I Sumeri non avevano una filosofia vera e propria ma avevano riflettuto e indagato sulla natura dell’universo. Il loro modo di vedere la vita si può estrapolare dai miti e dagli inni.
Gli dei più importanti erano quattro: An (padre degli dei), due fratelli, Enlil e Enki e una sorella, Ninhursag. In epoca arcaica il dio più importante era An, ritenuto il supremo Re del pantheon.Tuttavia, già da fonti che risalgono al 2.500 a.C. possiamo apprendere che questo ruolo sia stato successivamente assolto da Enlil. I motivi di questa sostituzione non sono chiari, probabilmente possono essere individuati in antiche rivalità che sfociarono in una guerra tra gli dei nella quale furono coinvolti anche gli uomini. Non dobbiamo meravigliarci, per i Sumeri gli dei erano immortali (longevi) ma vivevano comunque come gli uomini: avevano bisogno di mangiare, di bere e potevano anche essere uccisi.
Decifrare le tavolette d’argilla non è un’impresa facile. Uno dei pochi che possedeva questa capacità era il famoso professor Zecharia Sitchin, autore di libri sulla civiltà sumera, tra cui “Il pianeta degli dei” e “Le astronavi del Sinai”. Sitchin sostenne che i Sumeri erano il prodotto di un esperimento genetico: una razza di alieni, di aspetto simile al nostro (perché noi siamo “a loro immagine e somiglianza”), incrociarono i loro geni con quelli di un primate evoluto, che già esisteva sulla Terra. Si tratterebbe di esseri intelligenti che i Sumeri chiamavano Anunnaki (figli del dio An) e che la Bibbia chiama Elohim. Venivano da un pianeta che ha un’orbita ellittica, simile a quella delle comete, che transita tra Marte e Giove ogni 3.600 anni: il decimo pianeta. In pratica, secondo il professor Sitchin la selezione naturale di Darwin c’è stata ed ha prodotto i primati superiori dai quali discendiamo. Poi, grazie agli Anunnaki, c’è stato il salto verso l’Homo sapiens.
Secondo la sua teoria le cose sarebbero andate così: gli Anunnaki avrebbero iniziato a visitare la Terra mezzo milione di anni fa e le loro gesta sono quelle che leggiamo nell’Antico Testamento o nel poema di Gilgamesh. In seguito avrebbero colonizzato la Terra. Avendo bisogno di persone che lavorassero nelle miniere in Africa, avrebbero creato gli uomini cioè dei primi esemplari definibili sapiens, che furono generati appositamente per lavorare nelle miniere. Secondo Sitchin la razza umana è nata 300.000 anni fa. L’uomo sarebbe nato quindi nell’attuale Africa, in corrispondenza con la teoria darwiniana. In seguito, le donne terrestri si sarebbero accoppiate con gli extraterrestri. Infatti, nella Bibbia (Genesi 6.2) leggiamo che “i figli di Dio, vedendo che le figlie degli uomini erano adatte, si presero in moglie tutte quelle che loro piacevano”. Da questi accoppiamenti sarebbe nato, secondo l’autore, l’antenato dell’uomo moderno.
I Sumeri hanno scritto due poemi mitici che rispecchiano pienamente l’assunto di Sitchin. Di questi, uno (Enuma Elish) è interamente dedicato alla creazione dell’uomo, che avviene anche attraverso una serie di tentativi mal riusciti che diedero vita a delle creature deboli e malformate. Questo poema ha dunque portato le generazioni successive, che non ebbero più contatti con gli dei, a ritenere che l’uomo fosse nato per servirli e da ciò scaturì la devozione verso le divinità.
L’altro (Atra Hasis) illustra perché l’uomo è stato creato e parla di un contrasto tra due divinità minori. Come possiamo notare, quindi, i miti dei Sumeri lasciano largo spazio affinché le teorie di Sitchin circa la creazione dell’uomo non siano accantonate come frutto di pura fantasia, anzi, comparando le varie fonti possiamo notare che tutti i pezzetti del puzzle coincidono.
Questo ha portato le generazioni successive, che non ebbero più contatti con gli dei, a ritenere che l’uomo fosse nato per servirli e da ciò scaturì la devozione verso la divinità.
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