Avete visto il film Entity? La pellicola è tratta da un caso realmente accaduto. Negli anni 70, una donna Californiana di nome Doris Bither dichiarò di essere stata più volte aggredita e stuprata da entità invisibili.
Tale fu lo scalpore che, negli Stati Uniti, la notizia apparve su tutti i giornali dell’epoca. Inizialmente l’opinione pubblica la etichettò come un escamotage, una bufala atta solo ad incrementare le vendite.
La signora Bither conduceva una vita assolutamente normale: era madre di quattro figli e lavorava sodo per non far mancare nulla alla famiglia, che viveva a Culver City, in California. Ma nell’estate del 1974 tutto cambiò. I fenomeni cominciarono nella casa ove, da tempo, Doris abitava con i suoi figli. Inizialmente furono di lieve entità, tanto che la donna li attribuì alla stanchezza o alla distrazione: porte lasciate aperte e ritrovate chiuse, luci trovate accese nella notte o che si spegnavano all’improvviso, sensazione di freddo e ombre, avvistate di sfuggita. Comunque sia, Doris non diede molta importanza a queste stranezze e continuò la sua vita normalmente.
Verso la fine dell’estate si sentì poco bene e quella sera andò a dormire prima del solito. All’improvviso, avvertì nella stanza un odore forte, nauseabondo a cui seguì, subito dopo, una sensazione di freddo intenso. Si era messa a sedere ma, all’improvviso, si sentì scaraventare sul letto. Tentò una reazione, ma una forza invisibile la immobilizzò e iniziò a schiaffeggiarla. La donna tentò di urlare ma si sentì stringere il collo fino a svenire per asfissia. Pochi minuti dopo Doris riprese conoscenza, ma il suo incubo non era ancora finito: il suo aggressore, ora visibile, era ancora lì e le aveva inferto dei profondi graffi su tutto il corpo. Tentò di reagire, ma nuovamente venne colpita più volte allo stomaco e al volto. Infine, ridotta all’impotenza, venne violentata.
Doris svenne nuovamente e si svegliò solo al mattino. In un primo momento, credette o piuttosto cercò disperatamente di convincersi che si trattasse di allucinazioni, magari dovute allo stress del lavoro, ma i lividi e i graffi che le ricoprivano il corpo erano reali: aveva vissuto qualcosa di terribile. Per non spaventare i suoi figli, si fece forza e cercò di lasciarsi alle spalle quell’orribile esperienza; cercò di riprendere la vita di tutti i giorni. Ma pochi giorni dopo, quegli episodi ricominciarono.
Doris, a quel punto, dimostrando un grande senso di razionalità, si convinse di avere dei gravi disturbi mentali che la portavano ad auto infliggersi, in maniera inconscia, lividi e ferite. Pertanto, decise di chiedere aiuto e si rivolse all’Università della California. Qui vennero eseguiti numerosi esami, ma i medici non poterono far altro che attestare non solo le ferite, ma anche le violenze sessuali. In preda ad evidenti sensi di colpa, la donna decise di intraprendere un percorso terapeutico, affidandosi a diversi psichiatri. La situazione però peggiorava giorno dopo giorno: Doris veniva picchiata, graffiata e stuprata sempre più spesso e in lei si fece strada l’idea che la sua casa fosse infestata da entità demoniache.
Tornò alla stessa Università, ma questa volta alla facoltà di Parapsicologia, dove raccontò la sua storia a personaggi molto stimati in quel campo come la dottoressa Thelma Moss, Kerry Geynor e il dottor Barry E. Taff.
L’equipe di studiosi iniziò le indagini a casa sua, collocandovi dei rilevatori di attività elettromagnetica, e documentando i vari fenomeni con una serie di foto istantanee (le macchine usate erano delle Polaroid). I fenomeni si susseguirono e molte testimonianze, autorevoli e attendibili, attestarono la veridicità dei portenti che avvenivano tra quelle mura: lampi improvvisi, globi luminosi che volteggiano a mezz’aria e non mancò di ripresentarsi quell’odore nauseante più volte descritto da Doris. Celebre rimane la foto di Bither, seduta sul letto, con a fianco un lungo arco luminoso fluttuante, foto che venne successivamente autenticata come vera dalla redazione scientifica di "Popular Photography".
I parapsicologi Kerry Gaynor e Barry Taff di Los Angeles, specializzati in casi di infestazione e fenomeni poltergeist, si occuparono a lungo del caso di Doris Bither. I due affermarono di aver visto strane luci, di averle fotografate con una Polaroid e di aver provato anche a filmarle con una piccola cinepresa.
Gaynor, in particolare, raccontò che, nella casa di Culver City, fu testimone di molti fenomeni tra cui l’apparizione di luci e la materializzazione di oggetti fluttuanti. Doris che, intanto, aveva iniziato a parlare di tre presenze minacciose e non più di una soltanto, mostrava lividi su tutto il corpo. Il figlio sedicenne, tentando di difendere la madre e di sottrarla al suo terrificante aggressore, riportò fratture a un braccio.
Sebbene Gaynor vide le escoriazioni e le fratture, non fu mai testimone di un attacco né fu mai in grado di vedere l’entità prendere forma, anche se le luci una volta sembrarono rivelare una testa.
Il caso fu archiviato dall’equipe dell’Università come un’aggressione da parte di entità paranormali.
Mesi dopo, Doris, snervata dal continuo susseguirsi di quei fenomeni terrificanti e così aggressivi nei suoi confronti, andò via da quella casa: non servì a nulla. I fenomeni perdurarono anche negli anni successivi, sebbene con minore intensità.
Doris Bither morì nel 1999, mai libera da quell’entità che l’aveva presa di mira.
Doris Bither morì nel 1999, mai libera da quell’entità che l’aveva presa di mira.
RispondiElimina