1° luglio 1965, Ms. Maurice Masse, che ha lasciato il suo domicilio
alle 05:00, si dirige verso i campi di lavanda situati sull’altopiano in
prossimità del Villaggio di Valensole (Dip. Delle Alpi dell’Alta Provenza).
Prima di avviare il suo trattore, verso le 06:00, accese una sigaretta ed è a
quel punto che sentì un fischio che attirò la sua attenzione. Uscendo da dietro
la pietraia, vide, a circa 90 metri di distanza, un oggetto posato sul suo
campo. La forma dell’oggetto evocava quella di una vettura “Dauphine” posata su
sei zampe con un asse centrale. Si avvicinò con precauzione, fino ad una decina
di metri, pensando di sorprendere delle persone che gli stavano rubando la
lavanda. Egli vide, allora, due piccoli esseri. Uno di loro, girato nella sua
direzione, puntò verso di lui un tubo estratto da un sacchetto attaccato al suo
fianco sinistro. Maurice rimase totalmente immobilizzato sul posto, intorpidito
e paralizzato, ma perfettamente cosciente degli avvenimenti che stavano
avvenendo sotto i suoi occhi. I due rimontarono sul loro mezzo. Egli li osservò,
allora dietro una specie di cupola e sentì un rumore sordo al momento in cui
l’oggetto s'innalzò dal suolo. Allo stesso tempo notò che il tubo che era sotto
l’oggetto, a contatto col suolo, cominciò a girare e le sei zampe si ritrassero.
L’UFO salì in verticale prima di inclinarsi obliquamente e sparire più veloce
di un aereo a reazione. Maurice resterà ancora immobilizzato per una quindicina
di minuti prima di ritrovare la sua normale mobilità e poter così andare al
villaggio per raccontare l’accaduto.
I gendarmi, venuti a conoscenza dell’avvenimento,
lo interrogheranno nella stessa giornata. La brigata di Gendarmeria di
Valensole, poi la brigata di ricerca di Digne, fecero un’inchiesta durata
diversi giorni. Le investigazioni della Gendarmeria stabilirono l’esistenza,
sul luogo indicato da Maurice, di una cunetta sulla quale la vegetazione era
completamente essiccata. Al centro della cunetta c’era un foro cilindrico di 18
cm di diametro e 40 cm di profondità dalle pareti lisce. Sul fondo del foro
c’erano altri 3 fori angolari di 6 cm di diametro. Lungo l’asse di fuga
dell’oggetto, per un centinaio di metri e nel raggio di qualche metro intorno
alla traccia, le piante di lavanda erano essiccate e così rimasero per diversi
anni, durante i quali il testimone tentò invano di coltivare altre piante.
Malgrado qualche elemento contraddittorio nella deposizione di Maurice, gli
elementi raccolti dalle due brigate di Gendarmeria confermarono la plausibilità
dei fatti, in particolare gli effetti sull’ambiente e sul testimone stesso che,
per parecchi mesi, dormì 15 ore per notte, forse in conseguenza della paralisi
di cui era stato vittima. L’inchiesta accertò che dall'esame sulla moralità del testimone non emersero "elementi di prova volti a sospettare un particolare comportamento da bugiardo patologico o l'assemblaggio di una bufala.”
Nel riquadro, Maurice sul luogo dell'incontro
Per quanto riguarda Maurice Masse, morì il 14 maggio 2004, portandosi un segreto nella tomba. Infatti, nel 1972, aveva detto al giornalista René Pacaut, che ha raccolto le testimonianze in un libro:
“Non posso dire tutto quello che ho visto. Nessuno mi crederebbe...”