Tutti noi siamo abituati a fenomeni quali la
grandine o la neve, il che ci fa sembrare che dei bolidi di ghiaccio siano
molto meno sensazionali rispetto ad altri fatti inspiegabili più avvezzi a
suscitare clamore. Malgrado le apparenze, questo fenomeno è uno fra i più
controversi e misteriosi data la solidità delle prove e la mancanza di una
spiegazione scientifica accertata.
Fu osservato anche in tempi antichi: già dal IV
secolo, lo scrittore latino Giulio Ossequente racconta nella sua opera "De
Prodigiis" di una straordinaria “pioggia di pietre”. In verità si trattava
di ghiaccio sporco: grossi pezzi di grandine mista a terriccio. Il fatto viene
citato anche nel primo libro della "Historiae Ab urbe condita" di
Tito Livio e dallo svedese Immanuel Swedenborg, che associa il fenomeno a
quello delle piogge di animali.
I primi documenti scientifici che trattano questo
insolito fenomeno ci giungono dal noto scienziato e scrittore statunitense
Charles Fort: il primo cronista dell’insolito. Fort raccolse nella sua opera
“Il Libro dei Dannati” (Book of the Damned, pubblicato nel 1919) una serie di
articoli e citazioni circa fenomeni anomali e misteriosi, estraendoli dalle
riviste scientifiche del suo tempo (i primi anni del ‘900) fra i quali figurano
numerosi casi di blocchi di ghiaccio caduti dal cielo in svariate località.
Il testo dimostra che il fenomeno non è prettamente
moderno, squalificando la teoria, avanzata da alcuni, secondo la quale i
blocchi di ghiaccio sarebbero causati dagli scarichi delle toilette degli aerei
o da accumuli di ghiaccio staccatisi dalle ali o dai carrelli di questi ultimi.
Un caso interessante, in epoca moderna, avvenne il
7 Marzo 1976. Protagonista, il signor Wilbert Cullers che, mentre sedeva
tranquillo nel salotto della sua casa di Timberville, in Virginia (USA), vide
il soffitto sfondarsi a causa dell’impatto di un bolide di ghiaccio. Cullers
racconta di aver udito una forte esplosione, in quello stesso istante, pezzi di
soffitto e frammenti di ghiaccio sporco si sfracellarono sul pavimento.
All’evento era presente anche il figlio e sua moglie. Quel giorno, nelle
immediate vicinanze, caddero altri blocchi di ghiaccio, uno dei quali precipitò
a pochi metri dal signor Johnny Branner, un vicino dei Cullers, che passava per
quella strada. Fatto ancor più singolare, il cielo era sereno e non vi erano
nubi. Uno dei blocchi di ghiaccio caduti a Timberville fu preso in consegna dal
sergente Butch Hottinger, della vicina contea di Rockingham, il quale lo portò
al Centro Nazionale per la Ricerca Atmosferica (National Center for Atmospheric
Research o NCAR) sito a Boulder, in Colorado (USA), per farlo analizzare dal dottor
Charles Knight, esperto dei meccanismi di formazione del ghiaccio nelle nubi. Secondo
Knight, il frammento di ghiaccio, che il sergente Hottinger sosteneva
provenisse da un blocco grande quanto una palla da basket, non poteva essere un
chicco di grandine: in primo luogo le dimensioni erano eccessive e inoltre, la
struttura cristallina denotava un meccanismo di accrescimento diverso da quello
della grandine. Il campione era, infatti, composto di cristalli molto piccoli,
del diametro medio di circa 1 millimetro, al contrario della grandine che
presenta invece strati di cristalli grandi alternati a cristalli più piccoli.
Si avanzò l’ipotesi che il ghiaccio sarebbe potuto provenire da un aereo, ma
gli esperti asserivano che quel giorno non sussistevano condizioni atmosferiche
tali da consentire la formazione di ghiaccio su un aereo.
