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sabato 11 maggio 2019

LE LUCI DI HESSDALEN


Questo fenomeno luminoso è ricorrente nella valle di Hessdalen, in Norvegia. Si tratta di fenomeni di luce dalla forma generalmente sferica e di colori svariati, prevalentemente bianco e rosso, caratterizzate da pulsazioni irregolari a volte di lunga durata. Hanno la caratteristica di apparire sia in cielo (con distribuzione omogenea), che in prossimità del terreno. Si muovono a scatti: appaiono in un punto, si spengono di colpo e poi riappaiono in un altro punto. L'apparizione dei fenomeni luminosi è spesso associata a perturbazioni del campo magnetico.

Si osservano in maniera ricorrente sia a Hessdalen (Norvegia, a sud-est di Trondheim) che in circa 40 località del mondo. In molte di queste aree fenomeni di luce ricorrenti hanno luogo da centinaia d'anni, in certi casi, come nella zona di Boulia in Australia (Le luci di Min min) o nella riserva di Yakima negli USA, essi vengono perfino rappresentati nei petroglifi. A Hessdalen, ufficialmente, esiste documentazione fin dal 1981, ma c'è chi afferma che le testimonianze risalgono alla fine del diciannovesimo secolo. Hessdalen è una piccola comunità (150 abitanti): è chiaro che un secolo fa la valle fosse quasi disabitata e che quindi le testimonianze fossero poche, filtrate anche dalla lentezza dei mezzi informativi di quei tempi.
Tra tutte le località, Hessdalen resta la località più importante, non tanto per il tipo o la frequenza di fenomeni, quanto perché è l'unica o quasi ad essere stata oggetto di vere e proprie investigazioni scientifiche supportate da strumentazione di vario tipo.
Per quanto invece riguarda le palle di luce in quanto tali, possiamo al momento affermare che:

  1. gli aumenti di luce sembrano essere dovuti all'improvviso aumento della superficie radiante mentre la temperatura di colore resta pressoché costante;
  2. l'aumento della superficie radiante non è dovuto ad espansione dei globi di luce, ma all'apparizione improvvisa di grappoli di piccole sfere concentrate attorno ad una specie di nucleo centrale;
  3. il fenomeno luminoso, analizzando la distribuzione a 3-D della luminosità e verificandone il profilo molto netto, non ha le caratteristiche di un "plasma standard" ma di una materia che apparentemente simula un corpo solido uniformemente illuminato;
  4. il fenomeno di luce può raggiungere una potenza fino ai 20 KW;
  5. la valle di Hessdalen è completamente elettrificata in quanto mostra ovunque tanti piccoli "flash" di brevissima durata che spesso si riesce a registrare con foto a lunga posa.

Vi sono indizi che fanno ritenere che il fenomeno sia, in gran parte, spiegabile con il modello del fisico britannico David Turner, secondo il quale lo scambio di energia termica, elettrica e chimica tra un plasma e un'atmosfera ricca di vapor d'acqua e aerosol, è in grado di generare palle di luce dai profili nettissimi come quelli sovente osservati. Esse, essendo costituite da un vero plasma all'interno e da uno strato esterno con funzione refrigerante, producono energia con un meccanismo simile a una pompa termo-chimica: ciò permette l'esistenza di una struttura autoregolata e dai tempi di vita relativamente lunghi. Il plasma da cui tutto si origina è con ogni probabilità prodotto dalle flessioni tettoniche che a loro volta generano piezoelettricità ed effetti elettromagnetici simultanei nelle onde VLF e UHF: in tali condizioni secondo il modello del fisico cinese Juo Suo-Zou può formarsi un vortice di plasma. Questo interagendo con l'atmosfera genera ciò che si vede. Tuttavia il modello Zou-Turner non può, al momento, chiarire completamente il fenomeno.
Si esclude l'ipotesi che l'attività solare inneschi il fenomeno. Analisi statistiche recenti su un campione molto popolato di dati lo dimostrano. Il modello di Abrahamson delle nano-particelle riscaldate estratte dal suolo da una forte scarica elettrica esterna sebbene possa spiegare in sé il profilo luminoso osservato, non trova riscontro nella molto più debole elettricità prodotta dalle flessioni tettoniche. L'attività ionosferica è assolutamente inadatta a spiegare sia la forma netta che i lunghi tempi di vita delle palle di luce osservate.
È possibile replicare in laboratorio fenomeni analoghi?
Il fenomeno, come abbiamo visto, non è del tutto oscuro e alcune teorie, pur con molte lacune, tentano di spiegarlo. Tuttavia, non si dispone ancora di un modello teorico che sia consistente con i dati osservati e che, conseguentemente, consenta di progettare un esperimento mirato di laboratorio.

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