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martedì 25 settembre 2012

UN MISTERIOSO PAPIRO


Sento parlare di questo papiro da quand’ero ancora un ragazzo. Testimoniava che qualcosa di straordinario era accaduto millenni or sono, tanto da spingere il faraone Thuthmosis III (1504-1450 circa a. C.) a schierare l’esercito e a officiare cerimonia nel Tempio per placare l’ira degli dei. Per gli ufologi, che s’improvvisarono egittologi, questo papiro era un forte indizio di una manifestazione extraterrestre avvenuta in tempi remoti: la prova dell’esistenza di una missione Terra che impegnava una civiltà aliena. Dubbi sulla sua originalità sono sempre esistiti e alla fine, si scoprì che era un falso ma, procediamo con ordine.
Il professor Giuseppe Botti, allora Direttore del Museo Archeologico di Firenze, promise di interessarsi al documento ma, poco tempo dopo, purtroppo, morì interrompendo le ricerche, peraltro giudicate inutili, dall’egittologo professor Boris de Rachewiltz che ebbe gran parte in questa vicenda. Infatti, produsse delucidazioni dettagliate, come si poté desumere da quanto scrisse Sergio Conti in seguito ad una sua preziosa inchiesta pubblicata sul “Giornale dei Misteri” del luglio 1971.

Al De Rachewiltz è dovuta una fedele, ma pur sempre parziale, traduzione del papiro del Nuovo Regno, facente parte degli Annali Reali risalenti all’epoca di Thuthmosis III. Il De Rachewiltz affermò che l’originale, a cui mancava la parte iniziale e quella finale, era in condizioni tali da non poterlo decifrare altro che frammentariamente e sempre con la presenza di cancellature opportunamente numerate nella traduzione stessa. In realtà, l’aveva ricavata da un prezioso inserto di Alberto Tulli che, nel 1934 aveva solo consultato l’originale presso un antiquario egiziano, un certo Tano e ne aveva portato con sé la trascrizione di alcuni passi direttamente dall’Egitto. De Rachewiltz poté poi consultarli per la cortesia usatagli dal fratello del professore, Monsignor Gustavo, dell’Archivio del Vaticano. Il documento, vergato a matita in geroglifico da Tulli, recava anche appunti dell’abate Etienne Drioton, allora Direttore del Museo del Cairo.
Esaminiamo ora quanto De Rachewiltz riuscì a trascrivere attenendosi il più fedelmente possibile agli appunti del Tulli. Vi si legge:
“(…) Nell’anno 22, terzo mese d’inverno, ora sesta del giorno (lacuna), gli scribi della Casa (Casa della Vita) scoprirono che c’era un cerchio di fuoco che arrivava dal cielo. Esso non aveva testa, il fiato della sua bocca (aveva) un cattivo odore. Il suo corpo (era) lungo una pertica e largo una pertica (50 metri di diametro). Non aveva voce… (era silenzioso). I loro cuori divennero confusi… poi si stesero in terra sullo stomaco (…). Andarono dal Re… a riferire ciò.
Sua Maestà (il faraone) ordinò… è stato esaminato… circa tutto quello che è scritto nei rotoli di papiro della Casa della Vita. Sua Maestà stava meditando sull’accaduto. Ora, dopo che qualche giorno fu trascorso da quegli eventi, là, brillavano in cielo più del sole ai limiti dei quattro supporti del cielo…
Potente era la posizione dei cerchi di fuoco. L’esercito del Re guardava in avanti e Sua Maestà era nel mezzo di esso. Era dopo cena. In quel momento essi (cioè i cerchi di fuoco) se ne andarono più in alto diretti a sud. (Era) una meraviglia mai accaduta dalla fondazione di questa Terra! Causò a Sua Maestà il portare incenso per pacificare la Terra … (A scrivere?) cosa accadde nel Libro della Casa della Vita… da essere ricordato nell’eternità….
Questa traduzione del “Papiro Tulli”, dovuta a De Rachewiltz, apparve su “La Forghiana” n. 6 del 1969.

Si trattò di un vero e proprio raggiro, una burla o (forse) di una truffa dovuta presumibilmente proprio al De Rachewiltz, il quale non vide mai il papiro originale. Si racconta che il professor Tulli scoprì, per caso, il papiro nella bottega di un antiquario. Si offrì di comprarlo ma, il prezzo richiesto era troppo alto. Gli fu però permesso di ricopiarlo (forse per valutare la possibilità di acquistarlo). In realtà, il papiro non fu mai ritrovato e questa storia sarebbe sembrata una leggenda se solo De Rachewiltz non avesse asserito di aver visto l’originale.
Il resto è storia nota. Come racconta Wikipedia, nell’aprile del 2006 il papiro venne sottoposto ad analisi da parte di appassionati e di studiosi: tramite una comunità online italiana (egittologia.net) si cominciò a studiare il "caso" partendo dalla traduzione del testo ex novo, traendolo dall'immagine pubblicata da De Rachewiltz. Durante la traduzione, Franco Brussino, esperto di egittologia, notò la similarità tra alcuni passi del papiro e delle frasi provenienti da testi noti. La ricerca bibliografica portò a ritrovare le medesime frasi del papiro incriminato in un testo fondamentale sulla lingua egizia, l'Egyptian Grammar di sir Alan H. Gardiner, pubblicato nel 1927 e quindi antecedente la scoperta del papiro. Il testo fasullo quindi, sarebbe stato composto copiando dalla Grammar singole frasi appartenenti a nove diversi papiri e le lacune sarebbero state solo un modo per congiungere tra loro passi non correlati, in modo da mantenere allo stesso tempo maggiore coerenza interna e un alone di mistero. A conferma della posteriorità del papiro rispetto al testo di studio, due errori di trascrizioni presenti nelle prime edizioni del volume del Gardiner risultano presenti anche nel documento.
  

2 commenti:

  1. Qualcosa di straordinario accadde millenni or sono, tanto da spingere il faraone Thuthmosis III a schierare l’esercito e a officiare cerimonia nel Tempio per placare l’ira degli dei.

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  2. Certo che un popolo di semiselvaggi non poteva costruire delle piramidi e templi di tal fatta

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