Questo caso iniziò un mercoledì, era il cinque
novembre del 1975. All'età di 22 anni, Walton lavorava per Mike Rogers, che
aveva un contratto con il Servizio Forestale degli Stati Uniti. Rogers e Walton
erano buoni amici; Walton usciva con la sorella di Rogers, Dana, che in seguito
avrebbe sposato. Gli altri uomini della squadra erano Ken Peterson, John
Goulette, Steve Pierce, Allen Dallis e Dwayne Smith; vivevano tutti nella
piccola città di Snowflake, in Arizona. Rogers fu ingaggiato per sfoltire la
boscaglia in una vasta area (più di 1.200 acri) vicino a Turkey Springs, in
Arizona. Il lavoro era il contratto più redditizio che Rogers avesse mai ricevuto
dal Forest Service, ma la sua squadra aveva accumulato un ritardo, pertanto, stavano
facendo del lavoro straordinario per onorare il contratto: lavoravano sodo,
dall’alba al tramonto.
Poco dopo le 18:00 quella sera, Rogers e la sua
squadra, terminato il lavoro, salirono sul camion per tornare a Snowflake.
Poco dopo, videro una luce brillare dietro una
collina. Si avvicinarono e videro un grande disco argentato librarsi sopra una
radura, illuminandola a giorno. Era alto circa 8 piedi, con un diametro di 20.
Rogers rallentò e Walton saltò giù dal camion per
correre verso il disco. Gli altri uomini gli urlarono, inutilmente, di tornare
indietro. Era giunto quasi sotto l'oggetto quando il disco iniziò a emettere un
rumore simile a quello di una turbina, cominciò ad oscillare e Walton iniziò
cautamente ad allontanarsi.
Uno dei testimoni, Jerome Clark, riferì che Walton
si allontanò dal disco, ma gli altri insistono sul fatto che non poté farlo,
poiché fu subito colpito da un raggio proveniente dal disco. Clark, invece,
insiste nel dire che Travis fu sollevato in aria e spinto indietro di circa tre
metri pur rimanendo intrappolato nel raggio di luce. Toccò il suolo con la
spalla destra e lì rimase, disteso sul terreno.
Rogers, convinto che Walton fosse morto, mise in
moto e scappò via, guidando come un pazzo sulla strada dissestata: temeva che
il disco li stesse inseguendo. Dopo aver percorso un quarto di miglio, il
camion derapò sul sentiero sconnesso e Rogers si fermò. Fu così che, dopo una
breve discussione, decisero di tornare indietro: si erano fatti prendere dal
panico, ma non potevano abbandonare Walton.
Ritornati sul posto, non trovarono più il disco e
anche Walton, nonostante un’intensa ricerca, non fu più ritrovato.
Verso le 19:30, Peterson chiamò al telefono la
polizia di Herber, in Arizona. Rispose il sostituto sceriffo Chuck Ellison.
Peterson, però, al telefono, non gli raccontò tutta la storia, riferì soltanto
che avevano perso un uomo della loro squadra. Soltanto in seguito, quando il
vice-sceriffo li incontrò nei pressi di un centro commerciale, gli uomini gli
raccontarono tutto. Erano sconvolti, due di loro piangevano e sebbene fosse un
po' scettico al riguardo di questo racconto, Ellison arrivò alla conclusione
che dicessero il vero.
Perciò informò dell’accaduto il suo superiore, lo
sceriffo Marlin Gillespie, Il quale gli rispose di portare il gruppetto di
boscaioli a Heber e di attendere l’arrivo dell'agente Ken Coplan che li avrebbe
interrogati.
In effetti Gillespie e Coplan arrivarono in meno di
un ora e ascoltarono tutta la storia. Rogers insisteva affinché tornassero
immediatamente sul posto per cercare Walton, servendosi dei segugi, se
possibile. Ma i cani non erano disponibili. La polizia giunse sul posto
accompagnata da alcuni membri della squadra. Smith, Pierce e Goulette erano
troppo scossi: non sarebbero stati di grande aiuto. Scelsero, quindi, di
tornare a Snowflake per portare notizie ad amici e parenti.
