Alcune persone asseriscono che gli
extraterrestri sono entrati in contatto con loro, solo con loro. L’idea di questo
contatto non convenzionale non mi convince in quanto i messaggi rilasciati da
questi presunti extraterrestri e diretti all’umanità, differiscono da caso a
caso: così facendo questi sedicenti contattisti si screditano a vicenda. Tra la metà degli anni 50 fino alla fine
degli anni 70 ci fu un caso italiano che fece scalpore in tutto il mondo. Si
parlò di esseri umani che, in segreto, collaboravano con extraterrestri e di
centinaia di persone coinvolte. Nessuno fu in grado di penetrare il fitto
strato di mistero che circondava quegli eventi. Solo dopo decenni di silenzio
alcuni testimoni hanno deciso di parlare svelando alcuni retroscena, tuttavia
ad oggi molti aspetti dell’intera vicenda rimangono ignoti. Questa è la storia
del caso "Amicizia", uscito allo scoperto solamente nel 2003 con la morte di
Bruno Sammaciccia, il primo di questi contattisti, in quanto nel suo testamento
fece presente la volontà che la vicenda venisse divulgata solo dopo la sua
morte.
Aprile 1956. Bruno Sammaciccia, un noto psicologo e teologo, insieme a due suoi amici Giancarlo e Giulio, stavano studiando una vecchia mappa di Ascoli Piceno alla ricerca di un tesoro nascosto nel castello di Rocca Pia, dove i tre si erano recati. Improvvisamente una penna scivolò fuori dall’astuccio di Bruno e si mise a scrivere da sola sulla mappa la seguente frase: “Ora ti spiegherò chi sono, da dove vengo e cosa voglio chiederti, siamo qui per darvi la nostra bontà e la nostra conoscenza.”
Qualche giorno dopo i tre tornarono al castello di Rocca Pia dove questa volta udirono una voce: “Ora, amici miei, rimanete calmi perché mi mostrerò a voi. Siete pronti?”
A quel punto davanti a loro comparvero, in successione, due figure umane. I due uomini, che parlavano l’italiano, erano in tutto e per tutto uguali a noi, ma avevano delle peculiari fattezze fisiche: uno infatti erano alto due metri e mezzo, mentre l’altro solamente un metro. L’episodio sancì l’incontro con i cosiddetti “Fratelli dello Spazio” che si dimostrarono amorevoli e rispettosi nei riguardi dell’intera umanità. Dopo questo primo incontro, ne avvennero molti altri ai quali parteciparono sempre più persone. Il gruppo degli amici si allarga con il passaparola e ne entra a far parte anche Gaspare De Lama insieme a decine di altri "insospettabili": professori, ingegneri, operai, giornalisti, impiegati, casalinghe, persino (dicono) un futuro Premio Nobel. Questi extraterrestri affermarono di lavorare in basi sotterranee e che non erano l’unica razza presente sulla Terra. Solo nelle basi italiane sarebbero stati presenti più di 200 individui organizzati in una confederazione, mentre tutti gli altri erano sparsi in altri paesi europei, in Siberia, Sud America e in Australia.
La vicenda non trapela: per decenni rimarrà un segreto. Il Caso Amicizia esplode solo nel 2007, quando Sammaciccia, poco prima di morire, chiede all'amico Stefano Breccia di mettere per iscritto quei fatti straordinari di cui era stato testimone per mantenerne per sempre il ricordo. Il libro "Contattismi di massa" svela la storia al mondo e scatena una ridda di polemiche per l’assurdità del racconto e soprattutto per la totale assenza di prove. Agli occhi di tutti quel racconto sembrava una gigantesca truffa, anche se nessuno riusciva a spiegarsi quale fosse il fine, poiché nessuno dei testimoni ne guadagnò qualcosa in termini di fama o ricchezza. Tuttavia, sostennero fino alla fine questa storia. Bruno, come abbiamo visto, non la smentì neanche di fronte alla morte. Come fece pure Gaspare Da Lama, un altro protagonista di questa vicenda. Nel 2013, Gaspare concesse un’intervista alla giornalista Sabrina Pieragostini
https://www.panorama.it/scienza/extremamente/il-caso-amicizia-quegli-alieni-che-vivevano-in-italia/
nella quale rivelò altri dettagli: egli affermò, tra l’altro, che Bruno era il punto di riferimento degli extraterrestri, che comunicavano con lui tramite un dispositivo impiantatogli dietro l’orecchio. Gaspare tuttavia rimase sempre un po’ scettico. Continuava a dubitare dell’esistenza di questi esseri, pensava ad un trucco molto ingegnoso, ad una messa in scena, anche quando vide scomparire dei carichi di acqua e di frutta che, su loro precisa richiesta, arrivavano su dei camion che venivano parcheggiati in un determinato punto. La merce veniva prontamente smaterializzata da questi esseri, padroni di chissà quale tecnologia. Continuò l’intervista dicendo che quando cominciava a dubitare dell’esistenza dei “Fratelli dello Spazio”, riceveva dei messaggi sulla sua radiolina a transistor, quella che portava sempre con se; messaggi provenienti direttamente dagli alieni che lo invitavano a cambiare il suo modo di pensare, quasi come se potessero leggere i suoi pensieri.
