È opinione di tantissima gente che il Necronomicon
sia uno “pseudobiblium”, cioè un libro mai scritto ma citato come se fosse vero
in libri realmente esistenti: in pratica sarebbe un oggetto fittizio creato
dallo scrittore statunitense Howard Phillips Lovecraft per dare una maggiore
incisione ai propri racconti.
A dimostrazione di ciò, lo stesso Lovecraft fu
quasi costretto, a un certo punto, a confessare che il Necronomicon era una sua
invenzione, quando si accorse che troppi suoi lettori lo avevano preso sul
serio. Si dice addirittura che fosse perseguitato da studiosi di tutto il mondo
che non lo lasciavano in pace.
Ma c’è un’altra versione, quella fantasiosa, quella
quasi impossibile da accettare.
Lo stesso Lovecraft affermò che il Necronomicon
sarebbe un testo di magia nera redatto da Abdul Alhazred, vissuto nello Yemen
nell’VIII secolo. Il titolo originale del libro era “Al Azif”. Lovercraft ha
sempre affermato che significhi “La descrizione delle Leggi dei Morti”, dalle
parole greche “nekros” (cadavere), “nomos” (legge) ed “eikon” (immagine,
descrizione).
Nell’anno 730, Abdul Alhazred iniziò a scriverlo.
Il titolo originale dell’opera era “Al Azif” e venne scritta dopo un viaggio
fra le rovine di Babilonia e le catacombe segrete di Memphis, ma soprattutto
dopo aver trascorso dieci anni in completa solitudine nel grande deserto
dell’Arabia meridionale, il Raba El Khaliyeh, che gli arabi ritengono un luogo
di spiriti malvagi.
Alhazred poi si trasferì a Damasco e sulla sua
morte, nel 738 d.C., si racconta un aneddoto orribile: Ibn Khallikan, un
biografo del XII secolo, scrisse:
«Venne afferrato in pieno giorno da un mostro invisibile e divorato in maniera agghiacciante di fronte ad un gran numero di testimoni gelati dal terrore.»
«Venne afferrato in pieno giorno da un mostro invisibile e divorato in maniera agghiacciante di fronte ad un gran numero di testimoni gelati dal terrore.»
Abdul Alhazred fu spesso additato come pazzo o
vaneggiatore, soprattutto per il fatto che dopo aver scritto l’Al Azif iniziò
da adorare divinità sconosciute che lui chiamava con nomi mai sentiti fino ad
allora, come Yog e Cthulhu. Dopo la sua morte il libro ebbe un destino
travagliato, ma venne considerato abbastanza attendibile da essere tradotto
dapprima in greco e poi in latino. Molti si prodigarono nella stesura del
Necronomicon e di copie, nei secoli a seguire, ne furono fatte circa una
ventina, fino al 1228, quando l’ennesima fu redatta dal danese Olaus Wormius,
che ne fece una traduzione latina basata sulla versione greca di Fileta.
L’idea non fu affatto felice perché il suo
tentativo di diffusione fu aspramente represso della Chiesa, che addirittura lo
condannò al rogo per eresia. Quattro anni più tardi, nel 1232, Papa Gregorio IX
ordinò la distruzione di molte opere ritenute eretiche e tra queste tutte le
copie in greco e latino del Necronomicon.
Le copie originali in arabo però si salvarono e
videro due nuove traduzioni: una alla fine del XV secolo in caratteri gotici
(probabilmente in Germania) e una nel XVII secolo (probabilmente in Spagna).
Infine si arriva al padre di H.P. Lovecraft. All’inizio del 1900 a Winfield
Lovecraft, membro della Massoneria Egiziana, (che ancora oggi conserva una
tradizione occulta piuttosto antica espressa in rituali molto diversi da quelli
della massoneria comune) venne insegnato a leggere gli estratti del libro
ottenuti, dai capi del culto, dai seguaci di Cagliostro. Howard Phillips Lovercraft,
nato nel 1890 a Providence nel Rhode Island, ebbe modo di consultarli più volte
e di radunarli in un tomo che prese appunto il nome “Necronimicon”: era il 1927.
