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lunedì 13 ottobre 2025

I VISITATORI PROVENIENTI DA ZOTORN



Il caso è liberamente tratto dal libro di Jack Vallet "Passport to Magonia".


Joseph Maliszevsky, nato a Boltava, Ucraina, nel 1900, partecipò alla prima guerra mondiale nei ranghi dell'esercito tedesco. Dopo la guerra si stabilì in Danimarca, dove, verso a metà del XX secolo iniziò a lavorare presso una stazione di servizio a Sunderburg, vicino al confine tedesco. Joseph è stato descritto come un uomo serio e pacato: un filosofo amante della natura.

La mattina del 19 luglio 1951, alle 02:30, Joseph si svegliò per andare in bagno. Quando tornò, sentì un fischio. Scoprì che il suono proveniva da una grande nave a forma di piatto che atterrò in un campo vicino. Spinto dalla curiosità, corse verso il velivolo ma, a 50 metri dal suo obiettivo fu fermato da un campo di forza invisibile. Rimase paralizzato, ma riusciva comunque a sentire e vedere tutto. Notò che i cavalli e le mucche, presenti nel campo, non riuscivano più a muoversi e anche gli uccelli tacevano. Maliszewski temeva che il veicolo fosse venuto a prelevare il bestiame, ma udì una voce nella sua testa che gli diceva: - Stai tranquillo, non li prenderemo!
Fu allora che Joseph vide otto piccoli oggetti rotondi uscire dai lati del veicolo e alzarsi in alto per poi rimanere fermi a mezz’aria. Poi si aprì una porta e ne uscì una scala da cui scesero giù quattro uomini alti. Questi andarono subito sul lato destro del veicolo e iniziarono ad armeggiare, come per aggiustare qualcosa. Maliszewski li descrisse come molto alti (m. 2,10), di carnagione scura e “molto belli”. Portavano caschi trasparenti che facevano intravvedere una dotazione simile a maschere per l'ossigeno. Indossavano abiti blu scuro, lucidi, che coprivano tutto il corpo e a quanto pare, avevano con se degli oggetti che sembravano contenitori. Joseph intravide anche delle sagome dietro ai finestrini del velivolo: c’erano altri uomini a bordo.
Dopo circa 15 minuti, quegli individui tornarono all’interno della navicella e la scala fu ritratta. Joseph ricevette un ultimo messaggio telepatico, contenente un messaggio di commiato e una promessa: - ci incontreremo di nuovo.
Il disco volante volò via. Maliszewski scoprì di non essere più paralizzato e vide che anche il bestiame era in grado di muoversi. Gli uccelli erano tornati e cinguettavano come se niente fosse successo.
Intanto Joseph Maliszewski, mentre stava lì a guardare il velivolo che scompariva, pensò qualcosa del tipo: - Che stupidi che siamo su questa terra!
Inaspettatamente, ricevette una risposta alla sua domanda. Il messaggio riferiva che non eravamo più stupidi degli altri abitanti dello spazio, ma eravamo entrati nell'era atomica e loro erano venuti ad avvertirci, perché noi non eravamo più in grado di controllare la situazione.
L'orologio di Joseph era rimasto fermo alle 02:30 e in seguito, scoprì che il velivolo aveva lasciato delle tracce sul campo. Tracce di ruote e grandi impronte di piedi tra le ruote. Ma, una folla di curiosi si recò sul campo per vedere il luogo del presunto sbarco e tutte le tracce vennero confutate.
Nei primi giorni dopo l’incontro, Joseph stette male: avvertiva un sapore amaro in bocca, aveva la diarrea e non riusciva a dormire.

Joseph Maliszewski asserì di aver incontrato di nuovo visitatori, come gli era stato predetto. Il 18 maggio 1954 incontrò per la seconda volta gli spaziali. Stava pescando tranquillamente sulla sua barca, di prima mattina, quando una piccola navicella passò a bassa quota sull'acqua. Accostò, si aprì una porta e ne uscì un astronauta. Per tranquillizzarlo, lo spaziale gli offrì una bevanda (un tranquillante?) e si spartirono qualcosa di molto simile al pane. Fu in quell’occasione che il visitatore dichiarò di provenire da un pianeta chiamato Zotorn.

Due settimane dopo, racconta Maliszewski, era su un volo interstellare con gli stessi astronauti ed ebbe modo di incontrare una delle loro donne. La descrisse come "la donna più bella che io abbia mai visto”. Indossava una camicetta lucida, una gonna corta e portava un mantello sulle spalle. Lei parlava danese. Maliszewski affermò: - Mi ha baciato su entrambe le guance e infine sulla fronte, poi ha detto: “Tu sei mio fratello e io sono tua sorella. Non dovete pensare di essere i soli qui, l’Universo è tanto grande".

Nel corso degli anni, Joseph continuò a raccontare tante altre storie sui suoi incontri con visitatori del pianeta Zotorn. Forse troppe. Aggiungeva, via via, sempre più dettagli e molti di questi erano stravaganti. Ciò portò la comunità degli ufologi a diffidare di lui: molti erano ormai convinti, che quei particolari fossero semplicemente inventati per tenere alta l’attenzione su di se.

Passarono gli anni e Joseph Maliszewski si ammalò: diventò un uomo completamente debilitato. Incolpava della sua malattia l’esposizione ai raggi della navicella spaziale. Nel corso degli anni, i giornali danesi lo hanno preso in giro a causa delle sue storie stravaganti e a dir poco, esagerate. Rendendolo, nei suoi ultimi anni di vita, un individuo schivo e depresso.
Joseph Maliszewski si è spento all'età di 63 anni il 26 ottobre 1963.

L'immagine è puramente indicativa.

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