Giunti sul posto, le forze dell'ordine cominciarono
a dubitare della storia, principalmente perché non c'era nessun indizio a
sostegno di quella tesi. Di Walton nessuna traccia. Le notti d'inverno, in
montagna, sono molto fredde e la polizia era preoccupata perché Walton vestiva
solo una giacca di jeans e una camicia: rischiava l’ipotermia.
Rogers e lo sceriffo Coplan portarono la cattiva
notizia a sua madre, Mary Walton Kellett, che viveva in un piccolo ranch a Bear
Creek, a circa 16 chilometri di Snowflake. Rogers le disse cosa era successo e
lei gli chiese di ripetere il racconto. Poi gli chiese, con calma, se
qualcun’altro oltre alla polizia e ai testimoni fosse a conoscenza di questa
storia. Coplan rimase sorpreso: cominciò a pensare che la storia dell’UFO
nascondesse qualcosa di diverso. D'altra parte, Clark sapeva che Kellett aveva
allevato sei bambini da sola e in circostanze spesso difficili: non era il tipo
da perdersi d’animo davanti alle avversità della vita.
Verso le 3 del mattino, Kellett telefonò a suo
figlio, Duane il quale Lasciò rapidamente la sua casa guidò fino a Snowflake.
La mattina del 6 novembre, alcuni poliziotti e un
gran numero di volontari iniziarono a perlustrare la zona in cui Travis era
scomparso, ma di lui non fu rivenuta alcuna traccia. Intanto s’insinuava il
sospetto che la storia dell’UFO fosse stata inventata di sana pianta solo per
coprire un incidente o addirittura un omicidio. Sabato mattina, Rogers e Duane
Walton arrivarono nello studio dello sceriffo Gillespie e andarono su tutte le
furie perché la polizia aveva interrotto le ricerche. Le ricerche ripresero,
quindi, nel pomeriggio, anche con l’ausilio di alcuni elicotteri, uomini a
cavallo e pattuglie alla guida di jeep.
Il sabato, la notizia della scomparsa di Walton si
era diffusa. Giornalisti, ufologi e curiosi iniziarono ad arrivare a Snowflake.
Tra quest c'era Fred Sylvanus, un investigatore UFO di Phoenix che, quel
sabato, intervistò Rogers e Duane Walton. Erano preoccupati per Travis e
criticando gli sforzi della polizia, che ritenevano insufficienti, finirono per
rilasciare dichiarazioni di cui in seguito ebbero a pentirsi.
Duane, infatti, riferì che lui e Travis avevano già
avuto a che fare con gli UFO. Raccontò che circa dodici anni prima avevano
assistito all’avvistamento di un UFO simile a quello osservato dal gruppetto di
boscaioli. Duane aggiunse che, entrambi, erano decisi, se si fosse ripresentata
quella possibilità, ad avvicinarsi per vederlo più da vicino. Duane continuò,
dicendo che era sicuro che Travis stesse bene, perché gli alieni non fanno del
male alle persone. Senza volerlo, Rogers e Duane Walton con le loro
dichiarazioni, posero le basi per una diversa interpretazione del caso.
In seguito a queste incaute dichiarazioni, il
marshall di Snowflake, Sanford Flake, annunciò che l'intera faccenda era uno
scherzo progettato da Duane e Travis. Avevano ingannato la squadra di boscaioli
illuminando un pallone e rilasciandolo al momento opportuno. Fu sconfessato
dalla sua stessa moglie, che ritenne la sua storia "altrettanto
inverosimile di quella di Duane Walton".