Bruno Sammaciccia si riferiva agli alieni chiamandoli W56, con “56” che si riferiva all’anno del contatto e la “W” che stava per “Vittoria”, ma loro si riferivano a sé stessi con il nome “Akrij” che in sanscrito significa “Saggi”, in egiziano “Divinità”, mentre la forma greca della parola ha come significato “Persone che stanno in alto” e c’è una parola simile in arabo che significa “Gruppo di amici”. Ma, cosa ci facevano tutti quegli extraterrestri sulla Terra? Cosa volevano da noi e da quanto tempo erano qui?
La risposta l’hanno data tutte le persone che
avrebbero vissuto in prima persona gli eventi del Caso Amicizia e che ancora
giurano che non vi è nulla di falso. Secondo i W56, la Terra è uno dei
cinquanta pianeti della Via Lattea in grado di generare vita e nel corso della
storia sul nostro pianeta si sono succedute ben sei civiltà che si sono estinte
per colpa di sanguinosi conflitti sfociati in guerre. L’ultima di queste
civiltà avrebbe posseduto una tecnologia tale che avrebbe permesso, a pochi di
loro, di lasciare il pianeta e quindi di salvarsi per poi evolversi nei
millenni successivi su un altro pianeta, cambiando anche leggermente il loro
aspetto, tra cui l’altezza. Dunque i W56 avrebbero origini terrestri e non sarebbero
tornati sulla terra per motivi di studio, ma avrebbero costruito delle basi
segrete per dedicarsi alla ricerca di una particolare energia che Gaspare,
durante l’intervista, affermò fosse l’amore. In effetti, disse, i W56 possono
ricavare energia da ogni cosa ma, a quanto pare, quella dell’amore è una delle
più forti.
I loro discorsi appaiono colmi di argomenti quali
la fratellanza, la pace e l’amore, anzi sembra che quest’ultimo dovesse essere
al centro di ogni cosa, per evitare quella stessa distruzione che portò
all’estinzione i popoli precedenti.
Questi alieni, a quanto pare, traevano energia dall’amore per sostenere tutta la loro tecnologia e finché questa energia fluiva tra loro e centinaia di contattisti, tutto procedeva per il meglio. Ma, con il passare degli anni, la natura più oscura dell’essere umano venne a galla e con essa anche gelosia, rabbia e odio. Questo portò l’energia dell’amore ad affievolirsi. La fine dell'amicizia coincise con la battaglia decisiva contro una fazione di alieni antagonisti, soprannominati "I Contrari" o CTR: i W56 furono sconfitti dai loro nemici e nel 1978 lasciarono le loro basi italiane. In effetti, in quell’anno si registrarono numerosi avvistamenti UFO in tutto il centro Italia. Il 1978 fu anche l’anno in cui furono avvistati decine di globi luminosi emergere dal Mar Adriatico, un fenomeno reale, che attirò l’attenzione dei militari, i quali indagarono senza esito sul caso.
Quella del Caso Amicizia è una storia difficile, al limite del credibile, però chiunque siano stati questi W56, di certo, sono riusciti a lanciare un monito all’umanità. I loro discorsi dovrebbero essere presi in considerazione poiché la minaccia di autodistruggerci a causa della nostra stessa superbia è reale e fattibile.
Concludo questo post lasciandovi quello che, per me, è il loro messaggio più significativo: “Questo è un momento critico nella storia dell’umanità. Noi non siamo qui per conquistare, perché non c’è nulla da conquistare. Siamo sulla Terra ormai da molti secoli nascosti in basi segrete sparse per tutto il mondo. La nostra bontà e verità saranno più forti dei vostri dubbi.”
Si sbagliavano.