenenti a nove
diversi papiri e le lacune sarebbero state solo un modo per congiungere tra
loro passi non correlati, in modo da mantenere allo stesso tempo maggiore
coerenza interna e un alone di mistero. A conferma della posteriorità del
papiro rispetto al testo di studio, due errori di trascrizioni presenti nelle
prime edizioni del volume del Gardiner risultano presenti anche nel documento.
Qualcosa di straordinario accadde millenni or sono, tanto da spingere il faraone Thuthmosis III a schierare l’esercito e a officiare cerimonia nel Tempio per placare l’ira degli dei.
RispondiEliminaCerto che un popolo di semiselvaggi non poteva costruire delle piramidi e templi di tal fatta
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