Lunedì, 10 novembre, tutta la squadra di Rogers si
sottopose all’esame della macchina della verità. L’interrogatorio fu portato a
termine da Cy Gilson, un impiegato della Pubblica Sicurezza. Gilson chiese se
qualcuno degli uomini avesse arrecato danno a Travis (o sapesse chi lo aveva
fatto) se sapessero dove era e se avessero davvero visto un UFO. Gli uomini
negarono di aver fatto del male a Travis (o di sapere chi gli avesse fatto del
male) negarono di sapere dov'era il suo corpo e insistettero sul fatto che avevano
effettivamente visto un UFO.
Gilson concluse che tutti gli uomini (a parte
Dallis, che non aveva completato l'esame) dicevano la verità. Scrisse
testualmente nel suo rapporto: "Questi
test dimostrano che questi cinque uomini sono fermamente convinti di aver visto
un UFO e che Travis Walton non è stato ferito o ucciso da nessuno di loro ".
Aggiunse, però, che il gruppo poteva essere stato, inconsapevolmente, vittima
di una bufala.
Dallis, in seguito, ammise di aver abbandonato
l’esame con la macchina della verità poiché non voleva si sapesse che aveva la
fedina penale sporca: temeva di perdere il lavoro.
Dopo i test, lo sceriffo Gillespie affermò
pubblicamente che era convinto che la storia dell’UFO era vera e che gli uomini
dicessero la verità.
Flake, invece, non era convinto. Continuò con i
suoi accertamenti a casa di Kellett servendosi anche di una troupe televisiva
sempre sperando di scovare Travis che si nascondeva lì.
IL RITORNO DI WALTON
Poco prima di mezzanotte, di lunedì 10 novembre,
Grant Neff, che era sposato con la sorella di Travis Alison, ricevette una
telefonata da Taylor, in Arizona, a poche miglia da Snowflake. Chi chiamava
affermò di essere Travis. “Sono in una
cabina telefonica – aggiunse - alla
stazione di servizio Heber e ho bisogno di aiuto, vieni a prendermi".
Inizialmente, Neff pensò ad uno scherzo di cattivo
gusto. Tuttavia, prima che potesse riagganciare, udì un’altra frase: "Sono
io, Grant ... Sono ferito, e ho bisogno di aiuto. Sto male, vieni a
prendermi".
Neff allora si convinse che, chiunque fosse, era in
difficoltà: la sua paura sembrava genuina. Insieme a Duane Walton si recarono
alla stazione di servizio.
Trovarono lì Travis, accasciato in una delle tre
cabine telefoniche. Indossava gli stessi abiti di quando era scomparso e faceva
davvero freddo! Sembrava più magro e aveva la barba lunga.
Sulla via del ritorno a Snowflake, Travis sembrò
spaventato, scosso e ansioso. Ripetutamente borbottò qualcosa su degli esseri
con occhi terrificanti. Pensava che fosse stato via solo poche ore. Quando
apprese che la sua assenza durava da una settimana rimase allibito e non parlò
più.
Duane Walton, preoccupato per le condizioni del
fratello, non né rivelò immediatamente il ritorno. Un fatto grave, che
insospettì la polizia che arrivò ad accusarlo di depistaggio.
A casa di sua madre, Travis fece un bagno cado e
provò anche a mangiare qualcosa, ma fu subito in preda a conati di vomito.
Duane, ricordanto quanto gli era stato suggerito dal Dr. Spaulding, riuscì ad
ottenere da Travis un campione di urina.
Fu un dipendente della compagnia telefonica che
alle 2:30 del mattino, avvisò la polizia che qualcuno aveva chiamato la
famiglia Neff da un telefono pubblico della stazione di servizio Heber.
Gillespie mandò due agenti della Scientifica alle cabine telefoniche per i
rilievi del caso. Come previsto, trovarono tante impronte, ma nessuna era di
Travis. Questo fatto, una volta noto, sarebbe servito agli scettici per
dimostrare che l'intera faccenda fosse solo uno scherzo. Altri erano propensi a
credere che gli agenti della scientifica, ispezionando le cabine alla luce
delle sole torce avessero fatto un pessimo lavoro.