Nella primavera del 1973, a Manchester, il fisico
Richard Griffith (della Manchrester University) vide cadere un grosso pezzo di
ghiaccio, mentre camminava per strada. Sconcertato, lo scienziato intuì
l’importanza che risiedeva in quell’insolito agglomerato e lo portò nel suo
laboratorio per analizzarlo. La prima cosa che notò dopo aver tagliato il
blocco in sezione fu la presenza di strane file di bollicine che, al contrario
dei chicchi di grandine (dove appaiono sparse), erano estremamente regolari.
Esaminando il ghiaccio sotto la luce polarizzata il fisico poté osservare una
struttura composta da grossi cristalli, senza la tipica struttura a strati
della grandine. Griffith compì degli esami anche sull’acqua che costituiva il
blocco di ghiaccio, ne emerse che tale acqua era molto simile a quella presente
nelle nuvole.
Lo scienziato si informò circa il traffico aereo
sulla zona e ne risultò che nessun velivolo aveva sorvolato l’area il quel
periodo. Si concluse quindi che non poteva trattarsi né di grandine né di un
pezzo di ghiaccio staccatosi da un aereo.
Nell’estate del 1980 si verificò un episodio
analogo a Lyndhurst, nell’Hampshire (U.K.): il meccanico Edward Fox, tornando
dal lavoro, rimase sbigottito nel vedere un grosso buco nel tetto della sua
casa. In camera da letto trovò diversi blocchi di ghiaccio abbastanza grossi.
All’evento assistette la vicina di Ed, Megan
Murray, che dichiarò di aver udito un forte sibilo seguito da un gran botto che
all’inizio pensò essere un’esplosione. Quel giorno, inoltre, faceva caldo (era
estate) ed il cielo era terso, proprio come nel caso Cullers.
Nel gennaio del 2000, un’ondata di blocchi di
ghiaccio dal cielo interessò il vecchio continente: le prime occorrenze del
fenomeno si sono verificate in Spagna ed in Francia nei primi del mese. L’8
gennaio 2000 un blocco di ghiaccio cadde a Siviglia, perforando il tetto di
un’auto; fortunatamente, l’autista rimase illeso. Nei giorni successivi il
fenomeno si ripeté in diverse parti del paese, terrorizzando la popolazione.
Nella maggior parte dei casi i blocchi erano costituiti da ghiaccio puro. Pedro
Nombela, presidente del CSIC (Consiglio Superiore della Ricerca Scientifica),
che era stato incaricato dal governo spagnolo per risolvere il mistero,
dichiarò che il fenomeno era “scientificamente inspiegabile”.
Verso la fine di Gennaio il fenomeno cominciò a
manifestarsi anche in Italia: il 22 Gennaio un blocco fu trovato all’interno
del cortile della scuola materna Pio Antonelli di San Martino di Lupari, a
Padova. La direttrice dell’istituto, Suor Chiara Parisotto, descrisse il blocco
come differente dal ghiaccio comune, di colore bianco, come la neve e
successivamente diventato trasparente mentre si scioglieva. Il ghiaccio fu
analizzato dall’Agenzia Regionale per l’Ambiente, che accertò l’assenza di
radioattività.
Il primo infortunio legato al fenomeno si ebbe il
25 Gennaio, quando Massimo Giunti, un operaio di 24 anni di Osimo (in provincia
di Ancona), fu colpito di striscio alla testa da un blocco di quasi un chilo.
Fortunatamente il colpo fu attutito dal casco che indossava e il giovane se la
cavò con dieci giorni in ospedale.
Fatti analoghi si verificarono in diverse regioni
italiane.
Si registrarono casi in Abruzzo, nelle Marche, in
Veneto, in Piemonte, in Toscana, in Lombardia, in Umbria, in Friuli Venezia
Giulia. Il 28 gennaio, nel giro di poche ore, caddero tre blocchi di ghiaccio a
Campobasso. Il Sud Italia non fu risparmiato: i misteriosi blocchi colpirono
anche in Sardegna ed in Calabria.
