Verso la fine del XIX secolo (1888-1900) il sito di
Nippur, nell'Iraq meridionale, fu oggetto di studi e scavi archeologici da
parte di ricercatori americani dell'Università della Pennsylvania tra cui i
professori John Peters e John H. Haynes.
Nel corso degli anni furono rinvenute migliaia di
tavolette d'argilla scritte in cuneiforme, fra queste furono trovate le
versioni più antiche, fra quelle note, della storia del Diluvio, dell'Epopea
dell'eroe sumero Gilgamesh e di altre opere importanti.
Oltre alle tavolette fu ritrovato, tra l’altro,
anche il famoso tempio dedicato a Enlil, chiamato E-kur, la "Casa della
Montagna". Tra i reperti rinvenuti, Haynes esaminò dei frammenti di un
cilindro che ritenne di scarso interesse, essendo la scrittura in parte cancellata,
datato alla seconda metà del terzo millennio a.C.
In seguito il cilindro e le tavolette, oltre a vari
reperti archeologici rinvenuti a Nippur e in altre località mesopotamiche,
vennero trasportati all'"University Museum" di Filadelfia dove furono
depositati nei sotterranei del museo all'interno di casse che vennero aperte
solo negli anni '20 del secolo scorso dal professor George Aaron Barton del
"Bryn Mawr College" di Filadelfia.
Barton, che divenne docente di Lingue semite presso
l'"University of Pennsylvania", essendo al corrente degli studi fatti
da Haynes decise di tradurre le iscrizioni contenute sui frammenti del cilindro
di di E-kur. Dopo un meticoloso e lungo lavoro si dichiarò convinto di trovarsi
davanti al più antico testo conosciuto della Sumeria "forse il più antico
al mondo". Al suo interno erano nominati diversi degli antichi dèi come
Enlil, Enki e la poco nota dea Serpente Sir; quest'ultima, stando al testo di
Barton, sembrava corrispondere alla sposa di Enlil, Ninlil o Ninkharsag.
Inoltre alcune tavolette, per Barton non del tutto
comprensibili, sembravano fornire una versione del mito sumero della creazione
nonché inni su divinità e re divinizzati.
A ogni modo, una volta terminati i suoi studi, i
quali furono poi pubblicati dalla "Yale University Press", Barton
abbandonò le tavolette di Nippur di cui per diversi anni nessuno sembrò
interessarsi.
Tuttavia, negli anni '70 Christian O'Brien un ex
geologo inglese, che aveva lavorato con una compagnia petrolifera in Iran, si
appassionò al lavoro di Barton dopo aver letto una copia del suo libro.
O'Brien, che conosceva l'alfabeto cuneiforme, si
rese conto che lo studioso americano aveva frainteso gran parte del contenuto
delle tavolette e del cilindro di E-kur, per cui decise di ritradurre tutto
facendo delle sorprendenti scoperte. Queste ultime vennero inserite nel libro,
scritto insieme alla moglie Barbara Joy O'Brien, intitolato "The Genius of
the Few - The Story of Those Founded the Garden in Eden", pubblicato in
Gran Bretagna nel 1985.
Gran
parte del testo sembra raccontare la storia di una razza di esseri divini noti
come Anunnaki (Anun-na-ki tradotto generalmente "il cielo che giunge in
terra" che secondo Z. Sitchin inidicherebbe "Coloro che dal Cielo
sono venuti sulla Terra") che arrivano in una regione montuosa e si
installano in una fertile valle. Chiamano l'insediamento "edin",
parola che suscita in noi occidentali sensazioni antiche, che in lingua
accadica sta per "altopiano" o "gradone", o anche
"gar-sag", o "Kharsag", che significa, secondo O'Brien,
"zona recintata principale" o "zona recintata e levata".
Gli Anunnaki, gradatamente, sviluppano una comunità agricola. I fondatori
principali della comunità erano cinquanta e i capi erano Enlil e sua moglie
Ninkharsag, la Signora di Kharsag, nota anche con l’epiteto di Ninlil;
ripetutamente viene detta "la Signora Splendente". Del gruppo faceva
parte anche Enki, Signore della Terra, e Utu, un dio solare. Gli Anunnaki
possedevano un'organizzazione democratica, ma per le decisioni più importanti
sul futuro di Kharsag si riuniva un consiglio di sette eletti. Nelle Occasioni
più importanti, veniva consultato Anu, il dio del cielo, il suo parere sulle
deliberazioni era vincolante.
In base alle traduzioni di particolari tavolette
fatte da Q'Brien sarebbero emersi forti parallelismi tra alcune narrazioni
epiche e il resoconto ebraico del giardino dell'Eden poiché, si racconta, che in
quella terra felice furono ammessi anche degli uomini. Si citano gli eventi che
interessarono la vita della comunità: una grave epidemia, un inverno di gelo,
una grande alluvione e un altro rigido inverno. Sciagure che misero a dura prova
quel popolo e lo spinsero a disperdersi nella terra Mesopotamica, a fondare
città stato amministrate dai loro diretti discendenti, definiti i
"serpenti dagli occhi splendenti".
Secondo O’Brian si trattava dei Vigilanti del libro
di Enoch e i sette Consiglieri si riallacciano ai sei Amesha Spenta del dio
dell’Iran Ahura Mazda e ai sette arcangeli dei giudei e dei cristiani.
«Le giare di pietra traboccavano di grano. La Signora Serpente si affrettò al Grande Santuario. Nella casa del suo uomo, il signore Enlil, era colpito dal male. La splendente costruzione, la casa della Signora Serpente, era colpita dal male. Malattia... malattia - correva dappertutto... La nostra splendida Madre - che sia protetta - che non soccomba... Dalle la vita - proteggila dalla disgrazia della malattia... non c'è riposo per questo Serpente; dalla malattia alla febbre [...] In Eden il cibo dev'essere cotto meglio. In Eden il cibo lavato dev'essere lavato molto meglio...»
Come giustamente osservò Q'Brien, non solo il
termine "Eden" è menzionato due volte in questo brano, ma il
riferimento alla "Signora Serpente", epiteto per Ninkharsag, potrebbe
rappresentare, secondo il geologo inglese, un collegamento col serpente mitico del racconto
ebraico.
Il testo sembra raccontare la storia di una razza di esseri divini noti come Anunnaki, che secondo Z. Sitchin inidicherebbe "Coloro che dal Cielo sono venuti sulla Terra". Arrivano in una regione montuosa e si installano in una fertile valle. Chiamano l'insediamento "edin", parola che suscita in noi occidentali sensazioni antiche.
RispondiEliminaNinlil è lucifero, ha intenzionalmente difeso l'homo andando contro il progetto iniziale Ed'è stata punita
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