LA VISITA MEDICA
Duane si ricordò che il Dr. Spaulding gli aveva
promesso che, nel massimo riserbo, avrebbe sottoposto Travi a visita medica.
Questa venne eseguita prima dell’intervento delle autorità, che ancora non
sapevano del ritorno di Travis. Duane lo portò a Phoenix, in Arizona, il
martedì di mattina presto, dove si sarebbero incontrati con il dottor Lester
Steward.
I Waltons rimasero delusi nell'apprendere che il
Dr. Steward non era un vero medico, ma un ipnoterapeuta. Spaulding e Steward
avrebbero poi riferito che i Walton erano rimasti con loro per più di due ore,
mentre i Waltons insistevano che erano rimasti nell'ufficio di Steward, al
massimo, per 45 minuti, la maggior parte dei quali impegnati in una discussione
atta a determinale la qualifica del Dr. Steward. Il tempo preciso trascorso con
Steward sarebbe poi diventato un problema per la risoluzione del caso.
TRAPELA LA NOTIZIA
Martedì pomeriggio, la notizia del ritorno di
Travis era trapelata. Quel giorno Duane ricevette una telefonata da Spaulding e
gli disse di non disturbare più la sua famiglia. Clark scrive che dopo questa
telefonata, "Spaulding divenne chiaramente avverso."
Tra l’altro ci fu anche una telefonata da parte di un certo Coral
Lorenzen, dell'APRO, un gruppo di ricerca civile sugli UFO. Promise a Duane che
avrebbe potuto organizzare, in casa sua, un serio esame per Travis da parte di
due medici molto competenti: il dottor Joseph Saults e il dottor Howard
Kandell. Duane fu d'accordo e l'esame iniziò il giorno stesso, verso le 15:30.
Clark riferì che un’altra telefonata finì per
complicare tutta la storia: Un impiegato del National Enquirer, un giornale
scandalistico americano noto per il suo tono sensazionalistico, chiamò Lorenzen.
L’impiegato dell'Enquirer promise di finanziare le indagini, in cambio della
cooperazione e dell’accesso ai dati dell'APRO. Sappiamo che Lorenzen accettò
l'accordo.
La visita medica rivelò che Travis era
essenzialmente in buona salute, a parte due caratteristiche insolite: una
piccola macchia rossa alla piega del gomito destro che faceva supporre l’uso di
una siringa. I medici notarono anche che l’ago non aveva intercettato alcuna
vena.
L'analisi dell'urina di Travis rivelò una mancanza
di chetoni. Questo era insolito, poiché se Travis era stato via per cinque
giorni nei quali, sicuramente, aveva mangiato con poco o niente, come lui
stesso ammetteva (e come suggeriva la sua magrezza), il suo corpo avrebbe
dovuto iniziare a scomporre i grassi per sopravvivere e questo avrebbe
comportato livelli molto elevati di chetoni nelle urine. Gli scettici sostennero
che questa incoerenza è una prova che la storia raccontata da Travis sia falsa.
ALL’INTERNO DELL’UFO
Travis raccontò che, dopo essersi avvicinato all'UFO,
fu colpito dal raggio ed è l’ultima cosa che ricorda. Quando si svegliò, si ritrovò
su di un letto inclinato. Una luce brillava sopra di lui e sentiva che l'aria
era pesante e umida. Era dolorante e aveva qualche problema a respirare, ma
pensava di trovarsi in ospedale.
