Mentre pranzava, intorno alle 13:45 del pomeriggio soleggiato del 17 agosto 1995, Tony Galvano fu testimone di uno strano evento. Vide un disco volante che brillava sotto il cielo azzurro che sovrastava la regione di Serrania. Quando l’oggetto passò sopra la piccola comunità di Joaquin V. Gonzalez, molti altri testimoni lo notarono. Fu seguito da altri due oggetti (missili?) che si schiantarono contro di esso. La navicella, colpita, precipitò poco dopo. Dopo qualche secondo, si udì una potente esplosione a cui seguì un movimento sismico. Secondo il testimone, la scossa fu avvertita fino a duecento miglia di distanza. In effetti i rapporti suggerirebbero che i residenti di città lontane, come Gaona, El Quebrachal ed El Galpon l’avrebbero avvertita. Nelle piccole comunità si diffuse panico. I residenti affermarono di aver visto una colonna di fumo denso e nero che si alzava, alta, nel cielo senza nuvole.
Galvano, in seguito dichiarerà di “non aver mai visto niente di simile” e che si trattava sicuramente di un oggetto strutturato. Mentre molti residenti correvano verso la zona dell’impatto, Galvano raggiunse la vicina pista di atterraggio, dove c’era il suo aereo, un Flystar e decollò immediatamente. Ma, a causa del fumo nero e denso, non riuscì a localizzare la navicella abbattuta. Dopo diversi giri, volando in mezzo al fumo decise che era meglio desistere e tornò al campo di atterraggio.
Intanto, le radio cominciarono a trasmettere le interviste di persone che avevano assistito al fenomeno. Tutti concordavano sul fatto che l’oggetto, qualunque cosa fosse, era stato abbattuto intenzionalmente.
Galvano, preoccupato, organizzò, insieme ad altri residenti una ricognizione del territorio. Tuttavia, trattandosi di una zona molto vasta, non riuscirono a individuare il luogo dello schianto.
Due giorni dopo, però, Galvano riprese il volo. Questa volta individuò una spianata sulla quale si vedevano segni di impatto. Il sito dello schianto si estendeva per circa tre miglia con una larghezza di seicento metri e presentava un solco centrare ricoperto da una polvere bianca. Era ovvio che su quell’area bruciacchiata era impattato un oggetto grande e pesante. Scendendo di quota, poté chiaramente vedere gli alberi spezzati o sradicati, scaraventati sui lati. Stranamente, questi alberi apparivano corrosi, “come se fossero stati spruzzati con l’acido”. Della navicella, però, non c’era più traccia.
Ora che sapevano dove andare, raggiunsero, via terra, il sito dello schianto, Su posto Galvano raccolse un campione di quella "strana polvere" sulla quale gli specialisti dell’Università di La Plata condurranno delle analisi. Risultò composta da potassio puro al 98%, contaminato per il restante 2% da un materiale sconosciuto. Ulteriori ricerche nell'area non avrebbero prodotto ulteriori reperti.
Quindici giorni dopo l’evento Galvano segnalò dei fatti strani, degli individui che lui non aveva mai visto prima, in abito nero, a bordo di un 4×4 sembrarono interessarsi al caso e lo esortarono a lasciare perdere. Le minacce continuarono sotto forma di telefonate notturne, fino a quando Galvano decise di desistere.
I fatti accaduti ventotto anni or sono rimangono avvolti nel mistero. Lasciano più domande che risposte: si parla di tanti testimoni, ma chi erano?
Cosa cadde al suolo?
Si parla di due missili, chi li lanciò?
Dove sono le foto dell’oggetto volante che qualcuno afferma di aver scattato?
Chi rimosse l’oggetto dal sito dello schianto?
E infine, erano davvero dei man in black quelli che minacciarono il nostro testimone?
I fatti accaduti ventotto anni or sono rimangono avvolti nel mistero e lasciano più domande che risposte.
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