Nella mitologia
sumerica Siduri era "la fanciulla che fa il vino": sorta di
locandiera mistica che somministra all'eroe di passaggio una bevanda, il vino
appunto, che ancor oggi rientra nei riti più sacri. Il nome doveva essere molto
diffuso se, com’è probabile, i Sumeri adottavano i nomi dei loro idoli così
come facciamo anche noi oggi, quando, battezzando i nostri figli gli diamo i
nomi dei santi e dei personaggi famosi. Quindi, la Siduri di cui narra un
intero capitolo del romanzo "Il signore delle aquile" non ha nulla a
che fare con la locandiera del poema di Gilgamesh. Voglio ricordarvi che Il
signore delle aquile non è un romanzo del genere fantasy, come potrebbe far supporre
il nome, non è neanche un romanzo puramente storico poiché ho voluto inserirvi
degli elementi leggendari. Mi accorsi subito che potevo separare questo
capitolo dal resto del libro per dar vita a un racconto. Operazione non sempre
facile ma, in questo caso, molto ben riuscita. Vi si narra la storia, tragica,
di una ragazza che ha ricevuto un dono dal cielo: la bellezza. E di come questo
dono la conduca, non certo per colpa sua, a una condizione di schiavitù. Non ci
sono allegorie, niente a che vedere con moderne storie di “veline” o di modelle
anoressiche, anche se, ne sono convinto, pure in questo caso c’è una forma di
schiavitù, se non proprio coattiva, almeno mentale. Tuttavia, Siduri ci appare
come una donna moderna in quanto non risponde appieno ai canoni della sua
epoca. Non è una donna ubbidiente e sottomessa, una donna che accetta e
sopporta tutto solo perché è donna. Siduri ha ambizioni, Siduri si ribella,
Siduri agisce. Infatti, è lei che, contravvenendo agli usi del tempo, va a
chiedere aiuto al valoroso Khubaba. Siduri non si sottomette: anche da schiava
conserverà sempre uno spirito libero, scevro da ogni rassegnazione. Magari non
è una donna colta ma è intelligente, anzi, più che intelligente è astuta: opta
delle scelte precise e oculate. Riuscirà a sfuggire alle brame di Shamash, il
suo padrone, sfruttando a suo vantaggio la gelosia della moglie. Anzi, sarà
proprio quest’ultima che, per allontanarla dalla sua casa, la manderà, come
serva, al seguito di Odakon; concedendogli proprio ciò che lei voleva più
d’ogni altra cosa. Ma questa, è un’altra storia.
Alla fine del 2011, il racconto è stato pubblicato nell'antologia "Paesaggi letterari" a cura di Historica.
Nella mitologia sumerica Siduri era "la fanciulla che fa il vino": sorta di locandiera mistica che somministra all'eroe di passaggio una bevanda, il vino appunto, che ancor oggi rientra nei riti più sacri.
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