Quando fu in se, si rese conto di essere circondato
da tre figure, ognuna con indosso una sorta di tuta arancione. Le figure non
erano umane. Travis descrisse quegli esseri come i tipici Grigi: gli alieni
protagonisti di molti racconti di abduction: un metro e mezzo di altezza, con
grandi teste a cupola, molto grandi, sembravano feti. Occhi enormi, di color
marrone, uniformi, non si distingueva alcuna pupilla. La cosa più inquietante –
raccontò - erano quegli occhi. Le orecchie, il naso e le bocche sembravano
davvero piccole, forse perché al confronto, i loro occhi erano veramente
enormi.
Travis che temette per la sua incolumità, si alzò
in piedi e gridò al quelle creature di stare alla larga. Afferrò un cilindro di
vetro da uno scaffale vicino e cercò di romperlo per ottenere un oggetto appuntito
e tagliente, ma trovò che l'oggetto era indistruttibile, così lo agitò come se
fosse una clava davanti a quei tre individui. Il terzetto abbandonò la stanza.
Travis lasciò la "stanza degli esami"
attraverso un corridoio, che lo condusse in una camera sferica completamente
spoglia, eccetto che per una sedia dallo schienale alto posta proprio al centro
della stanza. La sedia era vuota, ma al suo avvicinarsi il soffitto si
illuminò. Travis si sedette sulla sedia e cominciò ad osservare tutte quelle
luci che brillavano, come stelle, sul soffitto. Ebbe l’impressione di trovarsi
in un planetario.
La sedia era equipaggiata con dei braccioli. Su
quello sinistro c’era una corta leva di foggia un po’ strana di un materiale
marrone scuro. Sul bracciolo di destra, c'era un piccolo schermo illuminato, di
colore verde lime, che mostrava delle linee nere che s’intersecavano tra loro.
Travis spinse la leva e notò che le stelle
ruotavano attorno a lui lentamente. Quando rilasciò la leva, le stelle si
fermarono, rimanendo nella loro nuova posizione. Abbandonò la sedia e le stelle
scomparvero. Travis aveva intravisto una sagoma rettangolare stagliarsi sul
muro arrotondato, pensò che si trattasse di una porta, e andò a cercarla.
In quel momento, Travis sentì un suono alle sue
spalle. Si voltò e rimase piacevolmente sorpreso nel vedere una figura umana in
tuta blu che portava un elmetto di vetro. Solo in seguito si rese conto di
quanto fossero strani gli occhi dell'uomo: più grandi del normale e di un
brillante color oro.
Travis raccontò di aver posto all'uomo una serie di
domande, ma lui rispose con un sorriso e gli fece cenno di seguirlo. Travis
ammise che l’uomo, anche a causa dell'elmetto, avrebbe potuto non sentirlo. Tuttavia,
lo seguì lungo un corridoio che portava a una porta e ad una ripida rampa,
scesi dalla quale si ritrovarono in un vasto ambiente che Travis descrisse:
"simile a un hangar". Comprese di essere sceso da un oggetto a forma di disco
simile a quello che aveva visto nella foresta e di trovarsi all’interno di uno
scafo molto grande. In quel che lui definì come un hangar c’erano, infatti,
molte altre navicelle a forma di disco. L'uomo lo condusse in un'altra stanza, dove
incontrò altri tre umani: una donna e due uomini. Somigliavano all'uomo con l’elmetto.
Visto che queste persone non indossavano elmetti, Travis iniziò a porre delle
domande, ma nessuno rispose. Si limitarono a sorridere, lo presero per un
braccio e lo condussero a sedersi vicino a un tavolino. Una volta seduto la donna
prese un dispositivo simile a una maschera per l’ossigeno e glielo appoggiò sul
viso. Travis svenne prima che potesse reagire.
Quando si svegliò si ritrovò all’aperto, nella
stazione di servizio di Heber. Una delle navicelle a forma di disco era sospesa
sopra l'autostrada. Il velivolo spari rapidamente e Travis chiamò suo cognato,
sempre pensando che dall’inizio del suo rapimento fossero trascorse soltanto
poche ore.
