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sabato 9 dicembre 2023

L’INCIDENTE DI FORT MONMOUTH - L'ERA OSCURA DELL’INVESTIGAZIONE UFOLOGICA




L'incidente UFO monitorato da Fort Monmouth è uno di quelli più dettagliati. Fu uno degli ultimi ad essere investigato nell'ambito del famigerato Project Grudge, un progetto dell'aeronautica americana nato proprio per indagare sugli UFO. Sebbene il progetto fosse ufficialmente terminato nel dicembre 1949, sappiamo che rimase operativo fino alla fine del 1951 proprio perché emise un rapporto sull'incidente di Fort Monmouth.
Nel suo libro pubblicato nel 1956, il capitano Edward J. Ruppelt dell'U.S. Air Force parlò anche del progetto Grudge. Secondo Ruppelt, nel Grudge non sono mai state eseguite procedure standard di intelligence. Ogni cosa era stata valutata con la premessa o meglio con il pregiudizio che "tanto gli UFO non esistono". In questo contesto, è ovvio, non importava cosa vedevi o cosa raccontavi, semplicemente "nessuno ti credeva". Il Grudge operava con un fine di screditamento, che non era esplicitamente scritto, ma "traspariva da ogni nota, rapporto e direttiva". Anche la scelta della parola 'Grudge' (Rancore), che ufficialmente non aveva alcun significato, secondo Ruppelt denunciava un atteggiamento ostile verso il fenomeno. Ruppelt descrisse il Grudge come "L'era Oscura" dell’investigazione ufologica da parte dell’USAF”. Il suo personale, infatti, conduceva poche investigazioni ma, contemporaneamente, affermava che tutti i rapporti UFO erano stati perfettamente esaminati. Come nel progetto Sign, il personale del Grudge riteneva che l'enorme volume di rapporti UFO avrebbe potuto essere spiegato semplicemente come una errata identificazione di oggetti astronomici (stelle, pianeti, meteore), nubi, cani solari, palloni sonda, aerei convenzionali o altro. Tuttavia, a differenza del Sign, dove l'ipotesi prevalente era che per alcuni casi si doveva cercare una risposta straordinaria, il personale del Grudge pensava che anche tale minoranza di rapporti poteva e doveva essere spiegata con fenomeni consueti. A riprova di ciò, Ruppelt cita un'appendice del rapporto finale, dove a proposito dei casi non spiegati si afferma che "dobbiamo spiegarli perché non crediamo ai dischi volanti"! In pratica, tutti i rapporti UFO erano ritenuti avere sempre e comunque una spiegazione prosaica, tuttavia alcune 'spiegazioni' apparivano artificiose e logicamente insostenibili. Come quella relativa al nostro caso: dove, nonostante che l'equipaggio dell’aereo affermasse che avevano eseguito una virata stretta per inseguirlo, quell’oggetto aveva effettuato una manovra così stringente da sottrarsi all’intercettazione del caccia. Si trattava, con ogni evidenza, di un velivolo ben manovrabile e manovrato, ma il Grudge spiegò l'avvistamento con un pallone sonda!
Nonostante tutto, rimaneva una percentuale di casi non spiegati (il 23%) per i quali si postularono tutta una serie di difetti di percezione da parte dei testimoni e addirittura cause psicologiche!



La mattina del 10 settembre 1951, alle 11:18 a Fort Monmouth, nel New Jersey, un operatore radar dell'Esercito (Signal Corps) Eugene Clark, notò qualcosa di strano sul suo monitor. Un oggetto non identificato che si muoveva così velocemente che la modalità di impostazione automatica non riusciva a stargli dietro. L’anomalia sarebbe passata inosservata se, per pura coincidenza, alcuni ufficiali di alto rango, in visita alla base, non si fossero trovati proprio dietro la sua postazione: tutti guardarono il monitor con lo stesso stupore del giovane operatore. L'oggetto impiegò solo pochi secondi per risalire la costa nord-orientale degli Stati Uniti. Si stimò che viaggiasse ad almeno 700 miglia all'ora e scomparve dallo schermo radar nelle vicinanze di Sandy Hook, non molto distante dalla città di New York.

Diciassette minuti dopo, alle 11:35, avvenne un avvistamento visivo appena a sud di Sandy Hook. I testimoni erano due piloti dell'aeronautica militare in volo su un jet T-33. L’equipaggio del T-33 era composto dal pilota, il tenente Wilbert Rogers e dal navigatore, il maggiore Edward Ballard Jr. I due aviatori stavano volando verso nord a un'altitudine di 20.000 piedi sorvolando Point Pleasant, nel New Jersey. Si stavano dirigendo verso Sandy Hook quando incontrarono il velivolo misterioso. Avrebbero inseguito per oltre trenta miglia l’oggetto che, secondo le loro stime, viaggiava a oltre 900 miglia all'ora: decisamente più veloce del loro jet (il velivolo più veloce, all'epoca, era l’F-86 Sabre e non superava le 735 mph). Rogers avrebbe poi affermato che "sicuramente era qualcosa che non aveva mai visto prima". Sia lui che Ballard erano certi di aver assistito a qualcosa di davvero straordinario.
Rogers descrisse l’oggetto come "opaco e argentato, perfettamente rotondo e piatto, a parte una sezione centrale rialzata". Passò sotto di loro e si muoveva nella direzione opposta. Secondo lui volava a circa 12.000 piedi più in basso, quindi a un'altitudine di circa 8.000 piedi. Mentre Rogers parlava con il suo navigatore, inclinò l'aereo a sinistra in modo da mantenere l'oggetto in vista. La loro conversazione fu udita e registrata dalla Torre di controllo. Gli aviatori descrissero l'oggetto come "simile a un disco del diametro compreso tra i trenta e i cinquanta piedi". Entrambi, per inciso, non accettarono il suggerimento offerto dalla Torre di controllo, secondo cui l’oggetto fosse, semplicemente, un “pallone aerostatico”, poiché si muoveva troppo velocemente. Inoltre aveva effettuato una stretta virata a sinistra, cosa che un pallone non era in grado di fare, certamente non con quel rateo di virata. Quando l'oggetto ebbe completato la virata di 90 gradi, fu ovvio che si stava dirigendo verso il mare. Rogers tentò invano di inseguirlo: lanciò l’aereo in picchiata ma, anche spingendolo al massimo, rimase indietro. Alla fine, scomparve alla vista.

In effetti, l’oggetto si muoveva così velocemente che, come abbiamo detto, gli operatori radar (un secondo operatore iniziò a seguirlo poco dopo la sua apparizione) dovettero passare al tracciamento manuale per mantenere il bersaglio. L’oggetto si muoveva ad una velocità di diverse centinaia di miglia all’ora superiore alla massima capacità di tracciamento automatico del radar. All’epoca, non esisteva nulla di così veloce.

2 commenti:

  1. L'equipaggio dell’aereo eseguì una virata stretta per inseguirlo ma, quell’oggetto sfuggì all’intercettazione del caccia eseguendo una manovra ancor più stringente. Si trattava, con ogni evidenza, di un velivolo ben manovrabile e manovrato

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  2. Interessante articolo. Grazie della condivisione. Cordiali saluti. Juan Pablo. ROMA 🇨🇱🗿

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