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domenica 2 febbraio 2020

NECRONOMICON


È opinione di tantissima gente che il Necronomicon sia uno “pseudobiblium”, cioè un libro mai scritto ma citato come se fosse vero in libri realmente esistenti: in pratica sarebbe un oggetto fittizio creato dallo scrittore statunitense Howard Phillips Lovecraft per dare una maggiore incisione ai propri racconti.
A dimostrazione di ciò, lo stesso Lovecraft fu quasi costretto, a un certo punto, a confessare che il Necronomicon era una sua invenzione, quando si accorse che troppi suoi lettori lo avevano preso sul serio. Si dice addirittura che fosse perseguitato da studiosi di tutto il mondo che non lo lasciavano in pace.
Ma c’è un’altra versione, quella fantasiosa, quella quasi impossibile da accettare.
Lo stesso Lovecraft affermò che il Necronomicon sarebbe un testo di magia nera redatto da Abdul Alhazred, vissuto nello Yemen nell’VIII secolo. Il titolo originale del libro era “Al Azif”. Lovercraft ha sempre affermato che significhi “La descrizione delle Leggi dei Morti”, dalle parole greche “nekros” (cadavere), “nomos” (legge) ed “eikon” (immagine, descrizione).
Nell’anno 730, Abdul Alhazred iniziò a scriverlo. Il titolo originale dell’opera era “Al Azif” e venne scritta dopo un viaggio fra le rovine di Babilonia e le catacombe segrete di Memphis, ma soprattutto dopo aver trascorso dieci anni in completa solitudine nel grande deserto dell’Arabia meridionale, il Raba El Khaliyeh, che gli arabi ritengono un luogo di spiriti malvagi.
Alhazred poi si trasferì a Damasco e sulla sua morte, nel 738 d.C., si racconta un aneddoto orribile: Ibn Khallikan, un biografo del XII secolo, scrisse:
 


«Venne afferrato in pieno giorno da un mostro invisibile e divorato in maniera agghiacciante di fronte ad un gran numero di testimoni gelati dal terrore.» 

 
Abdul Alhazred fu spesso additato come pazzo o vaneggiatore, soprattutto per il fatto che dopo aver scritto l’Al Azif iniziò da adorare divinità sconosciute che lui chiamava con nomi mai sentiti fino ad allora, come Yog e Cthulhu. Dopo la sua morte il libro ebbe un destino travagliato, ma venne considerato abbastanza attendibile da essere tradotto dapprima in greco e poi in latino. Molti si prodigarono nella stesura del Necronomicon e di copie, nei secoli a seguire, ne furono fatte circa una ventina, fino al 1228, quando l’ennesima fu redatta dal danese Olaus Wormius, che ne fece una traduzione latina basata sulla versione greca di Fileta.
L’idea non fu affatto felice perché il suo tentativo di diffusione fu aspramente represso della Chiesa, che addirittura lo condannò al rogo per eresia. Quattro anni più tardi, nel 1232, Papa Gregorio IX ordinò la distruzione di molte opere ritenute eretiche e tra queste tutte le copie in greco e latino del Necronomicon.
Le copie originali in arabo però si salvarono e videro due nuove traduzioni: una alla fine del XV secolo in caratteri gotici (probabilmente in Germania) e una nel XVII secolo (probabilmente in Spagna). Infine si arriva al padre di H.P. Lovecraft. All’inizio del 1900 a Winfield Lovecraft, membro della Massoneria Egiziana, (che ancora oggi conserva una tradizione occulta piuttosto antica espressa in rituali molto diversi da quelli della massoneria comune) venne insegnato a leggere gli estratti del libro ottenuti, dai capi del culto, dai seguaci di Cagliostro. Howard Phillips Lovercraft, nato nel 1890 a Providence nel Rhode Island, ebbe modo di consultarli più volte e di radunarli in un tomo che prese appunto il nome “Necronimicon”: era il 1927.
In realtà Howard Phillips Lovercraft morì a 46 anni e molte delle sue opere non erano ancor state pubblicate: il libro uscì alla ribalta nel 1941, quando un antiquario di New York, Philip Duchesne, mise nel proprio catalogo un riferimento al Necronomicon, di cui forniva la descrizione e fissava il prezzo a 900 $.
Da allora la crescente popolarità del libro e l’enorme domanda registrata presso i bibliotecari convinse molti scrittori a reinventarlo. Nonostante che, chi li scrisse studiò la vita di Lovecraft, la storia e le sue opere, ciò che è giunto nelle nostre biblioteche sono solo versioni personalizzate del testo reale (un po’ come i miei articoli che sono una rivisitazione di argomenti già scritti).
Si dice che una copia, unica vera traduzione esistente dell’edizione originale araba, si trovi nella biblioteca della grande lamaseria della Città Senza Nome, in Mongolia.
Si dice che due delle copie rivisitate siano nella Biblioteca Vaticana: un’edizione tedesca in caratteri gotici della traduzione di Olaus Wormius e un manoscritto greco traduzione di Teofilatto.
 
