L’avete visto anche voi: non si trattava di una
fake news: quel messaggio pieno di insulti nei confronti di una persona in
carrozzina era vero! La foto del cartello affisso, un sabato di agosto, da un
automobilista multato per aver parcheggiato in un posto riservato ai disabili
ha fatto il giro del web, suscitando indignazione e rabbia, tanto che la
procura di Monza ha aperto un'inchiesta contro ignoti per diffamazione
aggravata.
Il testo del cartello diceva: "A te handicappato che ieri hai chiamato i vigili per non fare due
metri in più vorrei dirti questo: a me 60 euro non cambiano nulla, ma tu rimani
sempre un povero handicappato. Sono contento che ti sia capitata questa
disgrazia"
Un episodio che ha colpito tutti. Ma fino a che
punto e fino a quando dura la nostra indignazione?
Il mondo di chi vive con una disabilità o con una
limitazione nel movimento è costellato da mille difficoltà, non solo fisiche.
Quante volte vi è capitato di trovare un parcheggio
riservato ai disabili occupato da un'altra auto? Molte persone non hanno ancora
capito le motivazioni che ci sono dietro una norma che riserva alcuni
parcheggi ai disabili: viene vissuta come un'imposizione. E anche in altre
occasioni, come dare la precedenza nelle code o lasciare il posto su un mezzo
di trasporto pubblico, non sempre diamo il meglio di noi stessi. I disabili
affermano che solo in rare occasioni le persone del vicinato si sono dimostrate
rispettose, anzi si lamentano di aver ricevuto aiuto "solo qualche
volta". Anche a scuola o sul lavoro c'è ancora tanto da fare: dichiarano
che, a volte, si sono sentiti discriminati da colleghi o compagni di classe,
dagli insegnanti o dai responsabili in ufficio.
La disabilità è una percezione diffusa: più di quattro Italiani su dieci (persone tra i 45 e 80 anni) sostiene
di avere uno o più problemi fisici o disabilità che comportano difficoltà di
movimento (a differenti livelli) nella vita quotidiana: molte delle persone
percepiscono anche la limitazione nel movimento dovuta alla vecchiaia alla
stregua di una disabilità o di una malattia. Di questo campione rappresentativo, meno della metà (il
40%) è considerata dallo Stato come invalido. L'invalidità è maggiormente
concentrata nelle Isole (22%), poi al Centro (18%), nel Sud (16%) e per finire
nel Nord Ovest (13%) e nel Nord - Est (11%).
Tutte queste persone, in un modo o nell'altro,
devono organizzarsi per sopperire a difficoltà ed impedimenti dovuti alla
necessità di spostarsi. Si riscontrano situazioni di ingiustizia in cui le
persone disabili a volte si ritrovano per colpa di uno Stato poco generoso e di
una società civile non sempre all'altezza del suo nome.
I livelli di assistenza sono molto carenti. Così
familiari e amici sono chiamati a sopperire alle voragini del sistema. I LEA
prevedono vari tipi di servizi in relazione al tipo e al grado di disabilità,
ma tutto è vincolato ai budget delle amministrazioni.
La situazione varia parecchio da una regione
all'altra. Un esempio: il trasporto del disabile motorio dalla propria
abitazione ai luoghi di cura, in alcune regioni è offerto da servizi
convenzionati e associazioni, in altre è coperto dall’amministrazione locale.
Ma in molti centri urbani il trasporto pubblico è praticamente inesistente e
quindi il disabile per spostarsi è costretto a pagare un taxi o ad avvalersi
del supporto di familiari, amici o conoscenti.
Per quanto concerne le barriere architettoniche, in
Italia è un disastro. Si dovrebbe provvedere (come è stato già fatto a Milano)
a censire le barriere architettoniche non solo in strade e piazze, ma anche in
luoghi e impianti di pubblico interesse (uffici pubblici, impianti sportivi,
mezzi di trasporto, etc.) e programmare il loro abbattimento entro un
ragionevole lasso di tempo definendo priorità e obiettivi. Questa è un’esigenza
di civiltà rispetto alla quale, anche a livello legislativo, l’Italia si trova
all’età della pietra. Pensate che, già dal 1990 gli Stati Uniti hanno
introdotto l'Americans with Disabilities Act, un provvedimento che ha imposto
la concreta eliminazione di ogni discriminazione nei confronti di chi ha
ridotte capacità di movimento, sia negli spazi pubblici sia in quelli privati.
Il fatto che in Italia non se ne parli neppure è una vergogna. Si assiste
spesso alle banali esibizioni di candidati sindaci che sotto elezioni si fanno
ritrarre su una sedia a rotelle, promettendo attenzioni poi sistematicamente
disattese.
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