Dopo aver ascoltato questa storia, Gillespie
ipotizzò che Travis potesse essere stato colpito alla testa, tramortito,
drogato e poi portato in un ospedale dove aveva confuso i dettagli di un esame
di routine con qualcosa di più spettacolare. Travis gli fece notare che non
aveva segni di traumi alla testa e l’esame medico non aveva rilevato tracce di
droga nel sangue. Disse allo sceriffo che era disposto a sottoporsi alla
macchina della verità, al siero della verità o all’ipnosi pur di sostenere il
suo racconto. Gillespie disse che si sarebbe accontentato della macchina della
verità e promise di organizzarne una sessione, in segreto, per evitare l’interrese
crescente dei media.
Duane e Travis, in seguito si incontrarono con il
consulente dell'APRO, James A. Harder. Harder sottopose Travis a una seduta
ipnotica, nella speranza di scoprire ulteriori dettagli. Ma, sulla sua vicenda
non fu possibile sapere altro. C’era come un blocco mentale impenetrabile.
A questo punto entrò in scena il Dr. Spaulding che
annunciò ai quattro venti che sia lui, sia il Dr. Steward avevano interrogato Walton
per ben due ore e avevano scoperto una serie di incongruenze nel resoconto. La
Phoenix Gazette pubblicò le sue affermazioni secondo le quali i Waltons avevano
elaborato un’assurda bugia e non si esponevano perché temevano di essere
scoperti.
Lo sceriffo, intanto, era pronto l’esame con la macchina della verità, ma quando Duane
apprese che la notizia era trapelata rifiutò di sottoporsi, pensando che
Gillespie avesse infranto la promessa di mantenere il test segreto. Il fatto è,
che caso era ormai diventato clamoroso e non c’era più modo di mantenere il
segreto.
Il National Enquirer chiedeva pubblicamente che
Travis si sottoponesse, il prima possibile, al test della macchina della
verità.
Nell'intervista prima dell'esame, Travis ammise di
aver fumato, qualche volta, la marijuana ma che non faceva uso abituale di
droghe. Il test fu condotto in modo aggressivo e poco professionale da McCarthy
che cercò in tutti i modi di trarre in inganno Travis. D’altro canto, McCarthy
insisteva nel dire che Travis non aveva superato il test perché la sua storia
era tutto un imbroglio.
I Waltons, l'APRO e il National Enquirer non
accettarono mai il risultato di questo esame ed espressero seri dubbi sui
metodi e sull'obiettività di McCarthy. Sostenevano che McCarthy era prevenuto,
che aveva posto a Travis domande imbarazzanti e irrilevanti nel tentativo di
innervosirlo e creare le condizioni propense a produrre un risultato negativo.
Otto mesi dopo, Travis avrebbe sostenuto e superato due ulteriori test, anche
se i risultati del primo esame pesarono molto e pesano ancora, sull’intera
vicenda.
Klass e altri hanno anche notato che il film “The
UFO Incident” era andato in onda su NBC poche settimane prima della scomparsa
di Travis. Questo film per la televisione era tratto dal romanzo di Hill “Abduction”,
che narra del primo caso di rapimento alieno. Klass e altri ipotizzarono che
Walton si fosse ispirato al programma televisivo. Walton negò di aver mai visto
quel programma, ma Klass fece notare che Mike Rogers vide almeno una parte del
film. Clark sostenne che il resoconto di Walton è diverso dal racconto di Hill
anche se, ammette, i racconti di abduction si somigliano un po’ tutti.
Nel 1978, Walton ha pubblicato The Walton
Experience, in cui ha delineato la propria storia narrando sia l’evento che le
successive conseguenze.
Lo stesso anno, Bill Barry ha pubblicato The
Ultimate Encounter, in cui sostiene che le incongruenze, in particolare quelle
rilevate da Klass, rendono il caso poco credibile.
In un'intervista del 2011, Walton ha riferito che
ancora soffre di stress post traumatico.