 

Ma come mai tanto interesse per un libro che potrebbe essere considerato ne più ne meno che un libro di fiabe o di fantascienza?
Perché nel secolo scorso sono state fatte alcune scoperte sconcertanti che sembrano essere più che semplici coincidenze. Tra il 1987 e il 1990 a Kut-al-Amara, un piccolo centro abitato dell’Iraq sud-orientale sul fiume Tigri, gli archeologi rinvennero un tempio sotterraneo perfettamente conservato. In questo tempio, che aveva la forma di uno ziqqurat rovesciato fu rinvenuta una grande quantità di tavolette di argilla in lingua sumera ribattezzate immediatamente “tavolette di Kutu”. Sono state tradotte dal professor Venustiano Carranza dell’Università di Città del Messico, una delle massime autorità mondiali nel campo della storia assira. I risultati a cui ha portato questa traduzione sono stati a dir poco sconvolgenti: i Miti di Chtulhu, collegati al Necronomicon di Lovecraft, facevano parte della religione e mitologia sumero-babilonese. Fu anche trovata un’edizione danneggiata dell’Enuma Elish, il Poema della Creazione babilonese, e numerosi riferimenti ai cosiddetti “Grandi Antichi” del Necronimicon: Azatoth, Yogsothoth, Hastur, Nyarlathotep, Shub-Niggurath, ecc. Il contenuto delle tavole di Kutu, secondo l’eminente studioso messicano, era radicato nella cultura occidentale ben prima dell’VIII secolo d.C., secolo a cui Lovecraft aveva datato la scrittura dell’Al Azif da parte di Abdul Alhazred.
In poche parole quella scoperta ha dimostrato l’esistenza di un culto di Dei molto simili a quelli citati da Lovecraft e andando a ritroso nel tempo, viene da pensare che la storia di Abdul Alhazred possa essere in qualche modo… Vera!
Cosa conterrebbe il Necronomicon? Come ho scritto all’inizio preghiere, riti di evocazione e la storia di creature aliene identificate come potentissime, al pari degli Dei. All’interno del libro originale ci sarebbe tutta una serie di formule magiche per evocare i demoni e altre forze diaboliche per ottenere benefici terreni e addirittura evocare entità di altri piani astrali per indurli a materializzarsi sulla Terra.
Attualmente il Necronomicon è ritenuto esistente e molte scuole esoteriche evocano Cthulhu, Yog-Sothoth, Shub-Niggurath e tutte le altre entità citate da Lovecraft, impiegando ogni rituale conosciuto.
Ma potrebbe essere solo tempo sprecato perché… Il Necronomicon non è mai esistito!
 

1 commento:

  1. La crescente popolarità del libro e l’enorme domanda registrata presso i bibliotecari convinse molti scrittori a reinventarlo. Nonostante che, chi li scrisse studiò la vita di Lovecraft, la storia e le sue opere, ciò che è giunto fino a noi sono solo versioni personalizzate del testo reale (un po’ come i miei articoli che sono una rivisitazione di argomenti già scritti).

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