In realtà Howard Phillips Lovercraft morì a 46 anni
e molte delle sue opere non erano ancor state pubblicate: il libro uscì alla
ribalta nel 1941, quando un antiquario di New York, Philip Duchesne, mise nel
proprio catalogo un riferimento al Necronomicon, di cui forniva la descrizione
e fissava il prezzo a 900 $.
Da allora la crescente popolarità del libro e
l’enorme domanda registrata presso i bibliotecari convinse molti scrittori a
reinventarlo. Nonostante che, chi li scrisse studiò la vita di Lovecraft, la storia
e le sue opere, ciò che è giunto nelle nostre biblioteche sono solo versioni personalizzate
del testo reale (un po’ come i miei articoli che sono una rivisitazione di
argomenti già scritti).
Si dice che una copia, unica vera traduzione
esistente dell’edizione originale araba, si trovi nella biblioteca della grande
lamaseria della Città Senza Nome, in Mongolia.
Si dice che due delle copie rivisitate siano nella
Biblioteca Vaticana: un’edizione tedesca in caratteri gotici della traduzione
di Olaus Wormius e un manoscritto greco traduzione di Teofilatto.
Ma come mai tanto interesse per un libro che
potrebbe essere considerato ne più ne meno che un libro di fiabe o di
fantascienza?
Perché nel secolo scorso sono state fatte alcune
scoperte sconcertanti che sembrano essere più che semplici coincidenze. Tra il
1987 e il 1990 a Kut-al-Amara, un piccolo centro abitato dell’Iraq
sud-orientale sul fiume Tigri, gli archeologi rinvennero un tempio sotterraneo
perfettamente conservato. In questo tempio, che aveva la forma di uno ziqqurat
rovesciato fu rinvenuta una grande quantità di tavolette di argilla in lingua
sumera ribattezzate immediatamente “tavolette di Kutu”. Sono state tradotte dal
professor Venustiano Carranza dell’Università di Città del Messico, una delle
massime autorità mondiali nel campo della storia assira. I risultati a cui ha
portato questa traduzione sono stati a dir poco sconvolgenti: i Miti di
Chtulhu, collegati al Necronomicon di Lovecraft, facevano parte della religione
e mitologia sumero-babilonese. Fu anche trovata un’edizione danneggiata
dell’Enuma Elish, il Poema della Creazione babilonese, e numerosi riferimenti
ai cosiddetti “Grandi Antichi” del Necronimicon: Azatoth, Yogsothoth, Hastur,
Nyarlathotep, Shub-Niggurath, ecc. Il contenuto delle tavole di Kutu, secondo
l’eminente studioso messicano, era radicato nella cultura occidentale ben prima
dell’VIII secolo d.C., secolo a cui Lovecraft aveva datato la scrittura dell’Al
Azif da parte di Abdul Alhazred.
In poche parole quella scoperta ha dimostrato
l’esistenza di un culto di Dei molto simili a quelli citati da Lovecraft e andando
a ritroso nel tempo, viene da pensare che la storia di Abdul Alhazred possa
essere in qualche modo… Vera!
Cosa conterrebbe il Necronomicon? Come ho scritto
all’inizio preghiere, riti di evocazione e la storia di creature aliene
identificate come potentissime, al pari degli Dei. All’interno del libro
originale ci sarebbe tutta una serie di formule magiche per evocare i demoni e
altre forze diaboliche per ottenere benefici terreni e addirittura evocare
entità di altri piani astrali per indurli a materializzarsi sulla Terra.
Attualmente il Necronomicon è ritenuto esistente e
molte scuole esoteriche evocano Cthulhu, Yog-Sothoth, Shub-Niggurath e tutte le
altre entità citate da Lovecraft, impiegando ogni rituale conosciuto.
Ma potrebbe essere solo tempo sprecato perché… Il
Necronomicon non è mai esistito!
La crescente popolarità del libro e l’enorme domanda registrata presso i bibliotecari convinse molti scrittori a reinventarlo. Nonostante che, chi li scrisse studiò la vita di Lovecraft, la storia e le sue opere, ciò che è giunto fino a noi sono solo versioni personalizzate del testo reale (un po’ come i miei articoli che sono una rivisitazione di argomenti già scritti).
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