I blocchi più grossi arrivavano a pesare anche 2
Kg. Il più delle volte le analisi confermarono che erano composti di acqua
purissima, senza sali minerali e quindi molto simile all’acqua distillata. Uno dei
maggiori esperti italiani in fatto di grandine, il professor Franco Prodi
dell’Università di Ferrara, escluse che si potesse trattare di chicchi di
grandine a causa delle dimensioni eccessive. Anche la teoria secondo la quale
il ghiaccio proveniva dagli aerei fu scartata.
Qualcuno ha proposto l’ipotesi di una burla. In
effetti, alcuni casi possono essere spiegati in tal senso (parliamo di quelli
avvenuti in Italia). Tuttavia, si è visto che molti di questi blocchi di
ghiaccio erano strutturalmente simili a quelli caduti in Spagna.
Comunque, passato l’inverno, le cadute di queste
strane masse glaciali cessarono. Saltuariamente il fenomeno si ripresenta; di
recente è accaduto a Varese il 29 ottobre 2007: un blocco di ghiaccio ha
sfondato il tetto di un’abitazione. Per fortuna nessun ferito.
Sono state addotte un gran numero di ipotesi per
spiegare il singolare fenomeno. Diversi luminari si sono pronunciati per
tentare di fornire una spiegazione scientifica, ma senza successo. Le teorie
formulate sono essenzialmente queste:
- Chicchi di grandine. È la spiegazione più ovvia, ma non può essere accettata per diversi motivi: innanzi tutto, le dimensioni di alcuni dei blocchi sono assolutamente eccessive per permettergli di essere sostenuti dalle correnti ascensionali per il tempo necessario alla loro formazione. Inoltre, nella maggior parte dei casi, il cielo era sereno e libero da nubi, mentre la grandine si forma solo in particolari nuvole dette cumulonembi che, di certo, non passano inosservati. Infine, a differenza dei chicchi di grandine, i blocchi cadono sempre isolati.
- Ghiaccio formatosi da una toilette difettosa di un aereo. Alcuni dei casi possono essere spiegati così, ma non tutti. Questo tipo di blocchi di ghiaccio presenta, infatti, una colorazione bluastra o marrone a causa delle sostanze, chimiche e non, utilizzate nelle toilette. Tale teoria non è quindi compatibile con i numerosi blocchi di ghiaccio composti da acqua purissima.
- Ghiaccio staccatosi dai carrelli di un aereo o dalle ali. Ad alta quota, l’umidità è estremamente scarsa, perciò il ghiaccio sugli aerei potrebbe formarsi solo a bassa quota e con un clima abbastanza rigido, condizioni che nella maggior parte dei casi non sussistevano. Inoltre, come abbiamo visto, molti dei luoghi dove è avvenuto il fenomeno non erano attraversati da nessuna rotta aerea.
- Frammenti di una cometa. La NASA e la famosa astrofisica Margherita Hack hanno concordato sul fatto che tale teoria sia sbagliata; l’attrito con l’atmosfera scioglierebbe qualunque frammento prima che questo possa giungere al suolo.
- UFO: qualcuno ha vanzato l’ipotesi, ma non ci sono teorie a sostegno.
- Castigo divino. C’è anche chi attribuisce i blocchi di ghiaccio all’Onnipotente e li identifica come un segnale di un’imminente apocalisse. Vi sono alcuni riferimenti nella Bibbia, circa grandine di dimensioni straordinarie, che sono stati subito presi in considerazione dai teologi.
Concludendo, la scienza non è in grado, per ora, di
fornire una spiegazione soddisfacente. Potrebbe trattarsi di un processo
atmosferico ancora ignoto.
Tutti noi siamo abituati a fenomeni quali la grandine o la neve, il che ci fa sembrare che dei bolidi di ghiaccio siano molto meno sensazionali rispetto ad altri fatti inspiegabili più avvezzi a suscitare clamore. Malgrado le apparenze, questo fenomeno è uno fra i più controversi e misteriosi data la solidità delle prove e la mancanza di una spiegazione scientifica accertata.
RispondiElimina