Questo fenomeno luminoso è ricorrente nella valle
di Hessdalen, in Norvegia. Si tratta di fenomeni di luce dalla forma
generalmente sferica e di colori svariati, prevalentemente bianco e rosso,
caratterizzate da pulsazioni irregolari a volte di lunga durata. Hanno la
caratteristica di apparire sia in cielo (con distribuzione omogenea), che in
prossimità del terreno. Si muovono a scatti: appaiono in un punto, si spengono
di colpo e poi riappaiono in un altro punto. L'apparizione dei fenomeni
luminosi è spesso associata a perturbazioni del campo magnetico.
Si osservano in maniera ricorrente sia a Hessdalen
(Norvegia, a sud-est di Trondheim) che in circa 40 località del mondo. In molte
di queste aree fenomeni di luce ricorrenti hanno luogo da centinaia d'anni, in
certi casi, come nella zona di Boulia in Australia (Le luci di Min min) o nella
riserva di Yakima negli USA, essi vengono perfino rappresentati nei petroglifi.
A Hessdalen, ufficialmente, esiste documentazione fin dal 1981, ma c'è chi
afferma che le testimonianze risalgono alla fine del diciannovesimo secolo. Hessdalen
è una piccola comunità (150 abitanti): è chiaro che un secolo fa la valle fosse
quasi disabitata e che quindi le testimonianze fossero poche, filtrate anche dalla
lentezza dei mezzi informativi di quei tempi.
Tra tutte le località, Hessdalen resta la località
più importante, non tanto per il tipo o la frequenza di fenomeni, quanto perché
è l'unica o quasi ad essere stata oggetto di vere e proprie investigazioni
scientifiche supportate da strumentazione di vario tipo.
Per quanto invece riguarda le palle di luce in
quanto tali, possiamo al momento affermare che:
gli aumenti di luce sembrano essere dovuti all'improvviso aumento della superficie radiante mentre la temperatura di colore resta pressoché costante; l'aumento della superficie radiante non è dovuto ad espansione dei globi di luce, ma all'apparizione improvvisa di grappoli di piccole sfere concentrate attorno ad una specie di nucleo centrale; il fenomeno luminoso, analizzando la distribuzione a 3-D della luminosità e verificandone il profilo molto netto, non ha le caratteristiche di un "plasma standard" ma di una materia che apparentemente simula un corpo solido uniformemente illuminato; il fenomeno di luce può raggiungere una potenza fino ai 20 KW; la valle di Hessdalen è completamente elettrificata in quanto mostra ovunque tanti piccoli "flash" di brevissima durata che spesso si riesce a registrare con foto a lunga posa.
Vi sono indizi che fanno ritenere che il fenomeno
sia, in gran parte, spiegabile con il modello del fisico britannico David
Turner, secondo il quale lo scambio di energia termica, elettrica e chimica tra
un plasma e un'atmosfera ricca di vapor d'acqua e aerosol, è in grado di
generare palle di luce dai profili nettissimi come quelli sovente osservati.
Esse, essendo costituite da un vero plasma all'interno e da uno strato esterno
con funzione refrigerante, producono energia con un meccanismo simile a una pompa
termo-chimica: ciò permette l'esistenza di una struttura autoregolata e dai
tempi di vita relativamente lunghi. Il plasma da cui tutto si origina è con
ogni probabilità prodotto dalle flessioni tettoniche che a loro volta generano
piezoelettricità ed effetti elettromagnetici simultanei nelle onde VLF e UHF:
in tali condizioni secondo il modello del fisico cinese Juo Suo-Zou può
formarsi un vortice di plasma. Questo interagendo con l'atmosfera genera ciò
che si vede. Tuttavia il modello Zou-Turner non può, al momento, chiarire
completamente il fenomeno.
Si esclude l'ipotesi che l'attività solare inneschi
il fenomeno. Analisi statistiche recenti su un campione molto popolato di dati
lo dimostrano. Il modello di Abrahamson delle nano-particelle riscaldate estratte
dal suolo da una forte scarica elettrica esterna sebbene possa spiegare in sé
il profilo luminoso osservato, non trova riscontro nella molto più debole
elettricità prodotta dalle flessioni tettoniche. L'attività ionosferica è
assolutamente inadatta a spiegare sia la forma netta che i lunghi tempi di vita
delle palle di luce osservate.
È possibile replicare in laboratorio fenomeni
analoghi?
Il fenomeno, come abbiamo visto, non è del tutto
oscuro e alcune teorie, pur con molte lacune, tentano di spiegarlo. Tuttavia, non
si dispone ancora di un modello teorico che sia consistente con i dati
osservati e che, conseguentemente, consenta di progettare un esperimento mirato
di laboratorio.
Il fenomeno non è del tutto oscuro e alcune teorie, pur con molte lacune, tentano di spiegarlo.
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